Ostraka - Forum di archeologia

Parchi delle Incisioni Rupestri di Naquane e di Foppe di Nadro, I "pitóti" della Val Camonica

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view post Posted on 23/8/2018, 07:11
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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I Camuni, cioè gli abitanti della Val Camonica, li chiamano da sempre pitóti, cioè pupazzi, disegni di bambini.
Ma non sono pupazzi e nemmeno disegni di bambini, sono incisioni rupestri realizzate lungo un arco di tempo che va dall'Epipaleolitico fino al Medioevo inoltrato.
In Val Camonica ne sono state censite più di 350.000, in una miriade di siti lungo le pareti rocciose dell'intera valle.

Alcuni di questi siti sono pressoché inaccessibili, perché posti in posizioni pericolosissime, altri invece, circa una ventina, sono stati resi fruibili ai visitatori, perché posti in posizioni facili da raggiungere e attrezzati con passerelle, sia per facilitare l'accesso, sia per evitare che i visitatori calpestino i massi su cui si vedono le incisoni e i graffiti.

Due di questi siti facilmente fruibili sono:
- il Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri di Naquane, a Capo di Ponte, il primo parco istituito in Valle Camonica nel 1955
- l'area di Foppe di Nadro, facente parte della Riserva Naturale Incisioni Rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo.

Naquane è una località situata sul lato orientale della Val Camonica, nel Comune di Capo di Ponte.
Pare che l'attuale toponimo sia una "corruzione" moderna di quello in uso fino a non molti anni fa che era Aquane, che designava un luogo abitato appunto dalle Aquane, esseri mitologici legati alle acque, specie di "sirene" alpine il cui culto è forse alla base dell’arte rupestre preistorica tipica della Valcamonica (in Veneto sono chiamate anguane).

Foppe di Nadro si trova in Comune di Ceto, poco più a sud di Naquane e sullo stesso lato della valle.

Ho passato un paio di giornate entusiasmanti, sgambettando come un cerbiatto tra i massi, alla ricerca delle incisioni più interessanti, segnalate dalle pubblicazioni che avevo consultato, per scoprire che le incisioni sono tutte interessanti...

A Foppe di Nadro si accede passando per il locale piccolo museo.
Uno dei custodi, Maurilio, è uno studioso della costruzione di archi monossili e della lavorazione della selce e della giadeite nel Neolitico, un vero esperto che pratica l'archeologia sperimentale, ho passato alcune piacevoli ore a chiacchierare con lui.
E poi c'è Eliza (con la z, non la s), che sperimenta le tecniche di tessitura che si presume venissero praticate nel Neolitico (le incisioni rupestri mostrano donne che lavorano a vari tipi di telaio... e nei corredi funebri del Neolitico sono stati rinvenuti attrezzi utilizzati per la tessitura).
 
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view post Posted on 31/8/2018, 11:32
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Ecco, questa è una buona occasione per togliermi una curiosità: tu parli di "archi monossili" e questa espressione mi trova impreparato.
Per quel che ricordo il termine monossile ha il significato (più o meno) di composto di un "unico pezzo" ma suo tempo ho tentato ricostruire l'etimologia di questa termine senza risultato.
"Mono" è evidente ma è quell' "ossile" che mi lascia perplesso.
 
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view post Posted on 31/8/2018, 15:58
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Da monoxylon, cioè (fatto con) un solo (pezzo di) legno.
In genere, si usa per le canoe/piroghe ricavate scavando un solo tronco.
Nel caso degli archi, designa in genere l'arco lungo in legno di tasso, come quello dell'Uomo del Similaun.

Scusa la domanda, Righel, hai letto il mio ultimo intervento nella vecchia discussione sulla spirale?
 
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view post Posted on 1/9/2018, 12:04
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CITAZIONE (Usékar @ 31/8/2018, 16:58) 
Da monoxylon, cioè (fatto con) un solo (pezzo di) legno.

Ok, grazie.
CITAZIONE
Scusa la domanda, Righel, hai letto il mio ultimo intervento nella vecchia discussione sulla spirale?

No, mi deve essere sfuggito.
Vado a leggerlo, mi documento e ti rispondo lì
 
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view post Posted on 2/9/2018, 19:01

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CITAZIONE (Usékar @ 31/8/2018, 16:58) 
. . . monoxylon . . .
Nel caso degli archi, designa in genere l'arco lungo in legno di tasso, . . .

Ma sei sicuro che in italiano si dica veramente così?

Nel mondo dell'arceria moderna di solito si parla di "long bow" o concetti similari variamente tradotti, non mi pare invece di aver sentito prima d'ora quell'erudita espressione di derivazione greca (la quale credo, ma potrei sbagliarmi, nell'ambito dei natanti sia derivata da una specifica citazione tratta da non so più quale scrittore classico, forse Plinio) riferita anche agli archi.

Non escludo che in qualche lingua occidentale l'epressione classica sia forse estendibile anche ad altro genere di manufatti realizzati in un solo pezzo, non so, ma in italiano fuori dal caso delle piroghe non mi suona per niente bene.
 
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view post Posted on 2/9/2018, 20:48
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Non sono un arciere e conoscevo il vocabolo "monossile" solo a proposito delle canoe, come ho scritto rispondendo a Righel.
Tuttavia, il mio "maestro" arciere, che si costruisce gli archi da solo, l'ha utilizzato a proposito di quelli di tasso, in particolare riferendosi a quello dell'Uomo del Similaun, per cui ho creduto che fosse di uso corrente anche il quel campo.
Dopo l'osservazione di LA, ho fatto una ricerca in rete, ho visto che viene rarissimamente utilizzato per gli archi, per i quali in effetti viene quasi sempre utilizzata la dizione "long bow", oppure "arco lungo".

Non so se fu il primo, Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, liber VI, 105
"regio autem ex qua piper monoxylis lintribus Becaren convehunt vocatur Cottonara."
cioè, a beneficio di chi ci segue e non conosce il latino,
"ma la regione dalla quale i Becari trasportano il pepe con imbarcazioni monossili si chiama Cottonara."
 
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view post Posted on 3/9/2018, 06:59

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Ah sì sì: Plinio dunque :P
Dice monoxylis lintribus: se la mia sensibilità per le lingue classiche non è del tutto svanita linter rende proprio l'idea di una barchetta precaria, mentre l'aggettivo monoxylus in latino come del resto in italiano non mi pare che abbia molta fortuna fuori da questo particolare contesto (ma non mi stupirebbe se in qualche altra lingua risultasse avvenuto diversamente).
In tedesco vedo che hanno il sostantivo Einbaum parola che anche loro tendono a riservare alle imbarcazioni https://de.wikipedia.org/wiki/Einbaum
Per quel termine tedesco -a blanda riprova che anche esso sia percepito solo in senso tecnico navale- vedo anche che la stessa Wikipedia suggerirebbe in italiano la traduzione con la parola cayuco, che in realtà credo sia un prestito spagnolo, la versione italiana del termine, rara ma in effetti attestata -ritengo in tutta la mia vita di averla incontrata più che altro in qualche romanzo meno noto di Salgari :lol: - dovrebbe essere caicco, se non sbaglio.
Grazie per la preziosa ricerca.

Edited by LAVORI ARCHEOLOGICI - 3/9/2018, 09:48
 
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view post Posted on 3/9/2018, 07:29
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Cayuco è parola spagnola che si usa soprattutto per indicare le piroghe utilizzate dagli amerindi antillani.

Come caicco, deriva dall'antico turco kayguk, moderno kayik o qayïq , che indicava al tempo degli ottomani una piccola imbarcazione, montata a bordo delle galere e dotata di un cannoncino a prua vedi anche www.treccani.it/vocabolario/caicco/

Noto una certa somiglianza con l'inuit kayak, chissà...
 
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view post Posted on 3/9/2018, 08:54

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CITAZIONE (Usékar @ 3/9/2018, 08:29) 
Come caicco, deriva dall'antico turco kayguk, moderno kayik o qayïq , che indicava al tempo degli ottomani una piccola imbarcazione, montata a bordo delle galere

Sì, sì: caicco è una parola di lunga tradizione in italiano (e nel folklore levantino, sospetto), anche se ormai obsoleta.
Quindi c'entra o non c'entra col cayuco=Einbaum=monoxilon ? Voglio dire: gli Spagnoli l'hanno portata nel Nuovo Mondo o la parola cayuco l'hanno imparata lì? Boh.

Il kayak? Caspita, è vero. Praticamente un indizio formidabile per una nuova teoria sulla scoperta dell'America da parte di navigatori bassomedievali veneziani lungo la rotta nordatlantica (non diciamolo troppo forte, ché in giro c'è un sacco di gente che potrebbe crederci :rolleyes: ).
 
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view post Posted on 3/9/2018, 11:00
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Vado abbondantemente OT.

CITAZIONE (LAVORI ARCHEOLOGICI @ 3/9/2018, 09:54) 
CITAZIONE (Usékar @ 3/9/2018, 08:29) 
Come caicco, deriva dall'antico turco kayguk, moderno kayik o qayïq , che indicava al tempo degli ottomani una piccola imbarcazione, montata a bordo delle galere

Sì, sì: caicco è una parola di lunga tradizione in italiano (e nel folklore levantino, sospetto), anche se ormai obsoleta.
Quindi c'entra o non c'entra col cayuco=Einbaum=monoxilon ? Voglio dire: gli Spagnoli l'hanno portata nel Nuovo Mondo o la parola cayuco l'hanno imparata lì? Boh.

Non credo che cayuco sia parola di derivazione arawak, anche i dizionari etimologici spagnoli accreditano la derivazione dal turco.


CITAZIONE (LAVORI ARCHEOLOGICI @ 3/9/2018, 09:54) 
Il kayak? Caspita, è vero. Praticamente un indizio formidabile per una nuova teoria sulla scoperta dell'America da parte di navigatori bassomedievali veneziani lungo la rotta nordatlantica (non diciamolo troppo forte, ché in giro c'è un sacco di gente che potrebbe crederci :rolleyes: ).

:lol: :lol: :lol:
No, non intendevo questo.
Il fatto è che gli Inuit sono di origine siberiana e lo stretto di Bering per loro non è mai stato un ostacolo, il "traffico" in kayak è stato sempre praticato, dato che è relativamente poco profondo, largo circa 60 km e soprattutto le Diomedee, che sono proprio in mezzo, distano da ciascuna delle 2 coste poco più di 20 km.
Ora, i Turchi sono originari dell'Asia centrale, forse della Mongolia, e ci furono certamente contatti tra le popolazioni turco-mongole e quelle siberiane, mi chiedevo quindi se si possa ipotizzare un collegamento tra l'inuit kayak e il turco kayguk.
 
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view post Posted on 3/9/2018, 11:42

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Mmh, quindi anche cayuco sarebbe una parola che proviene dalle marinerie mediterranee e finisce col riferirsi al Nuovo Mondo attraverso la mediazione dello spagolo: onestamente non è il mio campo nemmeno di striscio, però ho nelle orecchie una suggestione per assonanze che il termine italiano antico caicco, giustamente di derivazione turca, nel variegato mondo marinaresco levantino potesse suonare un po' come dire "quello piccolo", forse etimologicamente anche non solo una barca nè per forza, però non vorrei aver detto una bestialità.

Per chiudere l'OT segnalo che in occasione di un viaggio di avvicinamento ai vicini siti rupestri della zona camuna è possibile poco più a valle visitare (è un parco allestito privato con ingresso a pagamento) l'Archeopark di Boario nel quale è altrettanto possibile partecipare a visite ed attività di archeologia sperimentale tanto riguardo alla attività di produzione, esercitazione e persino competizione con archi di tipo preistorico (ma anche propulsori etc.) quanto compiere esperienze con piroghe monossili. E' il classico parco a tema sulla preistoria alpina, non solo incentrato sulla civiltà camuna, ma merita una nota (almeno per tentare di mettere una pezza al deragliamento dell nostra discussione dagli archi alle piroghe).


Questa foto di Archeopark è offerta da TripAdvisor.[/IMG]
Immagine da Tripadvisor www.tripadvisor.it/LocationPhotoDi...a_Lombardy.html
 
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Ancora un po' OT, lasciamelo fare...

Accettato (accertato?) il fatto che caicco/cayuco viene dal turco, la parola italiana che viene dalle Antille è piroga.
Il percorso è abbastanza lungo.
Dal caribico Galibi/Kari'nja (lingua parlata ancor oggi dai Kalina, popolazione ridotta pare a poco più di 7000 persone, tra Venezuela, Trinidad e Tobago e Suriname) piraua, che designa lo stesso tipo di imbarcazione monossile, passò allo spagnolo piragua (anche per assonanza tra aua e agua), poi al francese pirogue e quindi all'italiano piroga.

Fine OT (forse...)
 
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