Ho letto l'articolo sul Corriere della Sera-Scienze, ma anche l'articolo originale su Science ed i commenti a questo pubblicati su Science e Nature, e devo dire che, ancora una volta, a parte "Le Scienze", la divulgazione scientifica in Italia è carente e tende, come al solito, al sensazionalistico.
Innazitutto vorrei precisare che Lorenzo Rook non è lo scopritore del cranio di Dmanisi, nè l'autore di nessuna teoria connessa con questo. E' un paleontologo professore ordinario dell'Università di Firenze, attivo in questo campo di ricerca al quale il Corriere ha chiesto un parere scientifico. Tutta la linea di ricerca svolta a Dmanisi, inclusa quest'ultima grandissima scoperta, è il frutto del lavoro di un gruppo di ricerca internazionale di antropologi ed archeologi (appartenenti a vari istituti della Georgia, Svizzera, Israele e USA, tra cui l'Università di Harvard), coordinati da un grandissimo studioso, il georgiano David Lordkipanidze).
Questa scoperta in pratica indicherebbe che tipi umani che avevano colonizzato l'Eurasia e classificati come specie diverse, sarebbero in realtà variazioni di un'unica specie. Come dice l'articolo su Science, la scoperta pone un problema di classificazione, non di evoluzione. In sostanza, al contrario dei toni usati nel Corriere, i concetti fondamentali della storia evolutiva dell'uomo non cambiano. L'Homo sapiens è da ritenersi (forse) una specie diversa, nata in Africa come tutti gli altri ominidi e con questi strettamente imparentato, e che ha colonizzato il resto del mondo in un piu' recente periodo.
Riguardo ai concetti di specie, variabilità genetica ed essere figli di un'unica madre:
in biologia, due individui appartengono alla stessa specie se possono incrociarsi producendo prole fertile (ovviamente se la specie è sessuata, devono essere maschio e femmina
). Quindi, a voler essere precisi, dire che due tipi umani appartengono a specie diverse rimane un'ipotesi, se manca quest'informazione. L'attuale Homo sapiens, la nostra specie, è un'unica specie perchè comunque si incrocino gli esseri umani, si ottiene sempre prole fertile.
Non è detto che due specie diverse abbiano caratteristiche morfologiche diverse: recentemente si è scoperto che l'elefante africano è diviso in due specie distinte.
La variabilità genetica (che non definirei semplice) è sempre l'artefice delle differenze tra gli esseri viventi, è solo una questione quantitativa. Può fare la differenza tra due esseri umani strettamente imparentati (occhi nocciola e azzurri tra fratelli ad es.) oppure in misura maggiore tra due specie diverse (un uomo ed un gatto).
Secondo l'attuale interpretazione di evidenze osservabili, si ritiene che tutti gli esseri viventi, nessuno escluso, siano discendenti di un'unica forma vivente promordiale, probabilmente una specie batterica primitiva. Due esseri viventi presi a caso sulla Terra hanno sempre un comune antenato, è solo una questione di numero di generazioni.
Ad esempio, io e voi discendiamo da un comune antenato, probabilmente vissuto negli ultimi 12000 anni. Io ed un cinese a caso abbiamo un antenato comune, vissuto negli ultimi 60000 anni, mentre il mio antenato comune con un africano lo trovo negli ultimi 200000 anni. Ma anche io ed una pianta di pomodoro abbiamo un antenato in comune, vissuto molte centinaia di mlioni d'anni fa.
L'analisi della genealogia del cromosoma Y e mitocondriale è ben nota da tempo (ne vengono fatte versioni sempre più perfezionate e confermano sempre il risultato) dice che tutti gli attuali uomini sulla Terra al di fuori dell'Africa sub-sahariana discendono da un ristretto gruppo umano africano