CITAZIONE (Usékar @ 9/3/2020, 17:36)
Copio e incollo dal lemma Centauri della Treccani:
<<La figurazione del c., la cui origine, come quella di analoghi esseri mostruosi va ricercata in Oriente, ci appare la prima volta espressa schematicamente su di un sigillo babilonese riferibile alla seconda metà del III millennio a. C. Un millennio dopo è già fissata in ambiente mesopotamico l'iconografia del c. saettante, alato o non, in funzione prevalentemente di segno zodiacale - il sagittario che domina nell'arte orientale fino alle sue manifestazioni più tarde. La prima documentazione in Grecia è offerta da una gemma tardo-micenea; poi seguono monumenti tardo-geometrici e protocorinzî. È stata proposta la tesi che attorno al 675 a. C. il tipo non fosse stato ancora fissato definitivamente per i c. ma usato anche per altri esseri mostruosi.>>
Questo lemma è molto interessante, grazie Usékar
Io ne traggo spunto solo per una ulteriore puntualizzazione, rispetto a quello che avevo detto poco sopra. In linea di massima, non sono molto concorde con il chiamare indistintamente "centauri" tutte le creature per metà uomo e per metà cavallo che si trovano raffigurate nelle produzioni artistiche di area mediterranea e vicino-orientale (a patto che non lo si faccia "per intendersi", cioè in senso colloquiale), e questo per un problema puramente metodologico.
Il centauro è una figura che si trova nell'immaginario letterario e mitologico greco, e che ha una sua storia, genealogia e simbologia più o meno precise. Nel seguire le rispettive linee evolutive, abbiamo già detto che l'iconografia di un soggetto può cambiare nel corso dei secoli (es. il centauro diviene da uomo con il solo posteriore di cavallo a uomo con intero corpo di cavallo, il volto della Gorgone Medusa passa da maschera mostruosa a semplice viso di donna anguicrinita etc.). Tuttavia, non è corretto identificare tutti gli uomini-cavallo nell'arte di mezzo mondo come "centauri", perché il rischio è quello di fraintendere appunto il soggetto rappresentato (soprattutto in assenza di fonti scritte), e magari generalizzare e moltiplicare la sua presenza su contesti che, nella realtà, potrebbero non averlo riguardato.
Se è vero che i centauri iranici hanno le ali, già questo è un dato che non torna con l'idea di centauro che la cultura greca ci ha trasmesso (nessuna fonte, che io sappia, ci dice infatti che in Grecia i centauri volassero). Sarebbe interessante, per questo, sapere che tipo di figura rappresentasse nel mondo iranico l'uomo-cavallo alato: se, ad esempio, fosse protagonista di qualche vicenda mitologica, oppure se avesse anche solo un significato araldico. Di utile spunto per gli interessati all'argomento potrebbe essere questo articolo di Alessandro Grossato, che parla, se non ricordo male, dell'iconografia e dei significati incarnati dall'uomo-cavallo fra l'antica Grecia e le culture dell'estremo Oriente:
https://www.academia.edu/1795644/_Luomo-ca...reco_e_indiano_.
Sono consapevole che il mio ragionamento sia molto sottile - e che per certi versi possa apparire una puntualizzazione esagerata - ma il problema in realtà è molto mio profondo, a mio avviso, di quanto non si possa immaginare.
Provate a pensare, ad esempio, ai giganteschi tori androcefali - i
Lamassu - del palazzo di Sargon II a Khorsabad (oggi esposti al Louvre):
https://it.wikipedia.org/wiki/Lamassu#/med..._Louvre_01a.jpg.
Nessuno mi risulta li abbia mai chiamati "Acheloi"; eppure - al netto delle ali - l'iconografia di queste entità guardiane è pressoché identica a quella del celebre dio fluviale Acheloo, sconfitto da Eracle durante le sue peregrinazioni:
https://it.wikipedia.org/wiki/Acheloo#/med...Louvre_G365.jpg. Forse in questo caso specifico, però, l'essere a conoscenza del nome e della funzione delle creature così raffigurate ha costituito anche un aiuto nella loro corretta identificazione, impedendo agli studiosi di fraintenderli.
Ancora più pertinente, allora, è forse il caso del
Gorgoneion, la maschera della Gorgone, la cui presenza trovai anni fa segnalata in un'importante raccolta di sigilli geroglifici relativi alla Creta del periodo minoico. Gli studiosi hanno infatti ribattezzato questo simbolo del geroglifico cretese come
Gorgoneion per il suo ghigno mostruoso, per la visione frontale che lo caratterizza e per quella sorta di "alette" laterali, che molte teste paiono mostrare. Ma basta questo a identificare tale volto con il
Gorgoneion greco? Si può dimostrare che già nella Creta minoica esistesse una creatura analoga alla Medusa d'età storica?
La domanda non è oziosa, perché tale genere di affermazioni rischia di dar luogo a fraintendimenti, generalizzazioni e anacronismi che, invece di portare un reale contributo, contribuiscono talvolta a fare solo più confusione... Per alcuni studiosi appare verosimile riconoscere nei volti "gorgonici" della Grecia protostorica la stessa figura demoniaca, che in seguito darà origine alla Gorgone Medusa (volevo citarvi un altro studio, ma ho trovato questo che ha il pregio di essere almeno più recente:
http://saa.uaic.ro/articles/SAA.25.2.2019.353-385.pdf). Tuttavia, in considerazione del fatto che fra MM II-III e VIII-VII secolo a.C. c'è un lasso di tempo enorme (per il quale non abbiamo fonti letterarie o epigrafiche illuminanti, e al cui interno non si può neppure dimostrare alcuna continuità effettiva fra le due tradizioni iconografiche), sarebbe forse opportuno muoversi con più cautela, parlando di generici volti mostruosi, senza pretendere di rintracciare già nella Creta dell'età del Bronzo le origini del
Gorgoneion d'età storica, che sicuramente molto deve invece a simboli orientali, quali il Bes egizio e l'Humbaba mesopotamico (con cui i Greci del IX-VIII secolo a.C. entrarono in contatto grazie soprattutto alla mediazione dei mercanti fenici).
Vi chiedo scusa per la lunghezza del post, ma è stata necessaria per permettermi di illustrare al meglio (spero) il mio pensiero, spiegando perché concordassi poco con l'idea che le prime immagini di centauri fossero orientali, e non greche (secondo una concezione che vedo è riportata anche dall'Enciclopedia Treccani).