CITAZIONE (dceg @ 10/12/2013, 19:07)
una parte dei magazzini del RGM di Colonia sono visibili dall'esterno del museo stesso.
Ecco qui una foto delle sala in cui sono conservate le collezioni di studio del Museo di Colonia (dentro è meglio, ma non mi ero azzardata a chiedere di far foto). Se non ricordo male, però, i reperti meno "belli" sono in altro magazzino.!
La gestione dei magazzini è da sempre un problema per la quantità di materiali e per le differenti esigenze di conservazione dei reperti. Ultimamento alcune soprintendenze (ad esempio Veneto e Lombardia) stanno dettando precise prescrizioni in merito alle modalità di consegna con indicazione del tipo di contenitori da adottare in modo da rendere non solo più agevole la gestione dei magazzini con cassette sicuramente impilabili e che non si deformano con il tempo, ma anche più semplice poter accedere ai materiali. Nei magazzini che conosco direttamente è pratica comune non impilare più di 2 cassette su ogni ripiano di scaffale (3 o 4 se sono quelle sottili che si usano per gli intonaci dipinti e per alcuni reperti fragili).
Una gestione informatica dei singoli pezzi mi sembra difficile. Per quanto non sia possibile in nessun modo quantificare gli ingressi annuali (ci sono troppe varianti legati al numero di interventi di scavo e alla "ricchezza" dei diversi siti), non credo di sbagliare indicando in diverse migliaia (anche decine e centinaia di migliaia) i pezzi immessi ogni anno nei magazzini. Ci sono scavi urbani (e ne ho visto più di uno) che da soli hanno restituito decine di migliaia di pezzi, immagazzinati in centinaia di casse.
Diversa è la gestione, anche con strumenti molto semplici (fogli excell o database) delle casse in entrate. In pratica viene registrata la provenienza dei reperti di quelle casse, il loro numero e la loro posizione nel singolo magazzino (ogni soprintendenza ha più magazzini propri più quelli di altri enti in cui vengono "appoggiati" i materiali di diversi scavi).
La situazione che conosco meglio è quella lombarda dove ci sono tre grandi magazzini territoriali (due utilzzano immobili sottratti alla mafia) oltre a quelli presenti nella sede di Milano e nei nuclei operativi di Brescia e Mantova. In più ci sono i magazzini dei Musei Nazionali e quelli dei Musei locali che hanno accettato di tenere in deposito materiali provenienti dal territorio di riferimento del singolo istituto (alle volte molto numerosi), e quelli delle Università che accolgono i reperti degli scavi condotti in concessione e dei contesti in corso di studio. So che in Soprintendenza esistono degli elenchi informatici che consentono di sapere dove sono i materiali dei diversi siti e che è in corso un programma di verifica dei depositi presso i musei locali.
Ho sentito dire che a Roma, dove la Soprintendenza ha fondi maggiori di uffici di altre regioni, stanno informatizzando i magazzini con codici a barre. Ogni cassa ha un codice che, letto da un apposito lettore (simile a quelli che si usano nei negozi) consente di accedere alla scheda di un database in cui è indicato il contenuto. Naturalmente ciò vale per le nuove acquisizioni, mentre il problema grosso è il pregresso (e che pregresso!).
Ovviamente tutto dipende da quanto denaro si ha disposizione per la realizzazione dei progetti.
Alcune Soprintendenze si stanno associando per mettere in comune le risorse e trovare soluzioni condivise. Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lombardia e Toscana stanno elaborando un sistema denominato RAPTOR che dovrebbe permettere la gestione informatica di tutta l'attività amministratica, dei magazzini e dei diversi archivi attraverso un sistema a base territoriale (per maggiori informazioni qui:
www.raptor.beniculturali.it/; se avvisa di un problema con il certificato di sicurezza cliccate su Prosegui o altro analogo tasto). Vedremo con il tempo, quando il sistema andrà a regime, come funzionerà. Per ora quanto presentato fa ben sperare.
Una osservazione sul progetto di Valerio. Nel flusso "accogliere i reperti > restaurarli (se necessario) > immagazzinarli > distribuirli", il "distribuirli" mi crea qualche perplessità. Significa dividere i materiali provenienti da uno stesso contesto? Una cosa simile è accettabile solo per ragioni di conservazione (ad esempio, i metalli, ma non solo, devono stare in ambienti a umidità controllata) per il resto nei magazzini, anche in quelli accessibili sarebbe opportuno non smembrare i contesti: per uno studioso è così più facile capire al primo sguardo quale possa essere, ad esempio, l'orizzonte cronologico delle singola unità stratigrafica.
CITAZIONE (IunoMoneta @ 19/12/2013, 21:13)
Per quanto non sia possibile in nessun modo quantificare gli ingressi annuali (ci sono troppe varianti legati al numero di interventi di scavo e alla "ricchezza" dei diversi siti), non credo di sbagliare indicando in diverse migliaia (anche decine e centinaia di migliaia) i pezzi immessi ogni anno nei magazzini.
Mi sono accorta che serve una precisazione: intendevo ingressi annuali per regione. A scala nazionale di parla di milioni di nuovi reperti ogni anno..... dai cocci dei cocci ai pezzi interi....