CITAZIONE (Usékar @ 16/2/2014, 20:26)
Beh, allora il discorso per me non è chiaro, perchè i calcari furono usati massicciamente in tutte le epoche.
Io avevo interpretato il ragionamento da cui nasceva la domanda nel seguente modo:
in epoca romana viene fatto un uso esteso di pietre da costruzione (e da decoro), ritenute particolarmente di pregio, che coinvolge edifici privati e pubblici ma anche elementi urbanistici, come dice anche Dceg. Nelle epoche successive questo uso si perde o si modifica, viene meno la magnificenza dell'edilizia pubblica e l'uso di tali pietre si riduce o scompare salvo nel caso di una disponibilità di materiale di spoglio.
Il ragionamento regge in maniera abbastanza generale se si considera l'uso di importare materiale da costruzione: pensa ai marmi egiziani, africani e dall'Asia Minore. Le diverse condizioni socio-politiche alla caduta dell'impero romano d'occidente limitano fortemente se non annullano questi commerci su lunghe tratte, se non altro per l'insicurezza legata ai traffici via mare.
Però, a mio modo di vedere, si dovrebbero fare le seguenti precisazioni:
non viene meno l'uso della pietra in generale, come dici giustamente, anzi si continua a utilizzarla in maniera estesa, semplicemente si passa ad un uso dei materiali disponibili in loco (salvo casi particolarissimi come la già citata Venezia, che però, per molti aspetti, costituisce un unicum anche in campo edilizio almeno per tutto il medioevo). Non a caso città come Siena, dove la disponibilità di pietra è inferiore alla disponibilità delle materie prime per la realizzazione dei laterizi, si passa rapidamente ad un uso quasi esclusivo di questo secondo materiale da costruzione;
Viene meno, almeno nell'arredo urbano e negli edifici privati, la funzione estetica della pietra. Io ritengo che il fiorire dell'architettura monumentale romana sia strettamente legato alla fase in cui il conflitto viene spostato al di fuori della città. Quando la città non è più il luogo degli scontri tra fazioni o clan, ma diventa un luogo in cui prospera la pace, si creano le condizioni per far sì che gli edifici perdano la connotazione primaria difensiva e divenga prevalente quella estetica. Entrambe le funzioni si collocano nella tendenza a mostrare un prestigio personale e familiare all'interno della società, ma da punti di vista diversi. In epoca medievale la città è nuovamente luogo di conflitto e nuovamente l'edificio deve essere prima di tutto sicuro per rifugiarvisi in caso di attacco nemico; l'aspetto estetico torna ad essere marginale. Potrebbe essere interessante discutere anche di come le necessità difensive possano aver modificato il senso estetico, portando le persone di quell'epoca a ritenere anche esteticamente gradevole l'aspetto marziale degli edifici, ma personalmente non saprei portare fonti o altre prove per difendere un'idea del genere;
definire l'arredo urbano e gli edifici pubblici in epoca romana opere di edilizia pubblica non mi convince del tutto. Molto spesso anche l'edificio pubblico o le "opere di urbanizzazione" sono di iniziativa privata, nel senso che il committente è un privato che ne promuove la realizzazione e la collocazione e la finanzia (in questo senso interpreto anche gli edifici costruiti per volere imperiale). Molto più vicina all'idea che ho io di iniziativa pubblica è la gestione e la regimentazione delle acque. In quest'ottica posso dire che la munificenza privata, spesso promotrice di opere per la collettività, viene meno in epoca medievale, spostandosi eventualmente sugli edifici di culto; se a questo si aggiunge anche una maggior povertà del "pubblico" nel medioevo e una maggior difficoltà nel produrre decisioni a lungo termine (penso in questo momento ai comuni italiani), penso si possa spiegare una decadenza del decoro urbano in questa fase.