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Cronologia della bronzistica e mutamenti nella Sardegna nuragica del bronzo finale.

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view post Posted on 21/7/2011, 14:04
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Ciao a tutti,

http://151.12.58.75/archeologia/bao_docume...6_LOSCHIAVO.pdf

sperando di far cosa gradita,vorrei segnalarvi uno studio di LoSchiavo, Leonelli, Campus sulla Sardegna del bronzo finale, avente per punti salienti, le relazioni transmarine della Sardegna nel bronzo finale, la trasformazione socio-politica che vede la decadenza dei nuraghi a favore dei santuari, e la retrodatazione al bronzo finale 1/2 della bronzistica figurata.

è quest'ultimo della datazione della bronzistica uno degli aspetti più complicati e controversi, poichè lega a sè molti corollari circa l'organizzanzionee la tipologia della società nuragica del bronzo finale e recente.

Sul fatto che la materia sia controversa basti considerare cosa pensa Bernardini al riguardo:

CITAZIONE
Questa rapida sintesi condotta sul versante "fenicio" della ricerca e della riflessione e che prevede la vitalità ininterrotta di una cultura indigena che si voglia o meno chiamare nuragica nel passaggio dal Bronzo al Ferro e fino ai periodi orientalizzante e arcaico si scontra al momento inconciliabile, con l'orientamento di numerosi studiosi di preistoria e protostoria sarda i quali tendono non soltanto a ritenere concluso lo sviluppo della civiltà nuragica al chiudersi dell'età del bronzo ma riportano gran parte dei materiali di cui finora si è trattato sotto il profilo dell'interazione a fasi precedenti la stessa età del bronzo, svuotando in gran parte i quadri culturali dell'età del Ferro in cui le attestazioni di manufatti indigeni, sia in metallo che in ceramica sarebbero da interpretarsi come falsi contesti (Santoni 1995; Lo Schiavo 2003a, 2003b, 2005, 2008; Lo Schiavo et Alii, Depalmas 2005; Campus Leonelli 2006, cds; per i risultati di alcune recenti indagini di scavo in chiave "rialzista", Manunza 2008, Nieddu 2007) Non è possibile qui entraere in una questione così complessa (...) ci si limiterà a ribadire dal versante fenicio che le indicazioni stratigrafiche presentano associazioni stringenti con oggeti sardi, fenici, greci, sembrano scogli assai ardui da superare.

La Schiavo retrodata i bronzetti al bronzo finale X- XI forse anche XII sec. a.C. e parla di decadenza o mutamento di destinazione dei nuraghi a favore dei Santuari. Bernardini, critica i "falsi contesti" , data i bronzetti all'VIII sec. a.C. e parla di continuità nella cultura nuragica.

falsi contesti e false cronologie derivanti dovrebbero essere quelle continentali nell'ipotesi del M.Gras, secondo cui i bronzetti sarebbero stati tesaurizzati per lungo tempo dai principi etruschi prima di costituire i loro corredi funerari, per cui ci venngono restituiti in un contesto troppo posteriore al momento della loro effettiva produzione.

il punto credo sia proprio questo.

l'archeologia in Sardegna per molto tempo dovette avvalersi esclusivamente delle cronologie continentali non avendone di proprie consolidate; situazione dovuta a vari fattori, sintetizzati da Claudio Giardino :
http://colonne.idra.info/lnx/cde_article.p...&id_rubrique=14
CITAZIONE
Mentre l’Italia continentale pre-protostorica ha già da tempo acquisito un inquadramento cronologico alquanto stabile e preciso, lo stesso non può ancora dirsi per la Sardegna.

Ciò è certamente legato ad alcune peculiarità della cultura nuragica, che sembra caratterizzata, come sottolineato da vari autori, da un forte senso di continuità (cfr. ad esempio, V.G. Childe, The Dawn of European Civilization (IV ed.), London 1947, p. 255 e, più recentemente, G. Lilliu, La civiltà nuragica, Sassari 1982, p. 11, G. Lilliu, La civiltà dei Sardi. Dal paleolitico all’età dei nuraghi, III ed., Torino 1988, pp. 417-418). Inoltre le specificità tipologiche dei reperti ceramici e metallici sardi spesso non consentono immediati agganci con altre facies culturali meglio conosciute.

La problematicità nella periodizzazione è, però, altrettanto certamente connessa con le vicende legate alla storia degli studi. Nonostante sia stato condotto un numero relativamente elevato di indagini archeologiche nell’isola, in villaggi, santuari e nuraghi, poco di tali ricerche è stato pubblicato in maniera estensiva ed esaustiva. Sebbene negli ultimi anni sembra potersi osservare una inversione di tendenza, tali carenze limitano l’accesso, da parte della comunità scientifica, a dati indispensabili alla comprensione della cultura nuragica.

Questa situazione rende oggettivamente arduo elaborare uno schema non provvisorio dello sviluppo crono-tipologico e culturale della protostoria sarda, simile ai modelli disponibili per tante regioni europee. Come hanno recentemente ricordato F. Campus e V. Leonelli nel loro corposo studio tipologico della ceramica nuragica, la grandissima parte dei reperti provenienti dagli scavi giacciono inediti nei magazzini, mai studiati. Ciò ostacola, specie per alcune aree dell’isola, la definizione di cesure cronologiche fra i vari periodi (F. Campus, V. Leonelli, La tipologia della ceramica nuragica. Il materiale edito, Viterbo 2000, pp. XII-XVI).

la lacunosità, afferma Giardino, riguarda soprattutto i ripostigli di metallo:

CITAZIONE
La lacunosità nell’edizione dei materiali non consente di effettuare uno studio tipologico globale, e quindi di elaborare una sequenza cronologica complessiva delle varie classi di materiali, nonostante gli importanti contributi forniti dai vari studiosi.

Un buon esempio è costituito dai ripostigli, che pure sono stati rinvenuti in notevole numero nell’isola. Di essi ancora oggi la grande maggioranza resta inedita o pubblicata in maniera approssimativa; spesso si dispone unicamente di vecchie ed imprecise illustrazioni, talora risalenti alla metà dell’Ottocento, come per taluni studi dello Spano. Risulta in tal modo assai arduo condurre uno studio moderno e puntuale sui materiali archeologici.

La carenza risulta tanto più grave considerando l’enorme importanza rivestita dal metallo e dalla metallurgia nello sviluppo di tutta la preistoria della Sardegna.

I giacimenti metalliferi sono diffusi in gran parte del territorio; il mineralogista E. Billows (E. Billows, Considerazioni geochimiche sulla frequenza degli elementi nei minerali della Sardegna, in Rendiconti del Seminario della Facoltà di Scienze della R. Università di Cagliari V, 1, 1935, pp. 24-29) giunse ad enumerarne oltre quattrocento. Vi sono tuttavia delle aree dove le mineralizzazioni sono più diffuse ed abbondanti e dove si è quindi maggiormente concentrata nei secoli l’attività mineraria, come nell’Iglesiente, nell’Alburese, nel Gerrei, nel Sarrabus, nel Nuorese e nella Nurra

ed è appunto sui ripostigli in metallo ch la LoSchiavo porta con lo sudio di sopra "dati certi" citando infatti la stratigrafia del pozzo sacro di Ballao, Matzanni, nuraghe Cuccurada di Mogoro nel Medio Campidano, più molti altri indizi.
www.fastionline.org/docs/FOLDER-it-2008-120.pdf

Ai risultati di Ballao si è opposto Ugas (per inciso, il pdf della Schiavo è successivo alle seguenti parole di Ugas):
CITAZIONE
Occorre dire che che l'interpretazione del processo stratigrafico dello scavo del vano Alfa è condizionata da una supervalutazione degli elementi in giacitura secondaria del BR-BF della Us tagliata dal rispostiglio con l'olla, da cui è scaturita un attribuzione dela stessa olla n.182 al bronzo recente anzichè agl inizi del I Ferro. Quell'olla va fissata per la sua forma globoide rastremata verso la base, il labbro chiodiforme, le anse ad anello quasi cirolare tipiche delle scodelle biansate come quella del ripostiglio di S. Anastasia di Sardara, pure con pezzi ox-hide e del vano 12 di Genna maria e ancora per il sottile velo dell'engobbio che lascia trasparire che lascia trasparire la pasta argillosa e inclusi silicei e soprattutto micacei tipici dei fittili del BF-primo Ferro.

In definitiva: a me pare di assistere ad un arroccamento generalizzato.

Se da un lato, non mi pare corretto asserire che LaSchiavo e altri argomentino esclusivamente per falsi contesti, ma sulla base dei nuovi scavi in Sardegna, dall'alro lato, la perentoria affermazione della Lo Schiavo,

CITAZIONE
Allo stato attuale delle conoscenze, è ingiustificato negare che la fine dell’età del Bronzo rappresenti l’epilogo di una crisi di vasta portata nel sistema socio-economico e politico nuragico, le cui ragioni vanno ricercate entro l’età del Bronzo, molto prima dell’inizio dell’età del Ferro

,

sembra più che altro determinare divisioni inutili, tanto più che pure la LoSchiavo parla di assenza di invasori o di guerre tra nuragici, di una non traumatica dismissione dei Nuraghi, e di continuità culurale nei grandi centri marittimi o agricoli: posizione praticamente identica a quella del fronte opposto.

insomma, da semplice appassionato, avverto che ci sarebbe bisogno di una sintesi per nulla impossibile.

cosa osta riconoscere che i nuragici produssero i bronzetti tanto nell'età del bronzo quanto nel ferro? o riconoscere che la loro cultura si protrasse sino ai tempi punici(quale che fosse il ruolo dei nuraghi) tanto che abbiamoesemplari di ceramica nuragica imitanti forme puniche (Bruncu Mogumu)?

non capisco.

:rolleyes:
 
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