Ostraka - Forum di archeologia

L'inchiesta di Sergio Frau, (riesaminando le fonti)

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icon13  view post Posted on 27/1/2014, 20:26
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- Γνῶθι σεαυτόν -

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In questi giorni, approfittando di qualche momento di riposo, mi sono deciso a ordinare in biblioteca l'ormai famoso libro di Sergio Frau, 'Le Colonne d'Ercole. Un'inchiesta'. Non credevo che avrei potuto farmi male fino a questo punto: d'accordo che volevo una 'lettura impegnata', ma quando mi sono visto consegnare fra le mani un mattone di quasi 700 pagine, confesso che lì per lì ho esitato a ritirarlo!
Stasera ho cominciato a leggerlo e la prima delusione è arrivata già dallo stile: a differenza del saggio di Cadelo (sconquassato per molti versi, ma comunque, bene o male, scritto con un linguaggio più o meno accademico), questo ha proprio uno stile tipicamente giornalistico: l'autore parla con il lettore quasi come se fosse una coppia di vecchi amici ritrovatisi al bar (e nemmeno questo mi invoglia molto nella lettura, perché mi dà l'idea di poco serio...); ma, del resto, se voglio capire meglio la consistenza delle basi sulle quali Frau ha impostato le sue teorie, devo affrontare questa impresa.

So che, in passato, sul forum precedente, molti di voi avevano già avuto modo di discutere di questo testo, dunque non pretendo che in molti prendano parte alla discussione. Diciamo che, nei ritagli di tempo, mi limiterò a segnalare i passaggi secondo me degni di nota (in positivo, così come in negativo) e ogni vostro spassionato parere sarà ben accetto e fondamentale per i miei confronti.
 
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view post Posted on 27/1/2014, 21:25
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Ti vuoi far male davvero Perseo, non tanto per la mola quanto per i contenuti. Io vidi tempo fa una puntata della trasmissione Gaia dedicata tutta a Frau, che mi lasciò davvero perplessa. Primo perché Gaia è condotta da un geologo e mi aspetto quindi un certo livello di scientificità e secondo perché veramente l'ipotesi di Atlantide non ha fondamenti allo stato attuale, non tanto per la Sardegna, ma proprio di per se stessa.
Comunque, sono molto curiosa di sapere cosa penserai del libro!
 
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view post Posted on 27/1/2014, 21:46
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Lode a te, Perseo, che hai deciso di soffrire per la scienza. Ma se hai vinto la Gorgone Medusa verrai a capo di un Frau del bar degli sportivi! Vedo che non sono il solo a cui il tono discorsivo-amichevole (non ho letto Frau, ma un tono simile l'ho trovato in altri autori italiani letti di recente che pare abbiano successo, in altri campi) non piace, anzi urta.
 
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view post Posted on 27/1/2014, 23:55

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Io avevo letto il libro a suo tempo subito dopo la sua prima pubblicazione, ed ho partecipato a calorose discussioni (ovviamente contro) nel sito di Archeologia Italiana (che avevo iniziato a frequentare proprio per partecipare ad una discussione su questo argomento). Oltre al tono giornalistico, il problema è che l'autore mantiene un tono di superiorità nei confronti degli studiosi accademici.

Non mi dispiacerebbe affatto rispolverare l'argomento, anzi, anticipo qualche spunto:

Frau sostiene che le Colonne d'Ercole sarebbero state collocate nel Canale di Sicilia, ed il Mare Mediterraneo sarebbe stato, per i greci il bacino orientale dello stesso (da un punto di vista geologico il Mediterraneo è diviso in due principali bacini, messi in comunicazione dal Canale di Sicilia). A suo dire, il Canale di Sicilia sarebbe stato di difficile navigazione, in accordo con la descrizione platonica della fanghiglia post-atlantidea. In realtà il Canale di Sicilia è piuttosto profondo, e soprattutto è molto largo (150 Km nel tratto più stretto!) In pratica è mare aperto (in nessun modo da una nave si vedrebbero entrambe le coste) e quindi è molto distante dalla descrizione platonica di una stretta bocca.

Lo "spostamento delle Colonne d'Ercole" è strumentale per introdurre l'identificazione Sardegna = Atlantide. Qui Frau tira veramente tanti argomenti per i capelli. Usa un trucco molto diffuso nella fantarcheologia: sostiene che gli anni del racconto platonico sarebbero in realtà mesi, quindi Atlantide sarebbe esistita non già 9000 anni prima di Platone ma 9000 mesi prima, e che le misure di Atlantide non sarebbero state espresse in stadi attici ma in cubiti egizi, in modo da far combaciare le dimensioni della sterminata pianura di Atlantide con il Campidano. Una volta adattati i vari aspetti della natura di Atlantide, risolve il problema degli elefanti che vivevano su Atlantide (un chiodo difficile per la fantarcheologia atlantidea) con un errore di trascrizione: gli elefanti sarebbero stati cervi! (giocando sui vocaboli greci elefas, elafos), e cosi' via, con moltissime inconsistenze scientifiche, fino ad un impossibile megatsunami che avrebbe spazzato via la civiltà autoctona della Sardegna (la civiltà nuragica) che si sarebbe, a suo dire, improvvisamente interrotta (contrariamente a quello che ci dice l'archeologia). Il ricordo di questa civiltà scomparsa sarebbe poi sopravvissuto nel mito platonico di Atlantide ed in quello omerico di Scheria.
 
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Abdi-Heba
view post Posted on 28/1/2014, 00:16




L'argomento interessa molto anche me. In realtà non ho mai letto questa monumentale opere di Frau ma ho letto alcuni suoi articoli sull'argomento. Concordo con quanto detto fin qui sul metodo adottato da Frau, anche a me sembra che abbia prima costruito una teoria e poi cerchi di incastrarci gli elementi noti. A parte questo mi è sembrato interessante il coinvolgimento della Sardegna, nonostante mi apparve da subito piuttosto improponibile identificare il Canale di Sicilia con le Colonne d'Ercole.
A parte che Platone parla di Atlantide come un concetto all'interno di un dialogo sulla politica e non in un atlante (ops...) geografico, comunque mi sembra che il mito di Atlantide nasconda in se alcuni elementi reali; un'antica e potente civiltà che rischiò di soffocare Atene (Creta nell'Età del Bronzo?), eserciti che invadevano il Mediterraneo (il ricordo dei Popoli del mare?), la fine repentina a causa di un cataclisma (il ricordo di Thera?). Da ultimo, la forma circolare della città, che probabilmente rimanda ad un concetto filosofico, ma potrebbe essere stata ispirata dai Nuraghi o dalla forma di alcuni villaggi nuragici che Platone potrebbe aver visto o di cui potrebbe aver sentito parlare?
 
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lino85
view post Posted on 28/1/2014, 13:34




CITAZIONE (leda77 @ 27/1/2014, 21:25) 
l'ipotesi di Atlantide non ha fondamenti allo stato attuale, non tanto per la Sardegna, ma proprio di per se stessa.

In effetti da quello che ho compreso il racconto di Platone preso nel suo complesso non ha proprio fondamento storico, ma se ben ricordo più di qualche elemento singolo della narrazione platonica è legato a elementi culturali che potrebbero essere state presenti storicamente nel mondo antico. Penso alle descrizioni della capitale di Atlantide con i suoi canali circolari, la divisione delle cariche dello stato (come i dieci re e i sessantamila distretti, ciascuno di dieci stadi quadrati con relativi capi che fornivano materiale da guerra) e il rito della liberazione, cattura e sacrificio dei tori compiuto dai dieci re prima di emanare ogni sentenza in controversie giuridiche.

Insomma, anche se possiamo pensare che Platone non intendeva usare questo racconto a fini storici, può essere che siano presenti in esso elementi singoli di fatto presenti magari in diversi luoghi ed epoche del mondo antico. Ci si potrebbe inoltre anche chiedere se effettivamente gli Egizi (dai quali Platone afferma che Solone apprese questa narrazione) conoscessero tradizioni simili con almeno parte di questi elementi simili. Ad esempio nelle "Vite Parallele" di Plutarco, vengono citati anche i nomi dei sacerdoti con cui parlò Solone, come Psenofi di Eliopoli e Sonchi di Sais, e nei "Commentari al Timeo" Proclo parla di Patenait di Sais, Ochlapi di Heliopolis e di Ethim di Sebennytos. L'unica mia conoscenza di narrazioni simili in Egitto è "L'isola della creazione" presente nei testi delle iscrizioni del tempio di Edfu, come è scritto in "The Mythical Origin of the Egyptian Temple"
di Eve A. E. Reymond, come vedete qui:

http://books.google.it/books?id=7sdRAQAAIA...tion%22&f=false

dove si afferma che in età primordiale essa sarebbe stata la prima dimora degli dèi. Comunque tale isola pare che in questi testi venga citata quasi di sfuggita e non venga descritta più di tanto.

Io comunque, come già detto sono dell'idea che l'ipotesi di Frau di tentare di far combaciare con la Sardegna ogni tipo di elemento presente nella narrazione platonica mi pare alquanto campata per aria, ritengo però che Platone, nella sua descrizione per quanto fantastica, inevitabilmente poteva essere stato ispirato ad aspetti culturali o tradizioni già esistenti da qualche parte, anche se non so come poteva essere a conoscenza di, anche se vaghi ricordi della civiltà cretese e del cataclisma di Thera, come spesso è stato ipotizzato...

Ciao.
 
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view post Posted on 28/1/2014, 17:39

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CITAZIONE (Perseo87 @ 27/1/2014, 20:26) 
. . . So che, in passato, sul forum precedente, molti di voi avevano già avuto modo di discutere di questo testo, . . .

Perdonate l'eccesso di confidenza, ma mi piace moltissimo questo "mito del Forum precedente" :P mi da l'idea di un tempo passato in cui gli esseri umani dovevano essere portatori di una conoscenza diversa. Credo che anche a Platone sarebbe piaciuto molto :o: .
Anche per via dello schema di racconto di un racconto ;) ed è questa un po' la chiave di lettura che vi propongo: cosa significa secondo voi quando Platone propone (e lo fa in vari dialoghi) un racconto di un racconto? Per carità, io non ho una risposta precisa, ma credo che la domanda sia fondamentale.
 
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view post Posted on 28/1/2014, 18:44
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- Γνῶθι σεαυτόν -

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Apperò! E io che credevo che nessuno si sarebbe filato questo intervento! :lol:

In particolare, mi ha colpito la tua entrata in campo, Mario_A, perché ricordo che, sul vecchio forum (non me ne voglia LAVORI ARCHEOLOGICI, ma sono rimandi che devo fare!), se non erro, proprio tu avevi criticato il dato di partenza delle terre emerse durante l'ultimo periodo pleniglaciale.
Io non sapevo, all'epoca, da chi avesse attinto Frau nel portare questa teoria, ma leggo ora di un prof. Vittorio Castellani, docente di Fisica stellare all'Università di Pisa, che ha scritto 'Quando il mare sommerse l'Europa. Dai druidi ad Atlantide' (Ananke, 1999). Nel suo testo, Castellani riporta quel dato sull'innalzamento delle maree, che tu (o qualcun'altro, spero di non confondermi) avevi respinto.
Il fatto che sia stato portato da un docente universitario, lo confesso, mi ha lasciato con un po' di dubbi, anche se mi chiedo il motivo per cui un professore di Fisica stellare debba mettersi a scrivere di Geologia e Archeologia (e, senza offesa, anche quanto approfonditamente possa conoscere la materia, rispetto ai suoi colleghi). Nello stesso punto, poi, Frau tira in ballo anche il problema delle culture megalitiche, usando la storia della civiltà globale dimenticata come pretesto per spiegare la loro diffusione dalla Sardegna fino alla Gran Bretagna.

Il discorso dei 9'000 anni = 9'000 mesi non l'ho ancora trovato, però già qui c'è qualcosa che non mi torna a naso... Se non ho contato male, 9'000 mesi sono 750 anni. Se retrocediamo di 750 anni dall'età di Solone (600 a.C. circa) otteniamo 1'350 a.C. Ora, se Frau (e questo l'ho letto) asserisce che intorno all'8'500 a.C. i ghiacci si sarebbero sciolti, sommergendo buona parte delle terre emerse (comprese quella della sua super-civiltà atlantidea), come legare due eventi così distanti nel tempo??

E che cosa si può dire in proposito? Qualcuno conosce gli studi di Castellani?
 
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lino85
view post Posted on 28/1/2014, 19:13




CITAZIONE (Perseo87 @ 28/1/2014, 18:44) 
Io non sapevo, all'epoca, da chi avesse attinto Frau nel portare questa teoria, ma leggo ora di un prof. Vittorio Castellani, docente di Fisica stellare all'Università di Pisa, che ha scritto 'Quando il mare sommerse l'Europa. Dai druidi ad Atlantide' (Ananke, 1999). Nel suo testo, Castellani riporta quel dato sull'innalzamento delle maree, che tu (o qualcun'altro, spero di non confondermi) avevi respinto.
Il fatto che sia stato portato da un docente universitario, lo confesso, mi ha lasciato con un po' di dubbi, anche se mi chiedo il motivo per cui un professore di Fisica stellare debba mettersi a scrivere di Geologia e Archeologia (e, senza offesa, anche quanto approfonditamente possa conoscere la materia, rispetto ai suoi colleghi). Nello stesso punto, poi, Frau tira in ballo anche il problema delle culture megalitiche, usando la storia della civiltà globale dimenticata come pretesto per spiegare la loro diffusione dalla Sardegna fino alla Gran Bretagna.

Io a questo punto aggiungerei però: ammessa e non concessa questa ricostruzione di una civiltà (con relativo sviluppo di agricoltura, grandi città, scrittura e così via) vissuta prima di tali fenomeni geologici, quanta memoria di essa può essere arrivata fino ad essere presente nel racconto di Platone (e in eventuali altri racconti del diluvio e simili)? Il fatto è che non so come si possano distinguere elementi storici così antichi a distanza di così grande tempo dalla prima volta in cui vennero messe per iscritto certe tradizioni in cui si ipotizza che questi elementi storici (o da noi ipotizzati come storici) siano presenti. Magari quelle tradizioni sono state inventate di sana pianta e per puro caso sono molto simili a questi eventi antichissimi (a meno che i dettagli di quelle tradizioni siano così precisi che l'influenza di tali eventi sulle tradizioni è molto più probabile della casualità).

Ciao.
 
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view post Posted on 28/1/2014, 19:35
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- Γνῶθι σεαυτόν -

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Io sono sconvolto... :wacko:

Ho dovuto interrompere la lettura, stasera, perché non ci capisco più niente. Credevo che il libro più incomprensibile che mi fosse capitato fra le mani fosse 'Cent'anni di solitudine' di Gabriel Garcìa Marquez, ma questo è sulla via giusta per spodestarlo.

E' solo il mio personale parere, ovviamente, ma io lo trovo davvero confusionario: io lettore mi sento quasi ubriacato dai discorsi, in certi punti faccio difficoltà a seguire il filo logico del periodo e devo ricominciare da capo. Da un punto di vista stilistico e metodologico, poi, risulta lampante che questo testo è stato scritto da un giornalista: il suo argomentare è spesso basato su domande retoriche e senza risposta (non di rado, ripetitive), nonché su frasi a effetto, con espressioni più o meno forti; cita un sacco di studiosi (Godart, Matthiae etc.), ma riprendendone solo minimi stralci, completamente decontestualizzati e sempre indirizzati a rinsaldare il suo lavoro (tipo 'tutti i miti nascondono un fondo di verità', 'forse non sono gli antichi a essere irrazionali, ma siamo noi che non riusciamo a capirli' etc.).

Ma l'apice lo raggiunge in quest'espressione (p. 80):
CITAZIONE
Ma allora, davvero, un'esatta definizione delle Colonne non c'è! Allora, però, davvero l'ipotesi dell'inizio, non è proprio così pazza come appariva? Allora quello stretto antichissimo giù al Canale di Sicilia, che poi il mare e le carte recenti hanno nascosto, potrebbe, può essere davvero un'alternativa possibile...

Assurdo! Allora, sulla base di questo ragionamento, dato che di certezze non ce ne sono, ognuno è praticamente libero di immaginarsele un po' dove vuole?! Allora io potrei immaginarmele anche fra la Sardegna e la Corsica, o fra la Puglia e la Grecia, o ancora fra la Sicilia e la Calabria (cioè, nello stretto di Messina)!
Se questo è l'andamento di tutto il libro, mi spaventa pensare che sono sempre a pagina 85... :cry:
 
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view post Posted on 28/1/2014, 22:07
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CITAZIONE (Perseo87 @ 28/1/2014, 19:35) 
Credevo che il libro più incomprensibile che mi fosse capitato fra le mani fosse 'Cent'anni di solitudine' di Gabriel Garcìa Marquez,

Cent'anni di solitudine è bellissimo, non è incomprensibile: sembrava anche a me di esserlo, perché non riuscivo mai a distinguere i personaggi delle diverse generazioni, ma poi ho capito che non conta nulla distinguerli, sono diversi ed eguali al tempo stesso e il tempo è un secolo ripiegato su se stesso. Come il nastro di Möbius (http://it.wikipedia.org/wiki/Nastro_di_M%C3%B6bius). Un capolavoro del realismo fantastico.
 
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view post Posted on 28/1/2014, 23:39

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CITAZIONE (Perseo87 @ 28/1/2014, 18:44) 
In particolare, mi ha colpito la tua entrata in campo, Mario_A, perché ricordo che, sul vecchio forum ... se non erro, proprio tu avevi criticato il dato di partenza delle terre emerse durante l'ultimo periodo pleniglaciale.

Si. Non conosco il libro di Castellani citato da Frau, in ogni caso, la scienza ci dice che, alla fine della glaciazione, l'ultimo massimo glaciale si è avuto circa 18000 anni fa. Il livello del mare era più basso di quello attuale di circa 120 metri. A causa dello scioglimento dei ghiacci, a cominciare da circa 12000 anni fa il livello del mare è risalito per raggiungere quello attuale circa 5000 anni fa.
La geografia del Mediterraneo 12000 anni fa era molto diversa da quella attuale. La Sardegna e la Corsica erano una sola isola, Malta era connessa con la Sicilia, il Canale di Sicilia era uno stretto, ed al posto dell'arcipelago toscano c'era una penisola puntata verso l'attuale Corsica (la sua punta è ora l'isola della Capraia). Questa diversa geografia è stata fondamentale per le migrazioni umane, come la colonizzazione di Malta o dell'isola che ha dato origine a Corsica e Sardegna (si pensa che i primi uomini siano arrivati dalla Toscana attraverso la penisola scomparsa).

Con lo scioglimento dei ghiacci, negli ultimi 12000 anni, il livello del mare è lentamente risalito, creando l'attuale geografia gia' 5000 anni fa. Pertanto già nel Neolitico il Canale di Sicilia non era più uno stretto.

Per quanto riguarda Castellani e gli altri studiosi citati da Frau, ci sono due punti da evidenziare.

Per lo meno in campo scientifico, uno studio ha valore solo se viene pubblicato in una rivista scientifica appropriata e "peer reviewed". Questo non significa che lo studio è la verità, ma solo che è stato fatto in condizioni controllate seguendo (più o meno) il metodo scientifico. Accade talvolta che alcuni scienziati, solitamente durante la vecchiaia, si dedichino alla pseudoscienza.
Un caso recente è Luc Montagnier, Premio Nobel per la scoperta del virus HIV. Obbligato dalla legge francese ad andare in pensione, Montagnier ha accettato il posto di direttore scientifico in Cina, e si è dato a studi pseudoscientifici, che nessuna rivista scientifica seria vuole pubblicare.

Ovviamente, chi è digiuno di scienza potrebbe non distinguere tra scienza seria e pseudoscienza, ed infatti i difensori delle cervellotiche teorie di Montagnier, ricordano a tutti che si tratta di un Premio Nobel.

Pertanto, se un vecchio astrofisico scrive un libro pseudoscientifico non c'è da meravigliarsi troppo.

Il secondo punto è che Frau probabilmente estrapola paragrafi da famosi studiosi (inclusi anche gli autori antichi), mandando acqua al suo mulino. Successivamente alla pubblicazione del libro, Frau ha anche lanciato diverse operazioni mediatiche molto abili per sostenere la sua opera. Ad es. ha pubblicato una raccolta di recensioni (ovviamente solo quelle favorevoli) del suo libro, Atlantikà (ho letto anche quella).
Gli autori hanno un certo nome, tra i quali Dario Fo e Franca Rame, Luciano Canfora, Andrea Carandini, Vittorio Castellani, Louis Godart , Giovanni Lilliu ed ovviamente Mario Tozzi.
In realtà, tutte queste recensioni sono piuttosto caute, molto diplomatiche e si limitano a dire che si tratta di idee interessanti. Forse sono stati un pò ingenui, ma questa antologia basta per dichiarare che "Le Colonne d'Ercole" hanno l'avallo di grandi studiosi ed esponenti della cultura nazionale.
(Paradossalmente, proprio tutta l'opera di Giovanni Lilliu è contro Le Colonne d'Ercole, in quanto dimostra la continuità della civiltà sarda, che non è mai stata interrotta da catastrofi)

Tempo dopo è riuscito anche ad organizzare perfino una conferenza all'Accademia dei Lincei (fatto questo che ritengo un pò grave).
 
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view post Posted on 29/1/2014, 13:15
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- Γνῶθι σεαυτόν -

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Raggiunta p. 149

Questo 'viaggio' nel Mediterraneo di Frau è assurdo, sarebbe da tornare in biblioteca e restituire il libro senza averlo finito di leggere, non merita davvero il (poco) tempo che gli dedico. Non so cosa dire, è semplicemente senza alcun senso (come sostenere, ad esempio, che il Tartesso potrebbe essere immaginato in Sardegna??). E' tutto un criticare aspramente gli autori antichi, quando, come ho quotato in precedenza, proprio Frau, riportando le parole di Matthiae, asseriva che non dovremmo criticare gli autori antichi, ma le nostre deduzioni (non dico altro, se non che un autore come Rufo Festo Avieno è specificatamente e ripetutamente bollato come co****ne...).

Per ora mi sono letteralmente impantanato in una palude di misure e distanze che non tornerebbero con i dati di realtà... Bisognerebbe poterle analizzare per bene, una per una, perché la cosa, a naso, un po' mi puzza... Anche perché certi ragionamenti proprio non mi tornano: per esempio, a p. 85, dove avevo interrotto, Frau ricorda che Dicearco di Messina poneva le Colonne d'Ercole a 10'000 stadi da Capo Malea (Peloponneso), mentre Polibio, che dice che questa distanza è in realtà di 22'500 stadi, viene bollato come un autore ormai 'moderno' (da notare che Dicearco di Messina è vissuto fra 350 e 290 a.C., mentre Polibio è appena del 206-124 a.C - quindi Dicearco va bene, ma Polibio, che è circa un secolo dopo, non è già più attendibile...).

CITAZIONE (Mario_A @ 28/1/2014, 23:39) 
Per lo meno in campo scientifico, uno studio ha valore solo se viene pubblicato in una rivista scientifica appropriata e "peer reviewed". Questo non significa che lo studio è la verità, ma solo che è stato fatto in condizioni controllate seguendo (più o meno) il metodo scientifico. Accade talvolta che alcuni scienziati, solitamente durante la vecchiaia, si dedichino alla pseudoscienza.

Tempo dopo è riuscito anche ad organizzare perfino una conferenza all'Accademia dei Lincei (fatto questo che ritengo un pò grave).

Beh, questo però pone un problema, Mario.
Se dobbiamo giudicare attendibili solo gli articoli scientifici, allora tutta la saggistica edita dai grandi studiosi del settore (Godart, Carandini, Matthiae, Moscati, Torelli etc.) cos'è? Su questo non concordo molto, secondo me non è tanto il problema del peer reviewed, quanto piuttosto il fatto che c'è in questo caso uno studioso che, pur essendo docente universitario, s'è messo a scrivere libri su argomenti completamente differenti da quello che è stato il suo campo d'indagine (come se un docente universitario di ingegneria si mettesse a scrivere di medicina, o uno di linguistica si desse alla giurisprudenza...).

Concordo totalmente sull'assurdità della presentazione del testo all'Accademia dei Licei (cosa che, secondo me, deve far molto riflettere su come, molto spesso, ahimé, paiano funzionare le cose nelle alte sfere...).

OT

CITAZIONE (dceg @ 28/1/2014, 22:07)
Cent'anni di solitudine è bellissimo, non è incomprensibile

Io non ho detto che è brutto, ma che io l'ho trovato incomprensibile.
A me non piacciono i libri con trame e/o linguaggi troppo intricati e cervellotici, dove non si riesce a seguire il filo del discorso, io sono per le cose più lineari e chiare.

Detto questo, 'non è bello ciò che è bello: è bello ciò che piace' ;)
 
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view post Posted on 30/1/2014, 18:58
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Raggiunta p. 225.

Le pagine passano, ma la solfa non cambia: sempre un mare di ipotesi su toponimi che, nel tempo, potrebbero esser slittati sempre più verso Occidente. Ben inteso: l'idea, secondo me, può essere valida in sé, come principio generale (e badate bene, non è che Frau abbia avuto una qualche intuizione geniale: già Sandro Stucchi, per esempio, aveva formulato un'ipotesi di questo genere, in un suo studio del 1976), ma tutto ciò andrebbe ovviamente provato. E fra le 'prove' (anche accademiche) che il giornalista segnala, secondo me, alcune andrebbero discusse opportunamente.

Per esempio, c'è una ripresa da Alfonso Mele, dal 36° Convegno di Studi sulla Magna Grecia (= Atti di Taranto), che dice di poter trovare un indizio dell'identificazione di un primo Oceano con il Mar Tirreno, a partire dal fatto che, su un famoso vaso del Pittore di Meidias, una delle Esperidi (che, già per Esiodo, vivevano 'al di là dell'inclito Oceano') è denominata Lipara (analogamente all'isola di Lipari, che è proprio oltre lo Stretto di Messina).
Ora, secondo me, la cosa meriterebbe qualche appunto in più, perché anche Frau è costretto ad ammette che il primo a parlare di Colonne d'Ercole è Pindaro (518-438 a.C.), che scrive in un periodo in cui la geografia dell'estremo Occidente era abbastanza definita. E proprio Pindaro indica le 'porte di Gades' come il limite estremo raggiunto da Eracle nelle sue peregrinazioni (dunque, ne consegue che le Colonne debbano trovarsi vicino Gades). Stando così le cose, com'è possibile che Pindaro, nella prima metà del V secolo a.C., abbia posto le Colonne d'Ercole in Spagna, mentre Meidias, alla fine dello stesso secolo, abbia fatto retrocedere le Esperidi (e, dunque, di conseguenza, anche le Colonne) verso Oriente? Inoltre, che senso avrebbe definire 'Oceano' (cioè, un mare vasto e inesplorato) il Mar Tirreno in età classica? Non dimentichiamo, poi, che, mentre Pindaro era di origine aristocratica, ed ebbe modo, nella sua giovinezza, di studiare e viaggiare in lungo e in largo, Meidias era pur sempre un ceramografo (e cioè, un artigiano)... No: personalmente, non sono convintissimo della lettura di Mele.

Similmente, anche il fatto che lo Pseudo-Aristotele citi, per quanto concerne i fenomeni vulcanici, prima le terre infuocate oltre le Colonne d'Ercole, e poi, subito a ruota, i fuochi di Lipari e Ischia, secondo me meriterebbe un approfondimento: ovviamente, Frau riporta giusto tre righe del De mirabilibus auscultationibus (par. 137), ma non è detto che, nel contesto originale dell'opera, i due esempi siano realmente concatenati a livello geografico (non so se mi sono spiegato).

Non voglio certo insinuare che Frau l'abbia fatto volutamente; ma certo, non posso neppure non rilevare come, in diversi casi, il nostro giornalista tenda decisamente a sminuire non poco tutte quelle fonti che non concordano con la sua visione della materia: per esempio, è da notare come, analizzando un passo di Apollodoro (o meglio, dello Pseudo-Apollodoro, la cui Bibliotheca non dovrebbe essere del II secolo a.C., ma, a che mi ricordi, della prima età imperiale), Frau bolli come una 'forzatura' la collocazione delle Esperidi, proposta da questo scrittore, nell'estremo Nord dell'Ecumene...

Insomma, vediamo che altro salta fuori.
Domani sarò tutto il giorno in giro per le pratiche d'iscrizione al master (e non intendo portarmi a Firenze questo mattone); nel weekend proverò a ritagliarmi un altro po' di tempo da dedicargli.
 
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Harmonia
view post Posted on 31/1/2014, 15:08




CITAZIONE (Perseo87 @ 28/1/2014, 18:44) 
Il discorso dei 9'000 anni = 9'000 mesi non l'ho ancora trovato, però già qui c'è qualcosa che non mi torna a naso... Se non ho contato male, 9'000 mesi sono 750 anni. Se retrocediamo di 750 anni dall'età di Solone (600 a.C. circa) otteniamo 1'350 a.C.

Molte delle affermazioni fatte da Platone non hanno senso come dichiarazioni di fatto storico letterale. Uno dei suoi principali problemi è che il suo conto deve conciliare le età di tre civiltà - Atlantis, Atene ed Egitto. Egli deve poi cercare di adattare questo nel contesto del pensiero greco su questioni come la distruzione ciclico globale, e l’Età d'Oro e l'Età di Argento descritte da Esiodo.

Non ho trovato una descrizione di un tentativo di spiegare la cronologia di Platone per mezzo della sostituzione di mesi per anni. Tuttavia, ci sono stati tentativi di spiegare i suoi riferimenti nella misura della Piana di Atlantide in termini di una esagerazione sbagliata - di un fattore 10 - dagli egiziani.

Il problema è, naturalmente, che per vari ragioni nessuno di queste spiegazioni è soddisfacente. Il Crizia è incompiuto; e si sostiene che uno dei motivi è perché Platone aveva una tale difficoltà con il suo schema di cronologia.

Riferimento: ‘The Sunken Kingdom’, 1995, Peter James; 72-75; 157; 177; 274; 280-283.
 
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