CITAZIONE (cremuzio cordo @ 11/7/2011, 21:31)
Si, ma nell'Eneide, il destino di Roma è quello di dominare Roma e le frase di di Anchise alla fine è precisa: risparmiare gli arresi e debellare i superbi, questo è il fato di Roma, un uomo pius come Enea deve seguire il fato. Enea, poi non centra molto con Achille, anzi direi che è l'anti-achille, Enea è saggio( si fa prendere dall'error però si rimette sulla retta via).
Innanzitutto, errata corrige: nel mio precedente commento, ho scritto "Evandro", ma intendevo dire "Pallante" (figlio di Evandro, ucciso da Turno).
Con questa correzione, credo che risulti più chiaro il motivo per cui Enea uccide Turno: al suo desiderio personale di vendetta si va a sommare la necessità di difendere quell'insieme di valori (fra cui c'è anche il rispetto per la famiglia) che compongono la pìetas romana. Essendo stato ucciso il giovane Pallante, Enea deve vendicare il padre di questi, Evandro, distrutto dal dolore per la perdita del figlio. Il monito che Virgilio mette in bocca ad Anchise, poi, potrebbe benissimo esser stato utilizzato come manifesto della politica augustea verso gli avversari (in questo caso, forse, il poeta si riferisce più all'atteggiamento di Roma stessa, che, nella figura di Enea, risparmia chi le si arrende, ma distrugge chi continua a opporlesi).
Al di là del passo riguardante la morte di Turno, pare essercene un altro molto più calzante (legato alla "assenza di pìetas" di cui tu parlavi): la morte di Tarquito, il guerriero italico, figlio di Fauno e Driope, alleato di Turno nella guerra contro i Troiani. In Wikipedia è riportata una proposta di interpretazione dell'episodio (legata proprio alle parole di Anchise, in relazione alla superbia di questo giovane semidio):
http://it.wikipedia.org/wiki/Tarquito#Inte...t.C3.A0_storica.
P.s.
Il nesso con la vicenda di Achille ed Ettore l'ho avanzato solo in virtù del fatto che le modalità di azione sono all'incirca le stesse: entrambi gli eroi (Enea e Achille) sono spinti a uccidere i loro rispettivi avversari (Turno ed Ettore), per vendicare la morte dei loro amici (Pallante e Patroclo). Sono ben consapevole che il paragone fra il pio Enea e lo sfrontato Achille non sussista; di fatti, mi sa che hai frainteso quanto ho scritto, perché non era affatto mia intenzione proporlo.