Ostraka - Forum di archeologia

Il riso sardonico di Odisseo: perchè?

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view post Posted on 11/3/2012, 00:23
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CITAZIONE
Ho citato il caso del termine σαρδονικον, usato dai Greci riferendosi al lino della Colchide, come riferisce Erodoto, perche' in questo caso e' difficile pensare ad una connessione con la Sardegna.

magari la connessione colchide sardegna non c'è anzi secondo me è così. ma cosa ci dice che non vi fosse la connessione tipologia di lino-sardegna?
e poi, se il riso sardonico di talo è connesso alla sardegna perchè proprio quello di Odisseo dovrebbe esser connesso a qualcos'altro?
 
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view post Posted on 11/3/2012, 00:58
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CITAZIONE (lama su @ 10/3/2012, 12:43) 
In questo caso i dati sono semplicemente troppo pochi e troppo vaghi (ci manda il significato preciso dei termini, e non sappaimo se SRDN è una radice unica, o è composto da 2 o più radici, e come tali eventuali radici vanno divise -perchè SR-DN e non S-RDN o anche S-RD-N?) perchè la linguistica sia di qualsiasi utilità.

queste sinceramente non sono domande che dovresti rivolgere a me. tutti leggono in srdn'b il nome della sardegna, e in 'b il complemento di stato in luogo. è anzi questa una delle poche cose su cui gli studiosi, che io sappia, sono d'accordo, sulla stele di nora.
Se c'è unanimità su quel termine e sulla sua lettura come nome della sardegna (non scomposto, ma unitario) una ragione ci sarà, ma io che non sono linguista, non posso fornirtela, spiacente.


CITAZIONE
non proprio. la parola che compare nei testi Ugaritici non è s-r-d-n ma th-r-d-n (e forse dh-r-d-n ).
È vero che in ugaritico th a volte sembra sostituirsi a sh, e dunque si può argomentare che th-r-d-n = sh-r-d-n (e personalmente io la penso così, anche se questa equivalenza solleva delle domande sulla pronuncia originale di tale parola, sui dialetti ecc che non interessano qui).
Quindi è vero che la parola sembra apparire nei testi di ugarit (per me, personalmente l'equivalenza è verosimile) però è anche importante che la parola appare scritta in una forma leggermente diversa che comunque dovrebbe invitare alla cautela.

Bene , vedo che concordi. Il termine thrdn, non l'ho riportato, andando direttamente al termine shrdn, bnchè sapessi di questo problema. Fatto stà che come tu stesso dici, i due termini sembrano equivalenti nel significato, benchè diversi nella morfologia e nella pronuncia. a noi interessa questo, per adesso.

C'è però anche dell'altro, alcuni, (adesso l'ora e tarda e vado a braccio sperando di ricordare bene,) usano il doppio termine th-sh come in stretta analogia proprio ai termini usati nella stele di nora. Se non erro il thrdn come il vero nome del luogo, cioè dell'isola (in effetti nella stele di nora forse compare una parola talvolta anche interpretata come tartesso (domani la cercherò ora non ricordo), mentre il termine srdn sarebbe il nome dell'etnia.

Non ho nulla contro la tua cautela, so che è dettata dalla doverosa prudenza e non dal pregiudizio, ma io noto che altri, pur prudenti traggono conclusioni nel senso di una riconduzione dl termine o dei termini alla sardegna, se ben ricordo la cosa fu avanzata dal Lipinski. A onor del vero Lipinski trova in questa scissione , un espediente per giustificare la'rrivo de sherdne sull'isola dopo la sconftta con l'egitto. almeno ricordo così.

CITAZIONE
per quanto riguarda il significato, dato il contesto in cui appare la parola ugaritica può avere un'infinità di significati. la traduzione "mercenari" è data, penso, principalmente sulla base dell'ittita, dove abbiano una parola shardija- che significa "alleato" "supporter" "aiutante" e una parola shardijatar / shardijann- che significa "alleanza" "aiuto".

Tutte queste forme potrebbero, forse (lungi dall'essere sicuro), derivare da una radice indoeuropea sher- = "proteggere" (si veda per esempio anche il Lidio sarenta- e saroka- che potrebbero significare "protettore" e "protezione")

interessante.
CITAZIONE
non mi sembra che ugarit abbia mai detenuto il controllo di cipro.

entrambi i regni erano indipendenti, o entrambi vassalli dell'impero ittita, ma l'uno non era controllato dall'altro.

potrei essermi confuso, ma se non vado errando lessi qualcuno che ipotizzava un controllo di Cipro da parte di Ugarit.
Comunque ai fini del nostro discorso poco cambia. Volevo solo sottolineare ome per la sardegna siano attestati rapporti con Cipro, e con l'area Nord Siriana. a breve dovrebbero anche spedirmi qualcosa di nuvo al riguardo.. :P



CITAZIONE
infine, per quanto riguarda il discorso di come in realtà basta una piccola elité straniera per rinominare un'intera nazione, si può prendere l'esempio della Russia, il cui nome attuale, Russia, deriva dai Russ, una tribù di origini vichinghe che conquistarono Kiev alla fine del IX secolo. Di fatto la russia, il più grande paese slavo del mondo, ha un nome che deriva da un pungo di predoni scandinavi.

e qui però ritorniamo al mio punto di vista originario. non c'è traccia di invasione e di conquista alloctona. Se ciò si fosse verificato il quadro archeoogico dovrebbe esser diverso. mentre la frequentazione, e l'influenza, come tentavo di spiegare, dal mio punto di vista, deve passare per un atto di condivisione dell'etnia autoctona. mercenari o meno.

sino all'abbattimento dei giganti di monte prama, i gruppi gentilizi sardi, continuano ad identificarsi nel nuraghe come simbolo di appartenenza, segno che l'etnia non era mutata (infatti nessuno lo sostiene).
 
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view post Posted on 11/3/2012, 11:56
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CITAZIONE (Mario_A @ 10/3/2012, 19:21) 
Ho citato il caso del termine σαρδονικον, usato dai Greci riferendosi al lino della Colchide, come riferisce Erodoto, perche' in questo caso e' difficile pensare ad una connessione con la Sardegna. In breve, non e' che σαρδανιον in Omero possa avere un altro significato?

Come diceva Perseo, proviamo ad approfondire lo spunto di Mario, da tutti i punti di vista.

come dicevo poc'anzi, non bisogna per forza supporre che il lino sardonico, tradisca un rapporto con la Colchide. questo parrebbe anche a me, un pessimo modo di ragionare, tant'è che non ho mai azzardato alcunchè di simile.

tuttavia, l'opposto ragionamento di Mario, mi sembra altrettanto errato. lui dice: poichè Sardegna e colchide non c'entran nulla con l'altra anche l'aggettivo non è da riferirsi alla sardegna.

faccio fotare, l'aggettivo sardonico Erodoto lo riferisce al lino, . Io do per scontato che sia noto...ma magari a voi non lo è, per cui l'ipotesi non vi viene nemmeno in mente, ma la produzione del lino, in sardegna è attestata fin dalla preistoria. .

come in questo, purtroppo brevissimo, intervento afferma l'archeologa Cinzia Loi,

CITAZIONE
). La fibra tratta dal lino domestico (Linum usitatissimum) è la più diffusa durante la Preistoria; i più antichi frammenti di tessuto in lino risalgono al Neolitico Antico (VIII-VII millennio a.C.) e vengono dal Vicino Oriente (Grotta di NahalHamar in Plestina e più tardi nel villaggio di Catal Huyuk in Anatolia). In Europa le testimonianze relative ai primi tessuti provengono dall’insediamento tedesco di Kuckhoven (Colonia– cultura della Bandkeramik, VI-V millennio a.C.), conservati in un antico pozzo grazie alla presenza di un ambiente umido. In Italia i tessuti in lino divennero diffusi a partire dall’Età del Bronzo, soprattutto nei villaggi palafitticoli di Ledro e Fiavè in Trentino, da dove provengono molti resti di intreccio. Semi di lino sono stati rinvenuti in Italia per la prima volta nel villaggio del Neolitico Antico della Marmotta, sul lago di Bracciano.
dgfbrst


Dalla ricerca etnografica alla sperimentazione - La ricerca etnografica condotta dalla scrivente in un’area centrale dell’isola, nella regione storica del Barigadu, ha dimostrato come molte tecnologie e oggetti connessi alla lavorazione del lino, siano rimasti praticamente immutati dall’antichità fino quasi ai giorni nostri. In questo territorio la semina, praticata ovunque in piccole quantità per sopperire agli usi domestici, avveniva in ottobre o in novembre. Particolarmente rinomato era il lino di Busachi (Oristano). All’inizio della stagione secca, a maggio, quando la pianta diventa gialla, veniva estirpata e raccolta in piccoli fasci, successivamente stesi sul campo a seccare con la radice rivolta verso l’esterno. Dopo qualche tempo i fasci venivano battuti con un maglio di legno, in modo da estrarre il seme dalla capsula. Gli steli liberati dai semi, raccolti per la semina dell’anno successivo, venivano immersi in un rio, in modo che l’acqua e i microrganismi potessero indurre la decomposizione dei fusti, che facilita la successiva separazione delle fibre dalla parte legnosa. Dopo un periodo di 10-15 giorni gli steli venivano posti nuovamente ad essiccare, questa volta in posizione eretta e, successivamente, sfibrati attraverso la gramolatura effettuata qui con due differenti tipologie di gramole (s’àrgana e sa takkula).

Fra le due fasi della gramolatura, il lino veniva posto ad seccare all’interno del forno del pane accuratamente pulito, operazione che agevolava ancor di più il distacco della fibra. Le fibre venivano poi scapecchiate mediante uno scapecchiatoio, una sorta di grande pettine di legno con i denti metallici (su pettene). Quando la fibra era pulita iniziava la filatura. Strumenti principali di questo procedimento erano il fuso (su fusu), la fusaiola (s’urtieddu) e la conocchia (sa cannuga). Il fuso non è altro che un’asta di legno che presentava qui, nell’estremità superiore, una capocchia emisferica sempre di legno, dotata esternamente di una scanalatura nel mezzo - utile a ricevere il filo - e di un gancio in cima al quale veniva fissato il filo. La fusaiola è una piccola massa forata in legno o pietra, di forma per lo più discoidale, che serviva a zavorrare la base del fuso e che creava un “effetto volano” necessario ad ottenere una migliore torcitura delle fibre per formare il filo. La conocchia o rocca è uno strumento di canna forato nella parte mediana; in esso si avvolgeva una determinata quantità di fibra ancora grezza (su curizone). Per formare il filo si tirava una piccola massa di fibra dalla conocchia, la si arrotolava con le dita e la si fissava al fuso; con il pollice e l’indice le si imprimeva un rapido movimento rotatorio e, mentre si tendeva man mano dell’altra fibra dalla rocca, la si faceva scorrere rapidamente con il palmo della mano dall’anca al ginocchio. Ottenuta una certa quantità di filo, si passava a realizzare la matassa mediante l’utilizzo dell’aspo (su sorbidorzu), un bastone di legno con due pioli trasversali alle estremità, orientati in direzione opposta attorno ai quali si avvolgeva, incrociandolo abilmente, il filo. Terminata questa operazione, la matassa così ottenuta veniva sistemata nell’arcaiolo (su sorbu ’e trama), attrezzo di legno che, girando su un perno, agevolava l’operazione manuale di svolgimento della matassa e di riavvolgimento del filo in gomitoli.
Nell’ambito del progetto sperimentale di fabbricazione delle corde, tutte le fasi sopra descritte sono state verificate più volte. Fra di esse quelle più critiche sono risultate quelle relative alla macerazione e alla filatura. Infatti, una macerazione sbagliata incide negativamente sulla qualità della fibra così come una non perfetta filatura limita la robustezza ed uniformità del filato e, di conseguenza, del prodotto corda.
Il metodo utilizzato per la produzione della corda è quello classico della torcitura ed il numero dei fili è stato calcolato sulla base di considerazioni e indicazioni che, per mancanza di spazio, verranno affrontate prossimamente in questa stessa rivista.

www.sardinews.it/una%20volta.html

dunque a me non parrebbe impossibile che i Greci, abbiano notato in una particolare coltura del lino in colchide, delle somiglianze con il lino prodotto in Sardegna, magari, anzi senz'altro, a loro più noto, per cui non fecero altro che denominare "sardonico" il lino della colchide per dare un idea delle caratteristiche del lino in Colchide.

inoltre proporrei, poichè la notizia del lino sardonico è contenuta in Erodoto, di confrontare l'aggettivo sardonico di Erodot, con i termini usati da Erodoto per indicare l'isola di Sardegna.
a dire il vero, poichè, senz'altro la notizia del riso sardonico di Talo è riferita alla sardegna , proporrei di confrontae anche l'aggettivo del ris sardonico con quello del lino.



CITAZIONE (Perseo87 @ 9/3/2012, 17:35) 
Personalmente, non ritengo impensabile che già Esiodo potesse aver ricollocato Telegono e Circe in Italia (dato che, all'epoca in cui lui scriveva, quella era già considerata la nuova frontiera dell'esplorazione e del colonialismo greco). Inoltre, verso le 760 a.C., dovrebbe essere stata composta anche la meno nota 'Telegonia' (un poema epico minore, oggi perduto), a opera di un certo Cineto di Sparta. Per questo, ritengo abbastanza giustificabile la presenza di una 'spina sardesca' per Telegono (che, dunque, sarebbe giunto a Itaca dall'area tirrenica).

questo è veramente interessante. Non so se hai leto il pdf da te postato Perseo, ma, Cineto è anche l'autore a cui si fa riferire il nucleo più arcaico dei miti Talos!!
:P questo non lo sapevo, per cui grazie mille

è molto interessante constatare che un autore ciclico che scrisse una telegonia,ambientata nel tirreno, abbia riportato anche le iù arcaiche informazioni su Talos connesso alla Sardegna.
 
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view post Posted on 11/3/2012, 12:17
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CITAZIONE (Perseo87 @ 9/3/2012, 17:35) 
L'idea di una connessione fra il vecchio Odisseo che ride sardonicamente, da un lato, e il geronticidio sardo descritto dalle fonti latine, dall'altro, parrebbe interessante... Personalmente, però, vedrei questa risata più in connessione con il tentativo di Ctesippo di colpire il vecchio mendicante con la zampa di un bue (Od. XX, vv. 299-302). Anche perché, in questo caso, il vecchio (Odisseo) non finisce per morire, ma sa che, di lì a poco, saranno i suoi assalitori a essere uccisi (mentre, nel caso del geronticidio sardo, se non ho capito male, avveniva l'esatto opposto).

oggi che ho tempo, aprofitto per rispondere per bene...dato che posso rivedermi alcune cose ed evitar le imprecisioni della mia fallace memoria.

in mertio a questa obiezione di Perseo, sono andato a rivedermi

I. Didu, La sardegna e i greci,

riporto:

CITAZIONE
una notizia attribuita a Timeo, il quale avrebbe riferito come in Sardegna i vecchi di 70 anni venissero uccisi a bastonate e sassate dai figli e precipitati in un fossato; nel perire i vecchi ridevano di un riso che per la crudele situazione e l'ambiente in cui si svolgeva il rituale, veniva chiamato "sardonio"; secondo una diversa lettura a ridere erano invece gli uccisori, mentre gli uccisi venivano sacrificati a Crono

secondo me la differenza (se a ridere siano gli uccisi o gli uccisori) è poco rilevante. perchè probabilmente a ridere erano entrambi.
bisogna riflettere sulla possibile funzione del riso in connessione alla morte, e magari al sacrificio.

però secondo me, c'è anche una finezza da considerare in Omero, il quale fa di Odisseo un fasullo vecchio
 
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La tua ipotesi (e cioè, di una somiglianza fra il lino sardo e il lino colchico, tale da giustificare l'aggettivo 'sardonico' anche per quest'ultimo), Dedalo, mi era parsa inizialmente la più convincente. Leggendo il passo di Erodoto nella sua interezza (II, 105), però, mi è venuto qualche dubbio.
Vi riporto questo breve estratto dal testo (trad. A. Izzo d'Accinni):

CITAZIONE
Ma anche un'altra cosa dirò intorno ai Colchi e al fatto che sono simili agli Egiziani. Il lino, essi soli e gli Egiziani lo lavorano alla stessa maniera, e il sistema di vita e la lingua sono somiglianti fra loro. Il lino colchico è chiamato dai Greci sardonico, mentre quello che proviene dall'Egitto è chiamato egiziano.

Per dimostrare la discendenza dei Colchi dagli Egizi, Erodoto afferma che anche l'arte della lavorazione del lino era molto simile nei paesi di entrambi questi popoli. Anzi, a ben vedere, dice espressamente che l'arte di lavorare il lino dei Colchi trova confronto solo in quella in uso presso gli Egizi ('essi soli e gli Egiziani lo lavorano alla stessa maniera').
La lavorazione del lino in Sardegna, dunque, parrebbe restare fuori da questo paragone.
 
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view post Posted on 11/3/2012, 13:35

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CITAZIONE (Perseo87 @ 11/3/2012, 12:32) 
La lavorazione del lino in Sardegna, dunque, parrebbe restare fuori da questo paragone.

A questo aggiungerei che nell'antichita' era l'Egitto il piu' grande produttore ed esportatore di filati di lino. Infatti erano fra i prodotti commercializzati dai Fenici, che lo rivendevano in tutto il Mediterraneo. Perfino in epoca romana il lino veniva coltivato e filato soprattutto in Egitto. Il lino e' considerato un'innovazione introdotta dal Medio Oriente durante il Neolitico, tuttavia, a differenza di altre piante introdotte nel Neolitico (come ad. es. il grano), le sue varieta' naturali sono diffuse anche in Europa e nel bacino del Mediterraneo. Il lino e' stato coltivato inizialmente per l'olio e poi per le fibre. Le piu' antiche tracce archeologiche di lino coltivato sono attestate in Siria risalente a circa 9000 anni fa. Recenti studi genetici hanno indicato che il lino coltivato ha avuto un'unica origine. Cioe', anche se era largamente diffuso, la sua coltivazione e' iniziata in Medio Oriente circa 9000 anni fa e poi introdotta nell'area del Mar Nero ed in Egitto durante il Neolitico.

Anche se e' vero che in Sardegna c'e' un'antica tradizione del lino (ma quanto antica? ), non conosco fonti antiche che colleghino la Sardegna al lino.

Edited by Mario_A - 11/3/2012, 17:02
 
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CITAZIONE (DedaloNur @ 11/3/2012, 11:56) 
inoltre proporrei, poichè la notizia del lino sardonico è contenuta in Erodoto, di confrontare l'aggettivo sardonico di Erodot, con i termini usati da Erodoto per indicare l'isola di Sardegna.

l'aggettivo che Erodoto usa per dire sardo e' Σαρδόνιον quando si riferisce al Mare di Sardegna che circonda anche la Corsica, a proposito della battaglia navale dei Focesi contro una coalizione di Etruschi e Cartaginesi (Storie, I,166).
 
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view post Posted on 11/3/2012, 23:45
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CITAZIONE (Mario_A @ 11/3/2012, 17:25) 
l'aggettivo che Erodoto usa per dire sardo e' Σαρδόνιον quando si riferisce al Mare di Sardegna che circonda anche la Corsica, a proposito della battaglia navale dei Focesi contro una coalizione di Etruschi e Cartaginesi (Storie, I,166).

ottimo spunto quello di controllare la forma aggettivale del mare sardo, così dovremmo aver eliminato ogni dubbio: infatti sono andato a rivedermi le varie forme dell'aggettivo nella fonte che ho citato stamane (I. Didu ii greci e la sardegna) che le riporta tutte, e già in Omero la parola è la medesima Odisseo ride Σαρδάνιον, Talos, idem, e compare anche Σαρδόνιον. ad esempio nel Suida, compaiono contemporaneamente entrambe le vocalizzazioni.


il riso, è colleggato dunque a Σαρδάνιον il quale è collegato ab origine a Σαρδώ, Sardegna, anche in Erodoto. ;)

tra l'altro sempre per rispondere a Perseo circa l'incongruenza del riso posto sulle labbra dell'assassino (Odisseo)piuttosto che degli uccisi, ho trovato che per Talo, talvolta a ridere sono le vittime, ma altre volte è Talos stesso...dunque come supponevo questa differenza non è una vera incongruenza. è superabilissima. posto che però non ne conosciamo il significato.

per il lino, fate voi, la mia voleva solo essere un ipotesi. come ho detto per il lino sardonico abbiamo troppo poco. Io cmq non mi fido di Erodoto e d'Apollodoro, quando, nel tentativo di dimostrare l'egizianità dei Cilchid, ricorrono all'argomento, per il quale il lino della colchide sarebbe simile a quello egiziano...oggi a simili argomentazioni non daremmo il valore di una cicca...anche ase a pronunciarle è il padre nobile della Storia
;)

mi sono documentato anche sulle maschere che potrebbero esser spunto per altri motivi di riflessione, sempre che non ne abbiate ormai abbastanza:
www.sardolog.com/riso/maschere.htm

le maschere orride di tipo fenicio prodotte in Sardegna, ma con influenze degli indigeni sono le sole, nel mondo fenicio punico, a presentare il sorriso con i denti, oltre a vari simboli solari e stando almeno a quanto è riportato.

nel carnevale sardo, e in particolare in quello di Ottana
www.sardolog.com/riso/maschere.htm
stessa cosa. tra l'altro, in altre maschere compare il medesimo simbolo (solare?) presente nelle antiche maschere fenice


i

Edited by DedaloNur - 12/3/2012, 00:13
 
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view post Posted on 12/3/2012, 00:22

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CITAZIONE (DedaloNur @ 11/3/2012, 23:45) 
e già in Omero la parola è la medesima Odisseo ride Σαρδόνιον, Talos, idem.

Il riso sardonico nasce dal verso omerico, tutti gli altri miti sono adattati a questo. Senza l'Odissea non credo che Talos, l'erba velenosa, il geronticidio sarebbero mai stati collegati con il riso sardonico. Continuo a trovare strano che questo riso, la cui origine non e' univoca nelle fonti fosse cosi' conosciuto attraverso il Mediterraneo da essere citato da Omero.

CITAZIONE (DedaloNur @ 11/3/2012, 23:45) 
per il lino, fate voi, la mia voleva solo essere un ipotesi

E' accertato archeologicamente che nella Sardegna nuragica era nota l'arte della tessitura, e puo' darsi che fosse il lino ad essere tessuto. Ma per avere un lino sardo ben noto ai Greci, dovremmo supporre che la Sardegna fosse una grande esportatrice di filati di lino nel Mediterraneo e di questo proprio non c'e' traccia alcuna. Ritengo piu' probabile che l'aggettivo σαρδόνικον non c'entri nulla con la Sardegna ed abbia un altro significato.

Ho trovato questa interpretazione:

http://opranda.blogspot.com/2007/12/fine-l...om-colchis.html

Edited by Mario_A - 12/3/2012, 00:32
 
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view post Posted on 12/3/2012, 00:31
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CITAZIONE (Mario_A @ 12/3/2012, 00:22) 
CITAZIONE (DedaloNur @ 11/3/2012, 23:45) 
e già in Omero la parola è la medesima Odisseo ride Σαρδόνιον, Talos, idem.

In Omero pero' e' σαρδάνιον, una forma piu' arcaica, oppure ha un altro significato. Il riso sardonico nasce da questo verso omerico, tutti gli altri miti sono adattati a questo. Senza l'Odissea non credo che Talos, l'erba velenosa, il geronticidio sarebbero mai stati collegati con il riso sardonico.

hai quotato dopo che ho modificato. ho messo la vocalizzazione corretta. con l'alfa, anche in Talos. Prò ho fatto presente che in almeno un testo compaiono entrambe le vocalizzazioni.

non so perchè questo avvenga ma è chiaro che sardonion e sardanion sono la stessa parola, intercambiabili.
CITAZIONE
Senza l'Odissea non credo che Talos, l'erba velenosa, il geronticidio sarebbero mai stati collegati con il riso sardonico.

penso l'esatto contrario. ritengo che Talos, sia il mitologema arcaico, da cui Omero prese ispirazione e motivo dek suo Hapax.

per un semplice fatto
Omero non spiega affatto, il mito del riso Sardonio, cosa che invece, il mito di Talos, fa; senza un mito che faccia da "sfondo"il riferimento omerico rimarrebbe incomprensibile, inspiegabile. Dunque ci doveva essere un mito che riguardasse il riso sardonio, che desse , per così, dire, sostanza al riso sardonico di Odisseo. affinchè il riso sardonico di Odisseo fosse comprensibile ed intellegibile ai suoi "lettori" o ascoltatori.

questo mito non può esser altro che quello di Talos, di provenienza cretese. ragion per cui, il mito di Talos, dobbiamo presupporre è senz'altro antecedente all'Odissea.
 
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CITAZIONE (DedaloNur @ 12/3/2012, 00:31) 
hai quotato dopo che ho modificato. ho messo la vocalizzazione corretta. con l'alfa, anche in Talos. Prò ho fatto presente che in almeno un testo compaiono entrambe le vocalizzazioni.

non so perchè questo avvenga ma è chiaro che sardonion e sardanion sono la stessa parola, intercambiabili.

Stavolta, spezzerò una lancia in favore di ognuno. ;)

La prima consiste proprio in questa intercambiabilità delle vocali alfa e omicron. Infatti, Dedalo, tu hai detto che sì, c'è effettivamente una fonte in cui compaiono entrambe le vocalizzazioni. Ma, se non ricordo male, si tratta del Lessico Suda, che è un'enciclopedia bizantina, redatta nel X secolo d.C. Ora mi chiedo fino a che punto un testo in greco arcaico del IX-VIII secolo a.C. e uno in greco bizantino del X secolo d.C. possano essere, in qualche modo, confrontabili...
Però, a scanso di equivoci, chiedo anche il parere di Lama, che sui problemi di linguistica è sicuramente più ferrato di me.

CITAZIONE (DedaloNur @ 12/3/2012, 00:31) 
penso l'esatto contrario. ritengo che Talos, sia il mitologema arcaico, da cui Omero prese ispirazione e motivo dek suo Hapax.
per un semplice fatto Omero non spiega affatto, il mito del riso Sardonio, cosa che invece, il mito di Talos, fa; senza un mito che faccia da "sfondo"il riferimento omerico rimarrebbe incomprensibile, inspiegabile. Dunque ci doveva essere un mito che riguardasse il riso sardonio, che desse , per così, dire, sostanza al riso sardonico di Odisseo. affinchè il riso sardonico di Odisseo fosse comprensibile ed intellegibile ai suoi "lettori" o ascoltatori.

questo mito non può esser altro che quello di Talos, di provenienza cretese. ragion per cui, il mito di Talos, dobbiamo presupporre è senz'altro antecedente all'Odissea.

Nonostante i più che leciti dubbi di Mario, devo confessare che, secondo me, la mancanza di riferimenti diretti alla Sardegna nell'Odissea potrebbe non bastare a pensare a una non conoscenza dell'isola in questo periodo.
Per esempio, se non ricordo male, nell'Odissea (il canto preciso non ve lo so dire) dovrebbe essere presente una schiava di origine siciliana - indice, forse, che almeno la Sicilia era già nota ai tempi in cui Omero (o chi per lui) compose la sua Odissea. Da qui alla Sardegna, il passo è decisamente breve. E, contando che l'isola era sicuramente nota già ai Micenei e ai Fenici, non vedo perché non pensare anche a una conoscenza della stessa da parte dei Greci (diretta o indiretta).

P.s.

Stavo ricontrollando sul mio dizionario di greco (Franco Montanari), alla voce 'σαρδανιον', per cui il traduttore riporta 'amaro, convulso, sardonico (di riso o sorriso)'. Alla stessa voce, si riporta anche la dicitura 'σαρδονιον', che, però, viene indicata come posteriore (Montanari cita, per essa, Plutarco e Luciano, entrambi autori la cui produzione è collocabile all'incirca nella media età imperiale). Non so se questo possa significare qualcosa...

In ogni caso, prima di chiudere, vi pongo una domanda di geografia: che voi sappiate, sono note città con un nome simile a 'Sardò' nell'area del Ponto Eusino? Chiedo perché la presenza di una città del genere, magari anche solo accennata nelle fonti, potrebbe spiegare perché il lino colchico era detto 'sardonico'. Del resto, se ci pensate, la città di Olbia in Sardegna ha un suo parallelo in Olbia Pontica...
Magari è una stupidaggine, però mi pare il caso di provare a indagare (anche se io per primo non ne ho mai sentito parlare...).
 
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view post Posted on 12/3/2012, 12:24
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CITAZIONE (Perseo87 @ 12/3/2012, 10:01) 
La prima consiste proprio in questa intercambiabilità delle vocali alfa e omicron. Infatti, Dedalo, tu hai detto che sì, c'è effettivamente una fonte in cui compaiono entrambe le vocalizzazioni. Ma, se non ricordo male, si tratta del Lessico Suda, che è un'enciclopedia bizantina, redatta nel X secolo d.C. Ora mi chiedo fino a che punto un testo in greco arcaico del IX-VIII secolo a.C. e uno in greco bizantino del X secolo d.C. possano essere, in qualche modo, confrontabili...
Però, a scanso di equivoci, chiedo anche il parere di Lama, che sui problemi di linguistica è sicuramente più ferrato di me.

la colpa è mia ce non riporto tempestivamente le informazioni causa tempo e impegni. quindi scusatemi.
ora però faccio presente un punto che non ho rimarcato per nulla fin qui, neppure ieri dopo che ho potuto riprendere in mano la mia fonte primaria. Come dicevo Didu, riporta l'intera antologia dei brani concernenti il riso sardonico.

uno tra questi è uno scholia al passo omerico esaminat.

in tale passo, lo scoliaste, commenta il riso Sardonico di Omero, usando da principio la vocalizzazione con l'alfa, presente come ormai appurato tanto in omero, quanto nei miti concernenti Talos, e per spiegare il riso di Odisseo, fa riferimento esattamente al mito di Talos (pertanto il mito di Talos, contrariamente a quanto sostiene Mario deve necessariamente precedere l'Odissea, perchè anche Omero senza dubbio lo presecome punto di riferimento), e, nel raccontare tale mito usa le forme:

Sardanion
Sardoi
Sardon
Sardonion


mi pare che al di là di ogniragionevole dubbio, la connessione vada accettata. sono troppe le prove e gli indizi, tra le quali, per le più importanti ai fini della comprensone del mito sono quelle etnologiche.

non so spiegarmi questa variabiità dei termini Sardegna, Sardi. tra l'altro non sonole sole.

recentemente mi sono imbattuto in un altro passo (che con il tema qui presente nulla ha a che fare) di un autore latino. quest'ultimo chiaramente riferendosi alla Sardegna, parlava di Sordoni.


 
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lama su
view post Posted on 12/3/2012, 21:32




CITAZIONE
queste sinceramente non sono domande che dovresti rivolgere a me. tutti leggono in srdn'b il nome della sardegna, e in 'b il complemento di stato in luogo. è anzi questa una delle poche cose su cui gli studiosi, che io sappia, sono d'accordo, sulla stele di nora.
Se c'è unanimità su quel termine e sulla sua lettura come nome della sardegna (non scomposto, ma unitario) una ragione ci sarà, ma io che non sono linguista, non posso fornirtela, spiacente.

no non hai capito. non discuto (o meglio non prendo posizione, in quanto non conosco la letteratura specifica al riguardo) sull'identificazione fra il "srdn" della stele di nora e il nome "sardenia".

Quello che discuto, e trovo discutibile è prendere la radice "srdn" (sia quella della stele di nora, sia quella delle fonti egizie, sia qualunque forma comparabile) e tentare di fare dei confronti etimologici con dei morfemi presi a più o meno a caso.

si confronta "srdn" con la radice semitica "sr" = "principe". perchè? chi ha detto che srdn vada diviso in sr-dn? tanto per rimanere nell'mbito semitico (solo per fare un esempio) perchè non dividerlo srd-n e connetterlo con il verbo ebraico srd = "sopravvivere"? oppure dividerlo s-rd-n e farne un causativo in s- del verbo yrd = "discendere"?
ovviamente tutte queste opzioni sono possibili, e probabilmente tutte possono trovare un'etimologia plausibile nella maggior parte delle lingue del mediterraneo orientale (siano esse semitiche, indoeuropee, caucasiche o altro), fin tanto che non sappiamo cosa il nome "srdn" significa esattamente.

Il che rende il discorso etimologico a mio parere totalmente privo di qualunque valore. I dati non sono sufficienti in questo caso.

CITAZIONE
C'è però anche dell'altro, alcuni, (adesso l'ora e tarda e vado a braccio sperando di ricordare bene,) usano il doppio termine th-sh come in stretta analogia proprio ai termini usati nella stele di nora. Se non erro il thrdn come il vero nome del luogo, cioè dell'isola (in effetti nella stele di nora forse compare una parola talvolta anche interpretata come tartesso (domani la cercherò ora non ricordo), mentre il termine srdn sarebbe il nome dell'etnia.

qui il discorso si fa ancora più complicato, e di sicuro l'aggiunta di ulteriori variabili non lo rende più sicuro..

CITAZIONE
e qui però ritorniamo al mio punto di vista originario. non c'è traccia di invasione e di conquista alloctona. Se ciò si fosse verificato il quadro archeoogico dovrebbe esser diverso. mentre la frequentazione, e l'influenza, come tentavo di spiegare, dal mio punto di vista, deve passare per un atto di condivisione dell'etnia autoctona. mercenari o meno.

qui non sono necessariamente d'accordo. ammetto che non conosco i dettagli archeologici del caso dei russ (sarebbe interessante approfondire, perchè potrebbe veramente essere un ottimo parallelo) però al di fuori di alcune strutture architettoniche (sopratutto di ordine militare) e alcuni oggetti di valore (il tesoro reale di kiev) non mi sembra che i russ scandinavi abbiano avuto una particolare influenza culturale sulla popolazione slava che governavano. eppure la popolazione ne ha comunque adottato il nome. E immagino che se l'invasione dei russ fosse avvenuta 3000 anni fa (cioè nell'epoca che stiamo discutendo per la sardegna), invece che 1000, probabilmente di tracce ce ne sarebbero ancora meno.

Quello che voglio dire è che un' "invasione" può avere pesanti effetti nella sfera dell' "immateriale" (in quesot caso stiamo discutendo del nome, ma può essere anche l'aspetto linguistico in generale, o l'aspetto religioso,...) senza necessariamente lasciare vistose tracce archeologiche.

Se non avessimo le iscrizioni che ci testimoniano i loro nomi, probabilmente le dinastie libiche che dominarono l'egitto in epoca tarda sarebbero estremamente difficili da identificare a livello archeologico. E se non avessimo i loro nomi sulle tavolette cuniformi, probabilmente non avremmo mai immaginato che il regno urrita di mitanni era governato da un'élite indoeuropea.

Il punto è che dipende dal tipo di invasione: se si tratta di un'invasione in massa, di una migrazione, allora è molto probabile trovarne delle tracce nelle evidenze archeologiche, ma se al contrario si tratta di invasioni condotte da piccoli gruppi di pirati/guerrieri/bande di nomadi, magari estremamente efficienti a livello militare ma ridotti in numero (come appunto erano i vichinghi), magari composti principalmente da uomini (ci sono molti tratti culturali -come la ceramica- che possono essere strettamente femminili, e quindi un cambiamento nella popolazione maschile potrebbe non coincidere con un cambiamento nella cultura materiale), non si può escludere che risultino invisibili, o estremamente difficili da identificare, a livello archeologico.

Soprattutto in un contesto della tarda età del bronzo.



infine, una considerazione:

avete considerato la possibilità che questi dettagli (sia il riso "sardonico" sia la schiava "siciliana") potrebbero essere aggiunte e/o reinterpretazioni aggiunte in un secondo momento nel testo omerico?

Mi sembra piuttosto chiaro che una cosa del genere succeda con gli etiopi (se ne era già parlato, se non sbaglio, come sapete io mi trovo d'accordo con chi sostiene che gli "etiopi" omerici sono in realtà il risultato di una confusione fra il "kush" dell'età del bronzo -regione situata nella zona di confine tra moderne siria e turchia- e la "kush" dell'epoca classica cioè l'etiopia, ma anche se non si condivide quest'idea è evidente che è impossibile che degli etiopi d'africa abbiano partecipato alla guerra di troia, quindi deve esserci un problema con la menzione in questione), quindi sarebbe da prendere in considerazione anche per i termini che menzionate, soprattutto visto che si trattano di hapax.

Per quanto riguarda la schiava "sicula", potrebbe essere la reinterpretazione di un etnonimo presente in oriente nell'età del bronzo ma scomparso, o foneticamente mutato, in epoca classica. per esempio è interessante notare che Merenptah parla si "sh-k-r-sh" mentre wenamun, qualche secolo dopo, parla ti "tj/z-k-r". Il popolo è probabilmente lo stesso, ma la trascrizione diversa potrebbe indicare un cambiamento fonetico.
E se la schiava menzionata da omero era in origine una "sh-k-r-sh", è possibile che gli aedi di epoca classica (o i copisti successivi) semplicemente non abbiano riconosciuto il legame con la nuova versione del nome e lo abbiano reinterpretato associandolo alla "sicilia" del loro tempo.

E lo stesso potrebbe benissimo essere valido anche per il riso "sardonico".

Tutto questo, ovviamente, senza entrare nel discorso sh-k-r-sh ?=? siculi e sh-r-d-n ?=? sardi ecc, e senza prendere posizione al riguardo, ma limitando il campo strettamente al testo omerico.

Edited by lama su - 13/3/2012, 11:41
 
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view post Posted on 12/3/2012, 23:19
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CITAZIONE (lama su @ 12/3/2012, 21:32) 
Quello che voglio dire è che un' "invasione" può avere pesanti effetti nella sfera dell' "immateriale" (in quesot caso stiamo discutendo del nome, ma può essere anche l'aspetto linguistico in generale, o l'aspetto religioso,...) senza necessariamente lasciare vistose tracce archeologiche.

Questo è un po' quello che succede anche per i Dori: ricordo che Godart sottolinea questa incongruenza negli studi sul passaggio dal Bronzo Tardo all'età del Ferro, asserendo che se, da un lato, l'arrivo dei Dori in Grecia è testimoniato dalle mutazioni linguistiche che tutti conosciamo, dall'altro, questo popolo 'non sembra esistere a livello archeologico'.

CITAZIONE (lama su @ 12/3/2012, 21:32) 
E se la schiava menzionata da omero era in origine una "sh-k-r-sh", è possibile che gli aedi di epoca classica (o i copisti successivi) semplicemente non abbiano riconosciuto il legame con la nuova versione del nome e lo abbiano reinterpretato associandolo alla "sicilia" del loro tempo.

E lo stesso potrebbe benissimo essere valido anche per il riso "sardonico".

Conoscevo anch'io gli Shekelesh menzionati nel Ramesseo di Medinet Habu, ma confesso che non avevo pensato a questo tipo di possibilità.
 
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