A proposito del Museo di Belriguardo, ho dimenticato due segnalazioni importanti.
Delle ambre ho già parlato, c'è un altro piccolo oggetto semplicemente eccezionale: un vasetto in onice sardonica intatto!
Si tratta dell'unico esemplare integro noto, tanto che sono stato fortunato a trovarlo esposto nel Museo di Belriguardo, perchè spesso è "in viaggio" all'estero in quanto viene richiesto in prestito da importanti musei stranieri.
A fine gennaio 2016, quando l'ho visto, era appena tornato da un prestito al Louvre, che è proprietario di un frammento di un vasetto simile, praticamente solo la base.
L'eccezionalità del vasetto di Belriguardo, che viene da una vicina necropoli di epoca imperiale, non sta solo nel fatto di essere integro. Eccezionali sono anche la qualità della pietra, una sardonica a 3 colori, e la qualità della lavorazione: le sue pareti sono talmente sottili da essere praticamente trasparenti.
Ecco la migliore delle foto che ho scattato
http://imageshack.com/a/img922/6954/KQw7kn.jpgLe stele funerarie esposte documentano una occupazione che probabilmente va dal I sec. a.C. fino a tarda età bizantina.
L'analisi del testo di quelle di età tardo repubblicana e imperiale ci dice che quella pianura, un tempo parte dell'immenso bosco padano, venne colonizzata da persone che provenivano da zone anche molto lontane, dalla Grecia e forse dalla Spagna, per esempio.
Il testo di una di queste stele, più o meno del III sec. d.C., contiene un caratteristico errore nella morfologia di alcune parole: al posto della lettera "v" compare la lettera "b", come spesso succede ancora oggi nella lingua spagnola (per es., caballo per cavallo).
L'archeologo che ci ha fatto da guida (che è anche il custode del Museo) ci ha detto che questo particolare testimonia la provenienza dalla Spagna della persona sepolta alla base del cippo.
Ci sono altre testimonianze in merito? Io non sono un linguista e l'archeologo non ne ha citate, a me sembra che questo particolare sia "scarso" per una simile affermazione.
Vero è che nelle lingue sarde è tutt'ora attestata la sostituzione della lettera "s" con la lettera "t" come nel greco antico (un tempo thalassa-thalatta, oggi Sassari-Tattari)...
Sia come sia, è un fatto che queste testimonianze, dovute a ritrovamenti molto recenti, costringono a rivedere totalmente tempi e modi della colonizzazione di quella parte della pianura padana.
A questo proposito, saranno molto importanti le pubblicazioni inerenti gli scavi effettuati a Santa Maria Pado Vetere, da poco terminati e non ancora pubblicati.
In quel sito vicino a Spina, già noto per la presenza di una basilica paleocristiana e del basamento di quella che si credeva una semplice torre di età imperiale, sembra sia venuta alla luce una intera area portuale, che serviva come base commerciale per le zone della pianura retrostante, che evidentemente avevano una notevole capacità di produzione agricola, fino a poco tempo fa insospettata.
Degli scambi commerciali possibili sono testimonianza appunto le ambre e l'onice di Belriguardo, così come le stele e i corredi funerari della stessa località e di Verginese testimoniano della insospettata ricchezza dei coloni della zona, in età tardo repubblicana e imperiale.