Ostraka - Forum di archeologia

Scuola di specializzazione in beni archeologici e latino e greco

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Mario07
view post Posted on 16/2/2017, 15:15




Scrivo per conto di un amico che ha laurea specialistica in Archeologia (ha svolto la tesi in ambito greco postclassico).

Al liceo non ha mai studiato greco e ha studiato poco latino (comunque era una schiappa in latino). All’università in qualche modo è riuscito a evitare esami che richiedessero qualsiasi verifica della conoscenza delle lingue latina e greca.

Ora gli piacerebbe frequentare una scuola di specializzazione in beni archeologici, ma si domanda se ce ne sia qualcuna in cui non sia richiesta la conoscenza del latino e del greco e se, ammesso che questa esista, l’ignoranza del latino e del greco possa comunque rappresentare un handicap nel corso del biennio ma anche dopo la conclusione della scuola (credo che abbia un po’ questo complesso, quindi teme di dover continuare a sentirsi in difetto, discriminato e vulnerabile).

Crede che ci siano scuole in cui il numero dei posti messi a bando è superiore a quello dei candidati (va da sé che in questi casi la selezione in generale e la valutazione dei requisiti – compresa la conoscenza delle lingue classiche – saranno particolarmente blande). Vi risulta che in qualche caso il test sia quasi una formalità?

È uno spirito libero ed è capace di adattarsi; quindi valuta la possibilità di trasferirsi ovunque.

Ringrazio chiunque fornirà qualche info!
 
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view post Posted on 18/2/2017, 10:32
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Se vuole specializzarsi in Archeologia Classica, in Italia dubito trovi una scuola che non gli faccia fare il test delle lingue greca e latina. Forse se punta sul ramo preistorico potrebbe scamparla.
All'estero non ho idea.
 
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view post Posted on 19/2/2017, 15:18
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- Γνῶθι σεαυτόν -

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Mi associo a Leda: se vuole specializzarsi in archeologia classica, l'esame di latino e greco è obbligatorio (almeno per Firenze posso confermarlo io stesso, ma credo valga un po' dovunque). Per il resto, se non sbaglio, per il settore medievale si chiede solo il latino, mentre per quelli preistorico e orientale non dovrebbero essere previste prove di lingue antiche.
 
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view post Posted on 21/2/2017, 07:33

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Scusatemi, sono regole che si differenziano troppo nel tempo e fra le realtà locali perché io possa essere aggiornato, tuttavia nelle vostre risposte qualcosa mi suona strano: stiamo parlando di test in sede di prova di accesso o di obbligo all'interno del percorso formativo?
 
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view post Posted on 21/2/2017, 07:37
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- Γνῶθι σεαυτόν -

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Io mi riferivo ai test d'ingresso per l'ammissione alla scuola (e così avevo interpretato anche i post precedenti). All'interno della scuola, poi, non credo ci siano ulteriori esami di lingua e letteratura greca e latina (quantomeno, non sono previsti a Firenze).
 
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view post Posted on 21/2/2017, 19:36

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Giusto, giusto. Anzi scusatemi: ero io che stavo andando in confusione.

Ma non è che forse il mancato superamento di quella prova oggi non costituisce causa di esclusione?

Ho come la sensazione che originariamente quella prova non esistesse proprio, intendo in occasione della prima istituzione delle Scuole, fine anni Ottanta. Io proprio non mi ricordo che la competenza in Greco e Latino venisse accertata con una prova. D'altra parte avrebbe avuto poco senso perché chi arrivava alla laurea senza aver fatto delle gran letterature e quantomeno una se non due prove scritte di grammatica era una mosca bianca (so di qualcuno che proveniva da altre Facoltà o che aveva fatto qualcuno dei rarissimi corsi di Laurea espressamente denominati "Archeologia" e solitamente molto tecnici e che sappia io scomparsi al diffondersi dei corsi di laurea in Conservazione, in ogni caso veramente poche persone).

Poi c'è stata una fase nella quale la questione delle competenze in lingue antiche era diventata di moda, ma sulla questione specifica ho come l'impressione che la musica sia cambiata di nuovo, più o meno da quando l'accesso a laureati in altre discipline come l'Architettura è diventato meno strano, e se non sono io a sbagliare anche se la prova esiste il mancato superamento potrebbe forse non costituire automaticamente causa di esclusione. Però occhio perché potrei essere io a dire una stupidaggine.

Secondo me come stanno veramente le cose lo si impara facilmente leggendosi un po' di bandi: di solito su più o meno tutti i siti universitari quelli dell'anno precedente rimangono online fino alla pubblicazione di quelli nuovi, quindi qualcosa si trova sempre.

Io non riesco ad entrarci (forse un problema del mio browser) ma sul sito istituzionale del MIUR ci dovrebbero essere le indicazioni generali: http://hubmiur.pubblica.istruzione.it/web/...pecializzazione .

Questa invece a titolo di esempio è la pagina dell'Università di Bologna con il testo dell'ultimo bando: http://hubmiur.pubblica.istruzione.it/web/...pecializzazione
http://www.unibo.it/it/didattica/scuole-di...202015-2016.pdf
Se si va a pagina 10 del bando sembrerebbe di capire che la prova di lingua/e antica non fa altro che attribuire pochi punti nell'orale e che anche in caso di uno zero spaccato nondimeno l'orale complessivo potrebbe ugualmente essere superato, per esempio con un ottimo punteggio in lingue straniere e con una performance almeno dignitosa in ambito tecnico-archeologico. Certo, questo probabilmente significherebbe finire nella parte bassa della graduatoria, ma intanto in graduatoria ci si andrebbe.

Fidatevi poco di quello che sto scrivendo, perché onestamente mi sto orientando un po' a tentoni.
 
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§Karl§
view post Posted on 22/2/2017, 01:38




Aggiungo anche che, proprio per le differenze da scuola a scuola alle quali si accennava, non sempre, anche laddove indicato, poi all'esame è prassi far fare qualche prova che attesti una conoscenza della lingua, e che talvolta almeno per alcun indirizzi si richiede una conoscenza proprio basilare. Ad esempio ad una mia amica preistorica anni fa per quanto riguarda il greco han fatto leggere/"tradurre" sostanzialmente toponimi. A me personalmente era richiesta la conoscenza delle lingue antiche attinenti al mio indirizzo ma in sede di esame orale (non credo esista uno scritto di lingua né sia mai esistito) hanno testato una basilare conoscenza relativa a due lingue straniere moderne (la classica lettura di massimo un paio di paragrafi da un libro e relativa traduzione) e stop. Senza contare che nel mio caso essendo orientalista non specificare quali lingue antiche poteva essere un problema: accadico? sumerico? ittita?

Il test può essere oppure no una formalità. Dipende appunto dal numero di iscritti e dalla politica adottata dalla commissione. Se la commissione decide di adottare la linea dura - cosa che a rigore andrebbe fatta - può benissimo segare 15 iscritti su 30 anche se i posti a disposizione sono 20. Va da sé che per ovvi motivi in genere questo non accade anche se a parole si dichiara altro, ma in genere non significa necessariamente sempre. Ad ogni modo di solito un buon laureato - buono, non per forza eccellente - non riscontra particolari problemi all'esame di ammissione. Soprattutto perché nonostante la maggior parte delle commissioni - almeno per quanto ne so - si lamenti della scarsa attitudine scientifica di una buona fetta dei candidati in fase di redazione di tema d'esame (mancanza di metodo, mancanza di critica, mancanza di approfondimento, mancanza di opinioni personali scientificamente fondate, mancanza di conoscenza della bibliografia, ecc.), a dispetto di ciò e delle pubbliche dichiarazioni finiscono poi per essere di manica larga. Inoltre, nella graduatoria finale entrano poi in gioco anche voti di laurea e pubblicazioni, e chi ha preso il massimo punteggio allo scritto può benissimo non ritrovarsi tra i primissimi in graduatoria finale - com'è capitato a me ad esempio.
 
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Mario07
view post Posted on 22/2/2017, 08:00




Ho l’impressione che le scuole, per mantenersi, abbiano tutto l’interesse ad ammettere tutti i candidati possibili (specialmente dove essi sono addirittura meno dei posti). Però forse, anche se l'ignoranza del latino e del greco del candidato non emergesse durante la selezione (o fosse a bella posta ignorata - al pari di altre inadeguatezze in verità), non possedere nemmeno i rudimenti delle lingue classiche resta un handicap (durante e soprattutto dopo la scuola), tanto più che si deve affrontare la concorrenza di profili di notevole spessore (con un cursus studiorum di peso). La radice del problema è nei corsi di laurea (soprattutto nel caso di studenti non provenienti da un buon liceo classico): dietro i titoli ci sono piani di studio molto eterogenei e livelli di preparazione molto vari. Se nei corsi di laurea scientifici non si può bypassare, per dire, l'esame di matematica, non si capisce perché in quelli umanistici in cui sarebbero necessari possano essere evitati rigorosi esami di lingua latina e greca (lo stesso vale per gli altri esami irriducibili a chiacchiera, seppur meno tecnici e impegnativi).
 
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§Karl§
view post Posted on 22/2/2017, 12:27




Sì, hanno di sicuro tutto l'interesse. Anche se poi spesso è più questione di immagine che altro (nel senso che non frutta particolari guadagni a chi di fatto poi i corsi all'interno della scuola li tiene). Mah, sì, i corsi di laurea dei nuovi ordinamenti (3+2) possono nascondere in effetti grandi differenze molto più di quanto facesse tendenzialmente il vecchio ordinamento. C'è anche da dire che in genere, per mia esperienza un docente o ricercatore non ti fa laureare con lui se ritiene necessaria la conoscenza di una lingua che non hai a patto che tu non decida di acquisirla e di superare almeno un esame. Ad esempio, da me anche entrato in vigore il nuovo ordinamento nessuno ti avrebbe fatto discutere una tesi in archeologia greca senza conoscere le lingue. Non posso garantire sia ancora così. Sul fatto che sia utile o inutile in senso stretto... Senza la matematica difficilmente puoi eseguire calcoli corretti che portino un palazzo a reggersi, senza il greco generalmente puoi tranquillamente arrivare al suolo vergine correttamente. E puoi fare invece disastri anche se sei un campione nelle versioni. Se poi lo scavo è paleolitico o neolitico ecc., la conoscenza di greco e latino è fondamentalmente ininfluente anche in sede di produzione scientifica o in sede accademica. Idem nel settore orientalistico. Se anche hai studiato accadico, ittita, ecc., durante il corso degli studi universitari, a meno che non sia tu a volerlo dopo non ci avrai più a che fare, né sul campo né in sede di produzione scientifica.
 
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Mario07
view post Posted on 22/2/2017, 13:24




Al singolo docente in termini monetari non cambia nulla, ma penso che la sostenibilità della scuola dipenda anche dal numero degli iscritti.
Direi che accade che uno studente alla fine venga fatto laureare anche se non ha seguito un piano di studi ortodosso (del resto, arrivato alla fine della magistrale non lo si può neppure trattenere per sempre).
Secondo me, trattandosi di un settore difficile (in termini di opportunità lavorative), nel quale ci sono anche candidati di tutto rispetto (con una solida formazione di alto livello in tutte le discipline che servono - e servono tutte - e versatili), chi zoppica avrà più difficoltà (chi è in difetto in materie che richiedono molta applicazione magari sarà debole anche in altre e nell'elaborazione e formalizzazione concettuale, anche se ha attitudine a lavorare sul campo). Chiaramente la paletnologia richiede altre competenze, che non hanno nulla a che vedere con le lingue antiche.
 
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§Karl§
view post Posted on 22/2/2017, 14:11




Una volta avrei detto che sì è così, ora non lo so più. La verità è che una buona fetta dei "neolaureati" anche in discipline "umanistiche" ha grossissimi problemi con la redazione di un testo scritto e con la logica formulazione, espressione e comunicazione di idee, concetti, opinioni, tesi, ipotesi, ecc. Che questo poi sia anche legato al discorso sulle lingue classiche è possibile, ma è solo una goccia in mezzo al mare. Il mare di un sistema, quello scolastico, che progressivamente ha molto semplicemente perso qualità: tagli e riorganizzazioni a dir poco discutibili dei programmi, presentazione di progetti a dir poco disinvolti se non totalmente inutili, modelli copiati da altri paesi ma solo in parte (bello il modello finlandese, il primo al mondo, ma o lo si importa nella sua interezza adattandolo ovviamente al nostro paese, oppure non si può prendere solo quel che piace, tipo levare i compiti a casa e tralasciare il resto - che significa anche formazione continua dei docenti, valutazione continua della qualità del loro operato, licenziamento di chi non regge il passo e gli standard qualitativi, assottigliamento di distinzioni tra insegnamento nella scuola superiore e nelle università, merito e retribuzioni conseguenti) e via discorrendo. Il tutto inserito in un ambito in cui non è sempre il merito e la qualità della preparazione a permettere di andare avanti, e comunque non basta mai solo questo. Anche in quest'ambito, tra una persona relativamente giovane e scarsamente preparata ed uno con qualche anno in più ma con competenze e qualità, a meno che di non incappare in qualche personaggio illuminato 9 volte su 10 (o magari 8) si punterà sul giovane brocco (soprattutto se poi serve uno schiavetto che non metta troppo in cattiva luce il "maestro"). Non parliamo poi della carriera femminile che purtroppo - per le donne, per gli uomini e per l'intero sistema - non di rado ha seguito e segue i più triti stereotipi della carriera via prestazioni sessuali.

L'archeologia è o dovrebbe essere archeologia, indipendentemente dal periodo in questione, neolitico o medievale che sia. Che poi certa archeologia classica sia storicamente rimasta indietro rispetto ad altri ambiti (ad esempio i suddetti) è pur vero, ma ormai... spero sia un discorso datato. Dopodiché ogni specializzazione ha le sue caratteristiche. In ambito orientalistico ad esempio tali distinzioni tra storia e preistoria (io sono orientalista e mi occupo di neolitico) e tra storia e archeologia sono piuttosto labili e sfumate.
 
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Mario07
view post Posted on 22/2/2017, 15:14




Concordo sul fatto che una parte significativa dei laureati di ambito umanistico (non solo neolaureati stricto sensu) non abbia la piena padronanza di strumenti fondamentali: testi formali vengono redatti come se fossero post da pubblicare su fb o in un forum e la cosa peggiore è la mancanza di consapevolezza della sciatteria, della debolezza concettuale, dell'approssimazione sintattica e lessicale (a volte credo che sia irrecuperabile quello che si è perduto non frequentando un liceo di alto livello). Ed era un po' quello che cercavo di dire diplomaticamente: al di là del fatto che in certi campi sia funzionale all'esercizio di una determinata professione, tradurre dal greco e dal latino richiede competenze che non si possono millantare o improvvisare (lo studio rigoroso, che pur è necessario, non basta), come invece accade in esami che alla fine sono un po' fuffa parolaia: quindi può essere una palestra. Concordo anche sulla semplificazione e il depauperamento dei programmi nel passaggio dal vecchio ordinamento a ciclo unico al nuovo ordinamento articolato in due livelli.
 
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Mario07
view post Posted on 23/2/2017, 08:10




Intervengo ancora una volta per ringraziare tutti coloro che hanno contribuito con commenti e link. Trasmetterò tutto all’amico, che in realtà è un vecchio alunno: sono da poco in pensione e qualche mio studente ancora mi consulta quando sta attraversando una “crisi esistenziale”. Allora io non lesino sulla manifestazione dei miei dubbi: se l’intenzione del giovane è solida (anche se ancora acerba), uscirà rafforzata dal confronto e dalle critiche, altrimenti cederà il posto a nuovi progetti.
 
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§Karl§
view post Posted on 23/2/2017, 15:40




Tra gli archeologi, in crisi esistenziale troppi ce ne saranno :lol:
 
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Mario07
view post Posted on 26/2/2017, 09:23




C’è la crisi esistenziale degli archeologi ben formati (ci sono profili eccellenti), che faticano a stare a galla in un settore avaro di opportunità: costoro meritano incoraggiamento e meriterebbero miglior fortuna.

Ma c’è anche la crisi di mediocri laureati in archeologia che finiscono a cercare di riciclarsi in altre professioni per le quali non hanno né attitudine né conoscenze e competenze né i requisiti essenziali (neppure quelli minimi non solo quelli auspicabili), che alla fine vengono acquisiti in qualche modo, lasciando intatte le lacune di base (torna il discorso del piano di studi – e dei voti alti negli esami facili - e sorvoliamo sulle tesi, che talvolta denunciano carenze di base incolmabili).

Forse bisognerebbe mettere il numero chiuso ovunque e prevedere piani di studio con più vincoli in rapporto al profilo che lo specifico corso di laurea intende formare: si eviterebbe che qualcuno faccia danni nel proprio o, riciclatosi, negli altrui campi. È poi scontata l’importanza di tutto il percorso scolastico prima dell’università.
 
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19 replies since 16/2/2017, 15:15   1002 views
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