Un interessante aggiornamento:
in queste festività natalizie, fra bagordi e botti di Capodanno, ho iniziato a leggere un libro che ho ricevuto casualmente (!) per Natale: BRACCINI T.,
Prima di Dracula. Archeologia del vampiro, Ed. Il Mulino, 2011.
Sì, non è molto azzeccato per il periodo, ma ognuno c'ha le sue fissazioni...
All'interno del saggio, si esaminano diverse problematiche e fonti (letterarie e archeologiche) in merito alla questione, e, in un certo senso, sono rimasto un po' spiazzato dalle posizioni dell'autore (che, pure, trovo metodologicamente corrette): secondo Braccini, infatti, la maggior parte dei cosiddetti 'vampiri' archeologicamente documentati non sarebbero interpretabili, in realtà, come tali.
Il problema sta in ciò che le cronache
vampirologiche riportano: a quanto pare, quando, in età medievale, un villaggio voleva liberarsi dalla presenza di un vampiro, ne esumava il cadavere dalla tomba e, in alcuni casi, si limitava a esorcizzarlo con particolati formule e preghiere, in altri, invece, lo trascinava fuori dal sepolcro, lo faceva a pezzi e lo bruciava, spargendone al vento le ceneri.
In entrambi i casi, com'è facile capire, se di un sospetto vampiro si trattava, la presenza di uno di questi non-morti succhiasangue non può essere, in teoria, archeologicamente documentabile: nel primo caso, infatti, l'esorcismo non lasciava segni particolari sul corpo del defunto, mentre, nel secondo caso, il corpo veniva totalmente distrutto (oppure si dissolveva da solo).
Paletti conficcati nel cuore, decapitazioni e mutilazioni varie, dunque, possono non necessariamente indicare la presenza di un vero e proprio vampiro, ma anche solo quella di un più generico
revenant (una categoria che, a ben vedere, raggruppa in sé una fitta schiera di differenti tipi di non-morti).
Un esempio in tal senso, fra l'altro, è proprio quello offerto dalla già citata 'vampira' di Venezia, che, dopo lunghe ricerche nelle fonti, è stata cautamente riconosciuta come un 'masticatore' (un tipo di
revenant che si credeva fosse in grado di diffondere - senza uscire dalla bara - epidemie e pestilenze fra i vivi, tramite il fastidioso suono prodotto dalla masticazione del sudario funebre in cui era avvolto). Accorgimenti come pietre o pugni di terra nella bocca del morto, sospettato di essere un masticatore, avrebbero avuto proprio la funzione di bloccare il morso del
revenant, impedendogli di masticare il proprio sudario.