CITAZIONE (LAVORI ARCHEOLOGICI @ 30/3/2020, 10:24)
In realtà nell'ultima trentina d'anni situazioni archeologicamente indagate di seppellimento di cani (o di parti di cani) in contesti culturalmente o anche solo psicologicamente sensibili vengono segnalate un po' ovunque, in orizzonti cronologici riferibili all'età romana senz'altro ma anche in epoche diverse persino preistoriche -se io ricordo bene. (...) Filologi e Storici dell'Arte un certo nesso fra la sepoltura del cane ed una idea di custodia di contesti delicati, vuoi funerari o vuoi in termini di perimetrazione dello spazio "sicuro", lo conoscevano già (per esempio mediante rappresentazione sulle stele funerarie stesse, se non mi sbaglio).
Ooooh, qui si apre un mondo!
Innanzitutto sì, cani nelle sepolture sono noti fin da epoche antichissime.
Uno dei primi casi (anche se non posso garantire che abbia ancora questo primato con sicurezza) è relativo alla tomba H 104 del sito natufiano di 'Ain Mallaha (nel Nord di Israele), dove intorno al 9600 a.C. un'anziana donna fu sepolta insieme con un esemplare immaturo di canide.
Qui un breve inquadramento del sito:
https://en.wikipedia.org/wiki/'Ain_Mallaha.
Nella società classica, la deposizione di cani è attestata in molti tipi di contesti: sepolture di cani si trovano ad esempio in prossimità delle mura e delle porte urbane (forse poste a simbolica protezione dell'abitato), e sia dalle fonti letterarie che dalla ricerca archeologica sappiamo che anche certi santuari e culti ammettevano il sacrificio del cane (es. Ares Enyalios, a Sparta). L'attestazione di cani nelle sepolture umane, almeno in Grecia, è comunissima per tutta l'età protostorica, quando la pratica appare diffusa nella cultura micenea, e ancora nella successiva "
Dark Age". Sul significato del cane in questi ambiti si discute da tempo, e non c'è una soluzione che sia unanimemente accettata dagli studiosi (motivi di affetto/ forma di ritualità atta alla protezione o purificazione della tomba/ elemento indicatore di rango). L'ultima motivazione in particolare è forse la più controversa, perché, pur essendo lampante il ruolo fondamentale svolto dal cane nei contesti delle cacce aristocratiche, non sembra si possano sempre legare con sicurezza la presenza di questo animale e l'alto rango del defunto (nonostante anche nell'Iliade, in occasione dei funerali di Patroclo, alcuni dei cani del principe defunto fossero stati esplicitamente sgozzati e gettati sulla pira funebre, al pari di alcuni dei suoi cavalli - anch'essi animali dalla forte valenza aristocratica).
A partire dall'età arcaica non mi sono noti ulteriori casi di sepoltura di cani in tombe destinate a personaggi di qualsivoglia rango (parlo sempre per la Grecia, ovviamente), mentre per l'età classica abbiamo la prima notizia di una sepoltura specificatamente destinata a un cane: si tratterebbe del cane di Santippo, padre di Pericle, morto e tumulato a Salamina, dove la sepoltura avrebbe poi dato origine al toponimo locale "Cinossema" (lett. "Tomba del cane"). E' tuttavia con l'età ellenistica (e ancor più con quella romana) che verso gli animali domestici (e in particolare verso i cani) si nota uno sviluppo sempre più accentuato di affettività: l'Antologia Palatina contiene infatti un gran numero di epitaffi redatti appositamente per la morte di questi amati animali (cagnolini morti per il morso di un serpente, segugi morti in battute di caccia al cinghiale etc.), e con l'età romana arrivano addirittura i primi monumenti funebri in pietra destinati a marcare le sepolture di cani. Una fra le più famose è senza dubbio la stele eretta alla memoria della cagnolina Partenope, vissuta nel II secolo d.C. (qui visibile in uno scatto dal Museo Archeologico di Istanbul:
www.flickr.com/photos/130870_040871/33541769125), mentre dalla necropoli romana di Termessos (Pisidia) fu recuperato addirittura un piccolo sarcofago in calcare, realizzato fra II e III secolo d.C. da Aurelia Rodopi per il suo cagnolino Stephanos (qui in foto, sempre nel Museo Archeologico di Istanbul:
www.flickr.com/photos/comber/3530200299).
Di raffigurazioni funerarie di cani se ne trovano numerosi esempi sui monumenti sepolcrali attici d'età classica (= periodo in realtà compreso fra la metà del V secolo a.C. e il 317 a.C., anno della promulgazione delle leggi suntuarie di Demetrio del Falero, che misero in profonda crisi il florido mercato dei monumenti funebri ateniesi in marmo). La presenza di cani su questi monumenti funerari (
semata) è interessante perché, se si va vedere, delle numerose tipologie di cane conosciute dai Greci, appena tre sono presenti sulle stele e sui sepolcri attici: nelle stele, infatti, si vedono spesso cagnolini di Melite e segugi tipo Podenco, mentre Molossi sono raffigurati solo come statue funerarie accessorie, destinate a decorare i ricchi periboli (recinti) di famiglia. A partire dal XIX secolo, le proposte di interpretazione avanzate per questi cani sono state le più disparate (cani realistici, un tempo appartenuti ai defunti/ custodi della tomba/ simboli di status etc.). Le associazioni umano-cane ravvisabili sembrano più che altro riflettere la condizione sociale dei singoli defunti: i bambini e le donne sono infatti più spesso associati ai cagnolini di Melite (i tipici "cagnolini da salotto", dunque legati perlopiù ad ambienti domestici, come erano anche i soggetti umani in loro compagnia), mentre i segugi tipo Podenco stanno perlopiù al fianco di efebi e uomini adulti (dotati di maggiore libertà di spostamento, dentro e fuori la
polis). Al contrario, il Molosso, cane storicamente deputato alla guardia della proprietà, potrebbe esser stato raffigurato come statua nel senso di ideale protezione del peribolo di famiglia, in accordo con quella che è la sua specifica inclinazione.
Quanto detto, va da sé, vale per l'arte funeraria attica d'età classica, mentre per i
semata greci d'età ellenistica, per esempio, la situazione cambia già, mostrando schemi associativi (e quindi forse anche significati) differenti.
Da un punto di vista funerario, le inumazioni di cani accanto ai defunti tornano in età romana, ma, quando si tratta di vere e proprie sepolture, il più delle volte è forse per una questione affettiva, più che propriamente "rituale". Avevo in mente, oltre al sarcofago di Stephanos, anche il caso di un cagnolino di tipo analogo a quello trovato in Spagna, recuperato nella necropoli romana di Yasmina (Cartagine), che al momento della scoperta si mostrava come un esemplare abbastanza anziano e con segni di patologie importanti sulle ossa - indice questo che forse il cane aveva avuto una lunga vita, piena di cure e attenzioni, prima di venir sepolto nella necropoli, accanto ai suoi proprietari.
Ciò non toglie che il cane potesse anche essere "offerto" sulla tomba (o in sua prossimità), per alcune valenze che venivano tributate a questo particolare animale: oltre agli aspetti protettivi, infatti, si deve tener conto del fatto che il cane era ritenuto uno "strumento" dal grande potere catartico, in grado di purificare un contesto fortemente contaminato (com'erano quelli del funerale e del sepolcro). Pensando nello specifico al caso in oggetto, c'è poi anche l'aspetto della maternità/fertilità che secondo me non dovrebbe essere scartato: fin dall'età arcaica, infatti, la cagna era ritenuta (insieme con la scrofa) l'animale in assoluto più prolifico fra i mammiferi domestici, e dunque l'associazione della cagnolina incinta alla tomba di un soggetto morto in tenera età mi spingerebbe anche a riflettere in questo senso.
Edited by Perseo87 - 30/3/2020, 12:25