CITAZIONE (Belisarius @ 8/3/2020, 20:35)
riprendo questa discussione per un chiarimento tecnico : le stele ed in generale la roccia, può essere datata scientificamente in campo archeologico, con le analisi degli isotopi ? O questo succede per le rocce solamente in paleontologia, visto che la roccia in sé ha milioni di anni
La cosa buona è che quando vi sono dei falsi, ci sono sempre altri archeologi che riescono a smascherare il falso
Posso provare ad aggiungere qualche breve informazione sulla base delle mie personali conoscenze, che tuttavia dubito possano essere di grande aiuto, dal momento che io non mi occupo di basalti (di cui è composta la stele in oggetto), bensì di marmi statuari.
Nel caso dei marmi cristallini, l'analisi isotopica viene effettuata non tanto per datare il frammento o la scultura, quanto piuttosto per cercare di ricostruire la provenienza del materiale esaminato. Questo genere di analisi, applicato ai campioni polverizzati di marmi antichi attraverso uno spettrometro di massa, ha come oggetto di indagine il rapporto fra isotopi 13-C/12-C e 18-O/O-16. Il principio secondo cui marmi provenienti da una stessa regione - e dunque formatisi nello stesso periodo geologico - dovessero avere anche una composizione isotopica simile fu formulato (e applicato con successo a fini archeometrici) già agli inizi degli anni '70. In ogni caso, il solo esame isotopico non è di per sé sufficiente a dare un risultato sicuro, e per questo si tende a incrociare il dato che ne deriva con quello di almeno un altro esame (fra cui il più gettonato è quasi sempre quello della sezione sottile, che permette di analizzare al microscopio ottico la tessitura cristallina del marmo).
Oggi ci sono gruppi di ricerca nati dall'impegno di grandi studiosi (due nomi su tutti, Lazzarini e Attanasio), che cercano di realizzare database sempre più grandi e consistenti, contenenti i dati isotopici derivati da campionature effettuate su più punti dei fronti delle antiche cave, note dalla ricerca archeologica, così da avere più possibilità di confronto - e dunque anche un margine sempre più ampio di sicurezza - nell'identificazione dei campioni marmorei da esaminare.
Un esempio per tutti possono essere le celeberrime cave del marmo insulare di Paros, un marmo bianco fra i più apprezzati durante tutta l'antichità, e largamente impiegato in Grecia, soprattutto fra VI e V secolo a.C. Oggi sulla base delle attività di ricerca svolte si conoscono almeno quattro cave antiche, fra le quali le più intensamente sfruttate furono senza dubbio quella di Stephani (che fornisce il marmo detto "Paros 1", identificato dagli studiosi come il più pregiato
lychnites, descritto da Plinio il Vecchio) e quelle a cielo aperto di Lakkoi (il cui marmo è identificato come "Paros 2").
Detto questo, non conosco personalmente metodi archeometrici in grado di "datare" una scultura (o quantomeno, non una scultura in marmo) - anche perché, come avete giustamente detto, l'esame finirebbe inevitabilmente per datare non tanto la realizzazione della scultura in sé, bensì l'età del materiale con cui essa è stata realizzata (fornendo quindi una datazione in teoria più utile ai geologi, che non agli archeologi). Perciò, per datare una scultura in marmo, ancora oggi ci si affida soprattutto all'esame stilistico, e, ove siano presenti iscrizioni sulla superficie, anche a quello epigrafico.
CITAZIONE (dceg @ 9/3/2020, 08:33)
Ricordo di aver letto, ma molto tempo fa e non saprei più dove, della possibilità, almeno in alcuni casi, di datazione della roccia, o meglio della lavorazione della superficie della roccia in base, se la memoria non mi tradisce, all'esposizione alla luce solare. Comunque fenomeni di erosione, di corrosione, ecc. dovuti ad esempio agli agenti atmosferici, possono in determinati casi permettere una datazione. Quel che interessa è appunto non l'età della roccia in sé, ma quando essa fu lavorata.
Non so se tu ti riferisca a questo:
www.uniss.it/cesar/strumentazioni/...il-metodo-della.
Qui si parla di esami che sfruttano la tecnica della luminescenza - OSL (Optically Stimulated Luminescence) e post-IR IRSL (Infra Red Stimulated Luminescence) - e si dice che siano in grado di determinare quando una data roccia è stata esposta per l'ultima volta alla luce del sole (o a un'altra forma di riscaldamento). Confesso di non conoscere nel dettaglio questi tipi di analisi, anche se, a quel che mi pare di capire, si dovrebbero poter effettuare però solo su rocce sedimentarie (in presenza di grani di quarzo e k-feldspato), e comunque, anche in questo caso, il loro utilizzo parrebbe avere riscontro perlopiù in campo geologico.