CITAZIONE (Usékar @ 17/9/2016, 09:02)
Le popolazioni centro-messicane e i Maya costruivano templi bi/trigemini ben separati, sulla piattaforma di una piramide o ai lati di una piazza.
Lo so, non ho dimenticato le tue spiegazioni sui "gemelli" americani.
Ma naturalmente potremmo riferici ache agli Asvin indù. Comunque templi multi-dei sono presenti ovunque, anche in Italia, sia nel mondo romano che in quello osco od etrusco. Pensa ai templi di tipo tuscanico, che sono più larghi che profondi. Perché?
CITAZIONE
Nel caso dell'Heraion di Samo la tua ipotesi prevede l'esistenza di 2 altari all'esterno della fronte del tempio: ce ne sono tracce?
Non ne ho idea e comunque non sono nelle condizioni di poter effettuare lunghe ricerche sui testi in mio possesso (come preferirei) o sul web, come sai. Devo basarmi fondamentalmente sulla mia memoria.
Però dobbiamo considerare che se l'ara fosse stata costruita utilizzando materiali "pregiati", cioè di facile ed economico riutilizzo, in qualche fase temporanea di abbandono dell'uso della struttura... beh, tutto il mondo è paese
. Ma qualche traccia, anche minima, dovrebbe essere sopravvissuta. Poi bisogna tenere in considerazione anche i templi che presentano un altare solo ma decentrato. Mi viene in mente quello di Iside a Pompei... molto più tardo, certo, ma che ho sottomano in questo periodo perché mi è stata richiesta una ricerca specifica dall'egittologa del MANN.
Mal di schiena o no, come si fa a dire di no a un'amica di vecchia data? Un'amica che tanti anni fa si prese la briga di controllare, prima della stampa, se i nomi che avevo utilizzato in un saggio-romanzo sulla VI Dinastia fossero effettivamente in uso in quel luogo e a quell'epoca.
CITAZIONE
L'ipotesi comunemente e concordemente accettata e cioè che si sia trattato sin dal principio di un heraion, un luogo di culto dedicato alla sola Hera/Grande Madre, potrebbe aver portato a trascurare indizi in merito?
Forse sì. Ma era veramente Hera? Intendo dire: la stessa Hera che la tradizione mitologica greca ci ha consegnato? Questo forse non lo sapremo mai.
CITAZIONE
E l'orientamento ha a che vedere con questo?
Già... e con questo doverosamente devo rispondere anche a
dceg.
Pensate che mi sia preso la briga, in passato, di analizzare un centinaio e più di templi della cultura greca solo per curiosità?
Se lo pensate avete parzialmente ragione: la curiosità è la mia compagna di cammino da quasi 77 anni a questa parte. Ma non è fine a se stessa.
Tempo fa iniziai questa ricerca per vedere se quegli orientamenti potessero avere una finalità astronomico-economica (come ho già dimostrato per i templi degli osco-sanniti). I dati di cui dispongo sono sufficienti ma non li ancora elaborati completamente. Per questo ho risposto a
dceg che era troppo presto.
Spero di farcela in tempo per questa vita
.
CITAZIONE (Usékar @ 17/9/2016, 12:02)
Infatti, proprio su questo si basa la mia convinzione che nello studiare l'iconografia e le incisioni impresse sulle giade, mio hobby quasi lavoro per il tempo che ad esso dedico, molto spesso si trascurino segni apparentemente privi di senso.
Incidere una pietra così dura costava molto tempo, e forse ne avevano a iosa, ma soprattutto molta fatica e grande abilità tecnica, quindi secondo me nessun segno inciso è privo di significato.
Ne convengo. La ricerca deve essere multidisciplinare, come ho già avuto occasione di scrivere.
CITAZIONE
Preciso perché secondo me il simulacro si sarebbe confuso con le colonne.
Le misure da tutti accettate del primo Ekatompedon sono di 100x20 piedi, cioè 32x6.5 mt.
Considerato lo spazio occupato dalle colonne centrali, ciascuna navata sarebbe larga al massimo 3mt.
Allora come si sarebbe potuto distinguere bene un tronco d'albero (ma anche una statua, lignea o marmorea che fosse) in fondo ad un budello di 32x3 mt, visto da una ulteriore distanza, diciamo quindi da 50mt in tutto? Considerando poi che chi stava fuori dal tempio era in piena luce, mentre il dio stava in fondo a un andito che doveva essere molto più in ombra?
Giusta osservazione. Anche di questa bisogna tener conto.