Ostraka - Forum di archeologia

Studi sulle tradizioni di Teseo e gli altri re di Atene

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view post Posted on 2/10/2012, 14:03

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La menzione di Eracle mi aveva già stimolata a intervenire, ma, dopo il post di Perseo, non posso esimermi! :P

Personalmente mi sono fatta l'idea che le 12 fatiche siano il ricordo mitizzato di una fase espansiva (forse la principale) relativa al regno di Micene, che ha delle corrispondenze archeologiche nel TE III A:2 e TE III B:1 (non entro qui nel merito del primato acheo tra Micene o Tebe, che divide gli studiosi, a dire il vero in percentuali favorevoli alla prima ipotesi; resta il fatto che entrambi i centri si presentano di dimensioni decisamente considerevoli, anche se Micene è stata più scavata, non avendo sopra una città moderna).

Se guardiamo le località in cui le fatiche si svolgono, si vede infatti un'espansione progressiva dalle immediate vicinanze di Micene (Nemea, Lerna), progressivamente all'Arcadia (che nel II libro dell'Iliade sembra dipendere, almeno per l'utilizzo delle navi, da Micene), all'Elide, alla Tessaglia fino a espandersi nell'altro lato del mar Egeo (Troade, ma anche Lidia, ecc.). Considerato che per il periodo di cui sopra ci sono evidenze letterarie nei testi ittiti di presenza achea proprio in quelle regioni, ignorare completamente questa suggestione mi sembrerebbe riduttivo.

Perseo ci fai avere dei riferimenti a quello che citi in relazione al Marmor Parium e alla presenza di eracle in Elide, di cui sento parlare per la prima volta?

Magari ci ritorno su più ampiamente dopo l'orario di lavoro!
 
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view post Posted on 2/10/2012, 15:04
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Interessante, io pensavo che Eracle fosse slegato da eventi storici, o quantomeno storicamente individuabili. Se invece anche in quel caso si può risalire a dei confronti, allora ancor di più vale il discorso che ho fatto.

CITAZIONE (lino85 @ 1/10/2012, 20:31) 
Interessante, di queste informazioni avevo sentito parlare ma non le avevo approfondite, dunque si potrebbe dire che in fin dei conti, le tradizioni tramandate dai Romani sul periodo della fondazione e della monarchia non hanno dato un'immagine così troppo ingigantita e magnificata di essa a scopi ideologici? Insomma, fermo restando le chiare aggiunte non storiche ed epicheggianti come il racconto della lupa, possiamo dire che già poco dopo la sua nascita Roma non era un agglomerato "normale come tanti" tra quelli presenti a quell'epoca? Magari puoi indicarmi alcuni degli studi più recenti incentrati sul tema.

In realtà è esattamente il contrario: Roma ha seguito l'evoluzione di altri centri dell'epoca, ma per molto tempo gli storici hanno "ritardato" la sua evoluzione. Sostanzialmente, si diceva che prima della fine del VII a.C. non si potesse parlare di agglomerato urbano, ma in quel periodo erano già delineati da circa 50 anni e più gli spazi della vita politica, sociale e religiosa, anche se poi alcuni edifici fondamentali saranno costruiti dopo. Già abbiamo, tuttavia, la Regia, come detto prima, ed anche le curiae veteres, nonché la delimitazione del Comitium, dove si riuniva il popolo.
Le nuove scoperte hanno permesso tutta una serie di ridatazioni al rialzo, che puoi trovare in varie pubblicazioni: per una panoramica generale, puoi vedere i primi tre capitoli del nuovo manuale di archeologia di Torelli, Menichetti, Grassigli, "Arte ed archeologia del mondo romano" (ed anche il primo capitolo delle schede che si trovano in fondo al volume); mentre se vuoi qualcosa di veramente approfondito allora prendi l'ultima edizione del volume di Gros-Torelli, "Storia dell'urbanistica. Il mondo romano". Qui c'è tutto, compresa un'introduzione ampia e esaustiva sulle realtà laziali ed italiche del periodo, con i confronti del caso, nonché vengono riportate le ultimissime scoperte ad opera di Carandini e della Panella.

Edited by leda77 - 2/10/2012, 20:19
 
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view post Posted on 2/10/2012, 18:21
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CITAZIONE (clitemnestra @ 2/10/2012, 15:03) 
Personalmente mi sono fatta l'idea che le 12 fatiche siano il ricordo mitizzato di una fase espansiva (forse la principale) relativa al regno di Micene, che ha delle corrispondenze archeologiche nel TE III A:2 e TE III B:1

Idea interessantissima, non l'avevo mai considerata! :D

Noto, fra l'altro, una cosa singolare: se si eccettua l'ultima Fatica (e cioè, la cattura di Cerbero), la decima e l'undicesima si svolgono molto lontano dalla Grecia, ai confini del mondo conosciuto (il regno di Gerione, infatti, si trovava sull'isola di Erythia, di fronte alla costa di Gades, mentre il giardino delle Esperidi era forse situato lungo la costa occidentale dell'Africa, ai piedi del monte Atlante). E questi luoghi furono gli ultimi a essere raggiunti dai naviganti greci (che si misero relativamente tardi sulle stesse rotte tracciate dai Fenici).
Aggiungiamo che, a quel che ricordavo io, le Fatiche dovevano essere inizialmente solo dieci - ma Euristeo decise di aggiungerne successivamente altre due (dato che il nipote non ne voleva sapere di lasciarci la pelle!) - e la cosa, seppur non perfettamente quadrante, comincia ad assumere per me un aspetto davvero intrigante...

CITAZIONE (clitemnestra @ 2/10/2012, 15:03) 
Perseo ci fai avere dei riferimenti a quello che citi in relazione al Marmor Parium e alla presenza di eracle in Elide, di cui sento parlare per la prima volta?

La notizia non è di prima mano (nel senso che è riportata in un testo di studio e non l'ho presa direttamente dal Marmor Parium!), però posso darti qualche indicazione.
Il testo a cui mi riferisco è il primo volume della Periegesi della Grecia di Pausania, edito dalla BUR: S. RIZZO (a cura di), 'Viaggio in Grecia. Attica e Megaride' (2007).
Alla fine del testo (p. 479), l'autore ha aggiunto un'appendice intitolata 'Breve cronologia dei re di Atene e della storia greca', asserendo preventivamente che:

CITAZIONE
Pausania e i Greci del suo tempo consideravano storia anche il mito e le leggende eroiche [...]. Pertanto qui si ordinano non solo la successione dei re ateniesi, ma anche le date relative e alcune indicazioni (sulla base della cronologia del Marmo Pario, una delle tante giunteci in forma non completa e non sempre corretta) circa la contemporaneità stabilita fra re ateniesi e fatti e personaggi di altri miti.

 
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turnon
view post Posted on 6/10/2012, 13:17




Scusatemi per l'intromissione nell'OT di questa bella chiacchierata.
Intervengo perché ho sempre visto Ercole come un antichissimo Mito dell'Acqua. In questo momento non ricordo bene tutti i dettagli, ma in varie delle sue fatiche (circa la metà) interviene una chiara (almeno, a me sembra chiara, ditemi voi la vs opinione al riguardo) simbologia dell'ingegneria idraulica antica:
1) Il leone nemeo - secondo alcune fonti era nato da un mostro a nove teste, di cui sette serpentiformi; il serpente, forse è simbolo di acqua corrente)
2) Hydra di Lerna: nessuno sa come fosse fatta - 7, 9, 50 teste? - ma fatto sta che le teste che, se mozzate ricrescono e diventano due, fa pensare al tentativo fallito d'imbrigliare un corso d'acqua. Il nome stesso del mostro sarebbe già indicativo (nessuno si è mai veramente posto il dubbio di come Ercole, che portava solo una clava, potesse "tagliare" le teste di Hydra": all'ingegnere idraulico non serviva una spada, per interrompere il fluire dell'acqua).
5) Palude di Stinfalo: rimanda ai lavori di bonifica effettuati in varie civiltà idrauliche ed anche nella zona dove è riferito - inizialmente - l'eroe.
7) Stalle di Augia (deviazione dei fiumii Alfeo e Peneo, Peneo sarebbe in relazione con un vocabolo Egizio che significa "alluvione")
10) Deviazione del fiume Strymon, per ricondurre a casa la propria mandria.
11) Esperidi ai confini del mondo, custodite dal drago Ladone (un doppione dell'Hydra, altro simbolo di acqua corrente: esistono miti Ugaritici che accostano Ltn a al dio sumerico del fiume, Yamm.).

Mi sembra di ricordare che nella riferita "vita" di Ercole ci siano molti altri episodi correlati strettamente all'acqua (ed ai serpenti: da bambino lattante ne uccide subito due, mi sembra).
- Partecipa al viaggio degli Argonauti (così diventa l'eroe che ha visto tutto il mondo allora noto).
- Ila, suo giovine amante - è annegato dalle ninfe presso la foce del fiume Cio
- In Etolia lotta con il dio del fiume Acheloo ed è lì che conquista Deianira..
- Ercole è accostato ai lavori idraulici per riempire il lago Kopais, deviando il fiume Kephissos (Pausania I,38, 7 e Strabone II 4 11).
- esiste anche l’episodio in cui il fiume Dire sgorga dalla terra, per soccorrere Heracle in preda alle fiamme (Erodoto, Storie, VII 198), che richiamerà quello della "sete" implacabiledi Sansone.
- Incontra Nesso (che riuscirà a farlo morire) nell'atto di attraversare il fiume Eveno.
- Getta Lica nel mare, prima di morire, avvelenato dalla tunica intrisa nel sangue di Hydra.

Il fatto che esistessero numerosissimi templi di Ercole costruiti proprio sul mare (o in prossimità di acque termali, ritenute in qualche modo "infernali" e che molte località perimarine, insulari e costiere prendessero il suo nome, dovrebbe essere un altro indice della valenza e del significato del mito di Ercole.

Ma si tratterebbe di un mito antico circa 17.000 anni.
- Walter Burkert (1985, pag 209) ne trova traccia nel paleolitico superiore, identificandone molti aspetti in comune nel Mito dello Sciamano (Ercole che scende agli Inferi e ne ritorna indenne, ad es.) ed in quello del Grande Cacciatore. In questo concorderebbero alcune cronologie Egizie, che calcolavano essere trascorsi 17.000 anni dal tempo di Ercole al tempo di Amasi (Erodoto, Storie, II 43).
- Gilgamesh - che secondo alcuni sarebbe stato il V regnante documentato di Uruk (la biblica Erek, oggi Warka) - possiede anch'esso molto in comune con il Grande Cacciatore e con lo Sciamano (anch'egli scende agli inferi, per riportare indietro l'amico Enkidu: impresa che non riuscirà perché un serpente gli ruberà la magica pianta mentre egli si disseta ad una fonte). Ma soprattutto possiede molto in comune con Ercole (ambedue vanno a piedi invece che sul carro. Non portano una spada. Compiono le loro imprese da soli 8o con un amico, la cui morte li disturba grandemente). Si adornano con una pelle di leone. Sono semidivini. Scendono nel mondo dei morti e ne tornano.
- Ninurta (forma tarda di Ningirsu) è un precursore di ambedue: aveva eretto uno sbarramento contro le acque amare degli Inferi. Guerriero e dio della guerra, dio dei pozzi e dell'irrigazione. Anche lui aveva terminato le sue personali "fatiche" (10), vincendo contro Asag, il Muflone a sei teste, il Drago eroico, il Magilum, il Bisonte, la Libellula, il Gesso, il Rame, l'Aquila a testa di leone Anzu ed il Serpente a sette teste.
- Melkart (Mlk Qrt, signore della città) era un'importante divinità Fenicia di Tiro, che sembra sia stato il trait d'union (culturale e grafico, addirittura) tra Gilgamesh ed Herakles. Prima delle "Colonne di Herakles" ci furono le sfavillanti colonne di Melkart - una d'oro e l'altra di smeraldo - che ispirarono quelle più note del Tempio di Salomone.
Insomma: il mito di Heracles sarebbe tutto un sincretismo, lungo e complesso, che comprenderebbe anche il più antico Ba'al Hadad ed il mesopotamico Nergal, con un pizzico di Reshef (Seyrig, 1944 – 5; Dussaud, 1946 – 8; Brundage, 1958), dio della pestilenza.
Il Mito del Grande Cacciatore, però, non muore solo perché entrato nel personaggio di Herakles: anzi sopravvive con molti altri nomi (Orione, Cefalo), sempre portandosi con sé il destino di eroe sovrumano, odiato dai mariti, amato da tutte le donne e destinato ad un fato drammatico.
- anche Sansone è uno degli ultimi rivoli nei quali si differenzierà il Mito. (inutile sottolineare i punti in comune; gli accessi di rabbia,, la mascella d'asino usata come clava, l'uccisione del leone ed il vestirne la pelle, le sventure, la perdita temporanea dei propri poteri, la sete terribile che Dio provvede a soddisfare fornendogli l'acqua, la morte dopo avere abbattuto le due colonne del tempio di Dagon etc etc).
Non mi soffermo sulle questioni etimologiche, perché non sono in grado di condurre una discussione al riguardo: ma ho letto che il significato del nome "Herakles" non significherebbe - come comunemente riportato - "gloria di (per, a) Hera", bensì “Rabbia di Hera”, oppure “Offesa di Hera”. Questi sarebbero stati termini più adatti. A meno che non si consideri che Era, in origine, era venerata come divinità dell’acqua (rapportabile all’Accadico Haarru, “corso d’acqua”) ed in questo caso il nome di Herakles, inteso come divinità dell’acqua, acquista un senso compiuto.(M. Bernal, Black Athena. Vol II, Cap II, “ The Sumerian and Semitic origins of Herakles” -Rutger’s University Press - 1987).

Intendiamoci: non intendo affatto negare che quanto detto in termini di datazione sia errato (sarebbe futile, parlando di un Mito). Anzi proprio così come i simboli e più ancora la figura e le opere di Ercole sono stati usati dai Faraoni Egizi a scopo autopromozionale (mi risulta che lo abbiano fatto quelli della XI e XII Dinastia e mi esimo dall'elencarne i nomi ed i modi), non ci sarebbe affatto da stupirsi se anche altri popoli (ad esempio, appunto, i Greci) ne avessero fatto un loro personale uso, in qualche modo vantaggioso per l'immagine e la definizione della propria storia.

Ma non credo - da parte mia - che tutto il Mito di Ercole sia facilmente circoscrivibile in un'epoca precisa e ristretta.
In questo senso, sarei più d'accordo con Leda che con Clitennestra, anche se trovo certamente interessante e non impossibile la sua tesi.
A parte i 17.000 anni di cui riferisce Erodoto (e con cui W. Burkert sarebbe d'accordo), Gilgamesh di Uruk ci porta al 2600 a,C, se ricordo bene: i primi testi scritti dell'Epopea risalgono al 2100 a.C. circa.
Il fatto che carro e spada siano comparsi, nel Mediterraneo, solo dopo il 1750 a.C. mi farebbe pensare che il mito greco di Herakles greco si sia sviluppato precedentemente a quella data.
Si discute invece sull’antichità del culto di Melqart, che potrebbe essere del 2.700 a.C. se ci si basa su Erodoto, oppure molto più recente, secondo altri attorno al 1000 a.C.
- Erodoto, per ciò che concerne Ercole, distingueva quello divino e l’eroe umano, e tra quello egiziano più antico, quello fenicio, quello venerato nella colonia fenicia di Thasos e l’Herakles di Tebe in Grecia.
- Diodoro Sikeliotes, nel I sec a. C. ne contava tre: il più antico era quello di Tebe in Egitto, che aveva sottomesso tutto il mondo; il secondo era un cretese, che aveva fondato i giochi olimpici; il terzo era il figlio di Alcmena e Zeus ed era nato poco prima della guerra di Troia.
Per Cicerone, gli Hercules erano sei e di questi l’Egiziano era il secondo, il Tirio era il quarto ed il Greco il sesto.

Trovo anche interessante la citazione dell'iniziale numero destinato delle fatiche (10) di Perseo, che equiparerebbe quelle del modello precedente più antico.
Perdonatemi l'OT piuttosto lungo.

 
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icon4  view post Posted on 8/10/2012, 13:23

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Ciao Turnon! Lungo e un po' complesso, ma capisco l'esigenza di argomentare bene le proprie affermazioni. Spero solo di non essermi persa qualche pezzo... ^_^

Purtroppo anch'io, come Perseo, ho poco tempo per il forum in questo periodo, quindi i miei ultimi interventi erano davvero una toccata e fuga (contenta di averti, intrigato, Perseo!).

Concordo con te che molti dei miti riferiti a Erakle siano associati all'acqua. Su questo aspetto ricordo che si era molto dilungato Bernal nel suo testo Atena Nera. E sicuramente concordo che sulla figura di Erakle si siano stratificati miti di epoche anche molto diverse. Per l'appunto le sue scarse connessioni con carri e cavalli sono abbastanza auto-evidenti. Come pure i tratti che lo accomunano ad altri personaggi del mito, anche di altri paesi, in primo luogo Gilgamesh.

Non sapevo che gli stessi Greci antichi avessero distinto tra vari Erakle di epoche diverse. Diciamo che l'idea che mi sono fatta (sempre molto personalmente e con pochi dati a supporto) è che sia esistita una figura storica di grande condottiero (non re, visto che il re era Euristeo) sul quale si sono stratificati miti più antichi. Chiaramente distinguere i tratti specifici di una possibile figura storica è molto difficile. Le fatiche e i miti più strettamente correlati, mi sembrano una traccia interessante. Quanto al periodo dell'Erakle "storico", credo che la fase di maggiore espansione achea sia quella più probabile. La presenza degli Achei in Anatolia, documentata dai testi ittiti e dal dato archeologico proprio nelle zone citate dal mito (Troade e Lidia in particolare), mi sembrano supportare questa ipotesi.

Solo un ultimo appunto sulle Argonautiche: la versione di Apollodoro è relativamente recente. Kerenyi sostiene che il primo mito degli Argonauti parlasse di una spedizione di soli Minii, cui poi, vista la portata dell'impresa, sono stati acclusi dal mito anche tutti i principali personaggi mitologici ritenuti più o meno coetanei (Erakle, ma anche i Dioscuri, che pure vengono almeno una generazione dopo). Il racconto delle Argonautiche del resto trova un riscontro archeologico nel fatto che le ceramiche achee rinvenute nella Troade e risalenti al TE III A fossero prevalentemente di origine tessala. In altre parole, i primi contatti achei con l'Anatolia nord occidentale li ebbero gli Achei continentali, che vivevano più a nord e solo successivamente furono soppiantati da quelli dell'Argolide, probabilmente nell'epoca in cui un condottiero di Micene potrebbe avere occupato la città di Troia (se restiamo a questa interpretazione). Peraltro tale occupazione non è necessariamente avvenuta con la distruzione della città, quindi potrebbe essere fatta risalire a un'epoca compresa tra i regni di Mursilis e di suo figlio Muwatalli, tra la fine del XIV e l'inizio del XIII secolo. Per la stessa Mileto, gli studiosi non escludono vari passaggi tra sovranità ittita e achea (dopo la distruzione operata da Mursilis) a seguito di trattati tra le parti, piuttosto che di occupazioni militari (vedere tutta la corrispondenza attribuita al periodo finale del regno di Muwatalli e/o all'inizio di quello di Hattusili, a seconda degli studiosi).

Basta, altro che OT! Scusate l'entusiasmo... :P
 
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lino85
view post Posted on 28/10/2012, 22:55




Ritornando su Teseo, per chi conosce il tedesco riporto queste notizie del 2006:

http://sciencev1.orf.at/sciencev1.orf.at/s...ews/145005.html

riguardo a ritrovamenti a Trezene che l'archeologa Eleni Konsolaki collega alla tomba attribuita a Teseo riferita da Pausania.

Se qualcuno ha conoscenze maggiori su questo tema, riferisca pure.

Ciao.
 
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view post Posted on 29/10/2012, 12:22
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- Γνῶθι σεαυτόν -

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Uhm... A me pare poco plausibile che si tratti di Teseo... E adesso ti spiego il perché.

Innanzitutto, non conosco alcun riferimento, in Pausania, a una 'seconda' tomba di Teseo nella zona di Trezene; ma questa potrebbe benissimo essere anche mia personale ignoranza (anche perché è risaputo che molte località greche si contendessero sepolture o reliquie di un medesimo eroe...). C'è da precisare, inoltre, che, dalle ricostruzioni delle fonti, Teseo parrebbe essere vissuto sì nell'età micenea, ma non così 'presto' come si sostiene nel tuo link (come ho già detto, per esempio, Rizzo, sulla base delle indicazioni fornite dalle Cronache di Paro, lo colloca nella seconda metà del XIII secolo, mentre questa tomba dovrebbe essere del XVI-XV secolo...).

Inoltre, secondo la tradizione, Teseo non era morto a Trezene, ma sull'isola di Sciro, assassinato dal re Licomede; il suo corpo era stato recuperato e sepolto sulla stessa isola, dove, nel V secolo a.C., il generale Cimone ne individuò i resti (grazie a un segno miracoloso), li recuperò e li riportò in pompa magna ad Atene, deponendoli in un sacrario collocato nei pressi dell'Agorà del Ceramico (di cui, a che io sappia, gli archeologi non conoscono ancora l'esatta ubicazione).
Se non ricordo male, c'è una disputa sulla datazione di questo sacrario, che secondo alcuni sarebbe esistito (in forma di cenotafio) fin dagli inizi dell'età del Ferro, mentre secondo altri sarebbe stato costruito per volontà dello stesso Cimone in età Classica... Ma che la tomba fosse ubicata in Atene (a prescindere dall'identità del defunto a cui erano appartenute tali ossa) è un dato abbasta certo.

Questo, almeno, è ciò che so (e ciò che penso) sulla questione.
 
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lino85
view post Posted on 29/10/2012, 12:58




Confermo infatti che Pausania nella sua "Descrizione della Grecia", narra del trasferimento da parte di Cimone dei presunti resti di Teseo ad Atene:

www.theoi.com/Text/Pausanias1B.html

"Accordingly Lycomedes contrived his death. His close was built at Athens after the Persians landed at Marathon, when Cimon, son of Miltiades, ravaged Scyros, thus avenging Theseus' death, and carried his bones to Athens."

Trezene invece era legata a Teseo in quanto suo luogo di nascita secondo la tradizione. Non sono riuscito a trovare comunque notizie più recenti del 2006 riguardanti quel ritrovamento segnalato nel link poco sopra...

Ciao.
 
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lino85
view post Posted on 1/5/2014, 13:47




Aggiungo un altro spunto che ho trovato di recente per approfondire il tema delle tradizioni sui primi re di Atene:

sarebbe interessante sapere da qualcuno di voi se conosciute qualcosa di più sulle origini delle informazioni contenute nel Marmor Parium, già citato da Perseo all'inizio della discussione, in quanto leggo da qui:

http://en.wikipedia.org/wiki/Parian_Chronicle

che, dopo le indagini compiute all'inizio del secolo scorso da Jakoby non sembrano esserci stati nuovi studi approfonditi sui contenuti di questo reperto, fino a questo studio di Young e Steinmann del 2012:

http://jesot.org/wp-content/uploads/2012/1...g-Steinmann.pdf

dove, in base a considerazioni sull'uso dei nomi dei re e arconti, sugli anni riportati e sullo stile annalistico, si affermerebbe, in contrasto con le tesi di Jakoby che "the style of the Chronicle’s entries suggests that the ultimate source of the information in the Parian Chronicle was the archives of the city of Athens."

archivi di Atene che sarebbero più antichi dell'età ellenistica, e più vicini dunque all'epoca micenea, vorrei sapere comunque da qualcuno più esperto in questi temi su quali elementi ed eventuali altre fonti di epoca più antica questo studio si basa e quanto è possibile che ci sia un legame tra questi elementi e fonti e il Marmor Parium.

Ciao.
 
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view post Posted on 1/5/2014, 23:07
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CITAZIONE (lino85 @ 1/5/2014, 14:47) 
archivi di Atene che sarebbero più antichi dell'età ellenistica, e più vicini dunque all'epoca micenea, vorrei sapere comunque da qualcuno più esperto in questi temi su quali elementi ed eventuali altre fonti di epoca più antica questo studio si basa e quanto è possibile che ci sia un legame tra questi elementi e fonti e il Marmor Parium.

Non ho ben capito cosa intendi con archivi più vicini all'epoca micenea. Un archivio più antico dell'età ellenistica potrebbe esser stato tranquillamente del periodo classico (età di Pericle) o, ancora prima, d'età arcaica (età di Pisistrato), ma non credo tanto più vecchi - e comunque, anche un archivio d'età arcaica non avrebbe avuto, secondo me, grandi legami con i veri e propri archivi del periodo miceneo.
Provo a spiegarti la mia idea.

Innanzitutto, che io sappia, sull'Acropoli di Atene non è mai stato ritrovato un vero e proprio palazzo miceneo. Si era parlato del ritrovamento di basi di colonne di un probabile megaron miceneo, questo è vero, ma avevo sentito dire che, in tempi più recenti, era stato proposto di reinterpretare quei resti come quelli del più antico pronao del tempio di Atena Poliade (eretto su per giù a metà strada fra i luoghi in cui furono successivamente costruiti l'Eretteo e il Partenone). Dunque, senza nemmeno la traccia di un palazzo miceneo, non si può pensare all'esistenza di un archivio miceneo (gli archivi all'epoca erano perlopiù 'palatini'), da cui gli Ateniesi dell'età del Ferro potrebbero aver preso spunto.

In secondo luogo, se anche i primi Greci del IX-VIII secolo a.C. (periodo di ricomparsa della scrittura in Grecia) avessero potuto attingere ad archivi micenei ancora esistenti, probabilmente non c'avrebbero capito niente: il greco dell'età del Ferro, il cui alfabeto fu mutuato da quello fenicio, era infatti (almeno a livello grafico) assai diverso dal 'greco' dei Micenei (che sfruttava un sistema di scrittura sillabica, basato su ideogrammi). La riprova di ciò ce l'hai nella vicenda della scoperta della tomba di Alcmena, narrata da Plutarco, all'interno della quale il re Agesilao rinvenne una lastra di bronzo con un'iscrizione in caratteri sconosciuti, che furono scambiati per geroglifici egizi (cfr: http://en.wikipedia.org/wiki/History_of_th...rch.27s_account).

Infine, anche ammettendo che gli Ateniesi della prima età del Ferro avessero potuto recuperare e tradurre documenti d'archivio originali del periodo miceneo, non avrebbero potuto desumere alcuna informazione di carattere storiografico dalla loro analisi, e questo perché, notoriamente, i documenti degli archivi micenei (tavolette in terracotta) non riportano narrazioni di eventi di carattere storico, politico o militare, ma, principalmente, solo elenchi e appunti di carattere economico/commerciale.

In questo senso, ti dico che non ha molto senso pensare ad una maggiore (o minore) 'vicinanza' di un archivio al periodo miceneo: un archivio più vicino al periodo miceneo (es. d'età arcaica) non avrebbe mai potuto avere, comunque, alcun legame con i più antichi archivi palatini delle regge micenee.
I dati del Marmo di Paro, per quel che ne so, si basano su documenti d'età ellenistica, probabilmente, in alcuni casi, rifacentisi a documenti più antichi (periodo classico, o magari perfino arcaico), che però, a un certo punto, finiscono per sconfinare nel mito e nella tradizione popolare (seppur sempre ammantati del valore di 'cronaca storiografica'). Il libro di J. Boardman, da me più volte citato qui sul forum ('Archeologia della nostalgia. Come i Greci reinventarono il loro passato'), rende bene l'idea che sto cercando di passarti.
Le cronologie dei primi re di Atene potrebbero esser state ricostruite a tavolino dagli eruditi d'età ellenistica, basandosi forse su congetture tutte loro... Del resto, com'è possibile che i Greci conservassero, ancora nel III-II secolo a.C., un ricordo nitido e dettagliato degli avvenimenti storici del periodo miceneo, nonché di quelli dei 'secoli bui' della successiva Dark Age (per la quale non sono attestati documenti scritti)?
 
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lino85
view post Posted on 2/5/2014, 00:46




CITAZIONE (Perseo87 @ 2/5/2014, 00:07) 
Non ho ben capito cosa intendi con archivi più vicini all'epoca micenea. Un archivio più antico dell'età ellenistica potrebbe esser stato tranquillamente del periodo classico (età di Pericle) o, ancora prima, d'età arcaica (età di Pisistrato), ma non credo tanto più vecchi - e comunque, anche un archivio d'età arcaica non avrebbe avuto, secondo me, grandi legami con i veri e propri archivi del periodo miceneo.

In effetti con l'espressione archivi "più vicini all'epoca micenea" intendevo parafrasare in modo veloce la tesi dei due studiosi autori del pdf che ho citato prima:

http://jesot.org/wp-content/uploads/2012/1...g-Steinmann.pdf

Il testo è interessato principalmente alle fonti storiche legate alle liste dei re di Tiro e da pag. 9 si parla estesamente del Marmo Pario, e propone anche una ricostruzione di parte del testo del reperto che affermerebbe l'utilizzo di fonti provenienti dall'Archivio di Atene. Più avanti i due studiosi sembrano proporre un'ipotesi su presenze effettive di fonti di Archivio risalenti a epoche vicine al periodo miceneo, anche se non sono il più esperto per giudicare quanto possano essere solide le argomentazioni per questa ipotesi, mi interesserebbe una tua lettura dello studio per darne poi un tuo giudizio...

CITAZIONE
Provo a spiegarti la mia idea.

Innanzitutto, che io sappia, sull'Acropoli di Atene non è mai stato ritrovato un vero e proprio palazzo miceneo. Si era parlato del ritrovamento di basi di colonne di un probabile megaron miceneo, questo è vero, ma avevo sentito dire che, in tempi più recenti, era stato proposto di reinterpretare quei resti come quelli del più antico pronao del tempio di Atena Poliade (eretto su per giù a metà strada fra i luoghi in cui furono successivamente costruiti l'Eretteo e il Partenone). Dunque, senza nemmeno la traccia di un palazzo miceneo, non si può pensare all'esistenza di un archivio miceneo (gli archivi all'epoca erano perlopiù 'palatini'), da cui gli Ateniesi dell'età del Ferro potrebbero aver preso spunto.

In secondo luogo, se anche i primi Greci del IX-VIII secolo a.C. (periodo di ricomparsa della scrittura in Grecia) avessero potuto attingere ad archivi micenei ancora esistenti, probabilmente non c'avrebbero capito niente: il greco dell'età del Ferro, il cui alfabeto fu mutuato da quello fenicio, era infatti (almeno a livello grafico) assai diverso dal 'greco' dei Micenei (che sfruttava un sistema di scrittura sillabica, basato su ideogrammi). La riprova di ciò ce l'hai nella vicenda della scoperta della tomba di Alcmena, narrata da Plutarco, all'interno della quale il re Agesilao rinvenne una lastra di bronzo con un'iscrizione in caratteri sconosciuti, che furono scambiati per geroglifici egizi (cfr: http://en.wikipedia.org/wiki/History_of_th...rch.27s_account).

Infine, anche ammettendo che gli Ateniesi della prima età del Ferro avessero potuto recuperare e tradurre documenti d'archivio originali del periodo miceneo, non avrebbero potuto desumere alcuna informazione di carattere storiografico dalla loro analisi, e questo perché, notoriamente, i documenti degli archivi micenei (tavolette in terracotta) non riportano narrazioni di eventi di carattere storico, politico o militare, ma, principalmente, solo elenchi e appunti di carattere economico/commerciale.

In questo senso, ti dico che non ha molto senso pensare ad una maggiore (o minore) 'vicinanza' di un archivio al periodo miceneo: un archivio più vicino al periodo miceneo (es. d'età arcaica) non avrebbe mai potuto avere, comunque, alcun legame con i più antichi archivi palatini delle regge micenee.
I dati del Marmo di Paro, per quel che ne so, si basano su documenti d'età ellenistica, probabilmente, in alcuni casi, rifacentisi a documenti più antichi (periodo classico, o magari perfino arcaico), che però, a un certo punto, finiscono per sconfinare nel mito e nella tradizione popolare (seppur sempre ammantati del valore di 'cronaca storiografica'). Il libro di J. Boardman, da me più volte citato qui sul forum ('Archeologia della nostalgia. Come i Greci reinventarono il loro passato'), rende bene l'idea che sto cercando di passarti.
Le cronologie dei primi re di Atene potrebbero esser state ricostruite a tavolino dagli eruditi d'età ellenistica, basandosi forse su congetture tutte loro... Del resto, com'è possibile che i Greci conservassero, ancora nel III-II secolo a.C., un ricordo nitido e dettagliato degli avvenimenti storici del periodo miceneo, nonché di quelli dei 'secoli bui' della successiva Dark Age (per la quale non sono attestati documenti scritti)?

In effetti le tue obiezioni, (anche da meno esperto di te sull'argomento) mi sembrano ragionevoli, in effetti i due studiosi sembrano consapevoli di questi argomenti contrari alla loro ipotesi, a pag. 10 scrivono:

"But is it possible that Athens was keeping a written record of events that extended back to 1582/81 B . C ., the date of the Parian Marble’s first entry? This would seem to be contradicted by the conventional understanding of the “Dark Ages” that followed the collapse of Mycenaean civilization in about 1120 B . C . and lasted for two and one-half centuries. The lack of Greek inscriptions that can be dated to this period has led to the assumption that all literacy had been lost. If that were the case, it would be in conflict with the idea that the Parian Marble’s dates related to this period and earlier are derived from “the public records and histories of Athens.” That Athens could not have had written records during the Greek Dark Ages is essentially an argument from silence, and therefore a weak argument. It should be remembered that an earlier argument from silence held that the Greeks had no literary abilities at all before the middle of the eighth century B . C . This consensus was shattered in 1952, when Michael Ventris deciphered the Linear B script that was in use from about 1400 B . C . to 1200 B . C ., showing that its language was Greek. We learn from the examples of Linear B and Linear A that if writing was known in Athens as early as the 16th century B . C ., the writing would not have been in an alphabetic script, such as the Greeks adapted from the Phoenicians, or some other West Semitic source, in the eighth century."

Più avanti nel saggio gli autori compiono vari confronti e commenti sulle datazioni compiute dal Marmo Pario e da vari autori antichi sulla Guerra di Troia, i cui dettagli tecnici vanno oltre la mia comprensione, comunque più volte, gli autori ammettono che ci sono affermazioni sicuramente non storicamente accurate nel Marmo Pario (a pag. 21 dicono "It might be thought that the purpose of the present article is to vindicate the historical accuracy of the Parian Marble. That is not the case. In dating events that happened far from Athens, such as the accession year of Xerxes king of Persia, the Marble can be in error by as much as four years"). Nel resto del saggio viene affermato un ragionamento complesso riguardante varie fonti che citano elenchi dei re di Tiro ma anche lì il discorso cronologico bisognerebbe che sia analizzato da uno più esperto di me nella cronologia greca. Volevo perciò sapere da te, Perseo, cosa ne pensavi di queste ipotesi e delle argomentazioni che vengono portate a loro sostegno.

Ciao.
 
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view post Posted on 2/5/2014, 14:49
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CITAZIONE (lino85 @ 2/5/2014, 01:46) 
If that were the case, it would be in conflict with the idea that the Parian Marble’s dates related to this period and earlier are derived from “the public records and histories of Athens.” That Athens could not have had written records during the Greek Dark Ages is essentially an argument from silence, and therefore a weak argument. It should be remembered that an earlier argument from silence held that the Greeks had no literary abilities at all before the middle of the eighth century B . C . This consensus was shattered in 1952, when Michael Ventris deciphered the Linear B script that was in use from about 1400 B . C . to 1200 B . C ., showing that its language was Greek.

Questo discorso mi lascia un po' perplesso... e il perché è presto detto: se è vero che il sostenere che gli Ateniesi della Dark Age non tenessero documentazioni scritte è sostanzialmente un argumentum ex silentio, dal canto opposto trovo assai più arduo formulare ipotesi che poi non possono essere comprovate (almeno per ora). Il discorso secondo cui "l'assenza di prove non è prova di assenza" l'ho sempre condiviso anch'io, nella teoria, ma, in certi casi, può rivelarsi un'arma a doppio taglio (e comunque, da un punto di vista scientifico, è la soluzione metodologica meno corretta, perché i ragionamenti e le deduzioni si fanno a partire dai dati concreti, e non dalle ipotesi).

Il problema, inoltre, è che, nel mondo miceneo, chi sapeva scrivere stava probabilmente al servizio del palazzo, impiegato come scriba negli archivi (che necessitavano di questa manodopera continua, per registrare i prodotti in entrata e in uscita dalla rocca, i salari da distribuire, le offerte da versare ai santuari etc.). Dopo il collasso del sistema palatino, non ci sono più stati centri di potere analoghi, che necessitassero di un sistema di archiviazione dei dati come quelli in uso a Micene, Cnosso, Tebe, Pilo etc., quindi se anche qualcuno continuò a conoscere l'arte della scrittura, di fatto non ce n'è arrivata alcuna traccia (e anche l'esistenza di documenti in legno, cuoio o papiro - proposta, per esempio, sulla base delle tavolette lignee affidate a Bellerofonte da Preto - è puramente ipotetica).

Per quanto riguarda l'archivio pubblico di Atene, ti dico onestamente che ne so ben poco. A che mi ricordi, in età classica, l'archivio cittadino si trovava in quella che è definita 'Agorà Classica' (o 'del Ceramico'), a Ovest dell'Acropoli: i documenti erano conservati all'interno del Metroon, un santuario dedicato alla dea Cibele, che fungeva però anche da archivio cittadino. Prima di quello, mi pare solo di ricordare l'esistenza di una 'biblioteca' di Pisistrato, ma non vorrei confondermi, perché è da tanto che non rimetto mano alla topografia di Atene... E per quanto riguarda le liste dei re di Tiro, mi dispiace, ma lì posso esserti davvero di poco aiuto (occorrerebbe avere il parere di un orientalista).
 
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lino85
view post Posted on 2/5/2014, 16:36




CITAZIONE (Perseo87 @ 2/5/2014, 15:49) 
Questo discorso mi lascia un po' perplesso... e il perché è presto detto: se è vero che il sostenere che gli Ateniesi della Dark Age non tenessero documentazioni scritte è sostanzialmente un argumentum ex silentio, dal canto opposto trovo assai più arduo formulare ipotesi che poi non possono essere comprovate (almeno per ora). Il discorso secondo cui "l'assenza di prove non è prova di assenza" l'ho sempre condiviso anch'io, nella teoria, ma, in certi casi, può rivelarsi un'arma a doppio taglio (e comunque, da un punto di vista scientifico, è la soluzione metodologica meno corretta, perché i ragionamenti e le deduzioni si fanno a partire dai dati concreti, e non dalle ipotesi).

Mi rende perplesso anch'io questo utilizzo dell'argumentum ex silentio, tuttavia il testo da pag. 13 afferma che c'è una concordanza tra le due datazioni della Guerra di Troia riportate dal Marmo Pario e da autori greci come Menandro di Efeso riportati da Flavio Giuseppe (non so quando tu conosci relativamente all'origine delle datazioni degli storici classici dell'evento della guerra troiana):

"Entry 24 of the Parian Marble states that Troy was taken 945 years before the base date, on the seventh day before the end of the month Thargelion. 29 The lunar month Thargelion usually began sometime in May, so that the Marble’s testimony would place the fall of the city in early June of 1208 B . C . 30 This agrees with the date given above by combining the Tyrian data for the date of the founding of Tyre, 1209t or 1210t, 240 or 241 years before Tyre sent material to aid in the construction of Solomon’s temple, with the statement of Pompeius Trogus that Troy fell one year later. The agreement is the more remarkable when it is remembered that Josephus derived his information from a Phoenician source, as translated into Greek by Menander and Dius, whereas the other source that provided the (same) date was a Greek account, as derived from the archives of Athens [...] How then could these two independent sources give the same date for the fall of Troy? The best explanation is that Athens on the one hand, and Tyre on the other, were keeping an annalistic log of the passage of years, similar to that found in the Assyrian Eponym Lists or the consular lists of Rome. That the two sources agree on the date of closely related events in the late thirteenth century B . C . indicates that for both Tyre and Athens, the reckoning of years had started at a very early date and continued without interruption down to the time of Menander and Dius in one case and to the time of creation of the Parian Marble in the other. It is difficult to think of any other explanation that can account for the agreement of these two traditions, the Phoenician and the Athenian, on the dating of two events that happened a thousand years earlier, in 1209 and 1208 B . C ."

CITAZIONE
E per quanto riguarda le liste dei re di Tiro, mi dispiace, ma lì posso esserti davvero di poco aiuto (occorrerebbe avere il parere di un orientalista).

Ecco a pag. 6 il discorso che viene fatto che riguarda il legame tra le liste dei re di Tiro e le date del Marmo Pario, in particolare quello della Guerra di Troia:

"The year in which Hiram sent material for building the temple in Jerusalem can be used to calculate another date used by Coucke, namely the year Tyre was refounded. 18 According to Tyrian records as cited in Josephus (Ant. 8.3.1/62), this happened 240 years before the Tyrians helped Solomon build the temple, in the eleventh year of Hiram. As mentioned above, Josephus made a correction in his later work Against Apion, stating that Tyre’s aid was given in Hiram’s twelfth year, so a corresponding correction would make this the 241st year of the refounded city of Tyre. The rebuilding of Tyre then may be dated to (969t + 240) = 1209t or (969t + 241) = 1210t. Pompeius Trogus/Justin (18.3.5) related that Troy fell one year after Tyre was built, which would place the fall of Troy in either 1208t or 1209t, assuming a fall-based calendar. 19 The latter of these years agrees with the Parian Marble’s date for the fall of Troy: June of 1208 B . C ."

Qui, da non esperto di storia fenicia non sono in grado di criticare i dettagli delle argomentazioni sostenenti tale ricostruzione storica, però inizio ad avere qualche sospetto: perché gli autori di fatto utilizzano solo fonti e testi che sono molto più recenti dell'epoca Micenea, ovvero non solo il Marmo Pario ma anche Flavio Giuseppe, storico ebreo di epoca romana, nonché i testi biblici che citano i fenici, che però è noto che sono stati redatti alla fine di più stesure vari secoli dopo l'epoca in cui sono ambientati i racconti contenuti in essi? Perché non citano anche fonti e soprattutto reperti archeologici relativi direttamente a quell'epoca in cui tali eventi come la guerra troiana e l'attività ai tempi delle Dark Ages di un archivio ad Atene sarebbero accaduti? Mi sembra una metodologia molto insolita...

Di fatto ho cercato di trovare informazioni sui due autori Rodger Young ed Andrew E. Steinmann, ebbene entrambi sembrano studiosi di storia ebraica, ma mentre il secondo si è laureato in studi sul vicino oriente all'università di Michigan il primo sembra che dopo una laurea in fisica abbia ottenuto un titolo in studi ebraici e biblici in un seminario teologico privato. Per di più il fatto che quell'articolo sia stato pubblicato in una rivista del titolo "Journal for the Evangelical Study of the Old Testament" mi fa venire il sospetto che i due autori usino una metodologia ben poco scientifica, ovvero che si postuli l' "inerranza" in fatto di storia di ogni affermazione contenuta nella Bibbia, postulato diffuso in varie chiese protestanti. Mi sa che a questo punto Wikipedia inglese ha proprio "toppato" nel citare questo "studio" come degno di valore in una voce sul Marmo Pario (comunque questa è una mia supposizione in quanto, per evitare di usare attacchi basati sull'ipse dixit e sull'appartenenza confessionale degli autori, si dovrebbe entrare nel merito e criticare ciascuna delle singole argomentazioni sostenute dai due autori, a prescindere se le conclusioni sono a favore o contro posizioni di confessioni religiose particolari).

Ciao.
 
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view post Posted on 2/5/2014, 20:01
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Nemmeno io, come ti ho detto, mi intendo di storia e letteratura fenicia, però un'opinione ce l'ho, e penso che, quando si vuole ricostruire la data di distruzione di un sito (come nel caso di Ilio/Troia), se le date fornite dagli antichi sono molte, bisognerebbe sempre affidarsi prima alla 'terra' (nel senso di 'stratigrafie archeologiche'). Dall'incrocio delle fonti letterarie e dei dati archeologici (senza dimenticare che, in teoria, i secondi dovrebbero sempre avere la precedenza) si può ricavare il periodo cronologico più plausibile per ricollocare l'evento sulla linea temporale. E infatti ricordo che la maggior parte degli studiosi è concorde nell'identificare uno dei sottostrati di Troia VII con quello della Guerra di Troia, ma ho qualche difficoltà a ricordare nel dettaglio tutti i pro e i contro della proposta...

In ogni caso, le datazioni riportate in Wiki (http://en.wikipedia.org/wiki/Trojan_War) suggeriscono che gli antichi abbiano ricostruito le proprie cronologie perlopiù sulla base delle genealogie mitistoriche degli eroi greci - e cioè, sulla base di racconti mitologici, tramandati nei secoli, con numerose varianti (e non, dunque, di veri e propri documenti d'archivio).
Ora, sapendo che, a una certa data x, ogni autore c'è arrivato facendo un conto approssimativo degli anni di vita di ciascun componente di una data dinastia eroica (ottenendo, in questo senso, cifre non necessariamente reali), mi chiedo quanta attendibilità possa esserci in queste datazioni letterarie, soprattutto in termini di 'anni' (che è poi la cosa più assurda, secondo me): si parla di un evento del TB, e io mi accontenterei maggiormente di sapere con esattezza nella metà di quale secolo è stata combattuta questa guerra, invece di vedermi continuamente spiattellare questa piuttosto che quella data precisa (c'è chi pretenderebbe di ricostruire perfino il giorno e il mese di inizio/fine guerra!), perché è ovvio che nessun autore antico sarà mai abbastanza attendibile in questo senso.
 
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