Dceg, non credo avrebbe senso fondere una statua in più parti con il metodo diretto.
Dalle dispense che ho io, risalenti ad un corso di tecniche artistiche (che non ho sostenuto, ma di cui ho fatto le fotocopie perché mi interessava l'argomento) il metodo indiretto viene usato per realizzare una statua, generalmente di grandi dimesioni, fondendo le varie parti, evitando così la perdita dell'originale in cera, cosa che costituisce un indubbio vantaggio in caso di errori. Dunque non vedo vantaggi a fondere una statua in più parti con il metodo diretto, a meno che tu non volessi dire che è stato usato il metodo cosiddetto parzialmente indiretto (e penso che forse intendevi proprio quello).
Tuttavia, Moreno nel suo libro "I Bronzi di Riace. ll maestro di Olimpia ed i Sette a Tebe" descrive il metodo usato per fondere i bronzi, così come risultava dal restauro del 1995:
CITAZIONE
Si è visto che la cera - destinata a venire sostituita dal getto della lega - non risultava plasmata all'interno di un negativo concavo, bensì era stata applicata a placche sulla sagoma positiva di terra, a sua volta cotta prima di venire rivestita di cera. Intorno all'iniziale scheletro di ferro forgiato, l'argilla era stata apposta in sfoglie miste a crine, con progressiva finezza procedendo verso l'esterno (...).
La garanzia contro l'eventuale fallimento della fusione poteva essere devoluta a forme negative tratte dalla figura completata in cera e accantonate prima che questa venisse rivestita con la "camicia" necessaria per colarvi la cera.
Ora, il fatto che Moreno, nella parte finale cerchi una giustificazione per l'utilizzo di un metodo così rischioso, non lascia dubbi sul fatto che il restauro del '95 abbia messo in evidenza il procedimento diretto. Moreno afferma anche che precedenti osservazioni avevano fatte pensare al metodo indiretto, ma che appunto il restauro le aveva poi smentite. Restauro che fu all'epoca svolto sotto la direzione della Melucco Vaccaro, quindi un nome di assoluta garanzia.
Perciò mi rimane il dubbio.