Ostraka - Forum di archeologia

La donna nell'antica Grecia, due reperti su cui riflettere

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Perseo87
view post Posted on 3/2/2012, 12:44 by: Perseo87
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Ciao Luca.
Innanzitutto, ti ringrazio per aver scelto di commentare proprio questo mio vecchio post, il tuo contributo è davvero interessante e ci sono alcuni aspetti che meriterebbero di essere approfonditi. Mi riserbo alcune personali osservazioni:

CITAZIONE (Greco 78 @ 3/2/2012, 06:43) 
Nondimeno già nell'Odissea (opera che ha forgiato la cultura greca) abbiamo esempi di libertà concessa ad una donna. Mi riferisco a Nausicaa figlia di Alcinoo. Infatti, la figlia del re dei Feaci incontra Odisseo mentre è intenta in giochi (al di fuori del contesto palaziale e domestico) sulla spiaggia con le sue ancelle. Ancora dall'Iliade e dalle tragedie greche che si rifanno, in parte, agli "scritti" omerici (pensa alle Troiane di Euripide ad esempio) si possono trovare episodi che indicano un certo grado di importanza delle donne sulla scena politica e sociale (E' Ecuba ad indirizzare Menelao nel discorso con la moglie Elena ed è sempre la moglie di Priamo a parlare con gli invasori greci).

Ciò che dici, riguardo alla maggior libertà (e importanza) della donna in Omero, è indubbiamente corretto. Mi chiedo solo se (e quanto) possa essere, però, anche rappresentativo della condizione femminile in età classica.

Mi spiego: l'Iliade e l'Odissea sono due poemi di difficile inquadramento, anche per quello che concerne il problema della 'questione omerica'. Gli studiosi, ancora oggi, si trovano a dibattere su quale sia l'effettivo momento storico di cui tali poemi si fanno rappresentanti, in quanto entrambi potrebbero essere costituiti da un nucleo di canti molto antichi (tramandati oralmente), ma corredati da una serie di aggiunte e modifiche, avvenute durante il passaggio dal mondo miceneo a quello greco. Come giudicare, dunque, il contesto della società omerica? Si tratta di un riflesso genuino del mondo miceneo del TB, o di quello greco della prima età del Ferro (oppure, ancora, è una contaminazione di entrambi)?

L'analisi delle figure delle regine omeriche (Penelope in primis) ci rimanda all'immagine di una kyria dotata di ampio potere e controllo sull'intera reggia. Nelle tavolette micenee, per esempio, il termine po-ti-ni-ja (equivalente del greco potnia, 'signora'), è utilizzato spesso per indicare, con molta probabilità, la regina stessa del palazzo (anche se lo stesso termine potrebbe indicare pure la dea, in contesti di carattere sacrale). Dall'analisi filologica della documentazione, pare che questa 'signora' fosse preposta a una grande varietà di compiti di grande responsabilità all'interno del palazzo (controllo su merci, magazzini, distribuzioni, personale etc.). A questo, si aggiunga l'accoglienza che queste offrono a invasori, ambasciatori e viandanti (che traspare dai poemi stessi). In nuce, forse, la potnia micenea e la kyria greca potrebbero essere, quindi, idealmente vicine; ma, se volessimo andare più a fondo, non so se (e fino a che punto) la donna omerica possa essere paragonabile a quella dell'età classica.

CITAZIONE (Greco 78 @ 3/2/2012, 06:43) 
Se poi passassimo alla sfera divina troveremmo ancora più esempi che qui mi pare anche superfluo elencare (d'altronde Atena, dea principale del pantheon greco, è armata di tutto punto come un oplita, ed ancora Artemide (Potnia) viene rappresentata spessissimo come cacciatrice ed arciere infallibile, vedi ad es. il mito delle Niobidi insieme al fratello Apollo).

Anche questo è corretto. Diciamo che, personalmente, ho cercato di attenermi a esempi più 'umani', senza sconfinare nella sfera divina, in quanto le prerogative di una dea difficilmente potrebbero essere riscontrabili nella vita quotidiana di una donna greca (oltre alla figura di Artemide cacciatrice penso, per esempio, al ruolo di giudice svolto da Atena, nel processo a Oreste...).

CITAZIONE (Greco 78 @ 3/2/2012, 06:43) 
Una differenza riscontrabile è sicuramente data dall'età della donna e dalla sua posizione sociale (nubile-sposata). Si nota, infatti, una libertà maggiore per le ragazze che ancora non hanno marito. Mi viene in mente, a tal proposito, una serie di produzioni vascolari della seconda metà del V sec. a . C. (attiche ma rinvenute in varie zone della Grecia e Magna Grecia come Cuma) dove si osservano fanciulle dedite a giocare da sole o in compagnia di altre fanciulle (sempre all’interno di uno spazio chiuso però); si tratta di un chiaro indice di una relativa libertà concessa alle giovinette prima di essere poste sotto il "giogo" maschile.

Sì, una cosa del genere mi pare fosse stata accennata sul forum anche in precedenza, relativamente alle 'orsette' di Brauron. Indubbiamente, la vita matrimoniale costituiva un vero e proprio giogo per la donna, che vedeva ulteriormente ridotte le sue libertà personali.

A tal proposito, trovo interessante lo spunto offerto dal mito di Atalanta: http://it.wikipedia.org/wiki/Atalanta_(mitologia)#Il_mito. La bambina (non a caso, svezzata da un'orsa), fu raccolta e allevata da un gruppo di cacciatori, divenendo, col tempo, un'abilissima cacciatrice (un ruolo tipico degli uomini). L'oracolo, però, le aveva predetto che avrebbe perso ogni sua abilità nella caccia, il giorno in cui fosse stata presa in moglie da un uomo (dunque, anche qui, abbiamo un'allusione al matrimonio come fine della libertà per questa eroina).

CITAZIONE (Greco 78 @ 3/2/2012, 06:43) 
Contro ciò che ho appena scritto esistono gli esempi locresi collegabili alla pratica della prostituzione sacra che è, comunque, accessoria di un culto poliadico. Oppure mi vengono in mente figure di notevole rilievo come la Pizia delfica o la Sibilla Cumana (ma l’importanza del ruolo collegabile con i culti oracolari era inficiata dal fatto che la donna dovesse andare in trances per vaticinare-ergo perdeva il raziocinio ed il controllo di se stessa; prerogative essenziali dell’uomo greco).

Eh, ma guarda, mentre leggevo il tuo commento, anch'io avevo ripensato alla figura della Pizia delfica... E il rimando mi pare assai interessante (anche in connessione con le baccanti, da te sopra citate). Infatti, se è vero che alcuni santuari erano retti da oracoli e profeti maschi - penso a quello di Zeus a Olimpia - è altrettanto vero che il più importante oracolo di tutta la Grecia (quello delfico, appunto) si affidava ai discorsi deliranti di una donna.
La donna parrebbe essere, in taluni contesti, lo strumento privilegiato del dio, attraverso il quale esso si esprime, previa possessione del soggetto (un concetto analogo a quello dell'enthousiasmos dionisiaco, che invasa le baccanti). L'uomo-sacerdote, anche in questo contesto, ha sempre un ruolo di controllo fondamentale (erano i sacerdoti di Apollo, infatti, che raccoglievano le parole sconnesse della Pizia, formando le enigmatiche risposte da dare a chi era giunto fino a Delfi, per consultare l'oracolo). Ma senza la donna, in questi casi, il dio non parrebbe poter entrare in contatto con il fedele.

Un discorso simile dovrebbe valere (credo) anche per la questione della prostituzione sacra (argomento su cui, però, confesso, sono meno preparato): nel momento in cui l'uomo si unisce alla prostituta della dea, non si unisce carnalmente alla donna, ma alla dea stessa. Il corpo della donna, dunque, si fa strumento e mezzo di contatto, per mettere in comunicazione diretta il fedele con la divinità (non sono certo che esistesse anche una 'prostituzione sacra maschile', e anche Wikipedia ne dà solo alcuni accenni dubbiosi: http://it.wikipedia.org/wiki/Omosessualit%...i_mediorientali).

CITAZIONE (Greco 78 @ 3/2/2012, 06:43) 
Un discorso diverso si può fare, invece, su come i greci intendessero la donna al di fuori della Grecia. Infatti, sovente, donne barbare rivestono ruoli e prerogative maschili di notevole importanza ( vedi le Amazzoni ed il ruolo che rivestono nella cultura greca le figure di Antiope o di Pentesilea). Rimane da dire che verso questi personaggi esiste un’ indubbia accezione negativa (le Amazzoni sono nemiche dei Greci sin da Troia e in età classica assumono un'iconografia molto vicina al popolo persiano).

Concordo con questa tua idea. Penso, per esempio, a una figura come quella di Medea (unica donna ammessa a navigare a bordo dell'Argo, con un'equipaggio di soli uomini), o, se volessimo restare più nel concreto, al caso delle donne etrusche, tanto criticate da Aristotele, perché potevano banchettare sdraiate con i loro mariti.
 
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