Ostraka - Forum di archeologia

Celebrare l'osceno, le figurine di Baubò da Priene

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view post Posted on 28/10/2013, 20:37
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- Γνῶθι σεαυτόν -

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Vediamo se riesco a stimolare il dibattito con una discussione dai toni 'piccanti'... :censored2.gif:

Di recente, mi sono interessato a una ristretta serie di manufatti dalla controversa identificazione: mi riferisco ad alcune figurine femminili, recuperate perlopiù nella zona di Priene (città greca sulle coste della Ionia, sorta in prossimità del fiume Meandro). Tutte queste immagini sono accomunate fra loro per un singolare aspetto: si tratta di donne prive di testa e torso, il cui volto è innestato direttamente al centro del ventre, sopra una vulva generalmente in bella mostra.
In passato, gli studiosi le hanno classificate, in modo approssimativo, come 'Baubò'. Il nome appartiene a una figura del mito di Demetra: Baubò (o Iambé) sarebbe stata una vecchia del demo di Eleusi, che avrebbe mostrato il suo sesso alla dea, affranta per la perdita della figlia, nel tentativo di farla sorridere e indurla a rompere il suo digiuno.

Ciò che mi chiedo è: da cosa si può dedurre che queste figurine rappresentino proprio Baubò?
In Wikipedia (versione italiana, ovviamente: http://it.wikipedia.org/wiki/Baubo), si riporta che, secondo una versione minore del mito, la vecchia avrebbe avuto proprio un corpo simile a quello riprodotto nelle statuette (e che avrebbe addirittura parlato tramite la vagina!), ma né Graves, né Kerényi riportano questa versione (dunque mi viene il dubbio che non sia molto attendibile...). Girando in rete, inoltre, ho letto che anche alcuni esponenti del mondo accademico si sarebbero recentemente interrogati sull'effettiva pertinenza di questa identificazione. Che cosa potrebbero rappresentare, dunque, secondo voi, queste statuette? E che significato avrebbero potuto rivestire presso gli antichi abitanti di Priene? La loro nudità 'mostruosa' dovrebbe essere da intendersi come un apotropaion o potrebbe rivestire anche altri valori?
 
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view post Posted on 28/10/2013, 22:33
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Ho guardato il lemma Baubo di Wiki in tedesco, un po' più sostanzioso di quello italiano (http://de.wikipedia.org/wiki/Baubo) e lì si afferma che Βαυβώ significa "grembo" e che vi è un collegamento con i Misteri Eleusini. Il valore apotropaico di queste figure che mostrano la vulva soperta sarebbe corrispondente al Fascinum, la rappresentazione del fallo apotropaica comune in ambito romano.

Con il nome di Baubos vengono inoltre indicate certe figurine (e questo era quanto io conoscevo e mi è subito venuto in mente leggendo il tuo post, Perseo) di terracotta generalmete di piccole dimensioni che provengono dall'Egitto greco-romano e che rappresentano figure femminili accucciate con la vulva scoperta. Sempre secondo il lemma citato esse si riferirebbero al culto di Iside o rispettivamente alla fusione sincretistica di Iside e Demetra e di Osiride e Dioniso. La denominazione risale a Margaret Murray in un suo articolo sulla rappresentazione della fertilità femminile. (http://en.wikipedia.org/wiki/Margaret_Murray, M. A. Murray: Female Fertility Figures. In: The Journal of the Royal Anthropological Institute of Great Britain and Ireland Bd. 64 (1934), S. 93-100)
 
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view post Posted on 29/10/2013, 10:42
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Domanda di rito: dove sono state ritrovate le statuine? A Priene esistevano quattro templi: uno dedicato a Zeus (o Poseidone, ho trovato notizie discordanti), uno ad Atena, uno a Demetra ed uno alle divinità egizie. Logico che se sono state ritrovate in quello dedicato a Demetra, l'interpretazione più ovvia è quella inerente a Baubò. Il fatto che ci fosse anche un santuario legato alla religione egiziana rafforza la tesi della Murray. Inoltre ho trovato anche riferimenti in cui si identifica la figura di Baubò come Grande Madre, una interpretazione che risale a E. Neumann. Un saggio pubblicato sulla pagina dell'università di Torino mi sembra molto interessante:

www.baubo.unito.it/saggi/tessari/baubo.htm#_ftnref64
 
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CITAZIONE (dceg @ 28/10/2013, 22:33) 
Ho guardato il lemma Baubo di Wiki in tedesco, un po' più sostanzioso di quello italiano e lì si afferma che Βαυβώ significa "grembo" e che vi è un collegamento con i Misteri Eleusini. Il valore apotropaico di queste figure che mostrano la vulva soperta sarebbe corrispondente al Fascinum, la rappresentazione del fallo apotropaica comune in ambito romano.

Con il nome di Baubos vengono inoltre indicate certe figurine (e questo era quanto io conoscevo e mi è subito venuto in mente leggendo il tuo post, Perseo) di terracotta generalmete di piccole dimensioni che provengono dall'Egitto greco-romano e che rappresentano figure femminili accucciate con la vulva scoperta.

Non conoscevo gli esemplari egizi che hai menzionato.
Mi torna che Baubò possa essere legata all'idea di 'grembo', in quanto, già secondo la più antica versione del mito, da sotto la sua veste balzò fuori un bambino, Iacco, che salì sulle ginocchia di Demetra e la baciò (questo ragazzetto avrà un ruolo importante nei successivi Misteri di Eleusi, e sulla ceramica l'ho visto raffigurato più di una volta, di solito in veste di dadoforo).

Avevo pensato anch'io ai fascina del mondo romano, non tanto per via della nudità delle figure, quanto, piuttosto, per il fatto che alcune parrebbero avere un piccolo attacco per essere appese, proprio come accade, in molti casi, per gli amuleti romani (vedi qui: http://en.wikipedia.org/wiki/Baubo#Baubo_figurines).
La cosa mi appare singolare: in questo momento, non mi vengono in mente casi di amuleti fallici 'portafortuna' per il mondo greco, così come non mi sono noti amuleti di genere femminile per il mondo romano. Certo, non dimentichiamoci che qui siamo fra la grecità d'Oriente, e le cose non devono necessariamente trovare un riscontro in madrepatria. Tanto che...

CITAZIONE (leda77 @ 29/10/2013, 10:42) 
Domanda di rito: dove sono state ritrovate le statuine? A Priene esistevano quattro templi: uno dedicato a Zeus (o Poseidone, ho trovato notizie discordanti), uno ad Atena, uno a Demetra ed uno alle divinità egizie. Logico che se sono state ritrovate in quello dedicato a Demetra, l'interpretazione più ovvia è quella inerente a Baubò. Il fatto che ci fosse anche un santuario legato alla religione egiziana rafforza la tesi della Murray. Inoltre ho trovato anche riferimenti in cui si identifica la figura di Baubò come Grande Madre, una interpretazione che risale a E. Neumann

Eh, invece non lo so se l'identificazione possa essere così scontata (e proprio per il motivo che dici).
Infatti, c sono alcuni punti che mi fanno pensare questo (ma ripeto, sono solo dubbi/ipotesi): Baubò/Iambé è, innanzitutto, una vecchia, e non mi sembra che, in queste statuette, possano essere ravvisati dettagli anatomici (come rughe o pelle cadente), che rimandino, in qualche modo, all'età avanzata del soggetto (ma questo sarebbe il minimo, forse). In secondo luogo, Baubò pare essere strettamente connessa con i Misteri di Eleusi (quindi, con un tipo di rituale che avveniva in Attica, non lontano da Atene). Infine e soprattutto), mi dà da pensare questo legame, che parrebbe essere sottinteso con le religioni orientali (soprattutto con quella egizia, i cui culti si celebravano sempre a Priene). Ciò che mi chiedo è se queste figurine non possano essere una sorta di amuleti 'grecizzati', ma non originari della cultura greca.

Ho ritrovato il testo che avevo letto qualche tempo fa: http://books.google.it/books?id=vvJ3FI_pYe...0priene&f=false. Se controlli alle pp. 36-37, sembrerebbero esserci chiari antecedenti di questo gesto di Baubò proprio nel mito egizio di Hathor (fra l'altro, sul testo in questione - pp. 34-35 - si dice che le statuette provengono proprio dal tempio di Demetra e Kore di Priene, e si datano al IV secolo a.C.).
 
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view post Posted on 29/10/2013, 14:46
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CITAZIONE (Perseo87 @ 29/10/2013, 11:37) 
Ho ritrovato il testo che avevo letto qualche tempo fa: http://books.google.it/books?id=vvJ3FI_pYe...0priene&f=false. Se controlli alle pp. 36-37, sembrerebbero esserci chiari antecedenti di questo gesto di Baubò proprio nel mito egizio di Hathor (fra l'altro, sul testo in questione - pp. 34-35 - si dice che le statuette provengono proprio dal tempio di Demetra e Kore di Priene, e si datano al IV secolo a.C.).

Mi sembra che anche in quetso testo si faccia un collegamento con la Grande Madre, in quanto viene citata Haathor. Si parla anche del gesto denominato anasyrma che è presente su wiki inglese con un voce apposita:

http://en.wikipedia.org/wiki/Anasyrma


CITAZIONE
Ritual jesting and intimate exposure were common in the cults of Demeter and Dionysus, and figure in the celebration of the Eleusinian mysteries associated with these divinities. The mythographer Apollodorus says that Iambe's jesting was the reason for the practice of ritual jesting at the Thesmophoria, a festival celebrated in honor of Demeter and Persephone. In other versions of the myth of Demeter, the goddess is received by a woman named Baubo, a crone who makes her laugh by exposing herself, in a ritual gesture called anasyrma ("lifting [of skirts]"). A set of statuettes from Priene, a Greek city on the west coast of Asia Minor, are usually identified as "Baubo" figurines, representing the female body as the face conflated with the lower part of the abdomen. These appeared as counterparts to the phalluses decorated with eyes, mouth, and sometimes legs, that appeared on vase paintings and were made as statuettes.

Terracotta hermaphrodite figurines in the so-called anasyromenos pose, with female breasts and a long garment lifted to reveal male genitals have been found from Sicily to Lesbos, dating back to the late Classical and early Hellenistic period. The anasyromenos pose, however, was not invented in the 4th century BCE, figures of this type drew on a much earlier eastern iconographic tradition employed for female divinities.[2] Ancient literature suggests that the figures represent the androgynous Cypriot deity Aphroditus (possibly a form of Astarte),[3] whose cult was introduced into mainland Greece between the 5th–4th century BCE. The revealed phallus was believed to have apotropaic magical powers, averting the evil eye or invidia and bestowing good luck.

Mi sembra che in effetti il collegamento con la figura di Baubò sia labile, visto che la versione del mito risale ad Apollodoro. Molto più probabile quello con la Grande Madre e le sue trasposizioni greco-eigizie. Tuttavia, non dimentichiamoci che nel tempo i significati originali si perdono o vengono soppiantati da altri. Le figurine si datano dal V al III a.C.: possbile dunque che all'inizo fossero correlate al concetto di fertilità tipico delle Grandi Madri, mentre poi, dopo la comparsa del testo di Apollodoro, invece si siano messe in relazione con il personaggio di Baubò (o magari Apollodoro si è inventato di sana pianta una versione del mito per dare una sua spiegazione di queste statuine).
Il carattere apotropaico di questi oggetti, parrebbe comunque assodato, anche se non vanno per forza considerati amuleti. D'altronde il gesto di Baubò era stato fatto per scacciare i brutti pensieri, perciò si potrebbero considerare delle offerte alla divinità per scacciare il male. In pratica degli ex voto.
Resta la domanda: dove sono state ritrovate?
 
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view post Posted on 29/10/2013, 18:11




CITAZIONE (Perseo87 @ 29/10/2013, 11:37) 
Ho ritrovato il testo che avevo letto qualche tempo fa: http://books.google.it/books?id=vvJ3FI_pYe...0priene&f=false. Se controlli alle pp. 36-37, sembrerebbero esserci chiari antecedenti di questo gesto di Baubò proprio nel mito egizio di Hathor (fra l'altro, sul testo in questione - pp. 34-35 - si dice che le statuette provengono proprio dal tempio di Demetra e Kore di Priene, e si datano al IV secolo a.C.).

mmm se l'episodio è quello che è venuto in mente anche a me (deve essere quello, perchè è l'unico episodio simile noto, almeno che io sappia) va preso con molta cautela, perchè proviene da un testo che già di suo è abbastanza "satirico" (o per lo meno.. questo sembra il modo migliore per definirlo in una prospettiva culturale moderna.. ma difficile se non impossibile dire se gli egizi lo percepivano come tale) e che di fatto non comprendiamo molto bene.

In effetti è un testo strano che narra delle fasi finali, per così dire "giudiziarie", del conflitto fra Horus e Seth. Il fatto è che la maniera in cui la storia è raccontata è strana, con molti dettagli o episodi che a noi suonano piccanti o ridicoli, e in generale è un unico nel suo genere, e dunque per questo estremamente delicato da interpretare.

In particolare, l'episodio specifico è, se ricordo bene, il seguente: dopo una delle ennesime zuffe fra horus e seth davanti al tribunale degli Dei, Ra che in questa storia tiene le parti di Seth si stufa e si arrabbia, e decide di alzarsi ed andarsene. Siccome il consiglio degli Dei non può funzionare senza Ra, sua figlia Hathor lo raggiunge per convincerlo a tornare. Quando hathor arriva, se ricordo bene Ra è disteso su un letto, e hathor bhe, per dirargli su il morale si scopre la vulva davanti a lui. Ra diventa contento, l'arrabbiatura gli passa e finalmente torna con gli altri Dei a discutere le beghe di Horus e Seth.

Mi sembra che ci siano varie differenze fra questo episodio e il mito greco: a parte l'ovvia differenza che hathor è givane e presumibilmente bella mentre baubò è vecchia, va considerato anche che nel mito greco baubò mostra la vulva a una dea femmina, quindi la cosa è chiaramente solo una questione di "vedere". Nel caso egizio, invece, hathor mostra la vulva al padre Ra, che è maschio, e in effetti personalmente mi sembra che quello fa hathor non è tanto "mostrare" la vulva, quanto piuttosto "offrirla" al padre. E visto che poi è contento e soddisfatto, mi sa che Ra l'offerta l'ha accettata, anche se questo non esplicitamente espresso nel testo..

Ecco, qui il testo:

www.touregypt.net/contendingshorusseth.htm

Il passo inparticolare è questo (ma vi consiglio di leggerlo tutto, non è troppo lungo, per farvi un'idea del tipo di testo):

CITAZIONE
Onuris became furious to the nth degree and so did the entire Ennead consitituting the Council of the Thrity, l.p.h. Bebon, the god, got right up and / told Pre-Harakhty: Your shrine is vacant. Pre-Harakhti took offense at the insult which was said to him and lay down on his back very much saddened. And so the Ennead went outside and let out a loud cry before the face of Bedon, the god. They told him: Get out; this offense that you have committed is exceedingly great. And they departed to their huts. And so the great god spend a day/ lying on his back in his pavilion very much saddened and alone by himself.

After a considerable while Hathor, Lady of the Southern Sycamore, came and stood before her father, the Universal Lord, and she exposed her vagina before his very eyes. Thereupon the great god laughed at her. Then he got right up and sat down with the Great Ennead.

Read more: www.touregypt.net/contendingshorusseth.htm#ixzz2j8EpKjX7
 
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view post Posted on 29/10/2013, 18:50
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CITAZIONE (leda77 @ 29/10/2013, 14:46)
Mi sembra che in effetti il collegamento con la figura di Baubò sia labile, visto che la versione del mito risale ad Apollodoro. Molto più probabile quello con la Grande Madre e le sue trasposizioni greco-eigizie. Tuttavia, non dimentichiamoci che nel tempo i significati originali si perdono o vengono soppiantati da altri. Le figurine si datano dal V al III a.C.: possbile dunque che all'inizo fossero correlate al concetto di fertilità tipico delle Grandi Madri, mentre poi, dopo la comparsa del testo di Apollodoro, invece si siano messe in relazione con il personaggio di Baubò (o magari Apollodoro si è inventato di sana pianta una versione del mito per dare una sua spiegazione di queste statuine).

Ma il mito non risale ad Apollodoro: la prima citazione di questo episodio si rintraccia già nell'inno omerico a Demetra, che dovrebbe essere datato al VI secolo a.C. (prendo questo dato dall'introduzione alla raccolta degli Inni omerici curata da Giuseppe Zanetto, ed. BUR, 1996, p. 29).
Inoltre, non dimentichiamoci che l'Apollodoro mitografo, autore della Bibliotheca, è, in realtà, lo Pseudo-Apollodoro (e cioè uno scrittore che si spaccia per il più famoso Apollodoro di Atene, ma che, a differenza di questi, non è vissuto nell'età ellenistica, bensì, molto probabilmente, durante la prima età imperiale).

CITAZIONE (leda77 @ 29/10/2013, 14:46)
Il carattere apotropaico di questi oggetti, parrebbe comunque assodato, anche se non vanno per forza considerati amuleti. D'altronde il gesto di Baubò era stato fatto per scacciare i brutti pensieri, perciò si potrebbero considerare delle offerte alla divinità per scacciare il male. In pratica degli ex voto.

Ecco, su questo punto mi piacerebbe aprire una piccola parentesi, in particolare sul concetto di 'apotropaico' in relazione a questo tipo di figure. Quando si parla di apotropaion, in greco, io penso sempre (sarà deformazione professionale?!) al Gorgoneion, il volto di Medusa, che con il suo sguardo mostruoso è in grado di allontanare il male. Ora mi chiedo, cosa può esserci di apotropaico in una vulva (o, meglio ancora, in una donna-vulva)? Penso al caso delle Sheela na Gig dell'Europa medievale: http://it.wikipedia.org/wiki/Sheela_na_Gig. E' il sesso femminile in sé che per alcuni popoli antichi poteva essere, in una certa misura, 'mostruoso' (e, dunque, apotropaico), o forse è il concetto di elemento 'generatore di vita', che esso riveste, a renderlo efficace per combattere la negatività?

CITAZIONE (leda77 @ 29/10/2013, 14:46)
Resta la domanda: dove sono state ritrovate?

L'ho detto sopra, provengono dal tempio di Demetra e Kore di Priene.

CITAZIONE
Several female display figures dating to the fourth century BCE, in the form of terracotta statuettes, were excaveted from the Ionian city of Priene (near the island of Samos, in modern Turkey), from a temple of Demeter and Kore

Se vuoi una localizzazione più precisa (da una stoà all'interno del temenos, dalla cella, dall'opistodomo etc.), questo purtroppo non saprei dirtelo.

CITAZIONE (lama su @ 29/10/2013, 18:05) 
Mi sembra che ci siano varie differenze fra questo episodio e il mito greco: a parte l'ovvia differenza che hathor è givane e presumibilmente bella mentre baubò è vecchia, va considerato anche che nel mito greco baubò mostra la vulva a una dea femmina, quindi la cosa è chiaramente solo una questione di "vedere". Nel caso egizio, invece, hathor mostra la vulva al padre Ra, che è maschio, e in effetti personalmente mi sembra che quello fa hathor non è tanto "mostrare" la vulva, quanto piuttosto "offrirla" al padre.

Sì, però è pur vero che, in diversi casi, i miti greci possono recare notevoli somiglianze con quelli del Vicino Oriente, pur presentando alcune particolari 'inversioni di sesso' fra i protagonisti. Un esempio che mi viene in mente (scusate ancora l'autoreferenzialità!) è proprio quello di Perseo e Medusa, che mostra moltissimi punti di contatto con il mito di Gilgamesh e Humbaba: in questo caso, infatti, il demone guardiano della Foresta dei Cedri (che l'eroe deve sconfiggere, con l'aiuto dell'amico Enkidu e del dio Shamash) è un maschio, mentre, nella versione greca, il nemico di Perseo è femminile (così come pure la divinità che lo accompagna nella sua missione - Atena).
 
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view post Posted on 29/10/2013, 19:13
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CITAZIONE (Perseo87 @ 29/10/2013, 18:50) 
Ma il mito non risale ad Apollodoro: la prima citazione di questo episodio si rintraccia già nell'inno omerico a Demetra, che dovrebbe essere datato al VI secolo a.C. (prendo questo dato dall'introduzione alla raccolta degli Inni omerici curata da Giuseppe Zanetto, ed. BUR, 1996, p. 29).
Inoltre, non dimentichiamoci che l'Apollodoro mitografo, autore della Bibliotheca, è, in realtà, lo Pseudo-Apollodoro (e cioè uno scrittore che si spaccia per il più famoso Apollodoro di Atene, ma che, a differenza di questi, non è vissuto nell'età ellenistica, bensì, molto probabilmente, durante la prima età imperiale).

Ah, già così indietro? La datazione sarebbe in linea allora, visto che le statuine più antiche si daterebbero al V a.C. Influenza dell'inno omerico? Non so, io sono sempre un po' insicura quando si parla di età arcaica, sia per la Grecia che per Roma, a fare connessioni dirette, almeno con i testi minori. Diverso sarebbe stato il caso se si fosse trattato di un episodio dell'Iliade o dell'Odissea, ma addirittura riprendere da un inno omerico mi sembra eccessivo pensarlo. Tanto più visto che queste statuine hanno avuto una lunga fortuna, arrivando fino al III a.C.! No, dovevano avere un significato ben radicato all'interno della cultura greca, anzi, meglio ancora, dei Greci ionici dell'Asia minore.



CITAZIONE
L'ho detto sopra, provengono dal tempio di Demetra e Kore di Priene.

Pardon, ogni tanto mi perdo le risposte... Comunque almeno con questo dato siamo sicuri che la connessione ci sia.
 
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CITAZIONE (leda77 @ 29/10/2013, 19:13) 
Ah, già così indietro? La datazione sarebbe in linea allora, visto che le statuine più antiche si daterebbero al V a.C. Influenza dell'inno omerico? Non so, io sono sempre un po' insicura quando si parla di età arcaica, sia per la Grecia che per Roma, a fare connessioni dirette, almeno con i testi minori. Diverso sarebbe stato il caso se si fosse trattato di un episodio dell'Iliade o dell'Odissea, ma addirittura riprendere da un inno omerico mi sembra eccessivo pensarlo. Tanto più visto che queste statuine hanno avuto una lunga fortuna, arrivando fino al III a.C.! No, dovevano avere un significato ben radicato all'interno della cultura greca, anzi, meglio ancora, dei Greci ionici dell'Asia minore.

Sì, quantomeno la figura è presente in questo componimento (anche se, inizialmente, con il nome di Iambé).
Ti cito il passo (vv. 192-205, ovviamente nella traduzione di Zanetto):

CITAZIONE
Ma Demetra signora delle messi, ricca di doni,
non volle sedersi sul trono splendente,
e aspettò silenziosa, abbassando i begli occhi,
finché l'accorta Iambe le pose vicino
un robusto sgabello, e sopra vi stese un candido vello.
A lungo rimase seduta, muta e angosciata,
senza rivolgere parole o gesti ad alcuno:
non sorrideva, non toccava né cibo né bevanda,
struggendosi di nostalgia per la figlia dall'alta cintura.
Finché l'accorta Iambe, con scherzi e con molti
motteggi, indusse la dea veneranda
a sorridere, e a ridere e a rasserenare il suo animo
(Iambe che anche poi fu sempre cara al suo cuore).

Secondo l'autore, questo inno potrebbe esser stato composto proprio per essere declamato durante le celebrazioni liturgiche per Demetra e Core, all'interno dei Misteri Eleusini.
Personalmente, confesso di non sapere se questo genere di culto misterico potesse essere, in una certa misura, 'esportato' fuori dal suo contesto di formazione: in breve, non sono sicuro se i Misteri di Eleusi si potessero celebrare anche al di fuori di questo demo, in altri santuari dedicati a Demetra e Core (ma, a naso, ne dubito). Non so neppure se a Priene esistessero elementi analoghi a quelli costituenti il santuario di Eleusi, che permettessero la celebrazione di tali riti (penso, per esempio, alla grotta del Ploutoneion o al pozzo Callichoros). Se Baubò/Iambé è una figura tipica della tradizione eleusina, mi pare strano che possa essersi mossa fuori dall'Attica totalmente svincolata dal suo contesto cultuale (e culturale).

Certo, una notazione interessante mi salta alla mente, in merito a una di quelle statuette in particolare: se fate caso, uno degli idoletti riportati in Wiki ha in mano uno strumento musicale, che parrebbe proprio una cetra. Se consideriamo il legame che, secondo alcuni studiosi di lirica greca, potrebbe intercorrere fra il nome 'Iambé' e il giambo, mi chiedo se questa presenza, al contrario, non possa giocare a favore dell'identificazione (o, quantomeno, di un rimando) alla figura della vecchia serva di Celeo.
Quoto ancora da Zanetto 1996 (p. 222, n. 40):

CITAZIONE
l'episodio di Iambe, che con scherzi e motteggi induce Demetra al sorriso, riflette l'uso rituale dell'oscenità durante la processione da Atene a Eleusi e nella veglia successiva (Iambe è l'eponimo della poesia giambica, tradizionalmente violenta e scurrile, la cui origine è da connettere con le feste di Demetra e di Dioniso; il primo poeta giambico, Archiloco, fu nativo di Paro, sede di un importante culto demetriaco);

Certo, non è neppure da escludere che il rimando possa essere semplicemente al contesto demetriaco, senza, con questo, tirare necessariamente in ballo Baubò/Iambé...
 
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CITAZIONE (Perseo87 @ 29/10/2013, 21:23) 
Ma Demetra signora delle messi, ricca di doni,
non volle sedersi sul trono splendente,
e aspettò silenziosa, abbassando i begli occhi,
finché l'accorta Iambe le pose vicino
un robusto sgabello, e sopra vi stese un candido vello.
A lungo rimase seduta, muta e angosciata,
senza rivolgere parole o gesti ad alcuno:
non sorrideva, non toccava né cibo né bevanda,
struggendosi di nostalgia per la figlia dall'alta cintura.
Finché l'accorta Iambe, con scherzi e con molti
motteggi
, indusse la dea veneranda
a sorridere, e a ridere e a rasserenare il suo animo
(Iambe che anche poi fu sempre cara al suo cuore).

C'è un problema però: qui non si parla del fatto che Iambe gli mostra il deretano. Se questo particolare compare solo in Apollodoro, allora il ragionamento che ho fatto nell'altro post potrebbe calzere.

CITAZIONE
se fate caso, uno degli idoletti riportati in Wiki ha in mano uno strumento musicale, che parrebbe proprio una cetra. Se consideriamo il legame che, secondo alcuni studiosi di lirica greca, potrebbe intercorrere fra il nome 'Iambé' e il giambo, mi chiedo se questa presenza, al contrario, non possa giocare a favore dell'identificazione (o, quantomeno, di un rimando) alla figura della vecchia serva di Celeo

Anche in quetso caso, bisognerebbe vedere quando si colloca la figurina con la cetra. Secondo me dovrebbe essere una di quelle di età ellenistica.
 
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CITAZIONE (leda77 @ 29/10/2013, 23:21) 
C'è un problema però: qui non si parla del fatto che Iambe gli mostra il deretano. Se questo particolare compare solo in Apollodoro, allora il ragionamento che ho fatto nell'altro post potrebbe calzere.

Vabbè, il fatto che l'inno omerico non riporti la descrizione del gesto di mostrare la vulva a Demetra non significa che, all'interno dei Misteri Eleusini, questo episodio non venisse già narrato (cioè, non credo sia necessario trovare un preciso riscontro letterario per un aspetto tanto secondario della tradizione cultuale). Tu stessa hai giustamente detto che, per l'età arcaica, non è così semplice fare connessioni dirette con testi minori (e l'inno a Demetra non è certo una delle opere più famose, nel panorama della letteratura greca).

Inoltre, rileggendo proprio una parte del saggio che tu hai linkato (quello dell'Università di Torino: www.baubo.unito.it/saggi/tessari/baubo.htm), ho trovato che il dato dell'esibizione della vulva è riportato dallo storico Clemente di Alessandria (I-II secolo d.C.), il quale, da pagano convertito al Cristianesimo, decide di squarciare il velo di mistero che i Greci mantenevano sui rituali eleusini, rivelandone i contenuti segreti ai suoi lettori.
Quoto una parte di testo (all'incirca, fra le note 35 e 36):

CITAZIONE
Per nostra fortuna (ammesso che tale sia lecito considerarla), la delicata discrezione dell'anonimo «aedo» pagano non è condivisa da certi, ben più tardi, transfughi dalla paganità. Il convertito cristiano Clemente d'Alessandria, ad esempio, si vanta di lacerare d'un tratto, senza esitazioni che non siano retoriche, il velo del mistero eleusino: «E che c'è da meravigliarsi che i barbari Tirreni con atti tanto turpi procedano alle iniziazioni, quando per gli Ateniesi e gli altri Greci, mi vergogno anche a dirlo, tutta la mitologia riguardante Demetra è piena di cose vergognose?
[...] Baubo, nell'accogliere ospitalmente Demetra, le offre il Ciceone. Ella tuttavia lo rifiuta e non vuole bere, perché addolorata; si rattrista Baubo, come se si sentisse disprezzata, scopre il sesso e lo mostra alla dea. Demetra si compiace a quella vista e finalmente accetta la bevanda, divertita dallo spettacolo. Questi sono gli occulti misteri degli Ateniesi»[36].

Nella versione di Clemente, dunque, il fondamentale episodio che «diverte» la dea disperata e corrucciata non ha per protagonista la vecchia ancella Iambe, ma Baubo, eleusina «figlia della Terra » senza specificazione d'età; non si risolve in sequenza di parole comiche, ma culmina in una 'esilarante' esibizione spudorata del sesso femminile. La rivelazione dell'autore del Protrettico, al di là delle ovvie riserve che su di essa è opportuno mantenere [...], ci guida al cospetto della più probabile forma originaria del segreto «spettacolo» che divertì Demetra.

E' possibile (anche se, ovviamente, la certezza non ce l'abbiamo) che l'anonimo aedo che ha composto l'inno a Demetra abbia taciuto su certi particolari osceni del mito, perché parte essenziale del rituale eleusino, mentre Clemente, ormai convertitosi al Cristianesimo, non abbia avuto alcun timore nel profanare i misteri di Demetra (e anzi, sembra quasi averlo fatto con una certa soddisfazione). Come ho già detto, comunque, anche queste sono solo supposizioni: la conferma, purtroppo, non ce la da nessuno...
 
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view post Posted on 3/11/2013, 13:16
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Ricordo che, per quanto concerne la figura di Baubò, mi ero imbattuto, all'epoca della mia tesi triennale, in questo articolo di Ezio Pellizer: http://grmito.units.it/content/lamia-baub-...a-grecia-antica.

E' interessante osservare la figura n°3, in cui si mostra quella che parrebbe essere una placca a rilievo (?), con una raffigurazione della Gorgone nel ben noto schema della Potnia Theron (che stringe per il collo due leoni rampanti), ma con una particolarità inedita: la Gorgone, infatti, è qui raffigurata a gambe aperte, mentre esibisce la vulva allo spettatore. In questo caso, Devereux aveva associato la figura a Baubò, seguendo il filo conduttore di una sessualità mostruosa e decadente:

CITAZIONE
Come osserva Devereux, questa immagine sembra concentrare in un solo individuo i tratti caratteristici di Gorgò e quelli di Baubò: della vecchia che - come tutti sanno - fece ridere Demetra e Iacchos bambino esibendosi in sconcezze e oscenità. L'esibizione genitale, evocatrice di una sessualità problematica e inquietante, è qui unita alla ferinità, alle zanne che sporgono da una bocca beante, e dunque al timore di essere morsi e (/o) divorati. Ora, confrontando e mettendo insieme i tratti comuni ricorrenti, si riuscirà forse a ricostruire uno schema morfogenetico piú generale, forse capace di render conto di alcune costanti strutturali che entrano in gioco nella costruzione (o "fabbricazione") di queste immagini narrative e iconiche della paura.

Si tratta di fantasmi prodotti dal terrore di predazione (i denti, le zanne, gli artigli), associato con immagini della sessualità femminile (in genere adulta o perfino senile, ma a volte anche virginale), vista come una cosa sconcia e repellente, persino angosciante.

La notazione, secondo me, è molto interessante, perché non mi vengono in mente, per l'arte greca, casi di raffigurazioni femminili dai caratteri sessuali particolarmente accentuati o evidenziati (eccetto, ovviamente, le etere impegnate in scene erotiche, presenti soprattutto sulla ceramica attica a figure rosse).

Come mai sembra ritornare questa idea di un sesso femminile mostruoso e grottesco? Perché la sua esibizione sembra essere connessa soprattutto con figure 'poco attraenti' (demoni, vecchie etc.)?
Penso ai falli, che, in antico (in Grecia come a Roma), erano praticamente onnipresenti nelle case e nelle città, perché investiti di molteplici significati benefici. Anche una vagina è un organo collegato ai concetti di nascita e vita, eppure sembra che i Greci preferissero non mostrare spesso la nudità della donna (mi viene in mente che, in età arcaica, i kouroi funerari erano tutti nudi, mentre le korai tutte rigorosamente vestite con una lunga tunica, e quanto scalpore fece l'Afrodite Cnidia di Prassitele, raffigurata per la prima volta in nudità integrale verso la metà del IV secolo!). Che spiegazione vi date (se ve ne date una) in proposito?
 
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view post Posted on 12/12/2013, 23:59
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Ho trovato nel catalogo online dei Musei di Berlino (http://www.smb-digital.de/eMuseumPlus?serv...terface&lang=en) die rappresentazioni di Baubò, una con figura umana che tiene in mano un oggetto non identificato (tavola scritta?, Strumento musicale?) che cavalca un maiale.


http://www.smb-digital.de/eMuseumPlus?serv...Type=detailView
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view post Posted on 26/1/2014, 22:44
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CITAZIONE (dceg @ 28/10/2013, 22:33) 
Con il nome di Baubos vengono inoltre indicate certe figurine (e questo era quanto io conoscevo e mi è subito venuto in mente leggendo il tuo post, Perseo) di terracotta generalmete di piccole dimensioni che provengono dall'Egitto greco-romano e che rappresentano figure femminili accucciate con la vulva scoperta. Sempre secondo il lemma citato esse si riferirebbero al culto di Iside o rispettivamente alla fusione sincretistica di Iside e Demetra e di Osiride e Dioniso.

Sfogliando un testo che ho qui a casa (HAGEN R.-M. & R., Egitto: popolo, divinità, faraoni, ed. Taschen, 2008, p. 183), ho forse trovato proprio una delle statuette a cui facevi riferimento, Dceg. Qui la figurina non è chiamata col termine Baubos, ma si parla comunque di una Iside (o meglio, Iside-Afrodite) d'età tolemaica, rappresentata proprio con la veste svolazzante, che mette in mostra il sesso della dea (qui una foto: http://egyptian-gods.99k.org/images/isis-a...20goddesses.jpg).
 
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view post Posted on 26/1/2014, 23:25
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Ho visto figurine di Iside del genere pochi giorni or sono a Tübingen, nel museo universitario, ma erano tutte più ammodo, con le vesti chiuse! ;)

In epoca tolemaica le figure di Iside e Afrodite, che avevano attributi e valente comuni, si fondono e non mancano rappresentazioni della dea egizia in forme e movenze tipiche per Afrodite, Anche le regine tolemaiche si identificarono in queste divinità. esistono anche rappresentazioni che si rifanno al modello di Afrodite anadiomene. (cfr. AA.VV. Imperium der Götter, 2013, cat. n° 91, p. 174)
 
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15 replies since 28/10/2013, 20:37   1259 views
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