CITAZIONE (Usékar @ 16/9/2016, 16:26)
Provare a contattarla?
No, grazie, Usékar. Non è questa la soluzione che preferisco.
Siamo in un forum di archeologia dove si suppone (ed è così) che vi siano persone competenti di archeologia e soprattutto in grado di ragionare con la propria testa.
Professionisti o dilettanti che siano.E' questo il punto: ragionare insieme.
Mettiamo in comune quel poco che sappiamo e cerchiamo di trarne spunto per qualche idea nuova: non si può campare di rendita in un ambito di ricerca.
Riassumo quindi il mio pensiero e poi aspetto il "
vostro" giudizio. E se credete che stia lavorando troppo di fantasia mandatemi pure a quel paese oppure tiratemi un ostrakon in fronte
.
(Come cavolo si fa a usare i caratteri greci? non li trovo fra i font)
PREMESSA:
Il tempio, nel mondo greco e non solo, è la casa del dio. Quindi la divinità. sia pure sotto forma di un'immagine antropomorfa o aniconica, risiede al suo interno.
Sì, ma dove esattamente?
Beh, immagino che si trovi al centro della cella, in fondo alla struttura, nel naos, spesso su di un piedistallo.
Perché?
Perché così è in grado di osservare l'esterno e di essere vista a sua volta dai fedeli. Il fatto poi che la ricerca archeologica abbia spesso confermato questa collocazione del simulacro ne è una conferma.
Il rito prevede che sia effettuato un sacrificio, cruento o meno, per il dio.
Dove?
E dove, se non in un luogo visibile al dio?
Così prendiamo il concetto di altare (ara) che era già in uso da molti secoli, e lo trasportiamo verso il tempio.
Dove?
Da buoni occidentali moderni lo metteremmo all'interno. Ma non siamo né occidentali,
stricto sensu, né moderni e allora lo mettiamo fuori.
Perché?
Perché il tempio è la casa del dio e nessuno, esclusi i sacerdoti, può entrarvi. Tuttavia il sacrificio è consumato in nome e per conto dell'intera popolazione locale... come renderla estranea al rituale che, in fin dei conti, è essa stessa a finanziare?
Perciò lo mettiamo fuori, di solito (ma non sempre) di fronte all'ingresso. Così prendiamo due piccioni con una fava (scusa, Pitagora
): permettiamo al dio di assicurarsi che il rituale sia stato eseguito a regola d'arte e al tempo stesso assicuriamo i fedeli che la vittima sacrificale sia stata offerta alla divinità e non utilizzata ad uso e consumo della classe sacerdotale... non subito, almeno!
IPOTESI:
Allora, se costruisco il tempio con una fila centrale di colonne annullo questo vantaggio: il "pubblico" non riesce a capire se il sacrificio sia stato gradito o meno perché il dio si trova una colonna in faccia e non si nota se fa l'occhiolino o una smorfia di disgusto.
Sempre?
Eh no! Vi ho citato prima una serie di templi che hanno un numero di colonne dispari sul fronte e quindi almeno un colonnato centrale. Per individuarli ho censito e analizzato oltre un centinaio di edifici di culto, in Grecia e nelle colonie. Che li hanno fatti a fare?
Hanno sbagliato?
Eh no!: non si sprecano tante risorse umane, economiche e politiche per costruire un tempio sbagliato. Mica siamo in Italia, oggi
!
Ma se io volessi costruire un tempio dedicato a due divinità distinte o gemelle, tanto per dire: Demetra e Persefone...
pardòn, Kore, oppure qualcuna di quelle che dal Paleolitico (Gravettiano) all'età del bronzo le hanno precedute, tipo quelle che trovate qui:
www.frru2.altervista.org/ARCH/VEP/Gemini/gem.htm di cui alcune fanno parte della serie "Mammà e 'a piccerella soja", allora avrei bisogno di due podi interni per le rispettive statue ed ecco la soluzione: fila centrale di colonne... e due altari fuori, naturalmente. Doppio sacerdote, doppi sacrifici, doppie offerte... e doppio guadagno. Per la serie "corsi e ricorsi storici".
Vi sembra che funzioni? Dove ho sbagliato?
DIGRESSIONE
A questo punto qualcuno si chiederà: che c'entra l'orientamento del tempio che ho affermato intrigarmi?
Vabbè, se ce la fate a sopportarmi (e se interessa a qualcuno) ve lo spiego nella prossima puntata.
Saluti,