A parte che portare tanti universitari contemporaneamente a partecipare ad un lavoro tanto piccolo secondo me è antididattico (credo che riflessioni più appropriate delle mie sulla inopportunità di avere il docente seguito da un codazzo esagerato di studenti sostanzialmente nullafacenti siano nel tempo state sviluppate nell'ambito medico e lì ormai stabilmente riconosciute), dal punto di vista invece tecnico mi pare di capire che nel caso presente chi è intervenuto si sia trovato praticamente forzato dalla situazione a dimenticarsi qualsiasi metodo stratigrafico e a fare quasi per forza la cosa più banale, cioè calarsi dentro al buco ed andare a prendere gli oggetti.
Però forse qualcosa di meglio si sarebbe potuto tentare, quanto ad individuazione della stratigrafia dalla chiusura della sepoltura in poi, o no?
Sarei anche molto, molto interessato a capire cosa sia quel palo ben infisso nel terreno e con sopra quella che a me sembra una antenna forse di tipo GPS, ma di modello che non riconosco, che si vede in diverse inquadrature:
https://greece.greekreporter.com/files/arxaia4.jpgTrovandosi in un uliveto, non credo che sia riconducibile ad una tecnologia agricola (in zone di produzioni molto delicate e di alto pregio in Italia Settentrionale ho visto applicare tecnologie di rilevazione e di controllo remoto, anche per il governo di macchine operatrici con sistemi "
rover", ma qui non si direbbe possa essere il caso), quindi mi viene da pensare che sia qualcosa a servizio dell'intervento archeologico, ma che cosa e per fare che?