A luglio, sono stato a fare una bellissima vacanza in Egitto, che mi ha permesso di visitare molti dei più importanti siti archeologici di questa meravigliosa terra (tanto ricca di storia quanto di forti contraddizioni sociali).
In particolare, voglio lasciare qui un resoconto della mia visita al museo egizio del Cairo e le impressioni che mi sono rimaste da questa esperienza. Si tratta, senza dubbio, di un museo veramente ricco di reperti importanti e affascinanti (e che tenta, anche nelle sue architetture, di mostrare un'immagine di se stesso in grande sfarzo, di gusto occidentale e classicheggiante).
Ho ancora in mente, prima fra tutte, la bellezza del tesoro di Tutankhamon: un corredo impressionante di oggetti in oro massiccio e pietre preziose, di grande raffinatezza. La parte degli ori è esposta in una saletta a sé stante, mentre tre interi corridoi (sic!) sono dedicati al resto del corredo (con i suoi troni, cofanetti, bastoni, scettri, vestiti, vasetti, ushabti, carri, lettighe, archi e statue guardiane). Ma non c'è solo questo, ovviamente.
Bellissime sono anche le statue dell'Antico e Medio Regno (fra cui, la più impressionante, è proprio la piccola statuetta che, secondo gli esperti, costituirebbe l'unica raffigurazione superstite del leggendario Cheope!). Molto eleganti anche la famosa statua di Chefren con Horus in forma di falco dietro la testa, la cd. 'triade di Micerino', i vari colossi di Akhenaton e il più noto ritratto di Nefertiti. Ho ritrovato perfino i due (pretesi) 'ananas' dalla tomba di Akhenaton (esposti in una vetrinetta vicino alla sala del periodo amarniano)!
In generale, comunque, una delle cose che più mi hanno colpito delle statue egizie sono stati gli occhi: molte statue, infatti, sono dotate di occhi realizzati con una pietra levigata e traslucida, che, sotto la luce di una torcia, crea un effetto 'bagnato' che li fa sembrare inquietantemente umidi (e quindi, molto realistici). Credetemi, non c'è libro né fotografia che possa rendere l'idea di ciò che vi sto raccontando: dovete vederlo con i vostri occhi, per capire a pieno la strana sensazione che si prova a fissare il volto di una statua come quella (famosa) del sacerdote Kaaper...
Ma la parte più emozionante è stata la sala (anzi, le sale) delle mummie reali. Non ci sono parole per descrivere ciò che si prova nel ritrovarsi di fronte a quegli stessi uomini che hanno scritto la storia dell'antico Egitto: vedere in volto il leggendario Ramesse II, osservare il cranio crivellato di Seqenenra e, con lui, la regina Hatschepsut, il grande conquistatore che fu Tuthmosis III, Merenptah (il faraone dell'Esodo) e tanti altri grandi dinasti, fino a ritrovarsi a fissare le orbite vuote di quello che fu probabilmente Akhenaton, è un'emozione davvero indescrivibile (e che, forse, non mi sono neppure goduto fino in fondo, visto che ho dovuto farmi tutta questa sezione senza guida e in poco più di 10 minuti...).
A noi non è stata data la possibilità di contemplare i corpi di uomini come Cesare, Augusto, Traiano o Adriano. Quindi, potete immaginare che cosa sia ammirare questi cadaveri, a metà fra la miseria (composta) dei loro corpi rinsecchiti e la gloria con cui la storia ce li ha tramandati.
Certo, questo museo non manca di pecche... anzi.
Prima fra tutte, non ci si respira! In ogni albergo, locale o negozio in cui si entra in Egitto, c'è sempre l'aria condizionata al massimo (cosa che, fra l'altro, non fa neppure propriamente bene all'organismo...); in ogni luogo, eccetto il museo egizio, in cui l'umidità e il caldo tolgono davvero il respiro.
A questo, si aggiunge la sistemazione poco congeniale dei reperti, spesso quasi 'ammassati' gli uni sugli altri (come se, più che in un museo, ci trovassimo nel suo magazzino). La carenza di spazi è purtroppo dovuta principalmente al grande numero di reperti esposti (che, fra l'altro, non sono che una piccola parte di quelli in possesso del museo), per cui si sta da tempo progettando di spostare le collezioni in una nuova sede, più moderna e adatta ad accogliere questo smisurato patrimonio artistico e archeologico.
Alcune stanze non sono sufficientemente illuminate e, soprattutto, è gravissima la carenza di pannelli illustrativi ed etichette nelle vetrine. Una per tutte: se non avessi qualche nozione di base di geroglifico egizio, non avrei mai potuto scoprire che un anonimo sarcofago di pietra, seminascosto dietro a una vetrina, era nientepopodimeno che il sarcofago di Cheope (che ho riconosciuto leggendo il nome 'Khufu' nel cartiglio inciso su entrambi i lati lunghi)...
Adesso, spuntato il museo egizio del Cairo, non mi resta che vedere quello di Torino!