Prima di tutto una domanda di "cultura moderna" che può sembrarvi stupida: in italia non si fa lo spurgo dei cimiteri? nel senso, da noi in svizzera una tomba in un cimitero non è necessariamente "per sempre" (ci si può comprare il pezzo di terra, ma in realtà non è pratica estremamente comune), in genere la sepoltura rimane nel cimitero per x decenni (non so quanti di preciso) e poi un bel giorno viene svuotata, il terreno viene liberato per nuove sepolture e quello che si tira fuori (se c'è ancora qualcosa) credo finisca in un ossario e chi si è visto si è visto.
detto questo, secondo me il problema è in un certo senso simile alla questione del restauro, cioè come secondo me bisogna fare una distinzione fra un monumento "vivo" all'interno di una comunità (per il quale un restauro "ricostruttivo" può essere comprensibile e legittimo -il classico eempio del tempio indiano ancora in uso oggi-) e un monumento "morto" (per il quale secondo me solo restauri conservativi sono accettabili, in quanto non c'è più nessuna funzione sociale che ne giustifichi un restauro ricostruttivo), così secondo me bisognerebbe fare una distinzione fra:
1)da un luogo di sepoltura di cui esiste una memoria "viva" nella comunità (qualsiasi tipo di "memoria viva": sia che ci si porti offerte tutti i mesi, o sia che sia la vecchia del villaggio che spaventa i bambini dicendo "sotto quella collina è sepolto Caino che viene a prendervi se fate i cattivi") o la cui comunità di riferimento esiste ancora oggi (quindi una tomba israelita in relazione alla comunità ebraica moderna, o una tomba islamica, o cristiana, o shintoista,ecc rispetto alle relative comunità moderne)
2)dall'altro un luogo di sepoltura di cui non esiste alcun tipo di memoria "viva", e la cui cultura di riferimento non esiste più (un esempio per tutti gli egizi)
Per il caso 1), mi sembra che la soluzione l'abbia già indirettamente indicata Usekar:
CITAZIONE (Usèkar @ 24/7/2011, 19:20)
Durante uno dei miei soggiorni in America Centrale, ho partecipato ad una seduta con alcuni shamani.
Alla fine, sono rimasto a colloquio con loro e siamo venuti proprio sul tema che ha sollevato Perseo, anche perchè i 'tombaroli' locali possono agire quasi esclusivamente dietro autorizzazione da parte di questi soggetti, che sono contemporaneamente capi politici e religiosi delle loro comunità, così com'era anticamente.
credo che tutte le fedi religiose oggi esistenti (siano grandi religioni organizzate, o piccoli culti tradizionali locali) possono accettare e consentire l'apertura di una tomba se viene presentata una ragione o giustificazione valida, e se si ottiene il consenso di un'autorità religiosa/spirituale di riferimento.
l'esempio citato da usekar è esemplare: se un membro della comunità ha bisogno di soldi (ragione valida) l'autorità religiosa della comunità (in questo caso lo shamano) può "autorizzare" l'apertura della tomba.
Del resto, anche perseo ha indirettamente citato un esempio simile: anche nella nostra cultura moderna con le tombe moderne, nel caso per esempio di ragioni giudiziarie (ragione valida) la chiesa o le autorità comunali o chi per essi (autorità di riferimento) possono autorizzare la riesumazione di un cadavere.
nel caso 1), dunque, basterebbe che gli archeologi si comportassero in questo modo:
prima di scavare dovrebbero chiedere il permesso all'autorità (religiosa) della comunità di riferimento fornendo uan giustificazione valida (che può essere lo studio scientifico, la protezione dei reperti, la raccolta in vista della costruzione di un museo che porti benefici alla comunità,.. ci possono essere varie giustificazioni che vanno valutate in funzione del contesto), e si dovrebbero intraprendere gli scavi solo
dopo aver ottenuto una tale autorizzazione, e bisognerebbe eseguire gli scavi nel totale rispetto di ogni eventuale condizione posta dall'autorità in questione (se il mio shamano mi dice che si, posso scavare, ma non nei giorni di luna piena, allora non scaverò nei giorni di luna piena).
Del resto, di fatto, questo è quello che spesso già si fa quando si lavora nelle chiese (per svolgere scavi archeologici in una chiesa bisogna in genere avere prima l'autorizzazione da parte della Chiesa, cosa che diventa ancora più fondamentale se si sa che ci sono delle tombe, e soprattutto se sono timbe di santi martiri ecc), è cosa che si fa nei siti islamici e ebraici, è una cosa che si dovrebbe fare con
qualsiasi comunità con cui si ha a che fare, siano essi grandi religioni o piccoli shamani nella giungla.
Anche perchè di solito, e di nuovo la testimonianza di Usekar è esemplificativa, quello che le comunità (soprattutto indigene/tradizionali) rimproverano agli archeologi non è tanto il fatto di "scavare" le tombe, quanto piuttosto quello di "profanarle", cioè di scavarle senza il rispetto (e l'autorizzazione) del loro valore funzione (sociale e religiosa) per la comunità stessa.
Io sono sicuro però che se un archeologo chiede prima di scavare (giustificando l'importanza del suo lavoro), non avrà difficoltà a ricevere un'autorizzazione da parte di quello stesso shamano che autorizza i tombaroli, anzi probabilmente verrà persino apprezzato per l'interesse e il rispetto che mostra (ma questo in generale, non solo per le sepolture: quando si mostra rispetto e interesse tutto diventa tutto più facile).
per quanto riguarda invece le sepolture del gruppo 2), quelle di culture ormai scomparse, secondo me il problema non si pone, per lo meno non nel momento dello scavo, ma al massimo si pone nel momento della conservazione dei reperti scavati.
Perseo si chiede cosa penserebbe un egizio, che fece tutta questa fatica per garantire la sopravvivenza del proprio corpo, ad essere estratto dalla sua tomba e portato in un museo. Considerando che l'egizio in questione fece tutto ciò che fece proprio per assicurarsi la preservazione del corpo, ho come l'impressione che non potrebbe che essere entusiasta di sapere che il suo corpo è finito in una teca ad atmosfera controllata, lontano da insetti, muffe ecc dove di fatto le sue probabilità di conservazione sono migliori che nella sua tomba.
Allo stesso modo, ho come l'impressione che non gli dispiacerebbe neppure essere esposto in un museo: al louvre per esempio c'è (o c'era, l'ho vista anni fa) esposta una mummia con accanto la traduzione di un testo che la accompagnava, in cui il defunto si augurava che il suo nome potesse essere letto e ricordato nei secoli a venire. Di fatto tutti i visitatori che passano davanti a quella teca e vedono leggono quel testo esaudiscono il suo desiderio.
Questo per quanto riguarda gli egizi, ma in realtà la cosa è più generale: il motivo principale per cui qualunque cultura ha delle sepolture è per combattere l'oblio, per garantire al defunto che la sua esistenza in un modo o nell'altro sarà ricordata, e quindi la riscoperta e successiva conservazione dei resti non mi sembra in particolare contrasto con il rispetto dei morti in questione e delle loro credenze, anzi.
Al massimo, come detto, il problema che si pone è il tipo di conservazione. Il buon Tutankhamun sarà sicuramente contento di essere finito in una teca ad atmosfera controllata, lo sarà un po' meno di esserci finito in pezzi, e sarà un po' inquieto all'idea di non avere le proprie formule magiche del caso sotto mano..
Edited by lama su - 25/7/2011, 18:01