Ostraka - Forum di archeologia

Ricostruzione del campanile di San Piero a Grado

« Older   Newer »
  Share  
*Gibo*
view post Posted on 31/8/2011, 09:53




Da lungo tempo viene portato avanti il progetto della ricostruzione filologica del campanile della basilica di San Pietro Apostolo a San Piero a Grado, frazione situata a circa sette chilometri da Pisa.

Il campanile venne distrutto nel 1944 durante la ritirata tedesca. Dopo un primo avvio che portò alla ricostruzione del basamento i lavori si fermarono anche alla luce del dibattito sul concetto di restauro e sui rischi della ricostruzione come falso storico.

Recentemente invece i lavori sono ripresi dopo pareri favorevoli interdisciplinari e non senza un certo interessamento della politica che complica seriamente, con le proprie motivazioni, la serietà del progetto e la possibilità di analizzarne pro e contro in modo più scientifico.

Credo seriamente che questo progetto offra la possibilità di analizzare in concreto un esempio di ricostruzione e non di restauro conservativo. Come avevo accennato in un'altra discussione che si è arenata, trovo molto interessante come degli interessi di vario tipo più o meno spontanei possano spingere per la ricostruzione di monumenti con valore simbolico. Al tempo stesso vorrei sottolineare come tutto il progetto si sia tenuto all'interno dei binari del "come era dove era" quasi come se una ricostruzione filologica potesse essere qualcosa di diverso rispetto a un falso storico.

Spero che la discussione non muoia subito, perchè sarei molto interessato a conoscere i vostri pareri, motivati, sulla vicenda, oltre che ad approfondirne con voi i vari aspetti realizzativi visto che non sono riuscito asaperne molto.

Qui una breve descrizione della basilica:
http://it.wikipedia.org/wiki/Basilica_di_San_Pietro_Apostolo
 
Top
view post Posted on 31/8/2011, 12:27
Avatar

Senior Member

Group:
oikistés
Posts:
19,439
Location:
Germania

Status:


Conosco S. Piero a Grado: incantevole! Resto comunque del mio parere che la ricostruzione sia pur "filologica" (e ci mancherebbe altro che non lo fosse) sia quanto meno dubbia e non molto lontana dal falso storico. È questa anche l'opinione che nell'altra discussione ho espresso rifacendomi in particolare ad alcuni esempi in Germania (Dresda, Würzburg). Visto il tutto però in una prospettiva storica diversa proiettata in avanti nel tempo diventa forse, proprio con il passare del tempo, accettabile, quanto almeno lo è il campanile di S. Marco di Venezia, crollato nel 1902 e ricostruito nel 1912. Chi si ricorda oggi che è un "falso"? Forse io, ma meno quando lo vedo in realtà, piuttosto quando vedo una fotografia della festa dell'inaugurazione (25 aprile 1912) che ho ereditato. "Com'era e dov'era" fu appunto il motto della ricostruzione del campanile di S. Marco. E magari il fatto che la ricostruzione sia avvenuta iniziando immediatamente dopo il crollo e non a distanza di oltre sessant'anni (due generazioni!), come sarebbe il caso di S. Piero a Grado, conferisce un sapore diverso, un senso di continuità più che un voler cancellare i segni della storia. E qui c'è veramente da chiedersi che cosa sia più importante: un'apparente integrità rifatta o la ferita inferta dagli eventi storici.

Edited by dceg - 31/8/2011, 16:05
 
Top
*Gibo*
view post Posted on 31/8/2011, 17:18




Il paragone con San Marco è molto interessante.
Riguardo a questa vicenda le parole che ho letto sono quelle comuni a molti altri tentativi di ricostruzione più o meno riusciti, parole che non sempre mi convincono: "turismo"; "riqualificazione"; "decoro"; "simbolo"...
Tutti concetti che sono propri di chi vive il monumento o comunque ne usufruisce e tutto il contrario dei concetti propri degli storici dell'arte, dei restauratori e dei tecnici di ogni tipo che hanno altre priorità (in generale questo tipo di esperti dovrebbe scartare la possibilità di una ricostruzione).

Detto questo io sono convinto come ho sempre detto che le opere architettoniche a differenza delle altre opere d'arte devono avere un'utilità e quindi rispondere a delle necessità proprie di chi le commissiona o comunque di chi ne usufruirà.
Proprio per questo posso anche essere d'accordo con la ricostruzione di questo campanile e a maggior ragione esserlo con quello di San Marco (essendo avvenuta in un epoca in cui il campanile aveva ancora una funzione sociale nettamente superiore a quella attuale). Quello che voglio dire è che (esulando da a spetti economici giuridici e politici) ben venga la ricostruzione se offre un qualcosa di utile e bello.

Molto molto dubitoso sono invece nei confronti del modo. La ricostruzione "come era" è per forza di cose solo un falso storico moderno, figlio oltretutto di una filosofia assolutamente moderna (per altro solo la ricostruzione filologica è un falso storico, perchè qualunque altra scelta fornirebbe un oggetto nuovo, nelle forme); fino a poco più di un secolo fa se qualcosa crollava si rifaceva nello stile e con le tecniche del tempo, concetto ormai quasi blasfemo (e per certi versi meno male).
Per questo sarei particolarmente interessato a capire come la sovrintendenza che ha seguito i progetti abbia motivato le proprie decisioni; in un recente servizio sul tg3 regionale si diceva qualcosa del tipo: se è filologico non è falso storico. Per me questo è un ossimoro.

In conclusione la mia idea è che se le uniche finalità del progetto sono quelle suddette (turismo, decoro, e ricostruzione di un simbolo) non si vuole costruire un oggetto architettonico nel vero senso della parola; non interessa avere un campanile ma un simbolo di dubbia utilità. Senza contare poi che non si capisce in che modo il campanile possa modificare la percezione del monumento, se non in peggio (voglio dire, io visito San Galgano anche se non ha il tetto e conosco più di una persona che lo visita proprio per questo motivo, ma questo è un altro discorso).
Ammettiamo invece che ci fosse reale bisogno di un campanile, la ricostruzione filologica sarebbe solo un mezzuccio del quale sarei disposto ad accettare la forma "come era" per motivi di inserimento del manufatto nel contesto della chiesa in modo che non stoni e diventi veramente un elemento peggiorativo; ma non posso assolutamente comprendere la scelta dell'applicazione delle stesse tecniche tradizionali.
Scelte di questo tipo, buone come progetti di archeologia sperimentale li prefersico se svolti in ambiti appositi e non a corredo di monumenti che non hanno bisogno di ricostruzioni quanto di restauri conservativi e valorizzazioni reali.

Un grande architetto scriveva una quarantina di anni fa che dobbiamo imparare a accettare la deperibilità dei materiali e di conseguenza dei monumenti (che credo vada letto come, non adagiarsi nell'idea di fermare un'istantanea del monumento in eterno ma allo stesso tempo non smettere di monitorarli e conservarli al meglio secondo le conoscenze attuali), credo che sia sempre un insegnamento molto attuale.
 
Top
view post Posted on 31/8/2011, 17:58
Avatar

Senior Member

Group:
oikistés
Posts:
19,439
Location:
Germania

Status:


Sono pienamente d'accordo con te, Gibo, in tutto e per tutto, compreso S. Galgano, che ho visitato proprio perché è come è! Come ho visitato quelle di Eldena, perché sono quel che sono. http://de.wikipedia.org/w/index.php?title=...=20081123052848
http://it.wikipedia.org/wiki/Rovine_di_Eldena
Naturalmente sarò magari anche vittima del concetto romantico delle rovine , ma non vedo alcun vantaggio nella ricostruzione "filologica" del campanile di S. Piero a Grado. Allora meglio uno moderno, segno della continuità, caso mai questa ci fosse.
Il discorso del campanile di S. Marco, oltre al fatto che è passato un secolo e le concezioni sono mutate, è giustamente quello della funzione, che era viva al momento del crollo e che con la ricostruzione è stata ripristinata. S. Piero è un monumento incantevole, ma non fa parte di un tessuto vivo. La distruzione del campanile, non la sua ricostruzione sono parte integrante di esso, della sua storia. E poi "filologico" come? Nell'aspetto esterno o anche nelle tecniche di costruzione, nei vestiti degli operai, nei loro alloggi, nel loro cibo, nei loro attrezzi?

Vedo in questo, come in altri progetti, un atteggiamento tipico dei nostri tempi, il rifiuto del passare del tempo a favore dell'aspetto imperituro, insomma botox e silicone anche per i monumenti.

Edited by dceg - 31/8/2011, 19:21
 
Top
view post Posted on 3/9/2011, 15:50
Avatar

Senior Member

Group:
oikistés
Posts:
19,439
Location:
Germania

Status:


Che i segni lasciati dagli eventi storici possano venir presi in considerazione nei restauri lo dimostra quanto esposto in un articolo che ho appena letto, pubblicato sul bollettino dell'ente corrispondente alle soprintendenze italiane nel Baden-Württemberg in cui si riferisce su degli edifici di un cimitero nei pressi di Mannheim edificati nel 1900 e recentemente restaurati. La cappella venne gravemente danneggiata durante la seconda guerra mondiale e nel dopoguerra ricostruita in forma semplificata rinunciando, certamente per ragioni di costo, alla decorazione neogotica originaria. Nel restauro compiuto di recente si mantenne quasta forma semplificata anziché ripristinare quella originale ancora presente negli altri edifici, proprio per non cancellare il segno lasciato dagli eventi storici. A mio avviso una scelta corretta.
 
Top
4 replies since 31/8/2011, 09:53   287 views
  Share