| Scusatemi per l'intromissione nell'OT di questa bella chiacchierata. Intervengo perché ho sempre visto Ercole come un antichissimo Mito dell'Acqua. In questo momento non ricordo bene tutti i dettagli, ma in varie delle sue fatiche (circa la metà) interviene una chiara (almeno, a me sembra chiara, ditemi voi la vs opinione al riguardo) simbologia dell'ingegneria idraulica antica: 1) Il leone nemeo - secondo alcune fonti era nato da un mostro a nove teste, di cui sette serpentiformi; il serpente, forse è simbolo di acqua corrente) 2) Hydra di Lerna: nessuno sa come fosse fatta - 7, 9, 50 teste? - ma fatto sta che le teste che, se mozzate ricrescono e diventano due, fa pensare al tentativo fallito d'imbrigliare un corso d'acqua. Il nome stesso del mostro sarebbe già indicativo (nessuno si è mai veramente posto il dubbio di come Ercole, che portava solo una clava, potesse "tagliare" le teste di Hydra": all'ingegnere idraulico non serviva una spada, per interrompere il fluire dell'acqua). 5) Palude di Stinfalo: rimanda ai lavori di bonifica effettuati in varie civiltà idrauliche ed anche nella zona dove è riferito - inizialmente - l'eroe. 7) Stalle di Augia (deviazione dei fiumii Alfeo e Peneo, Peneo sarebbe in relazione con un vocabolo Egizio che significa "alluvione") 10) Deviazione del fiume Strymon, per ricondurre a casa la propria mandria. 11) Esperidi ai confini del mondo, custodite dal drago Ladone (un doppione dell'Hydra, altro simbolo di acqua corrente: esistono miti Ugaritici che accostano Ltn a al dio sumerico del fiume, Yamm.).
Mi sembra di ricordare che nella riferita "vita" di Ercole ci siano molti altri episodi correlati strettamente all'acqua (ed ai serpenti: da bambino lattante ne uccide subito due, mi sembra). - Partecipa al viaggio degli Argonauti (così diventa l'eroe che ha visto tutto il mondo allora noto). - Ila, suo giovine amante - è annegato dalle ninfe presso la foce del fiume Cio - In Etolia lotta con il dio del fiume Acheloo ed è lì che conquista Deianira.. - Ercole è accostato ai lavori idraulici per riempire il lago Kopais, deviando il fiume Kephissos (Pausania I,38, 7 e Strabone II 4 11). - esiste anche l’episodio in cui il fiume Dire sgorga dalla terra, per soccorrere Heracle in preda alle fiamme (Erodoto, Storie, VII 198), che richiamerà quello della "sete" implacabiledi Sansone. - Incontra Nesso (che riuscirà a farlo morire) nell'atto di attraversare il fiume Eveno. - Getta Lica nel mare, prima di morire, avvelenato dalla tunica intrisa nel sangue di Hydra.
Il fatto che esistessero numerosissimi templi di Ercole costruiti proprio sul mare (o in prossimità di acque termali, ritenute in qualche modo "infernali" e che molte località perimarine, insulari e costiere prendessero il suo nome, dovrebbe essere un altro indice della valenza e del significato del mito di Ercole.
Ma si tratterebbe di un mito antico circa 17.000 anni. - Walter Burkert (1985, pag 209) ne trova traccia nel paleolitico superiore, identificandone molti aspetti in comune nel Mito dello Sciamano (Ercole che scende agli Inferi e ne ritorna indenne, ad es.) ed in quello del Grande Cacciatore. In questo concorderebbero alcune cronologie Egizie, che calcolavano essere trascorsi 17.000 anni dal tempo di Ercole al tempo di Amasi (Erodoto, Storie, II 43). - Gilgamesh - che secondo alcuni sarebbe stato il V regnante documentato di Uruk (la biblica Erek, oggi Warka) - possiede anch'esso molto in comune con il Grande Cacciatore e con lo Sciamano (anch'egli scende agli inferi, per riportare indietro l'amico Enkidu: impresa che non riuscirà perché un serpente gli ruberà la magica pianta mentre egli si disseta ad una fonte). Ma soprattutto possiede molto in comune con Ercole (ambedue vanno a piedi invece che sul carro. Non portano una spada. Compiono le loro imprese da soli 8o con un amico, la cui morte li disturba grandemente). Si adornano con una pelle di leone. Sono semidivini. Scendono nel mondo dei morti e ne tornano. - Ninurta (forma tarda di Ningirsu) è un precursore di ambedue: aveva eretto uno sbarramento contro le acque amare degli Inferi. Guerriero e dio della guerra, dio dei pozzi e dell'irrigazione. Anche lui aveva terminato le sue personali "fatiche" (10), vincendo contro Asag, il Muflone a sei teste, il Drago eroico, il Magilum, il Bisonte, la Libellula, il Gesso, il Rame, l'Aquila a testa di leone Anzu ed il Serpente a sette teste. - Melkart (Mlk Qrt, signore della città) era un'importante divinità Fenicia di Tiro, che sembra sia stato il trait d'union (culturale e grafico, addirittura) tra Gilgamesh ed Herakles. Prima delle "Colonne di Herakles" ci furono le sfavillanti colonne di Melkart - una d'oro e l'altra di smeraldo - che ispirarono quelle più note del Tempio di Salomone. Insomma: il mito di Heracles sarebbe tutto un sincretismo, lungo e complesso, che comprenderebbe anche il più antico Ba'al Hadad ed il mesopotamico Nergal, con un pizzico di Reshef (Seyrig, 1944 – 5; Dussaud, 1946 – 8; Brundage, 1958), dio della pestilenza. Il Mito del Grande Cacciatore, però, non muore solo perché entrato nel personaggio di Herakles: anzi sopravvive con molti altri nomi (Orione, Cefalo), sempre portandosi con sé il destino di eroe sovrumano, odiato dai mariti, amato da tutte le donne e destinato ad un fato drammatico. - anche Sansone è uno degli ultimi rivoli nei quali si differenzierà il Mito. (inutile sottolineare i punti in comune; gli accessi di rabbia,, la mascella d'asino usata come clava, l'uccisione del leone ed il vestirne la pelle, le sventure, la perdita temporanea dei propri poteri, la sete terribile che Dio provvede a soddisfare fornendogli l'acqua, la morte dopo avere abbattuto le due colonne del tempio di Dagon etc etc). Non mi soffermo sulle questioni etimologiche, perché non sono in grado di condurre una discussione al riguardo: ma ho letto che il significato del nome "Herakles" non significherebbe - come comunemente riportato - "gloria di (per, a) Hera", bensì “Rabbia di Hera”, oppure “Offesa di Hera”. Questi sarebbero stati termini più adatti. A meno che non si consideri che Era, in origine, era venerata come divinità dell’acqua (rapportabile all’Accadico Haarru, “corso d’acqua”) ed in questo caso il nome di Herakles, inteso come divinità dell’acqua, acquista un senso compiuto.(M. Bernal, Black Athena. Vol II, Cap II, “ The Sumerian and Semitic origins of Herakles” -Rutger’s University Press - 1987).
Intendiamoci: non intendo affatto negare che quanto detto in termini di datazione sia errato (sarebbe futile, parlando di un Mito). Anzi proprio così come i simboli e più ancora la figura e le opere di Ercole sono stati usati dai Faraoni Egizi a scopo autopromozionale (mi risulta che lo abbiano fatto quelli della XI e XII Dinastia e mi esimo dall'elencarne i nomi ed i modi), non ci sarebbe affatto da stupirsi se anche altri popoli (ad esempio, appunto, i Greci) ne avessero fatto un loro personale uso, in qualche modo vantaggioso per l'immagine e la definizione della propria storia.
Ma non credo - da parte mia - che tutto il Mito di Ercole sia facilmente circoscrivibile in un'epoca precisa e ristretta. In questo senso, sarei più d'accordo con Leda che con Clitennestra, anche se trovo certamente interessante e non impossibile la sua tesi. A parte i 17.000 anni di cui riferisce Erodoto (e con cui W. Burkert sarebbe d'accordo), Gilgamesh di Uruk ci porta al 2600 a,C, se ricordo bene: i primi testi scritti dell'Epopea risalgono al 2100 a.C. circa. Il fatto che carro e spada siano comparsi, nel Mediterraneo, solo dopo il 1750 a.C. mi farebbe pensare che il mito greco di Herakles greco si sia sviluppato precedentemente a quella data. Si discute invece sull’antichità del culto di Melqart, che potrebbe essere del 2.700 a.C. se ci si basa su Erodoto, oppure molto più recente, secondo altri attorno al 1000 a.C. - Erodoto, per ciò che concerne Ercole, distingueva quello divino e l’eroe umano, e tra quello egiziano più antico, quello fenicio, quello venerato nella colonia fenicia di Thasos e l’Herakles di Tebe in Grecia. - Diodoro Sikeliotes, nel I sec a. C. ne contava tre: il più antico era quello di Tebe in Egitto, che aveva sottomesso tutto il mondo; il secondo era un cretese, che aveva fondato i giochi olimpici; il terzo era il figlio di Alcmena e Zeus ed era nato poco prima della guerra di Troia. Per Cicerone, gli Hercules erano sei e di questi l’Egiziano era il secondo, il Tirio era il quarto ed il Greco il sesto.
Trovo anche interessante la citazione dell'iniziale numero destinato delle fatiche (10) di Perseo, che equiparerebbe quelle del modello precedente più antico. Perdonatemi l'OT piuttosto lungo.
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