Ostraka - Forum di archeologia

Articolo su "L'Espresso", Un'inchiesta sulla professione dell'archeologo

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*Elli*
view post Posted on 5/4/2011, 09:16




Da questo link è possibile leggere un articolo uscito recentemente sul settimanale L'Espresso:
www.archeologi.org/web/news.asp?id=703

Non è il primo che leggo sulla nostra categoria, forse qualcosa ho visto anche sul Venerdì di Repubblica molto tempo fa: anche lì l'archeologo era dipinto allo stesso modo come una figura anomala di studioso formato e sottopagato, ma nonostante tutto tenace. Gli piace vederci così :)

Che ne dite? Articoli simili possono essere utili a smuovere qualcosa (perlomeno a toglierci quella patina da Indiana Jones!)?
 
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dizzzi
view post Posted on 5/4/2011, 15:23




Ciao a tutti.
Lo stesso articolo è consultabile qui: www.patrimoniosos.it/rsol.php?op=getarticle&id=83598
Secondo me questo tipo di articoli serve a far conoscere almeno in parte la realtà lavorativa, nel bene e nel male.
Trovo però che tra colleghi si tenda ad insistere troppo sul fatto che "la nostra professione non è riconosciuta": il fatto stesso che si lavora dando conto del proprio operato al Ministero dei Beni Culturali secondo me basta e avanza, fermo restando un requisito minimo di studi che, sempre secondo me, è la laurea. Se si hanno specializzazione o dottorato tanto meglio, magari si potranno avere incarichi di maggiore responsabilità, ma la laurea dovrebbe essere considerato il requisito minimo.
Poi: sul fatto che si è vittime degli impresari edili... questo purtroppo spesso è vero, ma la colpa è anche nostra, o meglio, della nostra generale disinformazione: per lavorare su uno scavo (quindi con luogo e orario di lavoro predeterminato) l'unica forma di contratto legittima è l'assunzione come lavoratore dipendente (in questo caso secondo il contratto nazionale dell'edilizia) ed essendo laureati l'inquadramento minimo è il IV livello. Coloro che, seppure sotto il ricatto o l'urgenza di lavorare, accettano paghe come quelle nominate nell'articolo (30 euro al giorno :o: ) dovrebbero piuttosto rifiutarsi di prestarsi a queste condizioni di sfruttamento, contattare l'ispettorato del lavoro e fare una bella denuncia o vertenza sindacale.
Certo, se si resta isolati, sarà sempre molto difficile far valere i propri diritti (di lavoratori, prima ancora che di archeologi), ma le associazioni di categoria e i sindacati possono aiutare. Ognuno di noi, invece di pensare di aver diritto da parte del Ministero ad un fantomatico 'riconoscimento della professione' (che in molti casi significa 'albo', cosa con cui io personalmente non sono per niente d'accordo) dovrebbe collaborare con i colleghi e con altri soggetti che possano sostenere le rivendicazioni, confrontandosi e lavorando con pazienza affinchè siano applicate le norme sul diritto del lavoro già esistenti.

Edited by dizzzi - 5/4/2011, 20:01
 
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IunoMoneta
view post Posted on 5/4/2011, 19:34




D'accordo con Dizzzi sulla responsabilità personale di ognuno di noi. Sono anni che ripeto che finchè ci sarà gente tanto disperata da accettare retribuzioni inaccettabili anche per un manovale o persino di prestare manodopera gratuitamente non sarà possibile ottenere un miglioramento della situazione.
Putroppo, troppi, specie fra chi si affaccia nel mondo del lavoro archeologico la prima volta, fanno orecchie da mercante e troppi, fra i datori di lavoro, ci marciano.
 
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view post Posted on 5/4/2011, 19:46
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CITAZIONE (dizzzi @ 5/4/2011, 16:23) 
Certo, se si resta isolati, sarà sempre molto difficile far valere i propri diritti (di lavoratori, prima ancora che di archeologi), ma le associazioni di categoria e i sindacati possono aiutare.

il problema è solo uno e riguarda tutti i lavoratori: i controlli, e la possibilità di adire il giudice del lavoro con azioni efficaci e rapide.

Sinchè in questo paese non si capirà che l'Ordinamento giudiziario (e in queste fattispecie, certi apparati amministrativi come gli ispettorati del lavoro ) è una infrastruttura più importante della rete viaria , o delle telecomunicazioni, e non la si metterà in grado di funzionare a farne le spese sarà sempre la parte contraente più debole, titoli professionali riconosciuti o meno.I titoli accademici, universitari, professioni sono irrilevanti dinanzi all'interesse del contraente più forte.

Il paradosso forse peculiare, ma senz'altro assurdo della professione archelogica, è che il lavoratore pur rappresentando un interese pubblico, rimane la parte contraente più debole, mentre dovrebbe essere l'esatto contrario, senza per questo passare da vessazioni private a quelle statuali. Questo la dice tutta sul grado di tutela e concenzione stessa della res pubblica, ormai considerata soltanto "cosa nostra".
 
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zilc
view post Posted on 5/4/2011, 21:08




Il problema di base, la retribuzione è un problema di tutti: c'è sempre qualcuno che "prende di meno". Di solito se c'è chi prende di meno è perché lavora peggio. In questo caso la situazione è come minimo anomala, perché al datore di lavoro non importa nulla della qualità del lavoro di un archeologo.
Perché il problema è a monte: per quale ragione un archeologo deve esser pagato da un privato, visto che la sua funzione ha una finalità pubblica?
 
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view post Posted on 5/4/2011, 22:51
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CITAZIONE
Perché il problema è a monte: per quale ragione un archeologo deve esser pagato da un privato, visto che la sua funzione ha una finalità pubblica?

bhe, eistono beni pubblici, che progressivamente stan diventando, da pubblici che sono o che erano, a privati di fatto. Basti pensare alla sanità ed alla istruzione. Il punto che però ci porta molto O.T. è la situazione finanziaria dello stato italiano.

Cmq, privato o pubblico se vi fosse un controllo amministrativo adeguato (contrallate il numero degli ispettori del lavoro in italia....) , un efficace politica sindacale ( è noto che i sindacati italiani abbiano un occhio di riguardo per i "vecchi" mentre non fanno quasi nulla per i giovani precari e con loro, per gli archeologi)e un efficiente magistratura, in grado di far rispettare i doveri dei datori e tutelare i diritti, allora le cose sarebbero completamente diverse.

Se non altro, molto o poco che sia, quelli che ci marciano sarebbero costretti a retribuire quanto determinato per Legge.

avremmo un altro paese.

invece tutti i sistemi sopracitati sono costantemente depotenziati e non fatemi dire altro, perchè sono giorni davvero amari per noi del settore.

ciao
 
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dizzzi
view post Posted on 6/4/2011, 00:39




Ciao a tutti :B):
Ho spostato la discussione qui nella sezione sul lavoro dell'archeologo, mi sembra più appropriato rispetto alla sezione generica ;)
CITAZIONE (IunoMoneta @ 5/4/2011, 20:34)
... troppi, specie fra chi si affaccia nel mondo del lavoro archeologico la prima volta, fanno orecchie da mercante e troppi, fra i datori di lavoro, ci marciano.

Sono d'accordo che i datori di lavoro ci marciano, ma sono anche convinta che il problema principale, e non solo tra i più giovani, sia, ripeto, la disinformazione riguardo le norme più elementari di diritto del lavoro. Ho conosciuto colleghi abbondantemente ultraquarantenni che non avevano idea di cosa fosse la ritenuta d'acconto, l'iva, il netto ed il lordo... E a maggior ragione sono poco preparati i più giovani: chi glielo insegna, durante gli studi universitari, che cosa devono pretendere dal punto di vista contrattuale e retributivo una volta catapultati su un cantiere 'vero' (cioè che non sia didattico)? Un professore universitario, che è dipendente pubblico, col suo contratto di categoria e che, salvo rarissime eccezioni, non ha mai avuto a che fare con fatture, lettere di addebito, cocopro, sicurezza su cantieri e Contratto Nazionale dell'Edilizia?
Credo che in questo senso, cioè per informare ed illustrare la situazione lavorativa agli studenti universitari, già si stiano muovendo le associazioni di categoria, ma il lavoro deve essere capillare, ed ovviamente se si riuscirà ad ottenere qualche risultato, sarà su tempi medio-lunghi.

CITAZIONE (DedaloNur @ 5/4/2011, 20:46)
il problema è solo uno e riguarda tutti i lavoratori: i controlli, e la possibilità di adire il giudice del lavoro con azioni efficaci e rapide...
Il paradosso forse peculiare, ma senz'altro assurdo della professione archelogica, è che il lavoratore pur rappresentando un interese pubblico, rimane la parte contraente più debole...

Ottime osservazioni. Però: anche chi controlla in qualche modo deve essere informato in maniera approfondita sulle questioni che riguardano le peculiarità delle mansioni, dei ruoli, etc che un archeologo ricopre, altrimenti, per assurdo, anche il più zelante degli ispettori del lavoro potrebbe in buona fede ritenere che un archeologo con cocopro su un cantiere non sia anomalo... Ed anche in questo caso ritengo che l'azione delle associazioni di categoria debba essere mirato ed incisivo.

CITAZIONE (zilc @ 5/4/2011, 22:08)
Di solito se c'è chi prende di meno è perché lavora peggio. In questo caso la situazione è come minimo anomala, perché al datore di lavoro non importa nulla della qualità del lavoro di un archeologo.
Perché il problema è a monte: per quale ragione un archeologo deve esser pagato da un privato, visto che la sua funzione ha una finalità pubblica?

Io direi che in archeologia chi prende meno lavora in condizioni peggiori, ma quasi mai peggio: come dici tu, il datore di lavoro è spesso un privato a cui non importa nulla del tuo lavoro (e che non è tenuto nè tecnicamente in grado di valutare la qualità del tuo lavoro); la qualità la vauta invece l'ente preposto alla tutela, cioè la soprintendenza... e stai sicuro che, indipendentemente da quanto e come ti paga il privato, se il tuo lavoro non viene ritenuto di qualità dalla soprintendenza, avrai grosse difficoltà a lavorare in futuro.
Sul perchè l'archeologo è pagato dal privato: a parte che in certi casi l'archeologo ha un contratto direttamente con la soprintendenza e non è detto che se la passi meglio che alle dipendenze di una ditta, anzi :sick: , le risposte possono essere varie: perchè non ci sono fondi, oppure perchè se il privato realizza opere da cui trarrà profitto è tenuto a finanziare anche interventi archeologici (come pure valutazioni di impatto ambientale, ripristini et similia), oppure perchè comunque la tendenza è ad esternalizzare, oppure (e secondo me questa è una ragione sostanziale) perchè gli scavi archeologici li devono necessariamente seguire gli esterni (singoli o ditte che siano) perchè gli archeologi-dipendenti del Ministero, che hanno contratti da 36 ore settimanali, non potrebbero, per contratto, stare per 40 ore settimanali su un cantiere per settimane o mesi, lasciando sguarniti gli uffici (per non parlare dei rimborsi per trasferta, missione, rimborso spese, straordinari, problemi di mansionario etc etc etc)... e anche volendo i fondi non ci sono.

Mi fa piacere che si stia innescando un dibattito, sarà sicuramente costruttivo ;)
 
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*Elli*
view post Posted on 6/4/2011, 07:07




CITAZIONE (dizzzi @ 6/4/2011, 01:39) 
e associazioni di categoria debba essere mirato ed incisivo.

Mi fa piacere che si stia innescando un dibattito, sarà sicuramente costruttivo ;)

quando leggo le vostre esperienze lavorative (o sento dirle da miei colleghi), mi viene da pensare che il giorno che una delle cooperative a cui periodicamente invio il mio CV mi cercherà*.... mi salirà un 'ansia tanta così :P

ma tutte queste risposte che state dando, inoltrarle al giornalista dell'articolo?? :unsure: sarebbe un'idea malsana? e se fosse invece un'occasione per "smuovere" il dibattito extra forum e extra ennesimo-articolo-di-denuncia-di-come-l'italia-va-a-rotoli?

*dovranno farlo, prima o poi, anche solo per obbedire alle mere leggi statistiche!
 
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view post Posted on 6/4/2011, 08:24
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CITAZIONE (dizzzi @ 6/4/2011, 01:39) 
Ottime osservazioni. Però: anche chi controlla in qualche modo deve essere informato in maniera approfondita sulle questioni che riguardano le peculiarità delle mansioni, dei ruoli, etc che un archeologo ricopre, altrimenti, per assurdo, anche il più zelante degli ispettori del lavoro potrebbe in buona fede ritenere che un archeologo con cocopro su un cantiere non sia anomalo... Ed anche in questo caso ritengo che l'azione delle associazioni di categoria debba essere mirato ed incisivo.

esistono (sulla carta) diverse figure di ispettori del lavoro che io ricordi.

- quelli amministrativi, i quali si occupano della regolarità della posizione contrattuale
- gli ispettori tecnici del lavoro, i quali esaminano aspetti peculiari delle condizioni di lavoro (tanto per dire, l'ottemperamento delle condizioni di sicurezza, in specifici ambiti: edilizio, siderurgico, ecc.). Questi sono (o erano..) numericamente molto inferiori ai primi.

io conosco un ragazzo delle mie parti ispettore del lavro amministrativo. sono sottopersonale, costretti a macinare centinaia di km, per visitare i cantieri scelti un po a caso. Nel senso che sono impossibilitati ad effettuare controlli sistematici.
Purtroppo in certi apparati amministrativi italiani, è presente un surplus di personale inutilizzato, gente che alla fine è utile solo a se stessa. mentre altrove, e secondo me, sono proprio gli apparati amministrativi di controllo, oltre che i tribunali e la magistratura, c'è totale carenza di personale.

Il fatto è che, assumere un cancelliere in tribunale (è dal 1998 che non fanno concorsi per cancellieri), non porta voti, assumere un amministrativo presso un ASL o una provincia è elettoralmente molto redditizio.
 
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dizzzi
view post Posted on 6/4/2011, 16:06




CITAZIONE (DedaloNur @ 6/4/2011, 09:24)
... esistono (sulla carta) diverse figure di ispettori del lavoro che io ricordi....
... io conosco un ragazzo delle mie parti ispettore del lavro amministrativo. sono sottopersonale, costretti a macinare centinaia di km, per visitare i cantieri scelti un po a caso....
... gli apparati amministrativi di controllo, oltre che i tribunali e la magistratura, c'è totale carenza di personale.

Grazie per il chiarimento sulle tipologie di ispettori, non sapevo che esisitessero differenze. E sono perfettamente consapevole che tutti gli organi di controllo pubblici siano sottodimensionati rispetto alla mole di situazioni potenzialmente irregolari. Però ogni tanto i controlli sui cantieri archeologici ci sono (a me è capitato diverse volte), solo che, si tratti direttamente di ispettorato del lavoro o di altri organi delegati (es. carabinieri), ho sempre visto controllare solo la regolarità della posizione contrattuale degli operai, delle immatricolazioni e assicurazioni del mezzi, delle condizioni di sicurezza etc: io, come archeologa comunque presente sul luogo di lavoro, non sono mai stata interpellata nè tantomeno controllata sulla mia posizione. E' questo che un po' mi rode: non essere considerata un lavoratore...
 
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view post Posted on 6/4/2011, 16:59
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bhe in soldoni è così, ho precisato "sulla carta", perchè so di alcuni ispettori amministrativi riqualificati in ispettori "tecnici" per aumentare il numero di quest'ultimi.... :wacko:

una domanda: non hanno controllato, te archeologa, o "voi" con contratto a tempo determinato?

se la domanda va troppo sul personale, non rispondere: io mi permetto perchè "le domande non sono mai indiscrete, lo sono le risposte" Sergio Leone- Clint Eastwood :wub: :P

CITAZIONE
E' questo che un po' mi rode: non essere considerata un lavoratore...

la speranza è che prima o poi finisca di rodere e ci si incazzi seriamente in questo paese.
ciao
 
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massinissa
view post Posted on 7/4/2011, 09:23




Penso anche io che forse dovremmo lamentarci meno ed agire di più. Ma questo non solo per noi archeologi, per tutte le categorie lavorative che ad oggi in Italia si trovano con le spalle al muro. "Sfruttare" sembra la buona regola per ogni datore di lavoro, "approfittare" quella che viene attuata in primis. Basta pensare poi al fatto che in questo paese la donna prende in certe professioni (anche avvocati) dal 20 al 30% in meno di un uomo, che spesso è soggetta a pressioni insane da parte dei datori, che se rimane incinta quasi sicuramente viene licenziata.

Detto questo, sono contento che sia stato divulgato l'articolo di cui sopra. Già il fatto che la nostra professione sia stata oggetto di interesse giornalistico per un'indagine seria e professionale vuol dire a parer mio che forse qualcosa viene fatto e non solo detto. Sono d'accordissimo con Elli, mandare queste discussioni al giornalista coinvolto sarebbe una volta di più fare qualcosa di concreto ed allargare la conoscenza della professione archeologo nel modo corretto e soprattutto reale. Sfatando così l'icona seppur amata di Indiana Jones et similia, mettendo a confronto ciò che siamo nella realtà di ogni giorno con situazioni invece poco attinenti (vedi programmi di pseudo-archeologia), dando insomma voce al lavoratore che è alla fine un lavoratore come tanti. Al pari del medico, del panettiere, della badante ecc.ecc....
 
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*Elli*
view post Posted on 7/4/2011, 09:53




CITAZIONE (massinissa @ 7/4/2011, 10:23) 
Sono d'accordissimo con Elli, mandare queste discussioni al giornalista coinvolto [...]

fatto! ;) sto giusto attendendo la risposta!!
ps: la giornalista si chiama Roberta Carlini, qua c'è qualcosina di più su lei: www.robertacarlini.it/
 
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massinissa
view post Posted on 7/4/2011, 13:51




E brava!! E' veramente stata un'idea eccellente!! :lol:
 
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*Elli*
view post Posted on 7/4/2011, 18:50




La risposta c'è stata, tempestiva e cortesissima!
in uno scambio di link, mi ha segnalato questo www.ingenere.it , dove è reperibile, tra gli ultimi pubblicati, un articolo scritto da un'archeologa sul tema del lavoro: www.ingenere.it/finestre/donne-senza-caporali
 
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17 replies since 5/4/2011, 09:16   349 views
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