Ostraka - Forum di archeologia

Germania: tomba intatta di una principessa Celtica

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 26/6/2011, 12:20
Avatar

Member

Group:
Member
Posts:
839

Status:


Le gallery vengono rimosse per cui riporto le didascalie delle foto
http://www.nationalgeographic.it/popoli-cu...celta-391528/5/

Gioielli in oro e ambra squisitamente lavorati fanno parte del "tesoro” rinvenuto in una tomba celtica riportata alla luce nei pressi di Stoccarda, nella Germania meridionale.
Scoperta a Heuneburg, vicino al Fiume Danubio, la tomba, del peso di 80 tonnellate, è stata sollevata con delle gru a dicembre 2010 e trasportata in un laboratorio da campo fuori Stoccarda (mappa), dove gli archeologi del Consiglio regionale di Stoccarda ne stanno analizzando i contenuti.

La grande camera funeraria di legno contiene lo scheletro di una nobildonna celtica vissuta 2.600 anni fa. Morta tra i 30 e i 40 anni, la nobildonna fu sepolta con una quantità di preziosi riccamente elaborati, come parure in oro e perle, o la cintura di ambra finemente cesellata che aveva indosso quando è stata rinvenuta.
Secondo i responsabili dello scavo, il ritrovamento del sontuoso sepolcro conferma che Heuneburg era uno dei primi centri della cultura e dell'arte celtiche.
Adatta a una principessa dell'Età del Ferro, questa spilla d'oro massiccio squisitamente decorata è tra i tesori rinvenuti accanto alla nobildonna celtica.

La tomba è stata trovata non lontano dal sepolcro (portato alla luce nel 2005) risalente allo stesso periodo di una ragazza il cui corpo recava ornamenti e preziosi quasi identici, dice l'archeologa Nicole Ebinger-Rist del Consiglio regionale di Stoccarda.
"I gioielli della ragazza, due spille e due orecchini, sono decorati esattamente nello stesso modo”, dice l'archeologa. "Doveva esserci un collegamento tra le due donne”.
I ricercatori sperano che l'analisi del DNA riveli che appartenevano alla stessa famiglia, o che erano madre e figlia.

Non individuata per oltre 2 millenni, l'antica camera funeraria celtica comincia a svelare i suoi segreti in una foto scattata sul sito degli scavi ad agosto 2010.
"Tombe come questa sono state in genere depredate nel corso dei secoli, ed è stupefacente averne trovata una in ottime condizioni”, dice Ebinger-Rist.
Tra i tesori rinvenuti, vasellame in rame e lega e denti di animali rivestiti d'oro, che i Celti usavano per ornare i loro cavalli.

Gli archeologi esaminano il pavimento di legno della tomba di Heuneburg a novembre del 2010, un mese prima di riportare interamente alla luce la tomba e trasportarla nel laboratorio da campo vicino a Stoccarda.
L'insolito stato di conservazione del pavimento di quercia è stato determinante per la datazione del sito. L'analisi del legno indica che le querce utilizzate per la camera funeraria furono abbattute 2.600 anni fa: ciò conferma che questa sepoltura regale celtica è una delle più antiche di cui si abbia notizia.

Due gru sollevano la tomba, del peso di 80 tonnellate, dalla terra ghiacciata lo scorso dicembre.
La camera funeraria è stata trasportata in un laboratorio da campo vicino a Stoccarda per permettere ai ricercatori di esaminare anche i dettagli più microscopici. Sono stati così recuperati minuscoli frammenti di pelle e indumenti e tracce di vasellame corroso in rame e lega riccamente decorato. "Per noi è una novità assoluta”, dice l'archeologa, “non avevano mai rinvenuto oggetti simili”.


A gennaio del 2011 si fanno i preparativi per erigere una tenda intorno alla tomba celtica disinterrata, per permettere ai ricercatori di svolgere analisi approfondite.
Alla ricerca di tracce di materiale organico, inclusi frammenti di tessuto indossati dalla nobildonna dell'Età del Ferro, i ricercatori “lavorano al millimetro, come farebbe un dentista”, dice Ebinger-Rist.
"Entro il prosssimo anno saremo in grado di mettere insieme tutti i frammenti: ciò ci darà un quadro ancora più chiaro della sepoltura e dell'antica signora che vi giaceva”.
 
Top
view post Posted on 26/6/2011, 19:15
Avatar

Senior Member

Group:
oikistés
Posts:
19,437
Location:
Germania

Status:


Si tratta di un ritrovamento di importanza straordinaria che conferma una volta ancora come i celti fossero ben altro che rozzi selvaggi, ma che erano inseriti nei circuiti i scambi commerciali dell'Europa e avevano una cultura complessa raggiungendo uno stadio al limite dell'urbanizzazione..
 
Top
view post Posted on 26/6/2011, 22:22
Avatar

Member

Group:
Member
Posts:
839

Status:


scusa Dceq, ma forse mi sono perso qualcosa: chi li definisce, definì, rozzi selvaggi? sembrano quasi le considerazioni che si fanno sulla civiltà nuragica, "al limite della urbanizzazione", compresa...
 
Top
view post Posted on 26/6/2011, 22:36
Avatar

Senior Member

Group:
oikistés
Posts:
19,437
Location:
Germania

Status:


In parte questa è l'immagine tradizionale pervenutaci per il tramite, e la reinterpretazione, dei romani. Quanto all'urbanizzazione è una questione abbastanza aperta, come leggevo tempo fa in uno studio sui celti. *) Agglomerati con caratteristiche urbane sono sempre più documentati, come documentata è un uso della scrittura, tuttavia entrambi non ragiunsero lo sviluppo che esse ebbero in altre civiltà.

*)Martin Kuckenburg, Die Kelten in Mitteleuropa, 2004
 
Top
massinissa
view post Posted on 27/6/2011, 00:07




Credo anch'io che sia una scoperta estremamente importante. Comunque sia, fin dall'età del bronzo la ricchezza e direi opulenza di certe tombe provano che non è necessario essere "moderni" per avere ricchezze e raffinatezze come gioielli, parures ecc. in questo caso direi che c'è semmai un ulteriore sviluppo di questo concetto. Che poi l'immagine di celti e germani ci sia pervenuta falsata dalla civiltà classica è assodato, ma bisogna tenere ben presente che sebbene questi popoli fossero sicuramente civilizzati a loro modo, lo erano in modo differente da altre etnie a loro più o meno vicine. E questo, dedalo, vale anche per i sardi della protostoria: non è che fossero minori o inferiori a nessuno: solo, per fortuna diversi dagli altri e peculiari nella loro storia..

Edited by massinissa - 27/6/2011, 01:08
 
Top
view post Posted on 27/6/2011, 00:08
Avatar

- Γνῶθι σεαυτόν -

Group:
àrchon
Posts:
1,882
Location:
dalla terra degli illustri Tirreni

Status:


CITAZIONE (dceg @ 26/6/2011, 23:36) 
In parte questa è l'immagine tradizionale pervenutaci per il tramite, e la reinterpretazione, dei romani. Quanto all'urbanizzazione è una questione abbastanza aperta, come leggevo tempo fa in uno studio sui celti. *) Agglomerati con caratteristiche urbane sono sempre più documentati, come documentata è un uso della scrittura, tuttavia entrambi non ragiunsero lo sviluppo che esse ebbero in altre civiltà.

Io a casa ho un saggio sulla civiltà celtica, di Alexander Demandt (del 1998), che affronta anche l'aspetto dell'urbanistica di questo affascinante (quanto sfaccettato) popolo. Demandt sostiene che solo inizialmente i Celti non abbiano avuto vere e proprie città, ma piuttosto villaggi più o meno piccoli, muniti di fortificazioni (parlo del periodo che arriva fino al II secolo a.C.). Con il periodo romano, la tendenza abitativa si inveritirà, spingendo i Celti a spostarsi in zone più pianeggianti.

Diversi scrittori antichi ci parlano di "città celtiche": Ecateo ed Erodoto, per esempio, usano il termine poleis per indicare Nyrax e Pyrene, e lo stesso Cesare utilizza, alternativamente, i termini oppida e urbes, per indicare le cittadelle fortificate dei Celti (ovviamente, stiamo facendo una "carrellata di Celti", dall'Asia Minore alle Isole britanniche...). Qui, però, dovremmo forse aprire anche un dibattito non tanto sul significato che noi attribuiamo alla "città", quanto piuttosto su quello che gli antichi stessi gli attribuivano.

In particolare, Demandt sottolinea poi che (al di là della predilezione per il legno e la paglia, come materiali da costruzione) una città come Bibracte, per esempio, pur essendo celtica, era fra le più "mediterraneizzate" di quella civiltà: era infatti dotata di un foro con un tempio, officine per la lavorazione dei metalli lungo le vie principali, quartieri residenziali e una solida cinta difensiva. L'unica cosa che non riesco a capire dal testo è se il quadro archeologico descritto da Demandt si riferisca alla città prima della conquista romana o dopo (nel primo caso, si tratterebbe di influenze recepite in modo autonomo dall'esterno, nel secondo, invece, potrebbe trattarsi di una "romanizzazione coatta" dell'insediamento originale celtico, in cui esso potrebbe esser stato rimodellato dai conquistatori, verso una forma più simile a quella delle loro città...).

Edited by Perseo87 - 27/6/2011, 01:15
 
Top
massinissa
view post Posted on 27/6/2011, 00:10




Gli oppida (sing. oppidum), centri fortificati, tipici celtici. Le loro città, insomma! :lol:
 
Top
view post Posted on 27/6/2011, 07:22
Avatar

Member

Group:
Member
Posts:
839

Status:


Volevo capire se questa dei Celti "rozzi e incivili" fosse la posizione di qualche autore moderno, attardato ancora nelle posizioni romano centriche. La cosa a me non stupirebbe affatto, anche se ovviamente mi lascerebbe perplesso...

Per l'argomento Celti, ho approfondito un po sugli argomenti del warfare e della mitologia.

Ma sulla cultura materiale, pratiche di sepoltura, ecc non so granchè. Anche se avrei vari libri che descrivono la loro cultura in senso generale tra cui Archaelogy of Celtic art di D.W Harding (dalle recensioni lessi che è molto ben fatto..) che però ancora devo leggere causa impegni... quindi alla fine ignoro certi aspetti..

l'articolo del N.G., parla di questa tomba come di una rarità, soprattutto per quanto riguarda i corredi; al di là degli oggetti, però, con una camera in legno di quercia, anche se non ho capito, se sia un ipogeo intenzionale, o una camera che con l'andare del tempo, fu sepolta dall'azione del tempo e degli agenti atmosferici.

mi chiedevo se ci fossero altri esempi di sepoltura di questo genere. so solamente che praticarono l'incenerizione dall'età del bronzo, sino all'età storica. è corretto?
 
Top
massinissa
view post Posted on 27/6/2011, 10:19




Ti rispondo con sicurezza sulla pratica dell'incinerazione: sin dall'età del bronzo questa fu l'usanza funeraria più diffusa per quanto riguarda le culture transalpine. Successivamente con le culture di Halstatt (scritto bene?) e la Tène questa pratica si conferma e si può parlare dei cosiddetti Campi d'Urne. Questa usanza influenza anche alcune culture dell'età del bronzo nord italiana: le facies di Canegrate, Scamozzina e Viverone infatti presentano questo tipo di sepolture. Per altri esempi sulla cultura celtica, ti consiglio un libro scritto da Valerio Massimo Manfredi, "I celti in Italia" che pur parlando della presenza celtica in suolo italico fa anche un buon excursus sulle produzioni di queste genti.


Non so se ci sia ancora qualcuno che considera queste popolazioni inferiori ai romani. Obiettivamente una differenza c'era, ma io credo fosse più a livello di espressione di certe idee e di modi di vita, anche i romani non è che fossero così raffinati, avevano avuto la fortuna di venire in contatto con i greci che erano culturalmente e storicamente più avanzati. Se poi ci sono autori moderni che la pensano diversamente, beh... (chi sono??)...
 
Top
view post Posted on 27/6/2011, 11:28
Avatar

- Γνῶθι σεαυτόν -

Group:
àrchon
Posts:
1,882
Location:
dalla terra degli illustri Tirreni

Status:


CITAZIONE (massinissa @ 27/6/2011, 11:19) 
anche i romani non è che fossero così raffinati, avevano avuto la fortuna di venire in contatto con i greci che erano culturalmente e storicamente più avanzati.

Eh sì... Che ci s'ha a fare? La classe è classe... :rolleyes:

Scherzi a parte, volevo fare solo un appunto: nel corso dei miei studi (anche per gli esami dell'università), ho letto che la cultura celtica ha ricevuto notevoli apporti da quella greca, questo sì (l'apprezzamento per le loro produzioni è chiarissimo già solo se si pensa al famoso cratere di Vix, anch'esso facente parte del corredo della tomba di una principessa celtica); ma raramente credo che questo sia avvenuto per contatto diretto. I principali intermediari fra l'arte e la cultura dei Greci e il mondo celtico (almeno, per quanto riguarda l'Europa, prima dell'avvento dei Romani) furono essenzialmente gli Etruschi.

Un esempio può essere quello della statua del cd. "Principe di Glauberg" (di cui qui avete una foto: http://it.wikipedia.org/wiki/File:Keltenf%...st_Glauberg.jpg), che, mutatis mutandis, ricorda, nella posa e nella fattura, le statue etrusche di Casale Marittimo (purtroppo non ho trovato immagini migliori: www.turismo.intoscana.it/intoscana2...a93176f0219.JPG). C'è però stato un certo ritardo nella recezione di questa nuova arte figurativa, da parte dei Celti, di circa un paio di secoli - tant'è vero che, se non vado errato, la prima statua si data agli inizi del V secolo a.C., mentre le seconde sono intorno alla metà del VII.
 
Top
massinissa
view post Posted on 27/6/2011, 11:42




Sì, hai ragione. I contatti dei celti con il mondo greco furono mediati dagli etruschi con i quali vennero a contatto proprio nelle zone dell'attuale Italia settentrionale. Non è comunque un fatto del tutto nuovo che genti e popoli e scambi di idee e tecnologie siano state mediate da altri. E' altresì vero che in seguito il mondo greco viene poi intermediato anche dai romani stessi, e naturalmente contatti diretti vi saranno stati. Spostamenti celtici verso l'Ellade e viceversa!
 
Top
view post Posted on 27/6/2011, 13:10
Avatar

Member

Group:
Member
Posts:
839

Status:


a proposito degli apporti lungo gli scambi grecia-etruschi-celti, mi viene in mente la questione del vino.

i celti consumavano il loro vino (di cui prima dei contatti con gli etruschi, sembra, non conoscessero l'esistenza) nei kanthauros etruschi, ovviamente a lor vlta trasmessi a questi dai greci.

non ricordo dove, ma lessi anche che usarono i suddetti recipienti come urne cinerarie. Confermate?

quindi mi sovvengono alcuni dubbi... la principessa o regina fu inumata e non incinerita, perchè la sua tomba appartiene ad un età precedente all'arrivo del Vino?

oppure, le sue ceneri , essendo essendo le donne escluse dai simposi, non potevano essere racchiuse nei "kanthauros"...e quindi alla fine non potevano essere neppure incinerite?
che voi sappiate è possibile distinguere tra urne cinerarie femminili e maschili nelle culture proto-celtiche e poi celtica?

Anche presso i greci il kanthauros e lo stesso Dioniso avevan a che fare - oltre che con la sfera simposiaca- con la sfera "funebre", o del mondo dei morti per meglio dire.

è una faccenda importante (per me), chi può rispondere?

P.s.
Sarà pur vero che i Celti importarono il Vino e tutti i suoi annessi e connessi culturali da grecia ed etruria, ma inventarono qualcosa di fondamentale per la nostra Civiltà: la Botte di legno cerchiata

cosa di cui sarò loro, eternamente grato... :lol:
:drinks_wine.gif: :drinks_wine.gif: :drinks_wine.gif:

questo basta a dire che furono tuttaltro che Sbabbari!!! :P
 
Top
view post Posted on 27/6/2011, 13:43
Avatar

- Γνῶθι σεαυτόν -

Group:
àrchon
Posts:
1,882
Location:
dalla terra degli illustri Tirreni

Status:


La dicitura corretta è kantharos (kantharoi al plurale).

Il vaso era diffusissimo in ambiente entrusco (insieme con il kyathos, una particolare forma di kantharos monoansato), utilizzato durante i banchetti, per la consumazione del vino. Confermo che in Grecia era connesso alla figura di Dioniso, che spessissimo è raffigurato con questo vaso in mano, ma confesso che non ho mai sentito di kantharoi utilizzati come urne cinerarie, né in Grecia né altrove (può darsi, comunque, che sia io a non esserne a conoscenza).

Sulla consumazione del vino etrusco e greco fra i Celti, dovrei ridare un'occhiata a quel bel tomo de "Gli Etruschi fuori d'Etruria", di Camporeale, perché mi pareva che affrontasse la questione nei capitoli iniziali.
 
Top
view post Posted on 27/6/2011, 14:37
Avatar

Member

Group:
Member
Posts:
839

Status:


:blush.gif: vabbè su "kantharos" ho avuto un lapsus col termine thauros, spero sia consentito..si vede che pensavo al dionisiaco..

cmq non intendevo dire che i celti usassero senza dubbio il kantharos come urna, e ancor meno che facessero in tal modo i greci..quest'ultima cosa proprio no.

intendevo dire che i celti usarono come urne i recipienti per il vino: quale esattamente fosse la tipologia inquestione, purtroppo, adesso non lo ricordo.
 
Top
view post Posted on 27/6/2011, 16:32
Avatar

- Γνῶθι σεαυτόν -

Group:
àrchon
Posts:
1,882
Location:
dalla terra degli illustri Tirreni

Status:


CITAZIONE (DedaloNur @ 27/6/2011, 15:37) 
vabbè su "kantharos" ho avuto un lapsus col termine thauros, spero sia consentito..si vede che pensavo al dionisiaco..

intendevo dire che i celti usarono come urne i recipienti per il vino: quale esattamente fosse la tipologia inquestione, purtroppo, adesso non lo ricordo.

Tranquillo, Dedalo, la mia voleva solo essere una piccola correzione, visto che l'avevi scritto più di una volta (ci mancherebbe altro, poi: un errore ci sta per tutti, nel regolamento del forum non c'è mica un divieto per queste cose!).

E poi, meglio essere bacchettati da me, piuttosto che dal solito Dceg, no? ;)

Ho comunque ricontrollato il manuale di Camporeale, che, in effetti, parla di questo aspetto particolare del commercio etrusco (anche se, ovviamente, parla di anfore e forme potorie, più che di vino in sé). A partire dal VII secolo a.C., il vino divenne un importante vettore della cultura etrusca (e greca) nel mondo celtico (in particolare in Gallia, dove andò progressivamente a sostituire bevande di tradizione locale, come la birra e l'idromele). Secondo Diodoro, il vino etrusco era così apprezzato dai Galli, che essi erano disposti anche a barattere uno schiavo per una sola anfora di questa pregiata bevanda (e la novella del contadino Arrunte, addotta per spiegare la calata dei Celti in Italia, ne è, in un certo senso, una riconferma).

Con il vino, poi, fin dal VII/VI secolo a.C. cominciarono a circolare anche i primi servizi di ceramica (e bucchero) da simposio, in cui il kantharos era una delle forme più ricorrenti. Il vino veniva esportato in otri o in anfore, sia per terra (attraverso i valichi alpini), sia per mare (lungo le rotte che conducevano verso il Golfo del Leone - com'è testimoniato anche da alcuni relitti). Ho letto che esemplari di kantharoi in bucchero sono stati rinvenuti in più di una sepoltura celtica, ma, a quanto mi pare di capire, come dicevo, sempre come parte del corredo da simposio (e non come vasi per incinerati). In generale, comunque, non mi pare proprio di aver trovato menzioni di sepolture di principi celti dentro vasi da vino (è pur vero che non sono i Celti il soggetto del testo di Camporeale).

Per qualche approfondimento, rimando alla lettura dei capitoli introduttivi del suddetto manuale (se qualcuno di voi avesse la possibilità di reperirne una copia): in particolare, mi riferisco alle pp. 87-94 e 116-121 (il manuale è del 2001, a cura della Casa Editrice "l'Arsenale").

A Dedalo:

Dopo alcuni capitoli introduttivi, di carattere generico, Camporeale e gli altri autori del manuale trattano, in maniera sistematica, le presenze etrusche nelle varie regioni italiane, e i rapporti che gli Etruschi sembrano aver intrattenuto con gli Italici già presenti in quelle terre. Se ti interessa, ci sono due bei capitoletti sui rinvenimenti etruschi in Corsica (pp. 274-279, a cura di Luigi Donati) e in Sardegna (pp. 280-291, a cura di Paolo Bernardini), che io stesso ho trovato molto interessanti.
 
Top
22 replies since 26/6/2011, 12:20   1400 views
  Share