CITAZIONE (LAVORI ARCHEOLOGICI @ 1/4/2020, 19:36)
Però noi qui su questo Forum forse abbiamo appena fatto un altro inedito passetto in avanti.
Bello il confronto con il sarcofago, bello soprattutto per il movimento delle gambe. C'è anche l'immancabile cagnetto
Se mi dici così, però, temo che il passetto l'abbiamo fatto indietro...
Garantisco innanzitutto che l'esemplare che ho messo in fotografia tutto è, fuorché un cane. Non è neppure un leone, certo; questo infatti è stato un errore mio: stavo parlando del sarcofago a
lenòs, che ha quelle due protomi giganti di leone, e forse per questo ho fatto confusione, in effetti avrei dovuto usare un più generico "felide". Quello che mi premeva sottolineare non era tanto la presenza del leone, quanto il fatto che, rispetto alla figura che si muove quasi a passo di danza, l'animale non rispetti minimamente una proporzione realistica.
Per capire di che tipo di felide si tratti, possono essere in parte utili proprio i fenotipi che descrive anche Righel.
CITAZIONE (Righel @ 1/4/2020, 20:37)
Quello non mi sembra un leone.
Guarda la parte finale della coda: manca il solito ciuffo.
Guarda la criniera: sembra un animale con la barba
Prendiamo un esempio sempre tratto dal repertorio dionisiaco, che può aiutare a capire di cosa stiamo parlando:
www.romanoimpero.com/2014/07/delo-grecia.html.
Qui vedete un dettaglio da un famoso mosaico scoperto nella Casa delle Maschere a Delo, con la raffigurazione di personaggio del corteo dionisiaco (secondo alcuni, proprio Dioniso) a cavallo di una "pantera" (nome generico con cui in antico era più spesso indicato quello che noi oggi chiamiamo leopardo). Osservate la barbetta che notava Righel, e la posizione generale del corpo. Degna di nota è pure la ricorrenza della corona di foglie, che il felide porta al collo (e che nel sarcofago è invece avvolta intorno alla sua cassa toracica, ma questo poco importa: basta la presenza a rimarcare la sua appartenenza al mondo dionisiaco).
Fate anche attenzione alla coda: anche nel caso del mosaico delio, infatti, l'artista ha messo un ciuffo di pelo scuro sulla punta, ma questo deve forse essere considerato come un'aggiunta del mosaicista (dal momento che neppure nella realtà quel ciuffo scuro si trova in fondo alla coda dei leopardi:
https://it.wikipedia.org/wiki/Panthera_pardus).
Occorre a tal proposito considerare due cose:
1) gli artisti operanti in questi campi non ambivano quasi mai a realizzare immagini perfette della realtà zoologica, perché il loro scopo non era la rappresentazione scientifica dell'animale, ma solo quella decorativa, che aiutasse a contestualizzare meglio il soggetto principale;
2) spesso gli artisti non avevano di fronte animali vivi da riprodurre, ma si basavano su prototipi da bottega, a cui talvolta - specialmente nel caso di animali esotici, difficili da osservare nella vita di tutti i giorni - potevano essere aggiunti dettagli che nella realtà non esistono.
La questione delle dimensioni, volendo, si potrebbe porre anche qui, ma in modo rovesciato: rispetto a Dioniso, il leopardo che lo trasporta ha quasi le dimensioni di un cavallo (tanto che gli fa in effetti da cavalcatura). Anche qui, occorre tuttavia tener sempre ben presente il contesto, e il fatto che questi animali non dovevano necessariamente rappresentare una situazione reale, ma solo rafforzare la caratterizzazione del personaggio, adattandosi alla fantasia dell'artista, a eventuali considerazioni euritmiche del programma figurativo e soprattutto agli spazi disponibili sul supporto.
Qualcuno potrebbe far notare anche che nel sarcofago a rilievo dei Vaticani sulla punta della coda non si noti lo stesso ciuffo. Al che io ricorderei a tutti che le opere scultoree giunteci dall'antichità non erano in origine bianche come le vediamo noi oggi, e che dettagli molto piccoli di solito non si scolpivano neppure, ma si rendevano direttamente tramite policromia (basta vedere i personaggi minuti scolpiti a rilievo sulle stele funerarie, alla luce delle più recenti ricostruzioni cromatiche). Purtroppo la perdita del colore non facilita più la comprensione di molte immagini, anche se non per questo non si possono fare altre considerazioni che possano aiutare a ricostruire il tipo di animale raffigurato dall'artista di turno.
Se a questo si aggiunge che i grandi felidi esotici (leoni, pantere, tigri etc.) erano spesso (anzi, direi tradizionalmente) associati a Dioniso, e rappresentati all'interno del suo corteo, direi che non ci sia ombra di dubbio sul fatto che un piccolo leone avrebbe potuto essere anche rappresentato stretto per la coda nella mano di un seguace di Dioniso, armato di
pedum. E anche sull'identificazione della tipologia di bastone, a ben vedere, si può stare abbastanza tranquilli, dal momento che questa si trova spesso fra le mani di Satiri e di altri personaggi del corteo bacchico, in iconografie d'età ellenistica e romana.
Qui un possibile esempio:
www.gettyimages.it/detail/fotograf...onaca/935371286.
Qui uno forse ancora più simile per la conformazione della parte sommitale:
www.alamy.it/fotos-immagini/satyr-and-bacchante.html. (mi riferisco a quello raffigurato nel mosaico di Thysdrus, del III secolo d.C., che mostra una Menade fra due Satiri).
Ciò premesso, ribadisco un'ultima volta di non prendere le rappresentazioni del XVIII secolo come una fotografia del reperto di cui stiamo discutendo (e pretendere di trovare per esse confronti perfetti nell'arte romana), perché, oltre alla libertà nella resa di alcuni dettagli, che molti artisti moderni non di rado si concedevano, potrebbe aver giocato un ruolo non da poco anche il cattivo stato di conservazione dell'immagine (cosa che avevo immaginato fin dall'inizio, e che noto che anche l'articolo di Franzoni mi conferma, riportando le descrizioni del pezzo pervenuteci dal passato).
Se poi, di fronte a tutto questo, qualcuno dei presenti volesse comunque continuare a pensare che il personaggio sul rilievo stringa fra le mani uno Spitz con la coda disegnata in modo desueto (cosa che dal secondo disegno presente nell'articolo di Jstor mi sembra non sia neppure minimamente immaginabile), io non son certo qui per convincere nessuno.