Credo che potrebbe essere interessante analizzare alcuni fenomeni tipici che coinvolgono le strutture durante la propria vita funzionale e nel corso della fase di ruderizzazione. Una conoscenza di questi meccanismi di collasso (o possibile collasso) anche se non hanno un'attinenza vera e propria con l'archeologia in toto, possono interessare alcune branche di essa, come l'archeologia dell'architettura, o fornire informazioni utili a chi si occupa di restauro.
Personalmente ritengo che possano anche costituire una chiave di lettura interessante del patrimonio architettonico, anche per il semplice appassionato che solitamente guarda una struttura solo dal suo lato artistico, prescindendo da quelo fisico.
Uno dei fnomeni più descritti anche nei testi che si occupano di storia delle tecniche costruttive è quello dell'arco naturale.
Viene indicato come “arco naturale” un fenomeno fisiologico di cedimento delle strutture che presentano delle luci, o volute e quindi artificiali, o dovute a crolli di varia natura.
L’intradosso dell’arco naturale presenta andamento parabolico (segmentato in caso di struttura muraria), in assenza di crollo tale andamento è assunto dalle lesioni.
Il meccanismo che si innesca nella formazione dell’arco è quello di una membratura portata da un architrave. In questa configurazione va a gravare sulla struttura non una porzione di membratura di base pari alla lunghezza della luce e altezza verticale, ma una porzione approssimativamente costituita un triangolo equilatero con base pari alla lunghezza della luce (di conseguenza tra i lati si hanno angoli di 60°). L’arco naturale si forma quindi in seguito al distacco della sola porzione gravante sull’architrave.
Ovviamente il profilo assunto nella configurazione reale dipende da vari fattori legati alle modalità con cui si innesca il cedimento e alle caratteristiche geometriche e fisiche della membratura che non sempre approssima un solido omogeneo isotropo.
Il processo doveva essere ben noto fin dall’antichità per esperienza diretta, particolarmente per i cedimenti delle fondazioni (elemento più delicato nelle costruzioni antiche) che innescavano fenomeni di rottura fragile nelle strutture portate.
Ne seguono tutte le applicazioni di archi di scarico a prevenire cedimenti differenziati. Si tratta quindi di un esempio di processi fisici noti contrastati nella pratica costruttiva in modo empirico ma, in alcuni casi, efficace.
Per spiegare meglio il fenomeno basta guardare alcune foto:
www.manualihoepli.it/media/doc/foto_df/09.jpgwww.manualihoepli.it/media/doc/foto_df/10.jpgin questi primi due casi (tratti dalla documentazione fotografica consultabile online allegata al testo "lesioni degi edifici" di R.Di Francesco) le lesioni sono innescate dall'eccessiva inflessione dell'architrave, in legno nel primo caso in muratura a arco ribassato nel secondo.
Spero nel tempo di poter arricchire la discussione con altre foto con esempi di questo tipo in edifici storici. Ogni contributo è gradito