Ostraka - Forum di archeologia

Controllo del territorio

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Matteus I
view post Posted on 22/2/2014, 16:56




Guardando il paesaggio che offrono alla vista le mie colline pisane, che va dagli appennini a Nord fina a Volterra a sud, mi sono domandato come, in generale, venisse controllato il territorio di uno stato in antichità. Ho pensato subito all'impero romano, poichè i territori che avevo sott'occhio un tempo ne facevano parte.
Cercavo di immaginarmi come si presentasse la zona e soprattutto come fossero le persone che l'abitavano, che grado di consapevolezza avessero, come vivessero la loro vita quotidiana. (So bene come fosse la vita quotidiana di un mezzadro toscano dell'ultimo Ottocento o del primo Novecento, visto che i racconti sono arrivati a me per via orale).
Ma tornando alla questione: come avveniva (avveniva?) il controllo del territorio, il reclutamento, la riscossione dei tributi?

Anni fa mi colpì molto un'affermazione di quello che era allora il mio professore di Storia al Liceo. Disse pressapoco così: "Quando arrivarono i piemontesi, molti contadini che abitavano le campagne interne della Basilicata non sapevano neppure in che anno fossero ed in quale Stato vivessero, vedevano passare degli eserciti senza sapere il perchè".

Era effettivamente così? Era stato così anche al tempo dei romani?

Mi scuso se a molti le mie domande parranno banali.
 
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view post Posted on 22/2/2014, 18:46
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Il paesaggio che vedi è a dir poco fatastico. Io ricordo l'inverso, i tramonti visti da Volterra, con sotto i Balzi, gli edifici abbandonati e gli uccelli come sagome nere in volo!
In ogni caso le domande non sono banali, tutt'altro, assai interessanti.
Direi che questioni del genere reintrano nella Microstoria, che però a mio avviso e conoscenza si è, almeno sinora, rivolta all'epocatardo medioevale e moderna, non all'antichità. Rappresentante importante della microstoria è Giovanni Levi.
OT
Quando ero all'università a Torino negli ani 1960, lui era da poco laureato, ci giocavamo a scopa i caffè dopo il pranzo al collegio universitario asssieme ad altri due loschi figuri, diventati come Levi poi professori universitari, in campi diversi. Gì allora Levi mi aveva impressionato per acume ed intelligenza.
 
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Matteus I
view post Posted on 22/2/2014, 19:51




Sì, i posti sono fantastici. Ti ringrazio per la risposta. Quindi, sostanzialmente, mi stai dicendo che questo è un campo poco indagato se non per quanto riguarda epoche più recenti?
 
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view post Posted on 22/2/2014, 22:27
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Non so dirti se sia poco indagato, temo però di sì, dato che gli studiosi che si sono, almeno recentemente, dedicati a indagini del genere hanno rivolto la loro attenzione, per quanto ne so io, poco informato in vreo, ad altri periodi. La grossa difficoltà nel caso mi sembra quella delle fonti, dato che certamente non ci sono molti documenti. Ma spero che qualcuno più competente e aggiornato di me sappia dire qualcosa in merito. L'argomento è certamente interessante, magari qualche studio in merito esiste.

Quanto all'organizzazione dello stato romano, al sistema di controllo, reclutazione, riscossione di tributi ecc. non credo ci siano difficoltà, penso che esistono documenti e studi in proposito. Altro è il discorso di come il tutto venisse vissuto dall'altra parte, cioè come le popolazioni rururali ad esempio vivessero la loro situazione. E questa mi pare la domanda importante.
 
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Matteus I
view post Posted on 23/2/2014, 01:53




Mi interessa comunque molto anche l'altra parte e cioè l'organizzazione statale, il prelievo fiscale, il reclutamento
 
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view post Posted on 24/2/2014, 09:41
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Karl, tu sei lo storico! Se ci sei batti un colpo! :)
 
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view post Posted on 28/2/2014, 12:16
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- Γνῶθι σεαυτόν -

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Io mi trovo a vivere non troppo distante da te, Matteus (la mia è la zona della Valdinievole, praticamente confinante con la tua), e di recente mi sono proprio occupato della storia del mio territorio, in una conferenza organizzata dall'associazione culturale di cui faccio parte.

Nello specifico non so se posso fornirti risposte precise, ma una tendenza generale, fra l'età preromana e il periodo tardoantico (sempre per la Valdinievole, intendo), posso comunque rilevarla: inizialmente, essendo la zona ricca di terreni acquitrinosi (o comunque tendenti all'allagamento, a causa dei numerosi corsi d'acqua), gli abitati - prima etruschi, poi liguri - erano perlopiù di altura. La creazione di un sistema di siti d'altura, tipo 'castellieri', permetteva infatti un maggior controllo delle zone pianeggianti sottostanti, nonché una posizione di maggiore protezione, in caso di scontro (sopra Collodi, il 'Paese di Pinocchio', è stato individuato, per esempio, un piccolo 'fortino', forse etrusco, databile al V-IV secolo a.C.).

Questa tendenza va incrinandosi, poi, con il II-I secolo a.C., probabilmente in seguito alla creazione delle nuove arterie stradali da parte dei Romani (in primis, la ben nota via Cassia) e alla conseguente e progressiva infiltrazione di questi ultimi nei territori dell'antica Etruria Annonaria: è questo, infatti, il periodo della fondazione delle colonie di Luca (Lucca, 180 a.C.), Luna (Luni, 177 a.C.) e, in seguito, Florentia (Firenze, 50-25 a.C.?). A queste, seguono poi anche le fondazioni progressive di centri abitati minori, come quello di Pistoris (Pistoia, già esistente, forse, nel I secolo a.C., in quanto Sallustio parla di un ager pistoriensis), nonché alcune stationes o mansiones (nel caso dell'asse Firenze-Lucca, la Tabula Peutingeriana riporta i toponimi Ad Solaria, Hellana e Ad Martis).

L'abbandono dei centri d'altura e lo spostamento in pianura (conseguente a una bonifica della zona e facilitato dall'esistenza di nuove vie di traffico commerciale) dovette sussistere fino almeno agli inizi del Tardo Imperio (IV-V secolo a.C.), quando, a causa delle nuove minacce rappresentate dai barbari, i centri abitati vennero progressivamente abbandonati, per ritornare in posizioni d'altura (nelle montagne sopra il mio Comune sono stati trovati resti di abitati databili proprio a questo periodo). Durante le guerre greco-gotiche, peraltro, sorsero molti fortini bizantini, talvolta sfruttando costruzioni preesistenti (di cui non è da escludere che la toponomastica locale conservi ancora sporadiche tracce). Pian piano, dunque, la vita si spostò di nuovo in altura (pur con alcune eccezioni, ovviamente) e si dovette assistere, già in età altomedievale, alla proliferazioni di piccoli paesini e castelli, arroccati sulle cime dei monti e dei colli, sempre per un discorso legato al controllo del territorio e alla difesa personale.

Per il periodo romano, io credo che l'economia locale (parlo sempre per la mia zona, chiaramente) fosse legata perlopiù all'agricoltura: il termine 'Annonaria', riferito a questa parte di Etruria, infatti, dovrebbe proprio stare a indicare la grande fertilità del suolo, particolarmente ricco di acque. Questo non implica, certo, un'assenza di economie di tipo differente (numerosi pesi da telaio, recuperati in siti abitativi locali della prima età imperiale, testimonierebbero, per esempio, anche attività di tessitura).

Sulla questione del reclutamento mi trovi meno preparato.
Avevo acquistato, non molto tempo fa, un testo sul mondo militare di Greci e Romani, ma l'ho prestato a un'amica della Scuola di Specializzazione prima ancora di arrivare alla parte romana, quindi non saprei come muovermi sull'argomento; similmente, non conosco bene il sistema di riscossione delle tasse da parte dei Romani.

Non so se e quanto posso esserti stato utile con questo esempio. :unsure:
 
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Matteus I
view post Posted on 28/2/2014, 12:39




Carissimo Perseo, intanto mi fa piacere incontrare un vicino di casa. Credo che abitiamo davvero molto molto vicini.
La risposta è stata importante e assai interessante anche se tocca argomenti un po' diversi da quelli che avevo proposto inizialmente come tu stesso dici.
 
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aleandros
view post Posted on 5/3/2014, 22:32




l'ignoranza è la base di ogni potere forte, in questo caso l'italia è sempre stata la culla di ogni soprafazione, sono veneto e i miei nonni mi hanno raccontato le stesse cose degli abitanti della lucania, ma credo che al tempo dell'impero romano gli abitanti fossero più interessati alla propria famiglia e al benessere del proprietario di turno o signore

cmq mi presento, sono nuovo del forum e felice di farne parte
 
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view post Posted on 5/3/2014, 22:52
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Benvenuto, aleandros. Ci sveli qualcosa di più su di te?

Senza andar molto indietro nel tempo, per quanto riguarda il mondo contadino ho letto di recente un libro, piuttosto una compilazione da altri suoi scritti, di Nuto Revelli, Il popolo che manca, che presenta un interessante quadro della vita nelle valli del cuneese tra la fine dell' '800 e l'industrializzazione del secondo dopoguerra ricavato in buona parte da interviste svolte di persona.

Quanto alle supposizioni sugli interessi delle classi popolari di provincia al tempo dell'impero romano, tutto si può supporre ma poco si può dire senza fonti. Ricordiamo però che Virgilio si sentiva colpito dal fatto che il podere della sua famiglia nel mantovano era stato espropriato in funzione delle concessioni di terreni ai militari benemeriti.
 
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view post Posted on 14/3/2014, 22:40
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Qualche parola mi permetto di dire sull'arruolamento.

In età regia, le fonti ci dicono che viene ripresa la falange di tipo oplitico, mutuata dai greci (che viene chiamata legione). Per i periodi più antichi tutto ovviamente è molto leggendario, ma sembra che una prima grande riforma del sistema di arruolamento si debba a Servio Tullio. La sua è una riforma che si basa sul censo: è chi possiede un certo reddito che deve essere arruolato, sulla base dell'ordinamento sociale (i comizi centuriati). Chi è nullatenente o comunque non ha proprietà terriere, è esonerato.

Un'altra riforma, o piuttosto una riorganizzazione, basata sempre comunque sul censo, è compiuta in età repubblicana e ce la descrive Polibio nel VI libro delle Storie: a seconda del censo, i soldati si differenziavano nel loro equipaggiamento, più pesante per i più ricchi e via via più leggero per i più poveri. Ovviamente chi aveva un equipaggiamento migliore rischiava anche di più (gli stessi consoli, o almeno uno, andavano in guerra e a volte perirono con i loro soldati). In età repubblicana si forma anche il cursus honorum, con precise cariche militari, distinte da quelle civili e riservate a differenti classi (senatori e cavalieri).

Con la tarda repubblica, una nuova rivoluzione: Gaio Mario, in tempi di scarsità di risorse umane, arruola ormai anche i nullatenenti, che vedono negli eserciti personali, opportunità di ricchezza. La leva diventa così volontaria e si forma un esercito fatto di professionisti, cioè di coloro che fanno i soldati per professione. Con tutti i risvolti che si conoscono.

Con Augusto, le cose vengono messe in ordine: la popolazione arruolata viene divisa in romani e peregrini, i primi formano la legione, gli altri invece i cd. auxilia. I soldati rimangono in servizio per 20 anni se legionari, 25 se ausiliari. Questi ultimi però all'atto del congedo ricevono la cittadinanza romana. Vengono stipendiati tramite una speciale cassa (aerarium militare). Certamente una parte dell'esercito era formata ancora da volontari, ma Le Bohec evidenzia come questi non erano sufficienti, quindi Augusto e gli altri imperatori dopo di lui ricorsero anche ai coscritti. Infine, in caso di necessità, sotto l'impero cominciano ad essere arruolati anche barbari. Questi saranno sempre più numerosi con il tempo, fino a che non si arriverà ad arruolarli persino nelle legioni, in qualità di foederati.


Queste sono le linee generali, per approfondire puoi vedere wikipedia, che in italiano stavolta è insolitamente fatta bene:

http://it.wikipedia.org/wiki/Esercito_romano

Ti allego anche il link di wiki sulla riforma dell'esercito di Costantino (che io conosco molto poco o quasi per nulla, mi fermo al III secolo sull'argomento esercito):

http://it.wikipedia.org/wiki/Riforma_costa...esercito_romano

Edited by leda77 - 15/3/2014, 13:05
 
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Matteus I
view post Posted on 15/3/2014, 20:05




Oh, grazie mille per la risposta Leda....sto frequentando poco, mi perdonerete, ma è un periodo burrascoso. La questione che mi interessava era proprio la leva non volontaria. Come venivano prelevati i "futuri combattenti"? Erano consapevoli dell'entità statatale in cui si trovavano a vivere e che quindi una tale sorte sarebbe potuta toccargli?

So che sono punti ai quali, magari, sarà arduo dare una risposta...ma erano precisamente queste le questioni che mi erano venute in mente.
 
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lama su
view post Posted on 22/4/2014, 09:47




Mi inserisco in punta di piedi (salve a tutti! si sono ancora vivo! :-p ) con alcune considerazioni di ordine generale, perchè questo non è il mio campo né cronologicamente né geograficamente.

Mi verrebbe da dire che la situazione era probabilmente molto complessa e molto sfaccettata. Un fattore a cui presterei attenzione è la conformazione del territorio: territori pianeggianti o collinari, di facile accesso, con vie di comunicazione erano probabilmente molto più "consciamente" integrati nel sistema statale, e questo anche se totalmente rurali o usando un termine moderno "sottosviluppati". Semplicemente idee e persone (e esattori delle tasse) si muovevano più facilmente e quindi era più facile che vi fosse per lo meno una generale "coscienza" di quello che avveniva su una scala più grande (in termini relativi rispetto ad altre regioni, intendo).
Dall'altro lato, territori più ostili o di difficile accesso (montani, o boscosi, o entrambi), senza vie di comunicazione importanti, magari senza particolari risorse (che quindi non attiravano l'attenzione del fisco) avranno probabilmente vissuto in una realtà più autarchica e isolata.

E a questo proposito penso alla mia di regione: le montagne e valli della Svizzera italiana, nella parte sud delle alpi.
In particolare c'è un aneddoto che mi è venuto in mente leggendo questa discussione: a metà del 1500, in tempo di contro riforma, l'arcivescovo di milano Carlo Borromeo decise di intraprendere una serie di viaggi nelle valli alpine della mia regione per "rinforzare" il cattolicesimo e i legami delle popolazioni locali con la chiesa di roma, per timore di un'influenza e espansione delle dottrine riformate che stavano prendendo parte oltr'alpe, nella svizzera tedesca (da notare che all'epoca tali valli erano già parte della convederazione svizzera, e dunque politicamente distaccate dal ducato di milano, ma erano ancora religiosamente sotto la diocesi di milano).
A parte il fatto che da un lato la diffusione delle dottrine protestanti fra le comunità alpine (una diffusione che avveniva per capillarità, e che immagino, ipotesi mia, era favorita dalla natura autarchica, indipendente e autonoma di queste dottrine, che si adattava bene alla realtà periferica e non centralizzata della realtà alpina) e dall'altro il senso di "eccezionalità" che ammanta questi viaggi, mostra bene quanto debole e limitato fosse persino nel 1500 il controllo e ecclesiastico in regioni remote e discoste, a parte questo, c'è un'aneddoto curioso che mostra bene quando queste regioni alpine fossero "ignare" dell'ideologia centrale a cui si supponeva appartenessero: si dice infatti che quanto il buon Carlo arrivò in una valle, egli fu accolto calorosamente dal locale parroco (cattolico!) e relativa famiglia: moglie, e figli..
Non sorprende poi che a seguito della visita episcopale di Carlo Borromeo, fu istituito un tribunale inquistorio che nel giro di poche settimane fede una vera mattanza di streghe, stregoni e pagani vari (se ricordo bene, vado a memoria in una delle valli ci furono 119 processi nel giro di 2 settimane..).

E non sorprende neppure che tali valli mantengono ancora oggi nella toponomastica importanti tracce celtiche o addirittura preceltiche, direi in percentuali più numerose (ma questa è una "sensazione", non ho mai provato a fare un analisi statistica accurata, anche se sarebbe interessante) che in zone di pianura, più accessibili (una delle valli principali è chiamata ancora oggi "leventina", da "lepontina", nome di una tribù celtica sconfitta da augusto), il che ovviamente sembra indicare che la romanizzazione effettiva deve essere stata piuttosto limitata.

Tutto ciò mi porta a pensare che in regioni di questo tipo, perfieriche e di difficile accesso, l'instaurazione del cristianesimo e di qualunque altro fenomeno ideologico-politico (come "l'impero romano"), e il relativo controllo del territorio esercitato dalle istituzioni che rappresentavano tali costrutti ideologici è probabilente avvenuto per ondate, forse anche intense e "aggressive" ma puntuali e limitate nel tempo, senza veramente istallarsi stabilmente sul territorio.

Come Borromeo processa centinaia di streghe e stregoni nei suoi viaggi (ma non estirpa così la "stregoneria", se non probabilmente in modo molto limitato cronologicamente - l'ultima strega della mia regione verrà uccisa quasi 300 anni dopo, se ricordo bene), così immagino Augusto avrà imposto pesanti e puntuali tributi e una spinta "ideologizzante" al momento della sconfitta dei Leponti, ma non mi sorprenderebbe se poi l'interesse imperiale, e dunque il controllo si sia rapidamente affievolito.

Come detto però, non è né il periodo né l'area su cui lavoro, quindi questi sono solo "pensieri liberi" e considerazioni generali, che vanno presi come tali e al massimo possono essere spunti di riflessione e discussione sulla base di dati più concreti, ma nulla più.. ^_^
 
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Matteus I
view post Posted on 22/4/2014, 22:48




Scusate la lunga assenza, è stato un piacere leggere la tua risposta lama, ti ringrazio infinitamente
 
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13 replies since 22/2/2014, 16:56   192 views
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