| L'incendio che ha devastato Notre Dame è stato senza dubbio un episodio di tremenda gravità, a prescindere da quali siano state le parti interessate dalle fiamme, e quali invece quelle risparmiate.
Credo che, per quanto concerne il concetto di "bene archeologico", si debba ragionare non solo in relazione all'immediato presente, ma anche in prospettiva futura, dal momento che quello che oggi non ha valore archeologico, magari fra 100/200/300 anni potrebbe avercelo. La stessa archeologia, per come la intendiamo noi, del resto, è nata essenzialmente come studio del mondo classico e preistorico, ma poi si è progressivamente estesa al medioevo e al rinascimento (archeologia post-medievale), fino ad arrivare a toccare i secc. XVIII-XIX (come nel caso dell'archeologia industriale).
Ieri sera sono rimasto basito per le parole di Vittorio Sgarbi, che ai microfoni del Tg1 ha sostenuto che la perdita della guglia e di altre partizioni architettoniche non costituisca un dramma eccessivo, in quanto si trattava di strutture realizzate nella seconda metà dell'Ottocento. Un ragionamento che lascia di stucco (soprattutto se formulato da uno storico dell'arte), dal momento che quelle "ricostruzioni moderne" erano comunque parte integrante dell'immagine e della storia dell'edificio, ed espressione di una concezione del restauro che, seppure oggi non più condivisa, era ormai essa stessa un elemento storicizzato. Oltre al fatto che ai lavori per la ricostruzione della cattedrale di Notre Dame prese parte anche Viollet-le-Duc, che, pur con tutte le sue contraddizioni, è stato (e rimane) uno dei capisaldi nel campo della teoria del restauro del XIX secolo.
Detto questo, la fortuna di Notre Dame (e nostra) credo risieda negli attuali mezzi tecnologici a nostra disposizione: ho letto infatti che la cattedrale era stata recentemente "mappata" per intero con l'ausilio dei laser scan, al punto da poterla ricostruire tale e quale, fin nel dettaglio, in forma di modello 3D. Questa straordinaria tecnologia, unita all'ampia documentazione fotografica e archivistica oggi esistente, potrebbe permettere di ricreare le parti andate distrutte esattamente così com'erano fino a l'altro ieri. Ci vorranno certo molto tempo (e molti fondi)... ma per un simbolo del Patrimonio UNESCO come Notre Dame credo che non sarà difficile mettere insieme le risorse necessarie.
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