Ciao a tutti
Ho spostato la discussione qui nella sezione sul lavoro dell'archeologo, mi sembra più appropriato rispetto alla sezione generica
CITAZIONE (IunoMoneta @ 5/4/2011, 20:34)
... troppi, specie fra chi si affaccia nel mondo del lavoro archeologico la prima volta, fanno orecchie da mercante e troppi, fra i datori di lavoro, ci marciano.
Sono d'accordo che i datori di lavoro ci marciano, ma sono anche convinta che il problema principale, e non solo tra i più giovani, sia, ripeto, la disinformazione riguardo le norme più elementari di diritto del lavoro. Ho conosciuto colleghi abbondantemente ultraquarantenni che non avevano idea di cosa fosse la ritenuta d'acconto, l'iva, il netto ed il lordo... E a maggior ragione sono poco preparati i più giovani: chi glielo insegna, durante gli studi universitari, che cosa devono pretendere dal punto di vista contrattuale e retributivo una volta catapultati su un cantiere 'vero' (cioè che non sia didattico)? Un professore universitario, che è dipendente pubblico, col suo contratto di categoria e che, salvo rarissime eccezioni, non ha mai avuto a che fare con fatture, lettere di addebito, cocopro, sicurezza su cantieri e Contratto Nazionale dell'Edilizia?
Credo che in questo senso, cioè per informare ed illustrare la situazione lavorativa agli studenti universitari, già si stiano muovendo le associazioni di categoria, ma il lavoro deve essere capillare, ed ovviamente se si riuscirà ad ottenere qualche risultato, sarà su tempi medio-lunghi.
CITAZIONE (DedaloNur @ 5/4/2011, 20:46)
il problema è solo uno e riguarda tutti i lavoratori: i controlli, e la possibilità di adire il giudice del lavoro con azioni efficaci e rapide...
Il paradosso forse peculiare, ma senz'altro assurdo della professione archelogica, è che il lavoratore pur rappresentando un interese pubblico, rimane la parte contraente più debole...
Ottime osservazioni. Però: anche chi controlla in qualche modo deve essere informato in maniera approfondita sulle questioni che riguardano le peculiarità delle mansioni, dei ruoli, etc che un archeologo ricopre, altrimenti, per assurdo, anche il più zelante degli ispettori del lavoro potrebbe in buona fede ritenere che un archeologo con cocopro su un cantiere non sia anomalo... Ed anche in questo caso ritengo che l'azione delle associazioni di categoria debba essere mirato ed incisivo.
CITAZIONE (zilc @ 5/4/2011, 22:08)
Di solito se c'è chi prende di meno è perché lavora peggio. In questo caso la situazione è come minimo anomala, perché al datore di lavoro non importa nulla della qualità del lavoro di un archeologo.
Perché il problema è a monte: per quale ragione un archeologo deve esser pagato da un privato, visto che la sua funzione ha una finalità pubblica?
Io direi che in archeologia chi prende meno lavora in condizioni peggiori, ma quasi mai peggio: come dici tu, il datore di lavoro è spesso un privato a cui non importa nulla del tuo lavoro (e che non è tenuto nè tecnicamente in grado di valutare la qualità del tuo lavoro); la qualità la vauta invece l'ente preposto alla tutela, cioè la soprintendenza... e stai sicuro che, indipendentemente da quanto e come ti paga il privato, se il tuo lavoro non viene ritenuto di qualità dalla soprintendenza, avrai grosse difficoltà a lavorare in futuro.
Sul perchè l'archeologo è pagato dal privato: a parte che in certi casi l'archeologo ha un contratto direttamente con la soprintendenza e non è detto che se la passi meglio che alle dipendenze di una ditta, anzi
, le risposte possono essere varie: perchè non ci sono fondi, oppure perchè se il privato realizza opere da cui trarrà profitto è tenuto a finanziare anche interventi archeologici (come pure valutazioni di impatto ambientale, ripristini et similia), oppure perchè comunque la tendenza è ad esternalizzare, oppure (e secondo me questa è una ragione sostanziale) perchè gli scavi archeologici li devono necessariamente seguire gli esterni (singoli o ditte che siano) perchè gli archeologi-dipendenti del Ministero, che hanno contratti da 36 ore settimanali, non potrebbero, per contratto, stare per 40 ore settimanali su un cantiere per settimane o mesi, lasciando sguarniti gli uffici (per non parlare dei rimborsi per trasferta, missione, rimborso spese, straordinari, problemi di mansionario etc etc etc)... e anche volendo i fondi non ci sono.
Mi fa piacere che si stia innescando un dibattito, sarà sicuramente costruttivo