| Il professionista, in realtà, non può essere fermato, gli si può solo rendere il compito molto difficile, lo si può rallentare, fargli "perdere" tempo, in mdo che giudichi il suo "lavoro" troppo dispendioso e pericoloso, insomma in modo da fargli valutare che il gioco non valga la candela.
Nemmeno i grandi musei garantiscono la protezione assoluta, ci sono innumerevoli casi al proposito, ne cito alcuni recenti.
Venezia, Palazzo Ducale, 3 gennaio 2018, rubati all'aperura della sala alcuni gioielli Moghul, sono stati sufficienti 5 minuti, dalle 10:03 alle 10:08 del mattino, gli autori fuggirono in una sala già piena di visitatori. La banda venne identificata dopo alcuni mesi di indagine, ma i gioielli non mi risulta siano sati recuperati, benché giudicati incommerciabili, perché pubblicati in numerosi cataloghi. Quindi si trattò di furto su commissione, agevolato da una talpa, un custode che aprì la teca contenente una coppia di orecchini e una spilla in diamanti, oro e platino, permettendo la fuga dei ladri prima che scattasse l'allarme.
Verona, Museo di Castelvecchio, 19 novembre 2015, il guardiano notturno agevolò l'entrata dei ladri, un gruppo ucraino-moldovo, disattivando il sistema di allarme. Vennero asportate 17 tele importanti, Tintoretto, Rubens, Mantegna, Pisanello... vennero rintracciate dai Carabinieri a Odessa, in Ucraina, ma ci volle del bello e del buono per farsele restituire. Furono portate al Museo Kanenko di Kiev e le autorità ucraine ce le restituirono solo nel settembre 2017.
Roma, Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Pasqua 2013, 27 ori della Collezione Castellani asportate da banditi incappucciati e armati di accette con le quali ruppero le vetrine. Per fuggire fecero addirittura uso di fumogeni. La commitente fu una signora di San Pietroburgo, identificata e fermata all'aeroporto di Fiumicino. I ladri, sfumato l'affare, si rivolsero al locale mercato clandestino, così furono identificati e vennero recuperati i 23 pezzi più importanti. I 4 pezzi mancanti, definiti i più piccoli e meno importanti, non vennero mai recuperati.
Mi fermo qui, l'elenco è lunghissimo... speriamo che lemonete vengano rcuperate.
Inoltre, c'è da tenere in conto il fatto che le autorità locali, quelle del luogo di rinvenimento degli oggetti, si oppongono sempre più decisamente al trasferimento nei grandi musei, forse non a torto. Si tratta di una questione molto dibattuta, sono almeno parzialmente d'accordo con questa linea, secondo me piccolo è bello, nel senso che si può gustare con calma. I grandi musei sono spettacolari, ma alla fin fine o il visitatore entra con un obiettivo, vedere solo alcune cose e magari tornare più volte, oppure ne resta "annoiato" e tira dritto, per così dire. Ma tornare più volte può essere, anzi, è costoso e richiede tempo, due ostacoli pressoché insormontabili per il "normale" turista... A parte il fatto che si creano fenomeni distrorsivi incredibili, ne cito uno. Nella sala della Gioconda al Louvre, sulla parete di fronte, quindi alle spalle del "manicomio" che si crea davanti al dipinto leonardesco, sta il gigantesco dipinto "Le Nozze di Cana" di Paolo Caliari, detto il Veronese, 10 mt x 6,7, della cui esistenza pochissimi si accorgono... anche per colpa, mi verrebbe da scrivere addirittura dolo, delle guide che accompagnano i gruppi, le quali non possono "perdere tempo" per illustrare un altro dei capolavori dell'arte italiana, che però non è un "must", come si usa dire oggi.
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