Mah, non sono un archeologo, tantomeno ho esperienza diretta di esami condotti su resti di vino rinvenuti all'interno di contenitori di epoca micenea.
Tuttavia, le affermazioni di Cultraro circa il gusto dei vini micenei mi sembrano più un modo per attirare l'attenzione, che non qualcosa di verosimile, anche perché non credo proprio siano stati possibili assaggi diretti, i soli che potrebbero costituire la prova reale della somiglianza alla degustazione con gli attuali vini prodotti in Grecia.
A causa della mia passata attività lavorativa conosco bene le tercniche di vinificazione attuali e ho partecipato a degustazioni in cantine di pregio.
Sembra incredibile per un produttore di software quale ero, ma l'ho dovuto fare in fase di analisi della coltivazione della vite e delle tecniche di produzione del vino, per creare un software che gestiva l'intero ciclo produttivo, dalle fasi di coltivazione delle viti, compresi i trattamenti al terreno e alle piante, alla produzione del vino fino appunto alle analisi chimiche sul prodotto finito, raffrontate con i risultati della degustazione, che veniva anche comparata con quella di vini prodotti da altri.
Bene, il risultato è che già a partire dalle tecniche di coltivazione si nota una differenza abissale tra quelle contemporanee e quelle antiche, anche solo del XIX sec., cosa che ha portato a rendere diverso anche il prodotto delle viti, l'uva.
Non è a mio parere possibile che, partendo dalle uve odierne, si possa ottenere un vino simile a quello prodotto nell'età del bronzo o addirittura fino alla fine del XIX sec., per non parlare degli esami per misurare l'acidità delle uve ancor prima della vendemmia e delle tecniche di vinificazione, che oggi portano come risultato vini più secchi di quelli di un tempo.
Casi paradigmatici sono quelli dello champagne e degli spumanti in generale, fino al 1970 principalmente apprezzati con fondo dolce e oggi apprezzati principalmente come brut cioè secco, e del chianti, che non esisteva come tale finché il barone Ricasoli non "inventò" attorno al 1870 la pratica del governo, che rese meno "duro" e più gentile il vino prodotto a partire dalle uve di sangiovese toscano, vedi
www.viten.net/files/614/614b1479274ef669a0e3e65ad64c4a15.pdf.
Del resto, l'analisi della composizione chimica dei resti dei prodotti finiti non può fornire, a parere dei sommelier che partecipavano alle degustazioni, effettive e precise indicazioni sul gusto del prodotto.
Cultraro arriva ad affermare che in un caso si è constatato che aggiungevano "frutti di bosco e mirto, ottenendo un prodotto assai simile nel gusto al noto vino francese a base di ribes (crème de cassis)" (
www.cnr.it/it/comunicato-stampa/4461/a-tavola-con-i-micenei) il che mi sembra decisamente esagerato.
A parte il fatto che la crème de cassis non è un vino, si prepara mettendo in infusione nell'alcool, per un periodo che può arrivare a 3 mesi, le bacche schiacciate di ribes nero. Dopo aver filtrato l'infusione, l'aggiunta di sciroppo di zucchero ne abbassa la gradazione a soli 15°, in pratica si tratta di un rosolio.
C'è tuttavia da precisare che in Grecia le tecniche di coltivazione della vite e quelle di vinificazione sono rimaste per molto tempo in arretrato rispetto a quelle italo-franco-spagnole, a causa dell'ostilità nei confronti del vino da parte degli occupanti turchi di religione islamica. La produzione del vino venne ostacolata in ogni modo, anche se non scomparve del tutto.
Come ho scritto in precedenza, solo in tempi molto recenti le migliori aziende vinicole si sono messe al pari, producendo vini apprezzati in tutto il mondo occidentale, compresi alcuni vini resinati.
Edited by Usékar - 23/8/2019, 13:22