| Qualche aggiunta a quanto visto in precedenza, riguardo alla grande considerazione nella qule era ed è tenuta la giada, nella società cinese.
<<Anticamente gli uomini superiori riscontravano la similitudine di tutte le qualità eccellenti nella giada. La giada è la più bella delle pietre. È dotata di cinque virtù. La benevolenza è rappresentata dalla sua lucentezza, luminosa ma calda, la rettitudine dalla sua trasparenza, che rivela il colore e le macchie all'interno (non nasconde i difetti), la saggezza dalla purezza e penetrante qualità del suono quando la pietra è percossa, il coraggio in quanto può essere rotta, ma non piegata, l’equità dal fatto che ha bordi affilati che non danneggiano alcuno… la giada è un bianco arcobaleno… una materia del Paradiso ma anche della terra perché esce dalle montagne e dalle correnti d’acqua, ed è una via per la virtù perché tutti la rispettano.>> (attribuito a Confucio, in Lyons, 1978, trad. mia.)
Con queste parole il filosofo cinese Confucio (Kŏng Fūzĭ, 551 - 479 a.C.), citando la definizione di giada nel Shuōwén Jiězì di Xŭ Shèn, primo dizionario di cinese (100 d.C.), riferiva della riverenza che i cinesi ebbero per questa pietra alla quale da tempo immemo-rabile essi attribuivano molte tra le virtù positive. Ancora oggi nella cultura cinese (e secondo quanto sostengono alcuni autori, particolarmente nella cultura daoista) la giada rappresenta il coraggio, la giustizia, la modestia e l'altruismo, vale a dire le qualità più positive degli esseri umani. Tra le pietre preziose forse solo alla giada è legata una tale ricchezza di leggende e di tradizione magica, un tale senso di finezza, una così intensa aura di magico mistero...
I Cinesi reputano che la giada assorba parte della personalità e dello spirito di chi la indossa. Per questo erano soliti dare un oggetto di giada, a lungo portato sulla propria persona, a quanti dovevano allontanarsi dalla propria famiglia o dalla persona amata, in modo che ne portassero con sè parte dello spirito (Luzzatto-Bilitz, Antiche giade, 1966). Per i Cinesi è anche simbolo di lunga vita e apportatrice di serenità e saggezza. Osservata al microscopio, la nefrite ha una tipica struttura raggiata ed è curioso che il nome “scientifico” della nefrite, actinolite, derivi dal greco antico actinòs = raggio e lithòs = pietra. Secondo Needham (2005, vol. 2 pag. 473 e pag. 558) “La parola lǐ, K978, nella sua più antica accezione indicava il modello delle cose, le striature della giada o la struttura fibrosa dei muscoli, trad. mia”, quindi in antico i Cinesi usavano la parola lǐ per indicare le striature visibili nella nefrite.
Fritjof Capra (1982, pag.334) citando il passo di cui sopra, afferma che i grandi saggi daoisti usavano la parola lĭ per indicare la perfezione, quindi per traslazione la nefrite era la pietra perfetta essendo lĭ. Inoltre, sembra che secondo i daoisti l’ingestione di polvere di giada, sotto certe condizioni fisiche e rituali, consentisse di avere accesso all’immortalità dei Savi, tanto che usavano l’espressione “giardino di giada” per indicare la dimora degli immortali. Sempre i Cinesi, inoltre, ritenevano che la giada rendesse incorruttibili le carni, soprattutto se utilizzata in associazione con l’oro, tanto che sono state rinvenute alcune tombe regali contenenti corpi avvolti in un’armatura di tessere di giada, legate tra loro con fili d’oro puro o di argento.
L’incorruttibilità che la giada può conferire al corpo degli esseri umani, si estende anche a quello spirituale. Per questa ragione era ed è uso regalare e far portare ai bambini oggetti in giada, affinché si mantenga inalterata nel tempo la loro purezza morale.
Pare che un testo cinese del XVI secolo consigli di ingerire giada in polvere per prolungare la vita, rinforzare i polmoni, il cuore, le corde vocali e l’efficacia della pietra sarebbe aumen-tata aggiungendo polvere d’oro o d’argento. Il divino liquore di giada era costituito da parti uguali di giada, riso, e rugiada, il tutto bollito in una pentola di rame e filtrato. Serviva a rafforzare i muscoli e renderli agili, irrobustire le ossa, calmare la mente e purificare il sangue. Colui che ingeriva un tonico a base di giada per un lungo periodo non avrebbe mai sofferto il caldo, il freddo, la fame e la sete.
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