Sì, in effetti con il
link a disposizione il ragionamento che hanno fatto emerge meglio. Grazie!
Provo -con la mia consueta brutalità- a banalizzarlo: l'immaginario collettivo di non meno che un paio di millenni di cultura occidentale è legato ad un "cavallo di Troia" consistente in un simulacro di legno a forma di cavallo; ora quello che emerge dalla proposta è di figurarci un simulacro di legno a forma di un particolare tipo di nave . . . che aveva la forma di un cavallo.
Direi che la differenza iconografica più notevole potrebbe essere nella soluzione definitiva dell'annoso problema delle zampe del cavallo: semplicemente niente zampe, una bella testa di cavallo sopra ad uno scafo in qualche modo chiuso.
L'idea che potesse trattarsi di una nave vera è fuori di discussione leggendo le fonti epiche più antiche: nella narrazione si trattava indubitabilmente non di un oggetto funzionale ma di un simulacro e come tale veniva immediatamente riconosciuto dai Troiani che nel rinvenirlo si chiedevano fra loro cosa farne.
Ingeneroso poi dare una "colpa" a Virgilio. Virgilio non poteva fare altro che stare stretto stretto all'epica precedente su una questione così simbolica. Figuriamoci se poteva permettersi di innovare il racconto o di "sbagliare la traduzione" dal greco, cioè da quella che nel mondo romano era la lingua più conosciuta del suoi tempi (forse persino più del latino). E Virgilio doveva come minimo avere sotto mano l'
Ilioupersis di Arctino di Mileto (se io non ricordo male ritenuto pressoché contemporaneo alla versione scritta di Omero, circa nel VIII sec. a.C. o giù di lì); noi purtroppo non lo abbiamo più, ma ne conosciamo qualcosa grazie alla Crestomazia di Proclo (forse II sec. d.C., sempre se non sbaglio io) a sua volta pervenuta solo fortunosamente e che riassume dettagliatamente almeno quella parte del pezzo originale riguardante il rinvenimento del cavallo da parte dei Troiani e le loro considerazioni a riguardo
https://ia600508.us.archive.org/16/items/L...VII-Vc%20BC.pdf (si veda in particolare a pag. 144-145 del cartaceo, cioè 156-157 del digitale) . Ora Proclo riporta in greco
ippos e senza dubbio in greco classico
ippos significa cavallo e non nave, non c'è santo che tenga, nonostante le argute osservazioni riguardanti l'eventualità che nel mondo mediterraneo preclassico ci fosse una particolare nave fenicia chiamata cavallo (e probabilmente a parziale forma di cavallo o almeno di protome equina) e riguardanti la tecnica costruttiva del "dono dei Danai" che viene riportata dall'epica classica più recente.
In definitiva non mi piace il mischione che viene fatto nell'articolo fra considerazioni su un arco di otto e passa secoli e attraverso tre lingue e tre differenti culture; trovo che abbia un che di giacobbesco.
Insomma, spero sia più per via dello stile giornalistico con cui la notizia viene diffusa e che non riguardi la qualità sostanziale dello studio che ci sta a monte, ma trovo negativo questo tentativo sensazionalistico di banalizzare il tutto riducendolo ad un presuto errore.