CITAZIONE (Perseo87 @ 8/2/2013, 13:29)
CITAZIONE (dceg @ 8/2/2013, 11:27)
Butto lì, forse più per provocare che altro, un'ipotesi: dato che i dati si riferiscono alla linea materna, non si potrebbe ipotizzare madri autoctone e padri anatolici?
Da completo ignorante in genetica, confesso che l'idea non mi parrebbe poi tanto bislacca (almeno in teoria): ricordo che, per esempio, fra le popolazioni italiche, era usanza che gruppi di giovani uomini si allontanassero dalla comunità in periodi di crisi, cercando fortuna altrove (era questo il
Ver sacrum, se non sbaglio). A quel che ricordo, Erodoto afferma che Tirreno fu allontanato dalla Lidia con una parte del popolo proprio per una grave carestia che aveva colpito il paese... Il passo andrebbe ricontrollato, ma, a senso, potrebbe essere un elemento di cui tener conto.
si infatti. Soprattutto se si considera che se i tirreni in etruria ci sono arrivati via mare (come piati, come mercanti, come esploratori in stile giasone), erano probabilmente in maggioranza (se non esclusivamente) uomini.
E del resto, non c'è bisogno un gran numero di individui per "esportare" una cultura: può benissimo essere che i tirreni anatolici non fossero altro che una manciata di individui installatisi su una cultura locale, sufficientemente influenti per lasciare un segno a livello socio-culturale, ma numericamente troppo pochi per lasciare una traccia genetica riscontrabile soprattutto su un campione così basso.
Il caso dei longobardi citato da moneta è un buon parallelo.
CITAZIONE (DedaloNur @ 8/2/2013, 16:52)
Al fine di occuparsi dell'origine degli etruschi, giocoforza si rimanda al problema della loro etnia. la formazione di una cultura è dovuta a vari processi, ma poichè ciascuna cultura cammina sulle gambe di alcuni uomini (e non dell'Umanità tutta), oltre alle domande sul "come, dove, quando" c'è anche la domanda sul "chi fossero": alla identità dei popoli, rimanda la medesima archeologia senza bisogno di scomodare la genetica, la quale è semplicemente un o strumentyo in più..
totalmente d'accordo. E in realtà ci sono antropologi (e io ovviamente sono d'accordo
) che affermano che l'unico fattore che permette una distinzione più o meno coerente -ma neppure sempre!- di quello che è un' "etnia" è la lingua, per lo meno nelle società antiche/tradizionali. E personalmente mi trovo d'accordo, perchè di fatto per lo meno fra gruppi umani a stretto contatto (quindi più meno la realtà di qualunque società antica, in cui gli spostamenti erano limitati e gli "altri" erano le persone della valle vicina - ovviamente il discorso cambia un po' quando si iniziano ad evere spostamenti e contatti fra popoli su grandi distante, o addirittura fra continenti) la lingua è forse l'unico fattore che le comunità stesse riconoscono e usano per riconoscere i "noi", sia per distinguere gli "altri". Tutto il resto, la cultura materiale, il cibo, persino la realtà genetica (sottolineo la "realtà", non i "miti" dati dalla cultura popolare) sono fattori che definiscono la storia di un gruppo umano, ma non necessariamente (io direi quasi mai) la sua etnia e la percezione che il gruppo stesso ha di essa.
CITAZIONE (Perseo87 @ 8/2/2013, 17:25)
Per quel che mi riguarda, queste sono tutte ipocrisie senza senso: l'uomo, da un punto di vista scientifico, è un animale tanto quanto un cane o qualsiasi altra specie faunistica del nostro pianeta, quindi il termine razza (se usato in maniera asettica) non comporta (e non può comportare) alcun tipo di significato negativo.
più che altro, il concetto stesso di "razza" (inteso nel senso popolare che si da al termine, come appunto per i cani) applicato all'uomo è semplicemente scientificamente sbagliato.
Cito da: Marks, J (1995). Human biodiversity: genes, race, and history. New York: Aldine de Gruyter.
"By the 1970s, it had become clear that (1) most human differences were cultural; (2) what was not cultural was principally polymorphic – that is to say, found in diverse groups of people at different frequencies; (3) what was not cultural or polymorphic was principally clinal – that is to say, gradually variable over geography; and (4) what was left – the component of human diversity that was not cultural, polymorphic, or clinal – was very small.
A consensus consequently developed among anthropologists and geneticists that race as the previous generation had known it – as largely discrete, geographically distinct, gene pools – did not exist."
Penso ci siano solo un paio di casi di gruppi umani il cui estremamente prolungato isolamento ha portato ad una variazione genetica sufficientemente vasta da permettere di parlare di una "razza" (uno di essi sono i pigmei, l'altro non ricordo), ma per tutti gli altri gruppi umani il termine stesso "razza" semplicemente non ha molto senso.
Edited by leda77 - 9/2/2013, 15:46