| Finalmente ho trovato il tempo per andare a cercare l'articolo sui "cacciatori di Bibbie": è stato pubblicato nel numero di dicembre 2018 del National Geographic, ed. italiana, con il titolo di "A caccia di Bibbie".
Non è che dica molto di differente da quanto ci siamo detti tra di noi, però c'è qualche notizia in più su quanto accade attualmente costaggiù: il procedere delle ricerche in anfratti e cavità della zona attorno al Mar Morto, il mercato antiquario dei reperti rinvenuti da non archeologi, il lievitare esponenziale del prezzo dei lacerti di papiri/pergamene iscritti e dei falsi e il perché questo sia accaduto e accada...
Nelle pagine sono evidenziati in 3 finestre alcuni "passaggi" molto interessanti, l'ultimo dei quali sembra rispondere indirettamente alla domanda posta in PS da Belisarius.
Trascrivo i 3 passaggi evidenziati nell'articolo, nell'ordine in cui compaiono.
Opinione espressa da Lenny Wolfe, definito da NG "antiquario", secondo The Times of Israel "a Middle Eastern antiquities dealer based in Jerusalem", cioè "un commerciante di antichità con sede in Gerusalemme" (ndt) <<Gli evangelici hanno avuto un impatto tremendo sul mercato. Il prezzo degli oggetti collegati al periodo in cui visse Cristo è salito alle stelle.>>
Parole attribuite a Eitan Klein, definito da NG "Autorià israeliana per le antichità", nel suo curriculum "Israel Antiquities Authority, Deputy Director, The Unit for the Prevention of Antiquities Looting", cioè "Vice direttore dell'Autorià israeliana per le antichità, Unità per la prevenzione del saccheggio delle antichità" (ndt) <<È difficile non sporcarsi le mani quando si ha a che fare con antichità di valore.>>
Infine, la domanda dell'articolista e la risposta dello stesso, presumibilmente ricavata dai colloqui avuti con le persone citate <<Perché preoccuparsi di antiche Bibbie e di frammenti ancor più antichi di papiri egizi? Per persone come Wallace, che insegna presso un seminario evangelico (Daniel Wallace, direttore del Center for the Study of New Testament Manuscripts di Plano, Texas, ndr) e Green (il fondatore del museo, già più volte nominato, ndr) la risposta è una: capire se la loro fede sia basata su fatti reali.>>
Alla fine, conclude che ci sono infinite versioni degli stessi scritti, dovute a errate trascrizioni e alle aggiunte avvenute nel corso dei secoli, e che a volte queste versioni sono in aperto contrasto tra di loro.
Quindi, Belisarius, è difficile dare una risposta alla tua domanda: credo che per ora sia affermativa in un solo caso, quello del Libro di Isaia. Il rotolo 1QIs(a), uno dei sette rotoli del 1947 detto "grande rotolo di Isaia", contiene per intero tutti e 66 i capitoli del libro del profeta, con pochissime lacune dovute allo stato di conservazione. Non è antichissimo, datato tra il 150 e il 100 a.C., ma è coerente con la versione masoretica, posteriore di almeno 700 anni (correggimi se sbaglio, trascrivo quanto leggo ma tu dimostri di essere ben più documentato di me, sull'argomento.)
Per il resto, i manoscritti recuperati dai più di 5000 tra rotoli e frammenti ricomposti, riguardano 230 testi differenti, molti dei quali presenti in varie versioni (per es. il citato 1QIs(a) ha un gemello, 1QIs(b), che però comprende solo 45 capitoli ed è leggermente differente dall'altro, completo, e più recente di circa 250 anni.) Mentre un buon numero riportano testi prima ignoti, quasi tutti gli altri riportano passaggi non presenti nelle copie già conosciute oppure ne differiscono notevolmente.
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