CITAZIONE (IunoMoneta @ 10/7/2012, 15:59)
Scusa, ma cosa dice del fatto che tutte le vigne moderne sono su piede franco?
In realtà nessuno dei vitigni moderni è uguale a quelli antichi per il semplice fatto che, salvo pochissime eccezioni come il Blanc de Morgeaux (coltivato in quota) che si è salvato dalla filossera, può esser coltivato come quello antico.
Per chi non lo sapesse a metà '800 la filossera, parassita importato dalle Americhe con alcuni ceppi di vite selvatica, ha distrutto se non integralmente poco ci è mancato, tutto il patrimonio viticolo europeo. Da allora tutte le viti di nuovo impianto sono su piede franco, ovvero sono innesti delle tipologie di vino tradizionali su radici di vite americana che resiste al dannato insetto.
Ci sono, quindi, dubbi sul fatto che il patrimonio genetico delle viti attuali possa essere integralmente confrontabile con quello antico.
Guarda che io non ho detto che le viti moderne sono 'identiche' a quelle antiche. Io ho detto che in questo libro sono esposti i risultati di uno studio (anche) genetico sulle moderne viti europee, che prova che possono essere ricondotte per la maggior parte a un medesimo antenato comune, e cioè la vite importata (o meglio, esportata) dai Romani. Dei molti vini oggi prodotti in Europa, dunque, dovrebbero essercene molti discendenti dalla
vitis vinifera introdotta nelle province dell'Impero dai legionari romani, il cui legame parentelare può essere accertato sia tramite l'analisi di piccole (ma significative) sequenze di DNA, sia dall'evoluzione onomastica delle varie specie (riconducibile, in diversi casi, proprio a quelle citate nelle fonti).
Lo studio si basa in buona parte sulle ricerche effettuate dal prof. Attilio Scienza (qui hai il curriculum:
www.agraria.unimi.it/G25/presentazione.php). Mi manca di leggere proprio il suo capitolo, l'ultimo del libro (anche se dubito che possa remare contro a ciò che gli autori hanno sostenuto fino a questo momento...). Il tuo discorso sulla filossera ricordo di averlo letto solo nel caso di un vino in particolare (mi pare per il Lambrusco, legato infatti solo nominalmente all'antica
vitis labrusca).
Qui potete leggere anche un resoconto un po' più dettagliato di com'è organizzato il saggio di cui parlo:
www.lucianopignataro.it/a/roma-capu...-petrini/33846/.
In ogni caso, se resti scettica, puoi sempre leggertelo e farci sapere cosa ne pensi. Ti assicuro che il libro in sé costa una bischerata, e, per come è scritto - se anche per assurdo raccontasse fregnacce - credetemi, vale la pena leggerlo (io di vini non sono certo un intenditore, dunque, se è riuscito ad affascinarmi così tanto, vuol dire che gli autori devono esser stati davvero molto bravi).