CITAZIONE
Quindi pongo a voi la domanda: com'era percepito l'inganno nel mondo greco e romano? e come era integrato nel concetto che queste stesso società avevano della "giustizia"?
Nel caso della cultura greca, ovviamente, non può non venire alla mente la figura di odisseo, definito "ricco di inganni" non in senso spregiativo ma, direi, addirittura in senso elogiativo (mentre, e anche questo è significativo, Dante lo mette chiaramente all'Inferno).
Allo stesso modo, mi viene in mente l'esempio di Sparta, dove se non ricordo male i bambini colti a rubare venivano puniti non per aver rubato, ma per essersi fatti scoprire (qui però dovrei verificare, perchè non ricordo la fonte.. qualcuno di voi può confermare?).
Qualcuno di voi sa (o sa se ci sono degli studi su) come questi due valori, la stima per l'astuzia da un lato, e il valore della giustizia venivano combinati e giustificati l'uno rispetto all'altro?
Un tema tanto interessante quanto vasto...
Ci credi se ti dico che non so neppure da dove cominciare?!
Mi prendi un po' in contropiede, ti confesso, e su un argomento su cui, per di più, ci sarebbe tanto da dire (e oggi ho anche poco tempo!). Non che io sia un esperto, eh: non ho mai letto alcun articolo o saggio su questo specifico argomento, quindi non saprei neanche farti un discorso completo e ben strutturato.
Però, alcuni esempi ce li ho già in mente...
Innanzitutto, se partiamo dalla sfera degli dèi, diversi sono gli esempi di divinità che, in un certo qual modo, sembrano 'giustificare' l'inganno e la frode con i loro atteggiamenti. Primo fra tutti, penso a Hermes, il dio che, fin da piccolo, ha sempre mostrato un comportamento tendente al furto e al raggiro. L'episodio più noto è quello riportato anche nell'inno omerico 'a Hermes', in cui il piccolo dio ruba alcuni capi di bestiame ad Apollo. La scaltrezza e l'astuzia di Hermes sono qui presentate come la disgrazia del dio, da un lato, ma, dall'altro, costituiscono anche il mezzo con cui egli riuscirà a lenire l'ira del fratellastro e a salvarsi.
Nell'inno, Hermes sostiene, di fronte alla madre Maia, di dover diventare dio dei ladri 'per necessità' (poiché entrambi vivevano segregati sulla terra, lontano dall'Olimpo, e nessun uomo, per questo, si preoccupava di offrire loro sacrifici), ma questa potrebbe essere anche una mera giustificazione per il suo comportamento; non avendo mai studiato il testo a fondo, non posso dirlo con esattezza...
Sinonimo di inganni, nel mondo greco, era anche Prometeo, il Titano 'dai torti pensieri', che ingannò le divinità olimpiche, decretando loro la sola offerta di grasso e ossa durante i sacrifici (mentre la carne sarebbe rimasta agli uomini, per i loro banchetti). Il Titano è famoso soprattutto per aver sottratto a Efesto il fuoco sacro dell'Olimpo, e per averlo redistribuito fra gli uomini, quando Zeus lo aveva chiaramente proibito. L'inganno e il furto di Prometeo furono duramente puniti da Zeus, che legò Prometeo a una montagna del Caucaso, condannandolo al supplizio che tutti ben conosciamo.
Anche qui, però, l'inganno ha una duplice valenza: è (e resta) un'azione che viene punita dagli dèi, in quanto non è conforme alla giustizia, ma è il fine che cambia (e che, forse, lo rende - almeno moralmente - meno grave). Prometeo si comporta così perché vuole aiutare gli uomini: lo fa per difendere questa stirpe, così debole di fronte alla prepotenza degli dèi, e agisce in piena consapevolezza del rischio che corre, per amore dell'umanità. Per esempio, è totalmente differente l'inganno del re Licaone, che servì a Zeus un banchetto di carne umana, con l'unico scopo di mettere alla prova la potenza del dio (e, quindi, per un motivo futile e deprecabile).
Per quanto riguarda gli eroi, il caso più famoso è, senza dubbio, quello di Odisseo, a cui già hai fatto accenno: si dice, infatti, che Odisseo incarni il 'nuovo eroe' dell'età del Ferro, in contrapposizione ai vecchi modelli dell'età micenea, in quanto il re di Itaca non vince i suoi nemici solo e soltanto con la forza, ma utilizza anche la sua grande astuzia (che diventa la sua virtù principale).
E' con l'inganno che Odisseo riesce a penetrare nella città di Troia (rimasta inviolata per ben dieci anni di assedio); ed è sempre con l'astuzia che riesce ad avere la meglio su Polifemo (contro cui l'uso della forza bruta non sarebbe valso a nulla). Inoltre, se non fosse stato sempre per la sua abilità nell'ingannare il prossimo, il re di Itaca non avrebbe mai potuto addentrarsi inosservato nel suo palazzo, e debellare tutti i pretendenti, che, nel frattempo, cercavano di insidiare la fedeltà della sua regina...
Similmente, dovrebbero essere noti diversi casi analoghi, anche nella storia vera e propria (quantomeno, parlo per la civiltà greca).
Non conoscevo questo costume spartano di cui tu parli (posso provare a informarmi), ma, per esempio, mi viene in mente il caso clamoroso delle mura di Temistocle, che lo stratega fece realizzare in fretta e furia dagli Ateniesi, con l'inganno, contro il volere degli Spartani (non sto a raccontare la storia nel dettaglio, un buon riassunto potete trovarlo qui:
http://it.wikipedia.org/wiki/Temistocle#Co...asione_persiana).
Ora, è indubbio che si sia trattato di una frode nei confronti dei vecchi alleati; ma ciò che Temistocle ha fatto, lo ha fatto prima di tutto per la sua città. Diciamo dunque che, forse, nella mentalità greca, l'atto deprecabile resta tale agli occhi della Legge, ma, a ben vedere, vale il detto secondo cui 'il fine giustifica i mezzi'. Questa, quantomeno, è la conclusione che io ho tratto dalle nozioni di cui sono in possesso.
Edited by Perseo87 - 6/11/2011, 18:23