Parte III-
Il 'computo lungo'
L'attuale sistema che i Maya utilizzano per coltivare il mais è fondamentalmente lo stesso che è stato utilizzato per almeno 4000 anni.
Questo sistema nacque probabilmente nella zona abitata dagli Olmechi, che è una zona ricchissima di acque, densamente forestata e nella quale non vi è praticamente stagionalità.
Quest'ultimo particolare è molto importante, perchè permetteva di effettuare coltivazioni a ciclo continuo.
Vediamo quali sono, ed erano, le fasi principali della coltivazione del mais.
Anzitutto, si sceglie un appezzamento nella foresta, vi si abbattono gli alberi, e si bruciano assieme alle erbacce e ai loro semi.
Quindi, si prepara il terreno, si pianta la semente, si sarchia per togliere le erbacce e si rincalza la terra attorno alle radici delle piante di mais quando crescono, perchè il vento non le abbatta.
Quando la pannocchia è matura, si piegano gli steli, si staccano le pannocchie, si lasciano seccare nel campo, infine si raccolgono e si immagazzinano.
Si può ripetere il ciclo per 2 anni, poi si deve lasciare riposare la terra per 6 anni, ovvero spostare il campo in un'altra zona di foresta.
Uno sfruttamento più intenso porta ad un veloce impoverimento del terreno, che diventa sterile.
E' interessante sapere come avviene la semina.
Il campo di terra viene zappato e vi si ricavano dei solchi poco profondi, quindi con un bastone appuntito, la cui punta è stata indurita con il fuoco, nei colmi tra i solchi si praticano dei fori a intervalli regolari e in ciascun foro si depongono 2 chicchi di mais, uno per la terra e uno destinato a germogliare e produrre per gli uomini, più un seme di fagiolo, che crescerà assieme alla pianta di mais e per il quale vengono sistemati dei bastoncini di sostegno, per evitare che si arrampichi sulla pianta di mais, danneggiandola.
Nei solchi, invece, si piantano con lo stesso sistema del bastone i semi di zucca.
Questa pratica del taglia e brucia, in italiano detta debbio, è stata chiamata milpa, che è una parola nahuatl, cioè Azteca-Cicimeca, formata da milli, campo, e pan, semente, parola che è stata usata dagli spagnoli per indicare campi di grano anche in altre parti dell'America Centrale.
La parola usata dai Maya Yucatechi è col, e nomi simili sono utilizzati in altri dialetti maya.
Questa attività è ancora molto importante per le popolazioni Maya di oggi che continuano a svolgerla nella stessa maniera dei loro antenati, anche se con tempi diversi in quanto essi oggi vivono in territori in cui la stagionalità è un fattore importante.
Dal conteggio del tempo che gli Olmechi utilizzavano per la coltura del mais probabilmente nacque il calendario dell'anno sacro.
Esso fu basato sulla antica numerazione in uso in tutta la Mesoamerica che era a base vigesimale (chissà se è vero che l'origine di tale sistema di numerazione è dovuto al contare sulle dita di entrambe le mani e i piedi): il numero 20 in ch'olti si diceva kal. L'osservazione che 13 kal (260 giorni) sono necessari dalla scelta della posizione per la milpa al disboscamento completo e uguale numero di kal decorre dalla semina, attraverso la crescita e il raccolto fino all'immagazzinamento del raccolto, probabilmente ha dato origine all'anno sacro.
Il nome Tzol'kin, attribuito modernamente a questo ciclo di 260 giorni, deriva da tzol parola dei Maya Quiché che significa "mettere in ordine", e kin, antica parola ch'olti che significa "giorno, sole, re".
In realtà, è il nome di una cerimonia ancora praticata in cui i sacerdoti assegnano l'ordine dei giorni per realizzare le attività della milpa e le cerimonie relative alle sue diverse fasi.
Un ciclo Tzol'kin era legato alla preparazione del terreno e un secondo ciclo Tzol'kin era direttamente legato alla coltivazione e raccolta del mais.
Da un punto di vista religioso questo periodo di tempo di 13 kal ha dato luogo anzitutto alla deificazione del numero 13 e poi alla creazione del periodo di tredici giorni di tempo, dai Maya chiamato Oxlahunkin, che divenne la base del calendario Tzol'kin.
Nello stesso tempo, è possibile che gli astronomi degli Olmechi abbiano iniziato a notare che il tempo necessario al Sole per completare il suo ciclo annuale dura ben di più.
Misurandolo in cicli di 13 giorni, ne uscivano 28 tredicine, per un totale di 364 giorni, ma non era ancora un computo corretto.
Forse, pensarono di misurarlo in ventine, metodo che avrebbe adeguato tutto al loro sistema aritmetico, ma allora uscivano 18 ventine + qualcosa.
Forse, sembrò più naturale quest'ultimo sistema, aggiungendovi alla fine 5 giorni senza nome e così nacque quello che più tardi i Maya chiamarono Haab, o anno vago.
Successivamente, sempre gli Olmechi si accorsero che era molto più semplice, per indicare una data, utilizzare il numero dei giorni trascorsi dalla mitica fondazione del mondo.
Nel fare questo utilizzando la loro notazione vigesimale, il periodo dei 5 giorni senza nome (che i Maya chiamarono uayeb) creava dei problemi, per cui a questo fine crearono un ulteriore sistema di computo, basato su anni di 360 giorni esatti, che i Maya chiamarono tun, che significa anche albero (l'albero cosmico...) o pietra (le stele che piantavano per celebrare precise date) o verde e giada.
Il sistema di datazione così creato è stato battezzato dagli archeologi 'computo lungo'.
Alla base c'è il giorno, in lingua Maya k'in, designato con un suo proprio glifo.
Poi viene il 'mese' di 20 giorni, uinal, idem .
18 uinalob, cioè 360 giorni, danno un tun, idem.
20 tunob, cioè 7200 giorni, danno un k'atun, idem.
20 k'atunob, cioè 144.000 giorni, danno un b'aktun, idem, b'ak significa 400, quindi propriamente 400 tun, 20x20.
20 b'aktunob, cioè 1.872.000 giorni danno un p'iktun e poi via via 20 p'iktunob danno un kalab'aktun etc.etc. di 20 in 20.
Per quanto riguarda gli Olmechi, sono pochissime le iscrizioni calendriche in nostro possesso, per cui non si è potuto ancora analizzare a fondo il loro sistema di computo lungo.
Però, già si è potuto stabilire che funzionava allo stesso modo di quello Maya.
Per quanto riguarda i Maya, invece, le iscrizioni calendriche sono moltissime ed alcune sono anche databili con precisione direttamente nel nostro sistema, perchè conosciamo l'avvenimento al quale si riferiscono.
Decodificando il computo lungo attraverso le date note, si è visto che con tutta probabilità (si discute ancora se anticiparla o posticiparla di un paio di giorni...) essi fissarono la data della creazione di questa era a quello che nel nostro sistema è il giorno 11 agosto 3114 a.C. (alcuni dicono il 13...).
Partendo da quel giorno e sommando i giorni indicati dai glifi incisi col sistema del computo lungo, si arriva a calcolare con esattezza la data nel nostro sistema calendrico.
Sia gli Olmechi che i Maya si preoccuparono anche di indicare, nelle loro iscrizioni calendriche, che di un tale tipo di iscrizione si trattava e le marcarono con un glifo particolare che è stato chiamato appunto 'glifo introduttivo del computo lungo'.
In pratica, una data scritta nel computo lungo consiste in due colonne di glifi-periodo, ciascuno preceduto da un numerale. Le due colonne sono precedute da un glifo caratteristico, di dimensioni maggiori dei seguenti, che forma come un architrave sopra le due colonne.
Inoltre, molto spesso la data è seguita dalla serie nel calendario lunare, che aiuta ulteriormente nel determinarla con precisione.
I glifi e i nomi dei 18 k'inob, giorni dello Tzol'kin
www.mayacalendar.com/imagen/kines.jpgi glifi e i nomi dei 18 uinalob (periodi di 20 k'inob) dello Haab, con il periodo finale di 5 giorni
www.mayacalendar.com/imagen/uinales.jpgi glifi dei numeri
www.mayacalendar.com/imagen/num.jpgnotazione aritmetica
www.mayacalendar.com/imagen/mc.jpgnotazione calendrica del computo lungo
www.mayacalendar.com/imagen/cc.jpgglifi e nomi di alcuni periodi del computo lungo
www.mayacalendar.com/imagen/system.jpgcome si scriverebbe su una stele la data odierna
www.mayacalendar.com/f-estela.htmlnotare il primo glifo, di dimensioni maggiori degli altri sottostanti, occupa 2 colonne.