Ostraka - Forum di archeologia

Latini : origini

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icon11  view post Posted on 18/4/2013, 10:55
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Vorrei iniziare un thread riguardo le origini dei Latini , soprattutto riguardo la loro origine geografica e il successivo stanziamento nel territorio a sud del Tevere..

In base alle mie conoscenze ho ricostruito questo quadro:

per quanto riguarda l'origine geografica due sono le teorie più in voga :

- Europa centro-orientale
- Anatolia (secondo la storiografia antica e secondo l''ipotesi neolitica/anatolica di Renfrew)

Secondo la prima opzione i Latini o meglio Proto-Latini dimoravano durante l'età del bronzo in un punto imprecisato del settore nord-orientale delle Alpi e sarebbero migrati verso sud o nel bronzo medio importando la civiltà delle Terramare (secondo Pigorini) o nel bronzo recente , alla fine del II millennio a.C. sulla scia della diffusione della civiltà dei campi di urne.

Necessariamente questi gruppi indoeuropei dovettero incontrare delle popolazioni autoctone (in quanto il Lazio era abitato fin dal paleolitico) probabilmente le genti di cultura appenninica/sub-appenninica.

La seconda opzione invece lega la diffusione delle lingue indoeuropee alla diffusione dell'agricoltura dall'Anatolia nel neolitico.

qualcuno vuole integrare/correggere ? ^_^
 
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view post Posted on 19/1/2018, 15:15

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La facies dei Colli Albani non è forse parte del sistema protovillanoviano?

"facies culturale protovillanoviana detta di «Allumiere/Roma-Colli Albani I» (R. Peroni in CLP, p. 23)".


CITAZIONE
Anna De Santis, All’origine dei Latini

Nell’età del Bronzo finale (XI-X sec.a.C.) compare nel territorio del Lazio antico un aspetto culturale locale del quale si può seguire lo sviluppo per tutto il corso dell’età del Ferro (X- VII sec.a. C.). Nel momento più antico, non esistono vere necropoli, ma piccoli gruppi di tombe ad incinerazione con corredo miniaturizzato che ci restituiscono le figure di capi investiti del potere politico e religioso che guidano il processo di trasformazione culturale e politica in atto nella regione. Recenti ritrovamenti confermano il ruolo trainante svolto in questo momento dalle comunità dei Colli Albani con l’area immediatamente adiacente, in accordo con le notizie riportate da scrittori e storici. In questo contesto, un significato particolare sembra aver avuto la località di Santa Palomba, al Km 20 della via Ardeatina attuale. Questa località occupa una posizione centrale fra la pianura costiera, i Colli Albani e Roma.

Qui sono stati scoperti alcuni gruppi ravvicinati di tombe databili fra il I periodo laziale (XI-X sec. a.C.) e la fase IIB (I età del ferro, fase avanzata, ca IX sec. a.C.). Non si tratta di una vera e propria necropoli ma di un luogo di sepoltura riservato ad alcuni personaggi che rivestivano ruoli sociali importanti. Questo è indicato chiaramente dalla presenza nelle sepolture maschili a incinerazione di corredi in miniatura che comprendono regolarmente i principali indicatori di ruolo politico-militare e religioso (spada, coltello, doppi scudi), oltre a indicazioni eccezionali di prestigio, come carri a due cavalli, vasellame di bronzo, strumenti rituali. Sembra probabile che l’area fosse un luogo destinato alla sepoltura dei capi delle comunità laziali e di alcuni membri delle loro famiglie.


Lo stesso territorio dei proto-Latini nell'età del Rame ospita una facies di Rinaldone

Il gruppo Roma-Colli Albani della facies di Rinaldone: organizzazione spaziale, rituali e cultura materiale nelle necropoli di Lucrezia Romana e Romanina (Roma)

https://www.academia.edu/2020160/Il_gruppo..._Romanina_Roma_
 
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view post Posted on 24/1/2018, 14:43

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CITAZIONE (Tine @ 19/1/2018, 15:15) 
La facies dei Colli Albani non è forse parte del sistema protovillanoviano?
. . .
Lo stesso territorio dei proto-Latini nell'età del Rame ospita una facies di Rinaldone

Per orientarsi andrebbe dipanato il complesso fenomeno dell'Appenninico. Mica roba da poco.

Ma perché questa smania di mettere in relazione popolazioni di epoche differenti? Cosa ce ne importa dal punto di vista propriamente archeologico? Non faremmo meglio a tenere ben saldo un approccio di cultura materiale e utilizzare quello come filo conduttore attraverso il tempo di ogni indagine che voglia dirsi metodologicamente archeologica?
 
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