Beh, diciamo che non è propriamente una cosa unica nel suo genere. Per il forte romano di Vindolanda (Gran Bretagna), per esempio, è celebre il rinvenimento di numerose tavolette lignee contenenti non solo elenchi di mansioni per i soldati, conti e ricevute di acquisti, ma anche corrispondenze fra i soldati e le loro famiglie (in questo caso, le tavolette si sono conservate grazie alla particolare composizione del terreno e al clima). Qui una breve descrizione del sito e dei ritrovamenti effettuati al suo interno:
http://www.treccani.it/enciclopedia/vindol...Arte-Antica%29/.
Inoltre questo testo su papiro proviene dall'Egitto, dove la conservazione dei documenti è largamente favorita rispetto ad altri paesi (anche qui, sempre per ragioni squisitamente climatiche): penso al caso dell'archivio di Zenone di Cauno, segretario del
dioketès reale e residente nell'antica città di Philadelpheia (nella zona del Fayyum), che raccoglieva numerosi documenti, lettere e carteggi originali della metà del III secolo a.C. (ma è solo il caso più eclatante).
Io più che altro sono rimasto colpito dallo stato di ansia e preoccupazione che emerge con chiarezza dalle parole di questo Aurelio Polione: non si capisce (perché nemmeno lui poteva capirlo, poveretto!) il comportamento della famiglia nei suoi confronti. Forse lo ignoravano deliberatamente? O forse le loro risposte non erano mai giunte in Pannonia? Bisogna considerare anche, come diceva Cerebia, la terribile lentezza con cui si spostavano le missive in antico (e non mi riferisco, qui, ai messaggeri di generali, sovrani e imperatori, ma alla "posta ordinaria", che poteva impiegare anche mesi per raggiungere i destinatari). Uno spunto per riflettere, forse, rispetto al mondo in cui viviamo, dove i telefoni cellulari, i satelliti e il web hanno portato a quel fenomeno che va sotto il nome di "morte della distanza".