Ostraka - Forum di archeologia

Pacificatori del passato vs bellicisti (irrealistici)

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view post Posted on 7/10/2011, 09:34
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Per un altro bog, ho scritto un modesto intervento, molto generale e sintetico, sull'archeologia l'antropologia della guerra sviluppatesi soprattutto in seguito all'opera di Keeley intorno ai primi anni 90.

http://gianfrancopintore.blogspot.com/2011...cisti.html#more
CITAZIONE
Pacificatori del passato vs bellicisti (irrealistici)
di Dedalonur

Nel ventesimo secolo l'accademia archeologica ha stranamente ignorato la guerra e in senso più ampio il warfare, nonostante l'ampia documentazione archeologica consistente in “traumata”, armi, sepolture di guerrieri e iconografie guerresche giunti dalla preistoria.
A chi si occupa di archeologia sarda, e nuragica in particolare, queste parole potrebbero suonare come un grossolano errore se non una vera e propria provocazione. Fu proprio il Ventesimo secolo a vedere l' affermazione incontrastata delle tesi belliciste del Lilliu intorno alla funzione dei Nuraghi; a ragion veduta pertanto, chi vorrà, avrà al suo arco numerose frecce da scagliare a chi avventurosamente parlasse di “estranietà dell'archeologia sarda alle tematiche militari”.
Infatti l'incipit è da riferirsi, in generale, (naturalmente, non mancarano le eccezioni) all'archeologia europea continentale, e più in particolare, ai decenni intercorsi alla fine della secondo conflitto mondiale e gli inizi degli anni novanta; è in questo periodo che la guerra preistorica si specchiò in due atteggiamenti opposti; da un lato c'erano coloro che, in buona fede, tendevano a minimizzarla per esempio attraverso il “simbolismo guerresco”: basti pensare che per culture, oggi considerate eminentemente guerresche, come quella norrena del bronzo, la deposizione della spada nella tomba venne studiata più che altro dal punto di vista simbolico e religioso, o “culturale”. Non che gli archeologi europei non parlassero di guerra (e qui ci si riferisce al polo “militarista”), ma quando questo accadde la guerra fu ritratta in modo irrealistico se non antistorico, magari incanalando nelle “tesi belliciste”, tensioni politico militari vissute in prima persona. Il caso di scuola più esemplare è Marija Gimbutas, la quale, come sarà noto, contrappose ad un Antica Europa pacifica e matriarcale una immensa invasione indoeuropea di stampo patriarcale ed ovviamente guerresca. Non mancarono i detrattori che intravidero nell'invasione indoeuropea dell'antica Europa, una rielaborazione psicologica dei traumi vissuti dalla Gimbutas, allorchè l'Unione Sovietica invase la sua Lituania. L'accusa può suonare come un affronto a colei che rimane una delle più importanti studiose del neolitico europeo.

Ma oltre che avanzata con argomentazioni di merito, tuttaltro che infondata sotto due punti di vista; la prima argomentazione la fornirono l'archeologia e l'antropologia, sfatando l'immagine di un neolitico pacifico da un lato (che io sappia, l'archeologia riconosce forti prove di warfare sin dal mesolitico) e quella di una cultura “indoeuropea” esclusivamente guerresca; l'antropologia completò l'opera, studiando popolazioni di livello culturale elementare (p.e. definite acefale in quanto del tutto prive di struttura politica gerarchica) alle prese con operazioni militari complesse e di vasta portata. I detrattori della Gimbutas non sbagliarono troppo sotto un altro punto di vista: la guerra è la materia che più tra tutte viene schiacciata alle contingenze politico sociali del periodo storico e alle inclinazioni ideologiche di chi ne parla.
A riprova l'espressione “pacificatori del passato” fu coniata da L.H. Keeley in polemica opposizione a coloro che in archeologia proiettavano a ritroso nel passato, il mito del “buon selvaggio”. War Before Civilization: the Myth of the Peaceful Savage vide le stampe nel 1996, quindi come è stato fatto notare, la sua gestazione fu in concomitanza alla guerra fratricida nella ex-Jugoslavia (...neppure questo è casuale). L'opera di Keeley -ormai superata sotto alcuni aspetti - ebbe il merito di sconfessare oltre al Mito del buon selvaggio, alcuni pregiudizi intorno alla guerra preistorica e tribale, di solito ritenuta meno violenta e dannosa o meno complessa e più limitata delle guerre moderne. L'opera di Keeley e di pochi altri, è riconosciuta come lo spartiacque, poiché da essa prese respiro un eroica ed immensa ricerca con oggetto tutte le tematiche socio-culturali e tecnologiche che in un modo o nell'altro, il termine onnicompresivo warfare, racchiude. Il suo obiettivo ultimo così come a me pare, è quello di sottrarre la guerra all'ignoranza, di chi, credendo di conoscere la guerra senza mai averla ne esperita ne studiata, se ne fa travolgere in vario senso e modi.
In Sardegna evidenze di ideologia guerresca affiorano inequivocabili già nell'eneolitico con le statue stele di cultura Abealzu-Filigosa , o con numerose fortificazioni attribuite alla cultura Monte Claro o alternativamente al nuragico. Tanto le statue stele, quanto le fortificazioni appartengono ad un fenomeno paneuropeo. Così come potrebbe rientrare in un più ampio fenomeno paneuropeo la tomba dei guerrieri di Iroxi, collocata in un periodo al quale si attribuisce – da parte di alcuni studiosi - la nascita dell'ideologia guerriera in Europa. La facies Iroxi è l'antenata diretta della civiltà Nuragica, la quale contiene almeno tre filoni rilevanti per gli attuali studi sul warfare preistorico.
Il primo filone è relativo all'architettura militare. In un recente convegno presso Domus de Maria, l'archeologo Perra, non ha esitato a definire fortezza l'Arrubiu di Orroli. Uno spunto significativo, ma meno importante, del constatare che sfrondata dei suoi elementi bellicisti più irrealistici, la teoria Lilliana regga nella sua parte più importante: la funzione di comando e controllo del territorio a protezione delle risorse agricole, minerarie e delle vie di comunicazione interne od esterne, tramite il presidio delle coste. Nonostante le critiche, le finalità di controllo e ordine territoriale, appaiono essere sempre più irrinunciabili nell'interpretazione dei sistemi di torri nuragiche. Tale funzione non credo possa essere contrapposta alle teorie che fanno del nuraghe una struttura ritualizzata e che insieme a tombe dei giganti e pozzi sacri, da vita ad una sorta di coreografia monumentale e simbolica entro il paesaggio sardo.
Il secondo filone è costituito dalla bronzistica (guerrieri, navicelle, armi in miniatura) e dalle miriade d'informazioni che da essa si possono ricavare, tenendo pure in questo caso in conto, come, all'iperrealismo si accavalli un certo simbolismo religioso. Tuttavia, la panoplia mostrata dai bronzetti trova quasi totale riscontro nei reperti archeologici recuperati in Sardegna, e sono affidabile testimonianza di una classe guerriera molto specializzata e a tratti standardizzata, con poco o nulla da invidiare alle coeve fanterie levantine del bronzo finale, periodo al quale sempre più, si fa risalire la produzione della bronzistica figurata nuragica.
Il terzo filone infine è costituito dalla connessione tra i nuragici e l'isola di Sardegna con la catastrofica caduta del sistema palaziale levantino, e dunque alla spinosa questione dei Popoli del Mare.

posto in questa sezione, perchè vorrei discutere delle problematiche generali antropologiche e archeologiche, lasciando perdere o passando in sottordine, le problematiche relaitive all'archeologia sarda.

 
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view post Posted on 7/10/2011, 13:16
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Tema interessante, a cui non sono in grado di fornire alcun contributo.
 
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view post Posted on 23/5/2012, 00:31
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CITAZIONE (DedaloNur @ 7/10/2011, 10:34) 
In Sardegna evidenze di ideologia guerresca affiorano inequivocabili già nell'eneolitico con le statue stele di cultura Abealzu-Filigosa , o con numerose fortificazioni attribuite alla cultura Monte Claro o alternativamente al nuragico. Tanto le statue stele, quanto le fortificazioni appartengono ad un fenomeno paneuropeo.

le statue-menhir pare che mostrino somiglianze con le statue stele-kurgan della cultura di Yamna (J.P.Mallory - EIEC) e più in particolare della sotto-cultura di Kemi Oba localizzata in Crimea...queste somiglianze fra le statue stelle delle steppe (che sono più antiche) e quelle dell'Europa occidentale sono in qualche modo da accostare con le "ondate kurgan" (in particolare la terza) ? o i due gruppi hanno avuto una nascita indipendente fra loro ?

leggevo che secondo gli studi compiuti da Germanà con la cultura di Abealzu-Filigosa si registrano in Sardegna i primi crani brachimorfi (segnale dell'arrivo di nuovi gruppi umani?) che poi diverrano più numerosi nel periodo campaniforme ed epicampaniforme .
 
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view post Posted on 24/5/2012, 23:20
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cultura di Yamna

mi hai incuriosito. avresti delle immagini?

CITAZIONE
leggevo che secondo gli studi compiuti da Germanà con la cultura di Abealzu-Filigosa si registrano in Sardegna i primi crani brachimorfi (segnale dell'arrivo di nuovi gruppi umani?) che poi diverrano più numerosi nel periodo campaniforme ed epicampaniforme .

confermo, e pare anche che i brachimorfi avessero uno status speciale. Se non vado errando in un articolo di Ercole Contu si diceva che le salmce dei brachimorfi fossero deposte insieme ai dolicocefali dentro le Domus de Janas, ma a parte, quasi a sottolineare la loro diversità.

cmq avevo letto anche di diversi feno-tipi (spero d'usare correttamente il termine) di brachimorfi giunti in Sardegna. purtroppo non posso rileggermi l'articolo in questo momento per esser più preciso.

 
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view post Posted on 27/5/2012, 08:51
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CITAZIONE (DedaloNur @ 25/5/2012, 00:20) 
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cultura di Yamna

mi hai incuriosito. avresti delle immagini?

CITAZIONE
leggevo che secondo gli studi compiuti da Germanà con la cultura di Abealzu-Filigosa si registrano in Sardegna i primi crani brachimorfi (segnale dell'arrivo di nuovi gruppi umani?) che poi diverrano più numerosi nel periodo campaniforme ed epicampaniforme .

confermo, e pare anche che i brachimorfi avessero uno status speciale. Se non vado errando in un articolo di Ercole Contu si diceva che le salmce dei brachimorfi fossero deposte insieme ai dolicocefali dentro le Domus de Janas, ma a parte, quasi a sottolineare la loro diversità.

cmq avevo letto anche di diversi feno-tipi (spero d'usare correttamente il termine) di brachimorfi giunti in Sardegna. purtroppo non posso rileggermi l'articolo in questo momento per esser più preciso.

statue stele della cultura di Kemi Oba : http://wdict.net/img/kemi+oba+culture.jpg

possibile "rotta" di diffusione delle statue stele in Europa : www.buildinghistory.org/distantpast/images/StelaePeople.jpg
 
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view post Posted on 27/5/2012, 10:27
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ho dei dubbi sulla rotta...

ma quindi le statue di Crimea vengono ritenute le più antiche in assoluto? è un dato consolidato che tu sappia?

la somiglianza con quelle della Lunigiana è grande. con quelle di corsica e sardegna molto meno.
 
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view post Posted on 27/5/2012, 17:12
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ho dato una controllata al libro di Mallory , in effetti non specifica se le statue stele ucraine siano precedenti però non esclude che le statue stele europee occidentali sopratutto quelle di Remedello siano state influenzate da quelle ucraine (il chè farebbe supporre che le statue ucraine siano più antiche di quelle europee) , in particolare le armi e altri simboli "solari" potrebbero essere interpretati come segni dell'ideologia indoeuropea..

p.s. ho trovato questo link dove compara le steli ucraine (in cui dice che sono più antiche , IV millennio a.C.) con quelle sarde , recentemente scoperte : www.pasthorizonspr.com/index.php/ar...-sardinian-wall
 
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view post Posted on 27/5/2012, 18:47
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le stele sarde recentemente scoperte dovrebbero essere quelle del tipo Laconi

http://it.wikipedia.org/wiki/File:Statuamenhirlaconi.jpg

quella postata nel sito, sembra più simile ad una statua menih torreana

http://it.wikipedia.org/wiki/File:Filitosa..._menhirs%29.jpg

queste sono le equivalenti nuragiche, ma sono statue-betilo

http://it.wikipedia.org/wiki/File:Guerrieri_viddalba.jpg

cmq per il periodo eneolitico di recente è stata trovata una statua-menhir insolita presso Ruinas. dovrei avere delle immagini...

mentre altre statue-menhir insolite per la Sardegna (Ercole contu infati le paragonava a statue menhir francesi) sno state ritrovatenei disposte ai lati della esedra di una tomba dei giganti: le statue non sarebbero in rapporto culturale con la tomba essendo più antiche di quest'ultima.
 
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view post Posted on 27/5/2012, 19:45
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CITAZIONE (DedaloNur @ 27/5/2012, 19:47) 
le stele sarde recentemente scoperte dovrebbero essere quelle del tipo Laconi

http://it.wikipedia.org/wiki/File:Statuamenhirlaconi.jpg

quella postata nel sito, sembra più simile ad una statua menih torreana

http://it.wikipedia.org/wiki/File:Filitosa..._menhirs%29.jpg

queste sono le equivalenti nuragiche, ma sono statue-betilo

http://it.wikipedia.org/wiki/File:Guerrieri_viddalba.jpg

cmq per il periodo eneolitico di recente è stata trovata una statua-menhir insolita presso Ruinas. dovrei avere delle immagini...

mentre altre statue-menhir insolite per la Sardegna (Ercole contu infati le paragonava a statue menhir francesi) sno state ritrovatenei disposte ai lati della esedra di una tomba dei giganti: le statue non sarebbero in rapporto culturale con la tomba essendo più antiche di quest'ultima.

nel sito dice anche :

CITAZIONE
However, some of the symbols carved on the stones found at Cuccuru e Lai are completely different from those of the Laconi stones

la cultura di Abealzu-Filigosa a parte le statue-stele presente altri elementi che possano far pensare a influenze esterne (cultura materiale , antropologia ecc..) ? o si è sviluppata dal sostrato della cultura di Ozieri ?

CITAZIONE
ho dei dubbi sulla rotta...

in parte ricalca la "terza ondata Kurgan" della Gimbutas cioè l'espansione della cultura di Jamna nei Balcani e in Europa orientale che tra le tre "ondate" è quella meglio documentata.
 
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view post Posted on 27/5/2012, 20:37
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sul web ho trovato questo :

www.enduro.sardegna.it/storia_nuragica.htm

CITAZIONE
I defunti sepolti nella tomba di Filigosa, deposti in giacitura secondaria, erano di ossatura gracile e di statura medio-bassa: m 1.60 la maschile, tra 1.47 e 1.42 la femminile (la maschile vicina aim 1.62 e 1.63 degli scheletri di Ànghelu Ruju e Sant’Elia di Cagliari, di cultura Ozieri). Il corredo della stessa tomba, costituito da oggetti litici e da una ciotolina di legno, tra le numerose ceramiche mostra forme tradizionali Ozieri (olla globulare con ansa a tunnel, vaso tripode con piedi arricciati) e nuove (vasi pluriangolati con carena perforata e provvista di coppie di bugne, o con cuppelle sopra il risalto spigoloso, vasi cilindrici sotto l’orlo, olle ovoidi a collo rientrante). Vi sono anche ceramiche con motivi ornamentali graffiti a cotto. Certe forme tornano a repertori vascolari della cultura francese del Peu-Richard e della grotta toscana del Fontino, nonché dell’area culturale peninsulare italiana Gaudo-Rinaldone, del Calcolitico

CITAZIONE
[...]Le sculture si rifanno a un «popolo delle statue», accantonato nella zona pastorale del Sarcidano, forse un ramo di più vaste comunità già viventi nella penisola iberica, in Francia, Corsica, Lunigiana, nell’arco alpino e più in generale nell’Occidente europeo.

Distribuzione delle statue stele in Sardegna pg.9 :

www.sardegnacultura.it/documenti/7_4_20060403120123.pdf

interessante che venga segnalata anche Sorgono , in uno studio genetico di pochi anni fa (link: www.genebase.com/doc/Haplogroup_R_Table3.pdf) era stata trovata una certa % del Hg R1a cmq bassa : 2,9% su 103 campioni però più alta delle altre località sarde prese in esame ... considerando che si tratta di un paese interno "potrebbe" essere presente da epoche remote ..dico questo solo per ricollegarmi a quella mappa sulle varie fasi della diffusione delle statue stele a partire dalla Crimea , i popoli kurgan appartenevano prevalentemente all' Hg R1a ..ovviamente potrebbe essere solo una coincidenza.. ^_^
 
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massinissa
view post Posted on 28/5/2012, 20:12




A me verrebbe da spiegare l'afflusso di genti e di oggetti con scambi commerciali, con approvvigionamenti di materie prime ( e la Sardegna, si sa, ne è ricca). Cambiamenti morfologici nelle genti della Penisola italiana a cavallo tra epipaleolitico e neolitico ve ne sono stati, ma è il risultato dell'arrivo dei neolitici (e del pacchetto neolitico) in Europa. Le trasformazioni fisiche poi avvengono anche a seguito di cambiamenti nella dieta e nei modi di vita. Quindi contatti, scambi non solo a livello meramente commerciale (selce, ossidiana, più tardi il metallo e suoi manufatti), ma anche strettamente umani. Di conseguenza anche ideologie, modi di seppellire, e anche manufatti. E' così che probabilmente si spiega un fenomeno paneuropeo come il campaniforme e più tardi il protovillanoviano ( che introduce anche se non per la prima volta, ma stavolta generalizzato, il rito funerario dell'incinerazione), seppur circoscritto alla sola penisola italica (termine che ad oggi si preferisce attribuire solo alla zona di quella che diverrà l'etruria), così come si può spiegare con quanto detto la diffusione di statue stele e stele antropomorfe in Italia, che rientrano nel fenomeno di più ampio respiro del megalitismo (e anche qui la Sardegna ha molto da raccontare!).

Mi soffermo poi su alcune vostre considerazioni che riassumo con "Gimbutas e ondate". Per la compianta Gimbutas direi che seppur stata un' eminente ricercatrice e professionista, ha dato il suo contributo in tempi lontani. Molte delle sue teorie ed ipotesi sono ad oggi confutate, così come l'ipotesi delle famose ondate (tre, che sarebbero state fautrici dell'arrivo in Italia del latino, dell'osco e dell'umbro) che ad oggi non sono più valide a livello archeologico, ma solo ed esclusivamente linguistico. Infatti oggi nessun manuale, articolo o pubblicazione parla più di queste ondate. Il fenomeno indoeuropeo non si può, pur esistendo, spiegare con l'archeologia. Si può farlo con la linguistica, questo se senza dubbio ma a livello del terreno, delle prove materiali niente ci dice in proposito...

Edited by massinissa - 29/5/2012, 16:25
 
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view post Posted on 29/5/2012, 19:29
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CITAZIONE (massinissa @ 28/5/2012, 21:12) 
l'ipotesi delle famose ondate (tre, che sarebbero state fautrici dell'arrivo in Italia del latino, dell'osco e dell'umbro) che ad oggi non sono più valide a livello archeologico, ma solo ed esclusivamente linguistico.

uhm le "tre ondate" Kurgan dalle steppe mi pare che non riguardino strettamente l'Italia quanto l'Europa centro-orientale e i Balcani...forse se ne può aggiungere una quarta e sarebbe la prima in Europa occidentale se si prende per giusta la teoria , sempre della Gimbutas , che il campaniforme si sia diffuso a partire dalla cultura di Vucedol ( a parere della Gimbutas un' amalgama fra Baden e Jamna)...altri lo fanno derivare dalle culture iberiche , altri dalla ceramica cordata olandese...da un punto di vista meramente antropologico in effetti i portatori del campaniforme assomiglierebbero più agli odierni abitanti dei Balcani occidentali (brachimorfi sfenoidi) che agli iberici o agli olandesi..tuttavia i più antichi vasi campaniformi pare che provengano dal Portogallo centrale

cmq in ogni caso anche io sono del parere che se migrazioni ci furono , furono di modesta entità..
 
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massinissa
view post Posted on 29/5/2012, 20:37




Infatti queste ondate erano state ipotizzate anche per l'Italia e non solo , per spiegare però l'arrivo nella penisola di lingue indoeuropee differenti dalle parlate preesistenti, delle quali sarebbero rimasti dei relitti come l'etrusco, il sardo il basco (ovviamente fuori contesto italiano), e ultimamente si è aggiunto anche il piceno. Quello che voglio dire è che i Kurgan magari non hanno toccato il suolo italico, ma se ne è sentita comunque l'influenza spingendo sulla Penisola genti di lingua indoeuropea. Ma è comunque ancora un argomento spinoso...

Edited by massinissa - 30/5/2012, 08:15
 
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view post Posted on 31/5/2012, 21:12
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CITAZIONE (massinissa @ 28/5/2012, 21:12) 
Di conseguenza anche ideologie, modi di seppellire, e anche manufatti. E' così che probabilmente si spiega un fenomeno paneuropeo come il campaniforme e più tardi il protovillanoviano ( che introduce anche se non per la prima volta, ma stavolta generalizzato, il rito funerario dell'incinerazione), seppur circoscritto alla sola penisola italica (termine che ad oggi si preferisce attribuire solo alla zona di quella che diverrà l'etruria), così come si può spiegare con quanto detto la diffusione di statue stele e stele antropomorfe in Italia, che rientrano nel fenomeno di più ampio respiro del megalitismo (e anche qui la Sardegna ha molto da raccontare!).

Per curiosità qualche conosci qualche articolo che ha tentato di spiegare le connessioni tra statue stele e campaniforme e poi epicampaniforme?

io non ho mai trovato nulla mi sembra un argomento completamente sottovalutato
 
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massinissa
view post Posted on 31/5/2012, 22:29




Sinceramente no. Anche perchè da come conosco io le vicende di questo periodo, mentre le statue stele appaiono lungo l'eneolitico, il campaniforme risulta in una fase finale del periodo. Quando le prime già venivano prodotte. E' indicativo infatti di esse e in particolare nelle loro rappresentazioni maschili, il pugnale tipo Remedello, che ha praticamente una durata di vita per tutto l'eneolitico italiano.
 
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