CITAZIONE (Usékar @ 18/2/2020, 21:05)
Ho creato questa nuova sezione perché l'argomento interessa alcuni dei nostri utenti, in particolare uno di quelli più attivi e documentati.
Con la speranza di nuovi e interessanti contributi, porgo anticipatamente un caloroso benvenuto a tutti gli utenti nuovi e vecchi che vorranno in qualche modo contribuire.
Grazie,
Usékar, per aver aperto una nuova finestra sulla conoscenza.
Ora sembrerebbe che non ci sia altro da fare che affacciarsi e guardare il panorama. Ma non è così semplice.
L'articolo di Gaspani risulta abbastanza esauriente... per quei pochi che hanno avuto il coraggio di arrivare fino in fondo
.
Tuttavia ritengo che potrebbe essere opportuno procedere per gradi: il campo d'indagine è vastissimo e si presta facilmente ad interpretazioni diciamo "fantasiose". Ma in fondo l'Archeoastronomia si può definire molto semplicemente come lo studio di quei reperti archeologici che sembrano essere stati prodotti sulla base di elementari osservazioni astronomiche.
Non prodotti esclusivamente come opere d'arte o di fantasia ma anche per motivazioni fondamentalmente utilitaristiche.
Parlandone, la settimana scorsa, con il Direttore di un parco archeologico locale ho definito questa disciplina come lo studio della "
invenzione del tempo".
Adriano Gaspani lo spiega dettagliatamente nell'articolo che hai citato ma questo aspetto, che dal mio punto di vista è fondamentale, si confonde in quella relazione con tanti altri aspetti minori, per quanto altrettanto interessanti.
Perché parlo di "
invenzione del tempo"?
Perché il tempo, o meglio la sua misura, è sicuramente un'invenzione umana che fino a qualche tempo fa si faceva risalire al Neolitico, in funzione delle necessità sopravvenute con la diffusione dell'agricoltura: se devo piantare il frumento dovrò ben sapere in quale stagione e in quale mese ho maggiori possibilità di farlo attecchire.
Per far questo, però, è necessario aver osservato il succedersi delle stagioni, poi aver inventato i mesi e infine aver definito con sufficiente approssimazione perfino certe date dell'anno.
E tutto questo si ottiene semplicemente osservando il cielo, con certi suoi fenomeni che si ripetono ciclicamente permettendo la definizione di periodi lungi o brevi: dalla durata dell'anno sinodico fino al ripetersi una sola volta all'anno di un certo fenomeno, la levata eliaca di una stella, che determina una data relativamente precisa, almeno per lunghi periodi.
Questa è la base fondamentale dell'Archeoastronomia.
Col tempo e con la costruzione di calendari, sufficientemente approssimati da permetterne un uso efficace in agricoltura, la necessità di produrre o scolpire nella roccia quei
segni che erano nati con funzione calendariale avrebbe dovuto cessare, essendone venuta a mancare la necessità.
E invece ha continuato ad essere prodotta fino a tempi relativamente recenti: ormai di certe conoscenze se n'erano impadronite le classi sacerdotali o comunque dominanti e le avevano trasformate in aspetti religiosi, rituali.
Tant'è che una ricerca di cui mi sto occupando in questo periodo riguarda la metà del XVI secolo.
"
Ca suffit", direbbe la mia nipotina francese, basta così per ora, altrimenti rischio di diventare più noioso del necessario.