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| Secondo il calendario giuliano, Nicola II nacque il 6 maggio 1868, nella tradizione ortodossa il giorno di «Giobbe molto sofferente».
Scrive Erich Donnert in La Russia degli zar. Ascesa e declino di un impero che il suo primo ministro Stolipyn riferì che nel 1909 udì il sovrano affermare seriamente che il suo destino fosse governato dal giorno della sua nascita e che lo zar si rivolse a lui con queste parole «Credetemi, Pëtr Arkadjevič; non ne ho solamente il presentimento, bensì l'intima convinzione: io sono destinato a subire prove terribili...»
In pratica, negli ultimi anni di regno l'atmosfera nella quale si viveva all'interno della famiglia imperiale era dominata da un pesante fatalismo, causato dalle varie vicende negative che si stavano vivendo in famiglia e nel paese. L'emofilia dello zarevic Aleksieij, il pesante influsso di Rasputin sulla zarina Aleksandra e il negativo corso del conflitto sul fronte russo - germanico avevano sprofondato la corte e in particolare Nicola II in una specie di volontà del tipo "cupio dissolvi", nel senso riportato nel lemma della Treccani, di "aspirazione a una vita ascetica, di rinuncia alla propria personalità". A questo proposito, pare che all'atto dell'abdicazione, il 15 marzo 1917, lo zar abbia espresso il desiderio di ritirarsi in Crimea, a Jalta (più nota da noi come Yalta) per dedicarsi all'agricoltura.
Non mi stupisce quindi che si tentasse di trovare aiuto nell'alcol per annegare ogni triste pensiero. Del resto, il consumo di superalcolici è sempre stato molto diffuso nella società russa.
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