Ostraka - Forum di archeologia

L'inchiesta di Sergio Frau, (riesaminando le fonti)

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view post Posted on 1/2/2014, 23:18

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CITAZIONE (Perseo87 @ 29/1/2014, 13:15) 
Beh, questo però pone un problema, Mario.
Se dobbiamo giudicare attendibili solo gli articoli scientifici, allora tutta la saggistica edita dai grandi studiosi del settore (Godart, Carandini, Matthiae, Moscati, Torelli etc.) cos'è? Su questo non concordo molto, secondo me non è tanto il problema del peer reviewed, quanto piuttosto il fatto che c'è in questo caso uno studioso che, pur essendo docente universitario, s'è messo a scrivere libri su argomenti completamente differenti da quello che è stato il suo campo d'indagine

Per lo meno nella letteratura scientifica (fisica, biologia, chimica, geologia etc), questo è un dato di fatto, criticabile o no. Comunque io volevo dire un'altra cosa: Frau allude alla possibilità che nell'antichità la geografia del Mediterraneo fosse diversa. E' vero, ma, sempre alludendo, sposta i tempi un po' troppo in avanti, citando il libro di Castellani. Io semplicemente volevo dire che anche se Castellani era un astrofisico e cattedratico, se affermava certe cose in un libro scritto nel suo tempo libero, non significa nulla.
Infatti, per informarmi sulla paleogeografia mi sono letto solidissimi articoli scientifici, non libri generici.
 
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view post Posted on 1/2/2014, 23:38

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CITAZIONE (Harmonia @ 31/1/2014, 15:08) 
Non ho trovato una descrizione di un tentativo di spiegare la cronologia di Platone per mezzo della sostituzione di mesi per anni.

Sergio Frau, "Le Colonne d'Ercole, un'inchiesta", Edizioni Nur Neon 2002, XXVII pag. 358
 
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Harmonia
view post Posted on 2/2/2014, 18:03




CITAZIONE (Mario_A @ 1/2/2014, 23:38) 
Sergio Frau, "Le Colonne d'Ercole, un'inchiesta", Edizioni Nur Neon 2002, XXVII pag. 358

Grazie per il riferimento. Purtroppo, non ho il libro, quindi non l'ho letto. Tuttavia, molti autori hanno cercato in vari modi per dare un senso, non solo delle dimensioni date da Platone di Atlantide, ma anche dei periodi di tempo connessi con Atlantide. Questi metodi includono, non solo i mesi sostituendo per gli anni, ma anche dividendo dimensioni per dieci (Galanopoulos) - in altre parole, comprendere la cronologia di Atlantide attraverso i tentativi di ridurre la scala delle figure date da Platone.

Siamo consapevoli che Frau ha sostituito mesi per anni. Egli poi riesca a conciliare questo nuovo schema con l'Età dell'Oro, l'Età d'Argento, cicli periodici di distruzione e rinnovamento, ecc ecc?
 
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view post Posted on 14/2/2014, 00:40
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Ehilà, ci siete sempre??! :P

Rientro per assicurarvi che non ho dimenticato questa discussione, né ho abbandonato l'impresa! E' solo che da questa settimana ho iniziato il master e praticamente sono tutti i giorni a Firenze, all'incirca dalle 11 alle 20, quindi di tempo ne ho poco. Ho proseguito, comunque, nella lettura di Frau, e sono circa a p. 580. Non appena avrò finito (spero già domani, approfittando del viaggio in treno), vedrò di lasciare un commento cumulativo di tutto ciò che ho letto fino alla fine (magari proprio nel weekend, quando dovrei avere un pochino più di tempo a disposizione).
 
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view post Posted on 18/2/2014, 11:29
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Eccomi qua, pronto per il mio 'giudizio finale' sul saggio di Frau... :P

Con un incredibile tour de force, mi sono costretto a ultimare la lettura del libro (una fatica immane per me, perché non è stato affatto semplice per me stargli dietro nei suoi ragionamenti, spesso confusi e contorti...).

Il mio giudizio sull'autore è e resta, tutto sommato, negativo: Frau manca spesso di chiarezza, scrive con un taglio sempre estremamente 'giornalistico' (e cioè, totalmente inadeguato per un tale tipo di ricerca) e, in alcuni casi, non arriva nemmeno a conclusioni certe, nonostante tanti ragionamenti cervellotici. E' interessante notare come, alle pp. 284-288, quando tratta i calcoli sulle distanze fra le Colonne d'Ercole e il Peloponneso, riportati da Dicearco e Polibio, finisca per ammettere che i dati non tornano poi così precisi neppure per la localizzazione delle Colonne nel Canale di Sicilia (anche se, ovviamente, in ogni caso, sottolinea come lo scarto sia assai minore, rispetto a quello che si otterrebbe immaginando le Colonne a Gibilterra).

Un po' traballante è anche l'ipotesi che vede nel nome greco Herakles la forma speculare del fenicio Melqart (pp. 228-231): Frau, infatti, nota come il fenicio MLQRT possa essere letto, in senso contrario, HRKLS (HeRaKLeS), riportando, a sostegno della sua tesi, anche il parere di Maria Giulia Amadasi Guzzo, docente dell'Università La Sapienza, la quale ammette che il ragionamento potrebbe risultare valido per le lettere R, Q/K, L e anche per M: spesso, infatti, in greco arcaico, il sigma (Σ) si trova anche disegnato per orizzontale, e questo può portare a scambiarlo per un Mi (come si può effettivamente constatare, per esempio, anche in questa raffigurazione vascolare con Perseo e il Ketos del Louvre: http://en.wikipedia.org/wiki/File:Corinthi...a_and_Ketos.jpg). Tuttavia, la stessa Amadasi Guzzo non si spiega che fine avrebbe fatto la T di Melqart, né come potrebbe essersi mutata in H nel nome Herakles.
Io trovo la cosa abbastanza fumosa anche per altri due motivi: innanzitutto, Melqart ed Herakles sono due nomi che parrebbero avere un significato a sé stante (il primo dovrebbe essere 'il re della città', il secondo, probabilmente, 'gloria di Era'), e se prendo un qualunque nome e lo leggo al contrario, non è facile che il secondo nome fuoriuscito abbia un senso compiuto - provando con Perseo, per esempio, otterrei Oesrep, che non significa assolutamente nulla, ma è pur vero che già con Leda otterrei Adel(e), che risulta un nome di senso compiuto.
In secondo luogo, la mitologia greca mostra di conoscere un eroe con un nome simile a Melqart, e cioè Melicerte, figlio di Leucotea, che, non a caso, dopo la morte, fu divinizzato col nome di Palemone e divenne un dio legato al mare e alla navigazione, protettore dei marinai e dei mercanti (proprio le medesime prerogative di Melqart).

In ogni caso, ogni volta che le cose non gli tornano precisamente, Frau tende un po' a minimizzare i problemi, con un atteggiamento di chi pare voler tirare l'acqua al suo mulino ad ogni costo, talvolta anche forzando un po' la mano (ma almeno questo ha l'onestà di ammetterlo: a p. 609 lo dice chiaramente!).

Parere di fondo? Io penso che, su certe cose, Frau potrebbe anche aver ragione... ;)
No, non sono impazzito, né sono passato al 'lato oscuro': semplicemente, non trovo poi così bizzarre le possibilità prospettate da Frau, riguardo un possibile slittamento delle Colonne d'Ercole dall'area della Sicilia (dal Canale così come, per quel che se ne sa, perfino dallo Stretto di Messina...).
Del resto, l'idea che passa è che Frau abbia un po' scoperto l'acqua calda, perché alla fine c'è poco o nulla di geniali intuizioni del giornalista. Che l'ubicazione delle Colonne d'Ercole in antico non fosse sempre stata chiara, parrebbe essere un fatto assodato anche da studi accademici: per esempio, si ricordi l'articolo del prof. Cataudella dell'Università di Firenze, 'Quante erano le Colonne d'Ercole?' (pubblicato in AFLM, 22-23, 1989/90, pp. 315-337). SE, come asserisce Frau, sia realmente stato Eratostene a porle, in via definitiva, a Gibilterra, questo non lo so, ma in effetti ci sono perfino autori antichi che parlano di un 'Oceano' e di un ' (mare?) Atlantico', come se le due realtà fossero ben distinte (si vedano, ancora, le pp. 284-288 del saggio di Frau).

Il problema è che quando lo scrittore comincia a favoleggiare sulle più svariate identificazioni della (sua) Sardegna con varie isole del mito, allora tutto il lavoro rischia di perdere anche quel poco di attendibilità che poteva esservi rintracciata dentro.
Non puoi venirmi a dire che la Sardegna è stata, nei secoli, l'Atlantide di Platone e la Scheria di Omero (per tutta una serie di 'parallelismi' di carattere geomorfologico, zoologico e botanico, che potrebbero descrivere, in realtà, la morfologia, la fauna e la flora di, più o meno, una qualunque isola del Mediterraneo occidentale); non puoi dirmi che questa stessa isola sarebbe stata anche la 'Tiro d'Occidente' (solo per una sedicente assonanza col nome del sito di Tharros), l'Iperborea di Apollodoro (che invece si trovava nell'estremo Nord del mondo), le bibliche Kaftor e Tarshis (!) e il primo regno di Tartesso, famoso per i suoi fiumi d'argento (questo perlopiù perché la Sardegna viene definita da Erodoto argyrophlebs, 'dalle vene d'argento') e, ancora, l'Erizia di Esiodo (patria del re Gerione), arrivando a porla, addirittura, se non ricordo male, anche all'origine del nome Tirreno (poiché i Tirreni, etimologicamente, sarebbero stati i 'costruttori di torri'). E non sto qui a elencare tutte le connessioni fra architetture nuragiche e micenee, né i problemi legati alla lettura della stele di Nora e alla provenienza dei pirati Shardana, menzionati nei documenti di Ramesse II e nel tempio di Ramesse III...

Credo che anche uno estraneo al nostro settore potrebbe agevolmente subodorare che in questo 'gran minestrone' che Frau pretenderebbe di servire al lettore c'è qualcosa di esagerato, di troppo, che stona e che non quadra... E' facile dire che la città di Tiro spesso citata dai classici e nella Bibbia potrebbe non esser stata la città di Tiro che tutti conosciamo; è facile dire che di Gades (lett. 'fortezza') potrebbero essercene state anche altre, oltre a quella di Spagna (così come il Mediterraneo ha conosciuto diverse greche Neapolis)... ma poi, come si può provare tutto questo? Perché, per esempio, dato che di città omonime ce n'erano così tante, gli antichi non hanno mai avuto bisogno di specificarne una più precisa localizzazione (del tipo, Gades di Spagna, piuttosto che Gades di Tunisia)? E anche l'idea che con Tirrenia si intendesse, in realtà, tutta l'Italia Meridionale (così da far quadrare i conti con le affermazioni di Platone)... Non so, a me pare tutto una grande nuvola di fumo, dove di arrosto buono da mangiare ce n'è assai poco. Però, come ho detto, credo che per alcuni versi non sia da rigettare totalmente (solo che il testo va accuratamente e opportunamente 'mondato' da tanti errori, fesserie e fantasticherie di un giornalista un po' troppo legato a un'immagine idealizzata della sua terra paterna.

P.s.

CITAZIONE (Mario_A @ 1/2/2014, 23:18) 
Io semplicemente volevo dire che anche se Castellani era un astrofisico e cattedratico, se affermava certe cose in un libro scritto nel suo tempo libero, non significa nulla.
Infatti, per informarmi sulla paleogeografia mi sono letto solidissimi articoli scientifici, non libri generici.

Ho capito, Mario, ma io sto dicendo una cosa differente.
Facciamo finta, per attimo, che io, Perseo, sia un perfetto estraneo al mondo dell'archeologia. Non ho una formazione da archeologo, non mi intendo di etruscologia, egittologia, epigrafia etc. e non ho, ovviamente, accesso ad alcuna biblioteca specialistica (universitaria, d'istituto etc.), rivista di settore (AJA, MEFRA, BCH etc.) o sito specializzato (Jstor etc.) legato alle scienze archeologiche - anche perché, se anche ce l'avessi, non saprei neppure come usarli!
Come posso io, da solo, arrivare a determinare l'affidabilità di un testo redatto da un docente universitario? Stiamo parlando di una letteratura prodotta sì per il grande pubblico, ma sempre e comunque da quella che dovrebbe essere un'autorità del settore scientifico... Se tutto questo non è attendibile, come può un non addetto al settore sperare di informarsi con sicurezza e di potersi fare un'opinione corretta in merito?
 
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lino85
view post Posted on 19/2/2014, 19:46




Una curiosità, Perseo, sapresti indicare con quali precise argomentazioni Frau ritiene di secondario valore la citazione di Pindaro contenuta in Strabone che soprannominerebbe il limite del mondo raggiunto da Eracle come "le porte di Cadice"? Essendo la prima citazione delle Colonne in ordine cronologico mi pare strano che non la discuta in modo approfondito...

Ciao.
 
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view post Posted on 20/2/2014, 01:06
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CITAZIONE (lino85 @ 19/2/2014, 19:46) 
Una curiosità, Perseo, sapresti indicare con quali precise argomentazioni Frau ritiene di secondario valore la citazione di Pindaro contenuta in Strabone che soprannominerebbe il limite del mondo raggiunto da Eracle come "le porte di Cadice"? Essendo la prima citazione delle Colonne in ordine cronologico mi pare strano che non la discuta in modo approfondito...

Sì e no.
Nel senso che il saggio l'ho già restituito alla biblioteca, quindi non posso riportarti le argomentazioni precise di Frau. A quel che ricordo, comunque, lo scrittore mostra di conoscere la citazione di Pindaro riportata in Strabone (ed è anche a conoscenza del fatto che Pindaro è il primo autore greco a parlare delle Colonne d'Ercole). Se non ricordo male, Frau ipotizza (non si sa bene su quale base) una distinzione fra le Colonne d'Ercole propriamente dette e le Colonne di Gades (toponimo riferito, secondo lui, alle colonne del tempio di Melkart oppure allo stretto di Gibilterra in sé), e immagina che solo in un secondo momento i due toponimi si sarebbero trovati a coincidere fra loro (ma ripeto, a che mi ricordi è tutta una sua ipotesi, basata praticamente sul nulla...).
 
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view post Posted on 21/2/2014, 20:09

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CITAZIONE (Perseo87 @ 18/2/2014, 11:29) 
Il mio giudizio sull'autore è e resta, tutto sommato, negativo: Frau manca spesso di chiarezza, scrive con un taglio sempre estremamente 'giornalistico' (e cioè, totalmente inadeguato per un tale tipo di ricerca) e, in alcuni casi, non arriva nemmeno a conclusioni certe, nonostante tanti ragionamenti cevellotici.

Concordo al 100% su quanto hai scritto.


CITAZIONE (Perseo87 @ 18/2/2014, 11:29) 
Il problema è che quando lo scrittore comincia a favoleggiare sulle più svariate identificazioni della (sua) Sardegna con varie isole del mito...

Al termine della lettura del libro, avevo scritto un E-mail a Sergio Frau, con le mie critiche su Atlantide. L'autore mi aveva risposto immediatamente e gentilmente (glielo devo riconoscere). Mi aveva spiegato che aveva sentito il bisogno di scrivere quel libro soprattutto per rispondere ad un quesito che lo arrovellava: come mai la Sardegna, la seconda più grande isola del Mediterraneo (nell'antichità ritenuta la più grande), ricca di metalli, abitata da una civiltà del bronzo notevole, con così tante imponenti costruzioni megalitiche, posta al centro di tutte le rotte importanti, non sembra avere avuto molta importanza nell'epoca arcaica, a giudicare dalle fonti (mai citata nell'Odissea etc.).
Come giornalista comunque Frau si occupa di archeologia.

CITAZIONE (Perseo87 @ 18/2/2014, 11:29) 
Come posso io, da solo, arrivare a determinare l'affidabilità di un testo redatto da un docente universitario? Stiamo parlando di una letteratura prodotta sì per il grande pubblico, ma sempre e comunque da quella che dovrebbe essere un'autorità del settore scientifico...

Hai ragione, normalmente uno scienziato, anche quando si occupa di un campo non suo tende ad essere abbastanza rigoroso (sto leggendo un bellissimo libro di un altro astrofisico, Mario Livio, sugli errori della scienza. Si è occupato anche di Darwin, Watson e Crick, ma ha fatto uno studio rigoroso consultando documenti inediti di questi scienziati)

Purtroppo però non sono tutti uguali..
 
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johnkoenig1
view post Posted on 21/8/2014, 14:33




CITAZIONE
Eccomi qua, pronto per il mio 'giudizio finale' sul saggio di Frau... :P

Caro Perseo87, ho letto con attenzione le tue critiche al "libro" (che io chiamerei inchiesta) di Frau. Concordo con te su alcune cose, ma sono convinto che il poco tempo che hai dedicato alla lettura ti abbia fatto quanto meno perdere di vista alcuni passaggi fondamentali.
Cerco di essere sintetico:
1) L'ipotesi degli anni calcolati in mesi è sostenuta dal fatto che Platone non poteva contare su di un calendario solare. All'epoca, quelli utilizzati erano prevalentemente lunari.
2) Per Frau, l'iperborea si colloca nel nord della penisola italica, e non si identifica con la Sardegna, come invece sostieni tu.
3) La coincidenza delle descrizioni con varie isole della letteratura (Eden, Atlantide, Scheria, Tiro, Granaio... ) non è legata solo agli aspetti della vegetazione, ma alla grandezza del territorio, al fatto che l'isola non è visibile dal continente, alla presenza di un clima mite durante l'intero arco dell'anno, alla longevità dei suoi abitanti. Quante isole conosci con "tutte" queste caratteristiche prese insieme?
4) La carta tolomaica del mediterraneo è più di un semplice indizio.
5) Il canale tra la Sicilia e l'Africa, che è una semplice depressione, essendo la Sicilia parte integrante della placca africana, è l'unico posto del mediterraneo ad avere caratteristiche tali da permettere l'incagliamento di navi, come risulta dalla descrizione dello stretto delle Colonne D'Ercole nella letteratura classica.
6) Per Frau, Eratostene non si contenta di spostare le colonne, ma cambia la toponomastica dei luoghi. Perciò, Cades non è più dov'era prima, ecc.

A queste considerazioni, aggiungerei il fatto che le torri nuragiche son, al momento, le costruzioni (per tipologia e dimensioni) più antiche sull'intero pianeta. Tanto che l'autore può permettersi il lusso di chiedersi perché mai la torre di Babele dovrebbe stare da qualche altra parte! Questa idea è sostenuta persino da Tolomeo, con tanto di raffigurazione...
Sarà anche furbo e poco originale, ma l'inchiesta di Frau, che non ha la pretesa di sostituirsi agli studiosi, merita quanto meno il beneficio del dubbio.
Saluti.
 
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view post Posted on 21/8/2014, 15:31
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CITAZIONE (johnkoenig1 @ 21/8/2014, 15:33) 
5) Il canale tra la Sicilia e l'Africa, che è una semplice depressione, essendo la Sicilia parte integrante della placca africana, è l'unico posto del mediterraneo ad avere caratteristiche tali da permettere l'incagliamento di navi, come risulta dalla descrizione dello stretto delle Colonne D'Ercole nella letteratura classica.

Il Canale di Sicilia, la cui larghezza minima è di 145 km, ha una profondità media di 400 m con profondità massime tra 1400 e 1700 m, quindi ben più che "una semplice depressione". Difficile che ci si potessero incagliare navi, se non lungo le coste, come pressoché dovunque.
cfr. ad es. http://aldopiombino.blogspot.de/2010/01/il...suoi-tanti.html
e http://it.wikipedia.org/wiki/Canale_di_Sicilia

CITAZIONE (johnkoenig1 @ 21/8/2014, 15:33) 
...le torri nuragiche son, al momento, le costruzioni (per tipologia e dimensioni) più antiche sull'intero pianeta.

Non capisco che significhi le più antiche per tipologia e dimensioni. La datazione a me sinora nota delle torri nuragiche non va oltre alla cultura di Bonnanaro (1800 - 1600 a. C.), al massimo, ma poco provabilmente, alla fine del III millennio a. C. Puoi precisare meglio indicando fonti che confortino la tua affermazione?

cfr. http://it.wikipedia.org/wiki/Nuraghe#Cronologia
e A. Guidi e M. Piperno, Italia Preistorica, ed. 1993, pp.429 sg.
 
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view post Posted on 24/8/2014, 22:24

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CITAZIONE (dceg @ 21/8/2014, 16:31) 
Il Canale di Sicilia, la cui larghezza minima è di 145 km, ha una profondità media di 400 m con profondità massime tra 1400 e 1700 m, quindi ben più che "una semplice depressione". Difficile che ci si potessero incagliare navi, se non lungo le coste, come pressoché dovunque.

Difatti! Aggiungo inoltre che con tale larghezza, navigando nel Canale di Sicilia non si possono vedere contemporaneamente le due sponde (la costa africana e la costa siciliana) e che quindi è praticamente mare aperto. Decisamente non quadra con la descrizione di Platone. Neppure Gibilterra, per la verità, ma almeno là si vedono le due sponde e si percepisce che si sta attraversando uno stretto. Questo fatto da solo basta per squalificare l'"inchiesta".

Nel testo si accenna alla possibilità che in passato (vedi cap. II "Così una mappa di 5000 anni fa svela che di stretti ce n'erano due"), la geografia del Mediterraneo potesse essere diversa a causa del più basso livello del mare, dovuto all'ultima glaciazione. Questo è vero: al termine della glaciazione il livello del mare era più basso di circa 140 metri, nel canale di Sicilia c'era effettivamente uno stretto, per l'appunto un doppio stretto, dovuto a canaloni rocciosi (ora sommersi). Passato lo stretto c'era un'isola enorme: l'attuale Sardegna e Corsica unite!

Tuttavia questa geografia sarebbe stata valida nel paleolitico, intorno a 18000-12000 anni fa. Infatti è in questo periodo che da una penisola che si sporgeva dall'attuale Toscana, un gruppo di uomini avrebbero colonizzato questa grande isola (la punta di questa penisola, oggi isola di Capraia, era vicina alla attuale Bastia). Il mare, molto lentamente, è risalito fino a raggiungere il livello attuale circa 5000 anni fa, sommergendo le attuali Bocche di Bonifacio e separando la grande isola in Corsica e Sardegna, la penisola che ho citato prima, creando l'arcipelago toscano, separando Malta dalla Sicilia etc. Quindi l'attuale geografia del Mediterraneo esiste da 5000 anni, al contrario di quanto afferma il secondo capitolo dell'inchiesta.
 
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view post Posted on 25/8/2014, 12:53
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CITAZIONE (Mario_A @ 24/8/2014, 23:24) 
Difatti! Aggiungo inoltre che con tale larghezza, navigando nel Canale di Sicilia non si possono vedere contemporaneamente le due sponde (la costa africana e la costa siciliana) e che quindi è praticamente mare aperto. Decisamente non quadra con la descrizione di Platone. Neppure Gibilterra, per la verità, ma almeno là si vedono le due sponde e si percepisce che si sta attraversando uno stretto. Questo fatto da solo basta per squalificare l'"inchiesta".

Ne sei davvero sicuro? Perché da Pantelleria la costa africana si vede, così come si vede anche la costa siciliana, nonostante sia distante il doppio. Quindi navigando nel canale a circa metà strada dalle due coste, mi sembra strano non si riesca a capire che si sta passando per uno stretto.
Beninteso, l'inchiesta di Frau ha tanti altri motivi per essere squalificata, ma su questo punto io non sarei così sicura che nell'antichità non sapessero che si trattava di uno stretto.
Comunque sia, a me risulta che Platone compì tre viaggi in Italia, ma si fermò a Siracusa, quindi a rigor di logica il canale di Sicilia non lo attraversò mai. Perciò che da esso non si potessero vedere le due sponde non poteva saperlo, a meno che non avesse consultato qualche marinaio.
 
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view post Posted on 25/8/2014, 13:32
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CITAZIONE (leda77 @ 25/8/2014, 13:53) 
da Pantelleria la costa africana si vede, così come si vede anche la costa siciliana,

Da dove si vedono le coste, dal livello del mare o da un punto più elevato? Bisogna tener conto della curvatura della terra.
 
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Qui una tabella dei limiti di visione:
http://fr.wikipedia.org/wiki/Courbure_terrestre
e qui le cose un po' più complesse:
http://it.wikipedia.org/wiki/Orizzonte
 
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johnkoenig1
view post Posted on 27/8/2014, 13:15




CITAZIONE
Il Canale di Sicilia, la cui larghezza minima è di 145 km, ha una profondità media di 400 m con profondità massime tra 1400 e 1700 m, quindi ben più che "una semplice depressione". Difficile che ci si potessero incagliare navi, se non lungo le coste, come pressoché dovunque

Nel libro, Frau appoggia le sue ipotesi su di una cartina realizzata dall'Università di Pisa in collaborazione con l'Istituto Geografico Militare. Secondo tale carta, nel 1200 A.C., il livello complessivo del mediterraneo era più basso di 150 ml rispetto a quello odierno.
Non spetta a me provare niente, semmai agli esperti confutare la tesi (Popper).

CITAZIONE
Non capisco che significhi le più antiche per tipologia e dimensioni. La datazione a me sinora nota delle torri nuragiche non va oltre alla cultura di Bonnanaro (1800 - 1600 a. C.), al massimo, ma poco provabilmente, alla fine del III millennio a. C. Puoi precisare meglio indicando fonti che confortino la tua affermazione?

L'idea di fondo, ben spiegata qui www. lamiasardegna.it/files/sardegna-archeologia.htm è che le torri siano precedenti alla datazione. Essendo state utilizzate da un civiltà successiva (Frau ipotizza che i Fenici non siano altri che i discendenti della precedente Atlantide), sono state ristrutturate e, pertanto, ci sono elementi costruttivi più giovani.
Ad ogni modo, alcuni studiosi datano l'inizio della civiltà nuragica al 4000 A.C.
 
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