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La cerimonia di consacrazione della Grande Sacra Stele della Vittoria di K’uhul Ahau Kʼakh Tiliw Chan Yopaat

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view post Posted on 14/11/2019, 14:47
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Questa volta non si tratta di un mito, le vicende di guerra e la cerimonia di decapitazione, narrate nel successivo racconto, sono realmente avvenute e storicamente accertate, perché sono state trascritte, sia pure in maniera succinta, nelle iscrizioni glifiche scolpite su alcune stele presenti nelle antiche città Maya di Quiriguá, Copan e Naranjo.

Con tutta probabilità, nel giorno della cerimonia di decapitazione avvenne anche la cerimonia di consacrazione della stele della vittoria, così come l’ho descritta. Il Sacro Enema di cui si parla a questo proposito era un clistere del liquido, ricavato macerando erbe dall'effetto psicotropo, praticato dopo alcuni giorni di digiuno.

Ho solo dato al tutto una forma un po’ romanzata, dato che le semplici iscrizioni originali sono scritte nella forma linguistica tipica di quelle popolazioni, forma che a noi non riesce facilmente comprensibile.

Il racconto si potrebbe leggere così com’è, ma mi piace premettere alcune note, per inquadrarlo nella sua cornice storica.
Mi scuso fin d'ora per la lunghezza di questo intervento, spero non sia troppo noioso.

A partire dal 600 a.C. circa, gli Olmechi, popolazione stanziata in quello che attualmente è lo stato messicano di Veracruz, inventarono un sistema di conteggio del tempo, chiamato dai mayanisti Computo Lungo, e un sistema di scrittura basato su glifi.
Queste due invenzioni vennero sviluppate e affinate dai Maya.

I Maya del Periodo Classico (400 a.C. – 900 d.C.) utilizza(va)no almeno 5 sistemi differenti, per tener conto del passare del tempo:
- il ciclo haab’, una specie di “calendario civile” che conteggia i 365 gg giorni dell’anno, è composto da 18 periodi di 20 gg ciascuno, più 5 gg “finali”, ciascun giorno indicato con il nome del periodo + il numero del giorno al suo interno, i 5 gg finali non hanno nome e sono considerati “fuori del tempo”;
- il ciclo “sacro” di 260 gg, di cui non conosciamo il nome originale, ribattezzato dai mayanisti tzolk’in, basato su due cicli, uno di 20 nomi e uno di 13 numeri cardinali, cicli uno interno all’altro;
- le serie lunari, nelle quali vengono indicati la posizione del mese lunare corrente nel ciclo di sei mesi lunari, il nome Maya e il titolo del dio che presiede l’attuale lunazione e se l'attuale mese lunare è più vicino a 29 o 30 giorni;
- il cosiddetto Computo Lungo, che conta il numero dei giorni trascorsi dal mitico giorno della creazione, datato 11 o 13 agosto 3114 a.C.
Incidentalmente, molte popolazioni Maya utilizzano ancora oggi il ciclo “sacro” di 260 gg e le serie lunari per regolarsi sulla tempistica di coltivazione del mais, loro alimento principale.
Nelle iscrizioni glifiche scolpite sulle stele del Periodo Classico una data viene trascritta indicando nell’ordine:
- il glifo introduttivo, che segnala che i glifi seguenti sono relativi a una data;
- il Computo Lungo, cioè numero dei giorni trascorsi dal mitico giorno della creazione;
- la data nella composizione ciclo haab’ + ciclo tzolk’in;
- a volte, ma non sempre, la posizione del giorno nel ciclo lunare corrispondente.
Quest’ultima presenta qualche dubbio interpretativo, mentre i glifi relativi ai primi 3 passaggi sono stati tutti decifrati, cosa che ci permette di individuare con precisione la posizione della data nel nostro calendario.

I mayanisti hanno deciso di trascrivere la notazione glifica del Computo Lungo con una sequenza di 5 cifre, come questa 9.15.6.14.6, scolpita nei glifi della stele di cui parlerà il racconto, stele effettivamente eretta nella città di Quiriguá. Nel nostro calendario corrisponde al 9 maggio del 738 d.C., giorno in cui il racconto si svolge.

I personaggi indicati per nome, K’uhul Ahau Kʼakh Tiliw Chan Yopaat [Sacro Celeste Fulmine che Incendia il Cielo, ndr] , K’inich Ahau Waxaklajuun Ub’aah Kawiil [Splendente Dio Sole18 Sono le Immagini di K’awiil ( K’awiil era la divinità del lignaggio regale, quindi si tratta di un sovrano doppiamente divino)] e Aj Maxam [Lui di Maxam (antico nome della città di Naranjo)] sono realmente esistiti.

Il primo era sovrano della città di Quiriguá, sottomessa alla potente Copan della quale era sovrano il secondo.
Nel 738 d.C. il primo sconfisse e catturò il secondo, del quale in precedenza era stato alleato e al quale doveva moltissimo, dato che era stato da lui sostenuto nel suo accesso al trono, quando aveva solo 14 anni.
La sconfitta di Copan e la cattura del suo sovrano vennero eternate in una stele commemorativa e fecero di Quiriguá la città più importante della zona.

In conseguenza, forse Quiriguá divenne alleata anche di un’altra potente città, Naranjo, dove Aj Maxam, un “principe del sangue” fratello del locale sovrano K'ahk' Ukalaw Chan Chaak [Dio della Pioggia Fulmine che Incendia il Cielo (recentemente è stato dimostrato che Ukalaw è sinonimo di Yopaat, quindi forse è la stessa persona del sovrano di Quiriguá, quindi è possibile che il sovrano di Quiriguá per breve tempo abbia soggiogato anche Naranjo-Maxam)], aveva la carica di scriba di corte.
Con tutta probabilità entrambi assistettero alla cerimonia descritta nel racconto.

Oltre che scriba, Aj Maxam fu un valentissimo pittore di vasi, lo conosciamo perché è stata identificata la sua firma.
Ecco due delle sue creazioni, le immagini seconda e terza si riferiscono al cosiddetto vaso dei 7 dei, nel quale è illustrato un momento della creazione dell’Universo
www.mayavase.com/still/0635still.jpg
www.mayavase.com/still/2796still.jpg
https://i.pinimg.com/originals/02/4a/d5/02...1d6ce085583.jpg

I Maya parla(va)no lingue cosiddette tonali, come il cinese, lingue nelle quali il medesimo vocabolo pronunciato con un accento differente indica concetti e cose differenti.
La parola maya tun, plurale tunob, può essere pronunciata con la u più o meno lunga e con almeno 2 accenti tonali differenti, per cui può assumere il valore di pietra, stele, accetta, giada, colore verde e periodo di 360 gg.
Quando un signore concludeva 5 tunob di regno, cioè 1800 gg., periodo chiamato hotuun, erigeva un tun commemorativo, cioè una pietra-stele tutta coperta di bassorilievi e sculture.

I sovrani Maya del periodo Classico venivano chiamati con vari titoli, che spesso ne indicavano il grado nella gerarchia di vassallaggio nei confronti di sovrani più potenti. Nel racconto ne compaiono 2: K’uhul Ahau, dio celeste, e K’inich Ahau, splendente dio sole, il secondo essendo il massimo grado.

K’in può signficare giorno, Sole e anche Dio Sole, il glifo corrispondente rappresenta un fiore a 4 petali, spesso inciso sugli orecchini a rocchetto indossati dai sovrani.

I Maya di quel periodo letteralmente adoravano il gioco della palla, chiamato pitz, uno dei titoli spettanti al sovrano era Ah Pitz, Il Giocatore di Palla.
Il campo di gioco si chiamava kabal pitziil, lett. terreno per il gioco della palla, in alcune zone con lo stesso significato veniva chiamato luumil pitziil.

Calakmul era una grandissima e importantissima città, capitale del regno Kul´kan Ahaw cioè Testa di Serpente, che si alleò con Quiriguá, probabilmente per abbattere il controllo di Copan sulla estrazione della giada dalla Sierra de las Minas, una linea di montagne che fiancheggia la valle del fiume Motagua.

Il quetzal è un uccello che vive nelle foreste nebulari dell’America centrale, il maschio durante la stagione degli amori sviluppa penne caudali di color vede smeraldo, lunghe fino a 120 cm
https://www.hbw.com/sites/default/files/st...g?itok=uKrShy7C

Foto di Alfred Maudslay, c. 1884, stele E di Quirigua, la più alta mai eretta dai Maya, 12 mt di altezza, una parte era ancora interrata all’epoca della foto
https://www.google.com/search?rlz=1C1DIMC_...=yNe2oAij8eiGPM:
raffigura Tiliw Cahn Yopaat con nella mano dx lo scettro rappresentante il dio K’awiil e nella sinistra lo scudo della medesima divinità, Lo scettro vuole rammentare agli osservatori la sua legittimità a regnare, lo scudo la gloria militare del sovrano.
Venne eretta dal figlio e successore di Tiliw Cahn Yopaat, circa 20 anni dopo la morte di questi.


La cerimonia di consacrazione della Grande Sacra Stele della Vittoria di K’uhul Ahau Kʼakh Tiliw Chan Yopaat

Nella città di Quiriguá il giorno 9.15.6.14.6 iniziò con un’alba radiosa, cosa rara nell’umida e calda foresta nella quale la città sorgeva.
Era quindi un luminoso mattino, quando K’uhul Ahau Kʼakh Tiliw Chan Yopaat fu svegliato, come tutti i giorni accadeva, dalle urla delle scimmie che si contendevano i rami più ricchi di frutti, sui maestosi alberi della foresta che circondava le grandi strutture cerimoniali costruite dagli abitanti del sito.

Egli si alzò dal suo comodo giaciglio, avvertendo immediatamente una forte di tensione, presente anche nell’atmosfera cittadina, trattandosi di un giorno molto particolare per Quiriguá: sarebbe stato il giorno più importante dei 45 tunob di regno del K’uhul Ahau sulla città Maya, finalmente di nuovo prospera.

Cadeva infatti il giorno che gli astronomi di corte avevano predetto sarebbe stato perfetto per la cerimonia di celebrazione del nono hotuun di regno del K’uhul Ahau, il giorno in cui egli poteva consacrare il suo nono Tun, la Grande Pietra, già eretta ma non ancora resa Sacra, che doveva testimoniare quell’anniversario.

Quel Tun sarebbe durato in eterno, fino alla fine dei tempi, come gli altri otto che il K’uhul Ahau aveva in precedenza piantato e consacrato con il suo sangue: questo era il vaticinio del Primo Astronomo e Gran Sacerdote di Corte, perché nella notte precedente si era verificata una favorevolissima congiunzione celeste, che sarebbe durata almeno per la notte successiva.

Un altro importantissimo motivo rendeva speciale quel giorno: si sarebbe completato il colpo di grazia alla potente città di Copan e Kʼakh Tiliw Chan Yopaat si sarebbe finalmente liberato dalla pesante tutela del signore di quella città, l’ormai vecchio di 63 haab’ K’inich AhauWaxaklajuun Ub’aah Kawiil, di cui lui, insignito del solo titolo di K’uhul Ahau, era stato fino ad allora un vassallo.
A dire il vero, il K’uhul Ahau di Quiriguá aveva grossi debiti di riconoscenza nei confronti del K’inich Ahau di Copan: questi, infatti, l’aveva protetto e difeso nel momento della sua intronizzazione, quando era ancora un bambino di soli 6 haab’ ed era ancora sotto tutela della madre.
Ma in seguito, questa tutela era diventata sempre più pesante, sino a trasformarsi in un gravoso vassallaggio, dal quale Kʼakh Tiliw Chan Yopaat aveva sognato per molti anni di liberarsi. E finalmente, ci era riuscito: il 9.15.6.14.6 egli aveva sconfitto e catturato l’anziano tutore. Ed ora, poteva ambire ad attribuirsi il titolo di Kalomté, Il Più Grande tra i Guerrieri.
C’era anche un altro pensiero che tormentava da molto tempo il K’uhul Ahau di Quiriguá: egli non aveva potuto conoscere suo padre, che era morto quando lui era ancora neonato.

Per alcuni anni, il governo era stato tenuto da sua madre e quando lui arrivò all’età di 6 haab’ venne celebrata la cerimonia della sua intronizzazione, per opera e sotto la protezione del K’inich Ahau di Copan.
Solo molti anni dopo la madre gli aveva raccontato che il padre era stato sconfitto e sacrificato da quest’ultimo, imponendo in questo modo il vassallaggio a Quiriguá. E tutti i monumenti sui quali comparivano la figura e il nome del padre di Kʼakh Tiliw Chan Yopaat erano stati abbattuti o gravemente danneggiati, perché di lui non restasse nemmeno il ricordo, tanto che anche sua madre non aveva potuto rivelarglielo.

Quel giorno, quindi, nella Grande Piazza di Quiriguá venne celebrata una cerimonia alla quale furono invitati tutti i Signori dei territori divenuti vassalli della città o suoi alleati.
Era presente tra questi, con parte della sua corte, K'ahk' Ukalaw Chan Chaak Signore di Naranjo, del quale io, Aj Maxam sono il fratello.

A me, principe del sangue, celebre pittore di bellissimi vasi, ma soprattutto Primo Scriba della Corte di Naranjo, è stato dato l’incarico di testimoniare per iscritto quanto è avvenuto in quel giorno, nella Grande Piazza.
Mi accingo a questo importante compito con il massimo impegno e tutta la diligenza che mi sono possibili, dopo aver personalmente assistito con grande attenzione alla cerimonia e aver accuratamente raccolto le testimonianze di coloro che vi hanno partecipato.

Dunque, quella mattina il sovrano aveva per tutti un sorriso, sotto il quale, però, rimaneva un certo tormento interiore per il tradimento che egli aveva compiuto nei confronti di chi un tempo lo aveva protetto e difeso.
Mi è stato narrato che quel mattino questo fu il primo dialogo tra il K’uhul Ahau e la sua sposa principale.
"Buongiorno, mio signore", disse la sua sposa "sembri molto felice"
"Lo sono, mia nobile signora. Oggi è un grande giorno per la nostra città, ho tanti progetti per essa"
"Dopo tante battaglie sarei sorpresa se non li facessi." rispose lei. "Sono quei grandi progetti di cui tanto hai parlato con i tuoi fedelissimi?"
"Voglio ridare vita a Quiriguá e trasformarla in qualcosa di degno del mio governo. Voglio iniziare con l'acropoli: non sembra proprio degna di un potente sovrano. Deve essere più grande e ricca, più ricercata. Quindi voglio lavorare sulla facciata occidentale. Credo anche che sia tempo di ripensare le nostre dedicazioni al fine di avere protezione divina. Stavo pensando di onorarvi Na Ho Chan, il Grande Albero del Cielo, per mostrargli la nostra riverenza e per far sì che protegga il nostro popolo. E un gande campo per il pitz, il Sacro Gioco della Palla! Abbiamo bisogno di uno campo degno dei grandi incontri che organizzerò , ora che ho il completo controllo su questa valle"
"Sembra il lavoro di un vero grande re!" esclamò sua moglie.
"Lo sarà, e non è tutto. Costruiremo una nuova grande piazza cerimoniale, sarà la più grande della nostra gente. E le nostre stele torreggeranno su tutte le altre nella regione. Le persone sapranno rispettarci e temerci. E tutte queste cose, le voglio nello stile di Copan. Quale modo migliore di mostrare il dominio e la vittoria che prendere il suo proprio stile e renderlo nostro!”
"È magnifico! Pensi che sarai in grado di realizzare tutto ciò? ”
"Ne sono sicuro: voglio vedere la nostra città evolversi in qualcosa di più grande di quanto chiunque potesse immaginare. Formerò un grande regno e governerò l'intera regione meridionale. So che c'è molto da realizzare, ma con alleati come Calakmul potrebbe essere possibile”
"Certo tu, mio potente sovrano, saprai farlo: non c'è mai stato un sovrano così forte e un guerriero così grande come te in tutto il passato di Quiriguá. Sei pronto per la cerimonia da svolgere quando il dio K’in sarà oggi nell’alto del Cielo? ” chiese “Dopo tutto, Waxaklajuun Ub’aah Kawiil ti ha fatto salire sul trono ed era come un padre per te”
" Mi ha cresciuto per essere un re e questo sto facendo. Inoltre, il nostro regno è stato sotto il suo controllo per troppo tempo, siamo stati per troppo tempo suoi servi ed è giunto il momento di vendicare il sacrificio di mio padre, che non ho potuto conoscere e del quale nemmeno mi è stato consentito di conoscere il nome. È il nostro momento di prosperare”

Lei gli fece un lieve cenno del capo e sorrise mentre si ritirava nei suoi alloggi per essere abbigliata in modo conveniente per assistere al grande evento a fianco di tutti i sacerdoti e i nobili invitati.
Subito dopo il sovrano si recò nella sala in cui l’aspettavano i suoi fedelissimi, che lo avrebbero vestito e acconciato in maniera appropriata per la cerimonia che sarebbe presto seguita.
Il grande momento si stava avvicinando.

K’ahk Tiliw Chan Yopaat iniziò a farsi preparare la cerimonia che avrebbe celebrato, a motivo della quale da tre giorni era a digiuno completo e si era fatto praticare il Sacro Enema.

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vaso nel quale è illustrata la pratica del Sacro Enema, The Princeton Art Museum, New Jersey

I suoi intonsi capelli vennero accomodati in una lunga coda, che venne fatta passare in un grande rocchetto di splendida giada verde, appoggiato sulla sua spalla destra.

http://research.mayavase.com/uploads/kerrf.../hires/2913.jpg
Grande rocchetto per la coda di capelli di un sovrano, da Pomonà, Belize, Londra, British Museum

Nei lobi forati delle sue orecchie vennero infilati due orecchini a rocchetto, all’interno del cui foro venne fatta passare un cordicella, legata a un contrappeso che reggeva un lungo tubo, all’estremità del quale era fissato uno splendido fiore, il K’in a 4 petali. E tutto questo era intagliato nella stessa giada verde del rocchetto che sorreggeva i suoi capelli.

http://archive.archaeology.org/0901/abstra...nails/maya1.gif
maschera funeraria di Pakal: notare gli orecchini e le 11 collane di grani di giada
Museo Nacional de Antropologia, Città del Messico


Quindi, gli venne fatto indossare un abito adatto a un re: una grande armatura di leggere canne venne fissata alle sue spalle e su di essa venne steso un manto di lunghe penne caudali di quetzal, che splendevano di un verde lucidissimo.
Un copricapo adornato con penne dello stesso uccello, altrettanto lucide e splendenti, venne fissato ai suoi capelli.

https://i.pinimg.com/originals/d6/5c/c7/d6...0475cdd7029.jpg
Mural dalla stanza 1 di Bonampak, nella riga inferiore notare l’abbigliamento del sovrano, in penne di quetzal

Poi il suo corpo fu letteralmente coperto di splendidi gioielli di giada, anche questa verdissima:
una imponente collana di 11 fili di perle di quel materiale, girata attorno al suo collo, portava al centro, in corrispondenza del suo petto, una piccola maschera di K’in, il dio Sole.

https://i1.wp.com/artcentron.com/wp-conten...770%2C671&ssl=1
maschera pettorale di giada

Sette fili di perle di giada gli vennero avvolti attorno a ciascuno dei suoi polsi e a ciascuna delle sue caviglie.
Cinsero i suoi fianchi con un gonnellino di tubetti di giada e una cintura di simili tubetti venne fissata sopra il gonnellino. Da essa pendevano sul davanti 3 lame di splendida e verdissima giada, appese a una maschera del dio K’awill dello stesso splendido materiale.
Altre due maschere, queste del dio della pioggia, Chaak, pendevano dai suoi fianchi fissate alla cintura e a ciascuna di queste erano del pari appese tre lamine di verdissima giada.
Gli vennero fatti indossare sandali di grosso cuoio di cervo, che vennero fissati alle sue caviglie con lunghe stringhe chiuse con il nodo sacro.
Infine, gli venne fatto impugnare nella mano destra lo scettro con l’immagine di K’awiil, il dio del lignaggio regale.

https://www.christies.com/img/LotImages/20..._0047_000().jpg
pendente da cintura con al recto incisione raffigurante un sovrano che ha appena compiuto l’autosalasso di sangue, al verso una data registrata con il Computo Lungo e una dedica. Notare l’incredibile quantità di giade indossate dal sovrano e il dettaglio della maschera di giada con le tre lame dello stesso materiale.
Attualmente al Kimbell Art Museum, Forth Worth, Texas


https://patrons.org.es/wp-content/uploads/...ped-Pendant.jpg
Pendente in giada, notare il nodo sacro attorno al polso, da Talamanca de Tibás, Costa Rica
Museo Nacional de Costa Rica, San José C.R.


https://www.metmuseum.org/-/media/images/b...5510FCBA126C1F4
scettro con il dio K’awiil, che aveva una gamba a forma di serpente ed anche il dio anziano del mais, Metropolitan Museum, New York

Kʼakh Tiliw Chan Yopaat non si era mai sentito così ansioso e in qualche modo a disagio mentre si dirigeva, attraverso un corridoio segreto, verso la bassa piattaforma, base della piramide il cui tempio sommitale era dedicato a K’awill.
Per calmarsi, recitò rapidamente una preghiera, raccomandandosi agli dei e ai suoi antenati divinizzati.

Nel frattempo, tutti gli abitanti di Quiriguá si erano riuniti attorno alla Grande Piazza centrale, chiusa sul lato orientale dalla piattaforma con la piccola piramide che il K’uhul Ahau avrebbe fatto rinnovare, ora che la sua città era divenuta così importante.

Egli uscì dalla piccola porta che stava a fianco della scalinata che saliva sulla piramide fino al tempietto sommitale.
Quasi totalmente coperto di giada verdissima e circondato dalle splendide piume di quetzal dello stesso colore, mentre il sole saliva alle sue spalle, egli apparve ai suoi sudditi come una ondeggiante e meravigliosa pianta di mais, a significare che egli era colui che aveva il potere di impetrare la pioggia e garantire così un abbondante raccolto, procurando l’alimento vitale per il suo popolo. In quel momento, così abbigliato, era un vero dio in Terra.

Nel vederlo, il popolo rumoreggiò, lanciando grida di esultanza e di acclamazione.

Sulla bassa piattaforma erano schierati i sacerdoti con l’intera corte del sovrano e i nobili invitati dalle altre città, tutti abbigliati allo stesso modo, ma con meno sfarzo, dato che non potevano offendere la nobiltà e la sacralità della persona del grande Kʼakh Tiliw Chan Yopaat.
Solo K'ahk' Ukalaw Chan Chaak, sovrano di Naranjo, altrettanto nobile e sacro, aveva un abbigliamento altrettanto sfarzoso di quello del locale sovrano (vedi note iniziali, perché forse Ukalaw e Yopaat sono la stessa persona…)

Molti erano gli incensieri davanti e di fianco a loro, riempiti di braci ardenti.

Nel mezzo della Grande Piazza, davanti alla piattaforma, due soldati stringevano forte il vecchio Waxaklajuun Ub’aah K’awiil, il sovrano di Copan sconfitto e spodestato, che stava guardando direttamente verso K’ahk Tiliw Chan Yopaat.

Con incedere solenne, il K’uhul Ahau di Quiriguá si fermò al centro della schiera degli ospiti e dei sacerdoti, poi iniziò a salire lentamente la ripida scalinata che portava alla piattaforma che ospitava il tempietto, seguito dal Gran Sacerdote.
La cosa gli costò grande fatica, a causa del fatto che il suo fisico era debilitato dal digiuno e dal Sacro Enema praticati nei giorni precedenti.

Arrivati lassù, essi accesero i due bracieri collocati ai lati dell’ingresso del tempio e K’ahk Tiliw Chan Yopaat entrò nel piccolo e oscuro sacello del dio Kawill.
Qui, appoggiò su un piccolo altare lo scettro K’awiil e raccolse una appuntita lama di ossidiana.

Il pensiero dell’atto che si apprestava a compiere gli fece battere fortemente il cuore nel petto e qualche goccia di sudore gli imperlò la fronte.
Con la punta della lama di ossidiana praticò la cerimonia dell’autosalasso: si forò il prepuzio e imbevve del sangue che ne scaturì le strisce di carta amatl, che si trovavano dento una ciotola appositamente preparata.
In questo modo, ancor più debilitato e aiutato anche dalla potenza delle giade che indossava e dalle droghe assunte attraverso il Sacro Enema, riuscì ad abbattere il muro che separa il mondo dei viventi dal mondo degli antenati, ed ebbe la visione del padre e del nonno, che mai aveva conosciuti.

Allora raccolse la ciotola e uscì dal sacello, tornando alla luce sulla piccola piattaforma.
Il Gran Sacerdote gli porse un pugno di pom, la resina di copale, che egli gettò assieme alle strisce di carta sulle braci degli incensieri che essi avevano accese poco prima.
Subito dai bracieri si levarono due colonne di denso fumo profumato, a significare che il K’uhul Ahau aveva avuto la visione degli antenati, cosa che scatenò l’entusiasmo della folla radunata nella Grande Piazza sottostante.

Quindi, con incedere ancor più lento, che sembrò altamente solenne, i due importanti signori scesero la scalinata, fino alla piattaforma più bassa.
Qui giunti, tutti attesero che K’in salisse al suo massimo nel Cielo.

Allora, il K’uhul Ahau affidò lo scettro K’awiil al suo Gran Sacerdote e questi gli diede in cambio la Sacra Accetta con l’affilatissima lama di selce.
Impugnata l’accetta, K’ahk Tiliw Chan Yopaat, con grande lentezza e solenne atteggiamento, discese la breve scalinata che portava dalla piattaforma al suolo della Grande Piazza e avanzò verso la Sacra Pietra Altare che gli stava di fronte.
Poco più in là di questa, si ergeva la Grande Pietra fatta da lui erigere a memoria dell’evento e non ancora consacrata.

Appena Kʼakh Tiliw Chan Yopaat raggiunse la sua posizione, i soldati fecero avanzare l’anziano tredicesimo sovrano di Copan, ormai detronizzato, facendolo inginocchiare sul disco della Sacra Pietra Altare, davanti al nuovo Grande Sovrano, il quale stringeva nervosamente la sua presa sul manico dell’accetta dall’affilatissima lama di dura selce.

Brandendola nella sudata mano destra, con tutta la forza che gli rimaneva K’ahk Tiliw Chan Yopaat alzò le braccia al cielo, chiedendo il massimo silenzio a tutti i presenti.
"Miei amati sudditi!" così inizio a parlare.

La folla ruggì mentre migliaia di persone pestavano con i piedi il suolo della Grande Piazza e urlavano ad alta voce.
Di nuovo, il K’uhul Ahau impose il silenzio, prima di continuare.
“È giunto il momento per la nostra città di alzarsi molto in alto! Non siamo più noi a essere oppressi da coloro che pensano di essere migliori di noi. Siamo forti e vigili. Ci meritiamo il diritto di avere la nostra libertà, le nostre terre e di non dover rispondere a persone come questa! ” e ciò dicendo puntò la sua lama verso il basso, su Waxaklajuun Ub’aah Kawiil inginocchiato davanti a lui.

Si guardarono l'un l'altro solo per un attimo, e in quell’attimo l'intero arco dei loro rapporti balenò davanti agli occhi del sovrano vincitore.
Waxaklajuun Ub'aah Kawil abbassò lo sguardo e sottovoce mormorò la parola "Traditore".

Facendo appello a tutte le sue forze e nascondendo l’angoscia che lo stava attanagliando, conscio del fatto che non era del tutto fuori luogo l’insulto mormorato al suo indirizzo dall’anziano sconfitto, K'ahk Tiliw Chan Yopaat rivolse un pensiero al padre, ne invocò mentalmente il nome e l’aiuto, fece un ultimo respiro profondo e sotto il bagliore di K’in, Sole caldo e luminoso alto nel Cielo, fece roteare l’accetta più in alto che gli fu possibile, calandone con grande violenza l’affilatissima lama sul collo del vecchio re di Copan e con un sol colpo lo decapitò.

La testa del vecchio sovrano rotolò sulla Sacra Pietra Altare, come fanno le palle di caucciù durante il Sacro Gioco della Palla, mentre il suo sangue sprizzava dal collo, inondando la Sacra Pietra.

Ci fu un attimo di silenzio.

Poi, i sacerdoti segretamente, senza farsi scorgere, gettarono il pom, la resina di copale, sulle braci accese negli incensieri che si trovavano al loro fianco, sulla piattaforma.
Immediatamente un denso fumo salì dagli incensieri, mentre si spargeva nell’aria l’intenso ed inebriante profumo della resina bruciata, testimoniando che K’awiil, dio del lignaggio regale, si era manifestato e aveva gradito l’offerta del sangue dell’anziano re decapitato, consacrando il vincitore con la propria presenza.

Allora la folla cominciò a rallegrarsi e improvvisamente tutta l’angoscia del re scomparve: l'aveva fatto! Ci era riuscito! Dopo aver sconfitto e catturato in battaglia l’anziano K’inch Ahau Waxaklajuun Ub’aah Kawiil, approfittando del fatto che ormai non era più nel pieno delle sue forze, aveva ucciso il re di Copan, colui che l’aveva posto come suo vassallo sul trono di Quiriguá e che lui aveva tradito, alleandosi con la potentissima Calakmul.
Ma per K'ahk Tiliw Chan Yopaat non si trattava di un tradimento: era la vendetta per la sconfitta e la decapitazione di suo genitore, che egli non aveva potuto conoscere e del quale nemmeno il nome gli era stato rivelato.
Così ora egli aveva il controllo della grande città di Copan ed era in suo completo potere l’intera valle del fiume Motagua, dalla quale proveniva la sacra e magica giada. Mai prima d'ora la piccola Quiriguá aveva avuto così tanto controllo su così tanti luoghi importanti, e soprattutto su se stessa.
Semplicemente non si poteva dire fino a che punto sarebbero arrivata.

Tutti i sacerdoti scesero allora dalla piattaforma, formando una solenne processione che arrivò fino alla Sacra Pietra Altare. Il sangue scaturito dal corpo dell’anziano K’inich Ahau l’aveva interamente allagata, superando il suo bordo e colando fino ad affondare nel suolo erboso, per nutrire la Terra e le Sacre Giade che erano state sepolte sotto di essa, quando era stato consacrato lo spazio circostante.
Ad uno ad uno, i sacerdoti intinsero le loro mani nel sangue che ancora rimaneva in grande copia sulla Sacra Pietra e con esso cosparsero la Grande Pietra eretta poco lontano.
Fu con questo atto che essa punto divenne il Sacro Tun che celebrava la vittoria di Quiriguá sulla potente Copan, a imperitura memoria del glorioso K’uhul Ahau K’ahk Tiliw Chan Yopaat.

Questo è quanto avvenne il 9.15.6.14.6 nella città di Quiriguá.
Di tutto questo a me, Aj Maxam, fratello del K’inich Ahau di Naranjo, K'ahk' Ukalaw Chan Chaak, Principe del Sangue, celebre pittore di bellissimi vasi, ma soprattutto Primo Scriba della Corte di Naranjo, è stato dato l’incarico di testimoniare per iscritto.
Ho presenziato di persona alla cerimonia celebrata quel giorno e ho raccolto le testimonianze di tutti i protagonisti che mi fu possibile avvicinare.

Confidando nell’aiuto dei gemelli Hun Batz e Hun Chouen, la Sacra Scimmia Urlatrice e la Sacra Scimmia Ragno, scribi degli dei, ho messo tutto questo per iscritto, affinché il ricordo non ne vada perduto.
E questo ho fatto utilizzando i miei più incantevoli e apprezzati glifi e le più aggraziate forme di linguaggio a me note.

http://research.mayavase.com/kerrmaya_hires.php?vase=1185
due scribi Maya al lavoro, dipingendo l’Universo, coll. privata

http://research.mayavase.com/kerrmaya_hires.php?vase=3413
in basso al centro, le due divinità scimmiesche al lavoro, coll. privata

http://research.mayavase.com/kerrmaya_hires.php?vase=1225
qui ancora più chiaramente visibili, New Orleans Museum of Art
 
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view post Posted on 14/11/2019, 15:11
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Grazie!
 
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view post Posted on 18/11/2019, 15:20
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E' stato faticoso, lo ammetto, ma sono riuscito a leggere fino alla fine.
Mi associo al "grazie" di dceg, naturalmente, ma ho trovato qualcosa che potrebbe permetterci di approfondire un punto:

CITAZIONE (Usékar @ 14/11/2019, 14:47) 
Quel Tun sarebbe durato in eterno, fino alla fine dei tempi, come gli altri otto che il K’uhul Ahau aveva in precedenza piantato e consacrato con il suo sangue: questo era il vaticinio del Primo Astronomo e Gran Sacerdote di Corte, perché nella notte precedente si era verificata una favorevolissima congiunzione celeste, che sarebbe durata almeno per la notte successiva.
...
Questo è quanto avvenne il 9.15.6.14.6 nella città di Quiriguá.

Ricordo benissimo le spiegazione che tu hai dato del calendario maya, così come ricordo di averla cancellata dalla mia mente perché incomprensibile per me e, tutto considerato, ininfluente per quelli che sono i miei interessi.
L'importante è che lo sappia tu!
Ed è importante perché ora devo farti una domanda:
A quale giorno del nostro calendario corrisponde il 9.15.6.14.6 ?
La curiosità nasce dall'affermazione dell'Astronomo di Corte secondo cui:
CITAZIONE
nella notte precedente si era verificata una favorevolissima congiunzione celeste, che sarebbe durata almeno per la notte successiva

Ecco, se tu mi dici che giorno era (basta l'approssimazione di un giorno o due) io potrei tentare di risalire alla natura di questa congiunzione celeste, che immagino sia planetaria e che coinvolga forse i pianeti Giove o Saturno, vista la sua durata.

Sarebbe solo una goccia nel mare magnum della nostra conoscenza (e della mia ignoranza), ma il mare o anche solo un bicchiere d'acqua è fatto di tante gocce. toilet
 
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view post Posted on 18/11/2019, 16:15
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Grazie infinite per la pazienza che dimostrate! So bene quanta fatica costi leggere pappardelle come quella che vi ho propinata, è ancora una fatica per me leggere e tentare di capire i lavori pubblicati in merito, figurarsi per voi... :rolleyes:

@Righel
A che giorno del nostro calendario corrisponda quella data sta scritto nella 30sima riga, secondo i mayanisti si tratta del nostro 9 maggio del 738 d.C., la battaglia e la cattura del sovrano di Copan avvennero 3 giorni prima, il 3 maggio del 738 d.C.. sempre ammesso che sia corretta la correlazione stabilita dai mayanisti.
Il fattore di correlazione è ancora molto controverso, a causa del fatto che a volte i sovrani Maya adattarono la data scritta con il sistema del Computo Lungo alle loro esigenze politiche e dinastiche, spiegarti il perché e il percome richiede un altro lungo papiro.
In genere, viene applicato il fattore detto GMT, dalle iniziali di coloro che lo hanno calcolato, è spesso corretto, ma per es. a Palenque, nel caso delle 3 piramidi del Gruppo della Croce, fatte costruire dal figlio primogenito di Pacal, non funziona, è provato che lui ha "adattato" la data a suo uso e consumo.

C'è da dire che quella data è scritta nella stele, ma il fatto che nelle notti "attorno" sia stata osservata una particolare congiunzione di corpi celesti o un particolare fenomeno me lo sono inventato io.
Tuttavia, non è una invenzione a capocchia: è stato dimostrato che la consacrazione delle costruzioni piramidali avveniva appunto in giorni in corrispondenza delle cui notti si verificava qualche fenomeno particolare nel cielo.
Dato che l'astronomia/astrologia nella società Maya gioca(va) un ruolo importantissimo, era alla base della loro struttura sociale, e dato il fatto che si è constatato che anche le stele venivano consacrate, ecco che ho pensato di arricchire il racconto con questa mia supposizione. Un'altra supposizione è che per consacrarla sia stato utilizzato il sangue del re sconfitto, decapitato effettivamente quel giorno. Anche questa supposizione si basa su dati riscontrati per altri monumenti.
E un'altra ancora è che sia stato decapitato in quella piazza, i bassorilievi di Chichén Itza, che però si riferiscono al Periodo Postclassico e a una differente fase culturale, sembrano attestare che a volte la decapitazione avveniva dopo una partita di pitz, il gioco sacro della palla.

Non sono al corrente di dati oggettivi in merito a questa stele in particolare, prova comunque a verificare, manca mai... e grazie ancora per la fatica che fai, so quanto ti costa.
 
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view post Posted on 20/2/2021, 07:41
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Foto della stele D di Copan, in Honduras, scattata dall'esploratore britannico Alfred P. Maudslay negli anni 1890 - 1891, quando "scoperse" quella città, abbandonata durante la crisi della società Maya classica, avvenuta a cavallo tra il IX e il X sec.

La stele venne fatta scolpire dal 13° re di Copan, Waxaklajuun Ub'aah K'awiil, ed eretta nell'anno 736 d.C., alla fine del suo 40° anno di regno, o meglio, eretta per commemorare la fine del suo 8° periodo di 5 anni di regno.
Si tratta dell'ultima stele fatta erigere da questo sovrano, dato che due anni più tardi venne sconfitto, catturato e decapitato dal suo vassallo Kʼakh Tiliw Chan Yopaat, sovrano di Quiriguà, come ho narrato in precedenza.


https://scontent.fblq1-1.fna.fbcdn.net/v/t...b29&oe=6055CECE
 
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view post Posted on 20/2/2021, 14:35
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CITAZIONE (Usékar @ 20/2/2021, 07:41) 
La stele venne fatta scolpire dal 13° re di Copan, Waxaklajuun Ub'aah K'awiil,
...
decapitato dal suo vassallo Kʼakh Tiliw Chan Yopaat,

Ma che razza di gente era?
Che gusto c'era a complicarsi così la vita?
Nunn'e putevan chiammà Pascale e Gennariello?
 
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view post Posted on 20/2/2021, 16:46
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Vabbe', cose del genere si facevano anche dall'altra parte dell'Oceano, pensa al Nibelungenlied, tanto per restar vicino a casa mia.
 
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view post Posted on 20/2/2021, 17:37
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CITAZIONE (dceg @ 20/2/2021, 16:46) 
Vabbe', cose del genere si facevano anche dall'altra parte dell'Oceano, pensa al Nibelungenlied, tanto per restar vicino a casa mia.

E anche di peggio, direi: Windschutzscheibe.
 
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view post Posted on 20/2/2021, 17:45
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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CITAZIONE (Righel @ 20/2/2021, 14:35) 
CITAZIONE (Usékar @ 20/2/2021, 07:41) 
La stele venne fatta scolpire dal 13° re di Copan, Waxaklajuun Ub'aah K'awiil,
...
decapitato dal suo vassallo Kʼakh Tiliw Chan Yopaat,

Nunn'e putevan chiammà Pascale e Gennariello?

:lol: :lol: :lol:
Evidentemente non è così semplice, pensa agli Egizi e ai numerosi nomi dei loro faraoni, che in passato hanno fatto confondere non pochi studiosi e ancor oggi...

E poi, guarda qui, per restare a casa nostra https://it.wikipedia.org/wiki/Casa_Savoia#Titoli
 
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