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Musei di Belriguardo e Verginese, Delizie Estensi

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view post Posted on 20/2/2016, 14:06
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Il circuito delle cosidette Delizie Estensi riserva notevoli e piacevolissime sorprese.
Ho recentemente visitato Belriguardo e Verginese, due delle ville del circuito.
Non mi aspettavo di trovarvi due musei archeologici di recente formazione, datano più o meno al 2006.
Allego gli indirizzi di alcune foto scattate da me, con il permesso dei custodi/guide, in entrambi i casi archeologi che hanno partecipato agli scavi.

Il museo ospitato nel Palazzo Ducale residenza estiva della corte estense a Belriguardo ospita reperti di notevole importanza storica, a prtire dal neolitico fino ad arrivare ad epoca tardo-romana.
In particolare, bellissime ambre etrusche e alcuni cippi funerari del I sec. d.C. che testimoniano l'importanza e la ricchezza della zona, sia in epoca etrusca che in epoca imperiale.

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Verginese, invece, ospita un museo dedicato alla necropoli di una ricchissima famiglia romana, che visse in quella zona dal I al III sec. d.C.
A parte l'eccezionale stato di conservazione di tutte le edicole funerarie, appartenenti a 4 generazioni di quella famiglia, mi ha stupito l'assoluta eccezionalità dei vetri rinvenuti.
Tutti i defunti vennero cremati e le loro ceneri vennero deposte all'interno di urne in vetro soffiato, con manici applicati e tappo sempre in vetro soffiato.
Assieme alle urne, vennero sepolte alcune patere, 2 bicchieri e molti balsamari/lacrimatoi sempre in vetro, alcune monete (invariabilmente definite "offerte per Caronte") che consentono una datazione perlomeno post quem, numerosi vasi e lucerne in terracotta e in un caso anche finimenti per cavallo (che sembrano piccoli per un cavallo "normale", si adattano a un puledro o a un cavallino tipo pony).
Curioso un lungo bossolo in bronzo, con coperchietto avvitato, che non è stato possibile aprire ma che, alla radiografia, mostra all'interno una pinzetta per togliere in peli (o le ciglia, come è scritto nella didascalia che lo accompagna).
L'eccezionale stato di conservazione delle urne in vetro è dovuto ad una inondazione del vicino (all'epoca) ramo del delta del Po, il cui limo di deposizione ha "sigillato" le urne.
Queste si sono, per la maggior parte, spezzate in molti frammenti che il limo ha conservato "in situ" consentendone il recupero totale e conservandone, nel caso di una tomba, la completa integrità di 2 esemplari unitamente a 2 patere.

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view post Posted on 20/2/2016, 14:18
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Molto interessante, grazie per la segnalazione!
 
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view post Posted on 27/2/2016, 09:39
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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A proposito del Museo di Belriguardo, ho dimenticato due segnalazioni importanti.

Delle ambre ho già parlato, c'è un altro piccolo oggetto semplicemente eccezionale: un vasetto in onice sardonica intatto!
Si tratta dell'unico esemplare integro noto, tanto che sono stato fortunato a trovarlo esposto nel Museo di Belriguardo, perchè spesso è "in viaggio" all'estero in quanto viene richiesto in prestito da importanti musei stranieri.
A fine gennaio 2016, quando l'ho visto, era appena tornato da un prestito al Louvre, che è proprietario di un frammento di un vasetto simile, praticamente solo la base.
L'eccezionalità del vasetto di Belriguardo, che viene da una vicina necropoli di epoca imperiale, non sta solo nel fatto di essere integro. Eccezionali sono anche la qualità della pietra, una sardonica a 3 colori, e la qualità della lavorazione: le sue pareti sono talmente sottili da essere praticamente trasparenti.
Ecco la migliore delle foto che ho scattato

http://imageshack.com/a/img922/6954/KQw7kn.jpg

Le stele funerarie esposte documentano una occupazione che probabilmente va dal I sec. a.C. fino a tarda età bizantina.
L'analisi del testo di quelle di età tardo repubblicana e imperiale ci dice che quella pianura, un tempo parte dell'immenso bosco padano, venne colonizzata da persone che provenivano da zone anche molto lontane, dalla Grecia e forse dalla Spagna, per esempio.
Il testo di una di queste stele, più o meno del III sec. d.C., contiene un caratteristico errore nella morfologia di alcune parole: al posto della lettera "v" compare la lettera "b", come spesso succede ancora oggi nella lingua spagnola (per es., caballo per cavallo).
L'archeologo che ci ha fatto da guida (che è anche il custode del Museo) ci ha detto che questo particolare testimonia la provenienza dalla Spagna della persona sepolta alla base del cippo.
Ci sono altre testimonianze in merito? Io non sono un linguista e l'archeologo non ne ha citate, a me sembra che questo particolare sia "scarso" per una simile affermazione.
Vero è che nelle lingue sarde è tutt'ora attestata la sostituzione della lettera "s" con la lettera "t" come nel greco antico (un tempo thalassa-thalatta, oggi Sassari-Tattari)...

Sia come sia, è un fatto che queste testimonianze, dovute a ritrovamenti molto recenti, costringono a rivedere totalmente tempi e modi della colonizzazione di quella parte della pianura padana.
A questo proposito, saranno molto importanti le pubblicazioni inerenti gli scavi effettuati a Santa Maria Pado Vetere, da poco terminati e non ancora pubblicati.
In quel sito vicino a Spina, già noto per la presenza di una basilica paleocristiana e del basamento di quella che si credeva una semplice torre di età imperiale, sembra sia venuta alla luce una intera area portuale, che serviva come base commerciale per le zone della pianura retrostante, che evidentemente avevano una notevole capacità di produzione agricola, fino a poco tempo fa insospettata.
Degli scambi commerciali possibili sono testimonianza appunto le ambre e l'onice di Belriguardo, così come le stele e i corredi funerari della stessa località e di Verginese testimoniano della insospettata ricchezza dei coloni della zona, in età tardo repubblicana e imperiale.
 
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view post Posted on 27/2/2016, 11:32
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Bellissimo il vaso di sardonice, magnifico esempio del livello artigianale dell'antichità!

v e b sono intercambiabili anche in italiano dove coesistono ad esempio provabile e probabile , l'una forma della lingua comune, l'altra di quella colta. Se questo sia documentato in area iberica già dall'antichità non lo so, neppure io sono ferrato in linguistica (un corso ed esame di filologia romnza proprio sul passaggio dal latino al volgare, ma nell'ambito italiano, e questo quando il passaggio era appena avvenuto ;) ).
 
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3 replies since 20/2/2016, 14:06   58 views
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