Mi ritaglio oggi un po' di spazio per condividere con voi una riflessione su una notizia che da circa una settimana mi sembra sia (rim)balzata agli onori della cronaca: Louis Godart, docente di Civiltà egee all'Università Federico II di Napoli, considerato uno dei massimi esperti della lingua micenea nel panorama internazionale, ha infatti recentemente proposto una nuova teoria per tentare di comprendere le ragioni che portarono alla Guerra di Troia, lo scontro più famoso di tutta l'antichità, narrato nell'Iliade di Omero. Secondo l'opinione del docente, questo leggendario conflitto non si sarebbe affatto costituito come una guerra fra due differenti popoli, bensì fra genti micenee del continente e dell'Anatolia (come potete leggere anche qui:
https://www.rainews.it/dl/rainews/articoli...1ZtHHodflWJbxDo).
Stando a quanto rilasciato nelle sue interviste, Godart afferma che il riesame dei resoconti degli scavi di Troia VII (quella tradizionalmente identificata come la città omerica di Priamo) e dei documenti in Lineare B in nostro possesso lo ha condotto ad avanzare questa nuova ipotesi di interpretazione degli eventi, che di fatto "riscriverebbe" la storia dietro all'Iliade così come era sempre stata ricostruita. In particolare, lo studioso segnala la presenza di nomi come "Ettore" nei documenti in miceneo del continente - nelle forme e-ko-to ed e-ko-to-ri-jo - che porterebbe a identificarlo come un nome non anatolico, bensì miceneo. Inoltre sempre Godart fa notare come nell'Iliade i Troiani e gli Achei si comprendessero senza particolari problemi, e venerassero inoltre le stesse divinità: anche queste evidenze sarebbero dunque una riprova del fatto che i due popoli erano molto più affini di quanto non si fosse mai pensato...
Scoperta sensazionale e innovativa? Non saprei.
Personalmente, mi lascia un po' perplesso (e a essere sincero, un po' tanto).
In primo luogo, a mio avviso, si pone con forza la questione (mai risolta) dell'Iliade, che rappresenta un nodo cruciale, difficilissimo da sciogliere.
L'Iliade è infatti un coacervo di racconti, tradizioni ed elementi poetici che si è andato formando fra la tarda età del Bronzo e quantomeno il VI secolo a.C. (quando il tiranno Pisistrato avrebbe fatto redigere forse la prima copia scritta di entrambi i poemi omerici): si tratta, quindi, di un'opera pluristratificata, al cui interno è pressoché impossibile distinguere oggi sempre e con esattezza tutte le varie parti (o i singoli dettagli) riconducibili al periodo miceneo, al medioevo ellenico e all'età alto-arcaica.
In aggiunta a ciò, non dobbiamo dimenticare poi un'altra cosa fondamentale: l'Iliade è un'opera
epica, e proprio per questo non ha mai avuto la pretesa di porsi come una cronaca storica (come qualcuno talvolta ha invece voluto intenderla). Il fatto che nell'Iliade Achei e Troiani parlino la stessa lingua e venerino gli stessi dèi era già stato notato da più di uno studioso in passato; questa evidenza si può tuttavia spiegare tranquillamente con il fatto che si tratta appunto di un'opera epica, che mischia per sua natura fatti storici con elementi fantastici, e che, forse anche per rendere più scorrevole la narrazione, ha talvolta necessità di smussare e limare alcuni "dettagli di realtà", che di fatto avrebbero complicato non poco la narrazione. Si può solo immaginare cosa sarebbero stati i lunghi dialoghi omerici fra eroi achei e troiani, se fra di loro ci fosse stata la necessità di un'interprete a tradurli per entrambe le parti!
Si può poi notare come nell'Iliade anche altri popoli, come i Lici e gli Etiopi, mostrino caratteristiche simili: anche questi sono spesso contraddistinti da nomi tipicamente greci, e almeno i loro sovrani sono tutti figli di eroi e divinità greche (Memnone, re degli Etiopi, è figlio di Eos, l'Aurora, mentre Sarpedone, re dei Lici, è figlio di Zeus). Gli Etiopi, in particolare, sono inoltre indicati da Omero come il popolo più devoto agli dèi, al punto che non di rado alcune divinità olimpiche scelgono di recarsi nel loro paese per prendere parte ai loro sacrifici. Questo basta a fare di Etiopi e Lici due popoli "micenei"? Evidentemente no.
Ancora un'ultima riflessione va infine formulata sulla questione dell'identità micenea: tutti i regni micenei del continente sono tali in quanto, in molti ed eminenti casi, al di là delle produzioni ceramiche, delle oreficerie o delle architetture "ciclopiche", i rispettivi palazzi possiedono un archivio che reca tavolette in Lineare B (di solito relative all'ultimo anno di vita delle rispettive strutture). Quando furono effettuati gli scavi di Cnosso, fu rinvenuta anche in questo palazzo una sala con tavolette in lineare B, che permise di comprendere come, a un certo punto della sua storia, anche la civiltà minoica fosse finita sotto il controllo dei Micenei. Perché allora, se davvero Troia era un regno miceneo, dagli scavi di Hissarlik non è mai emerso (che io sappia) neppure un documento in Lineare B? Questa sarebbe un'evidenza importantissima per sostenere una teoria come quella di Godart, senza dubbio con un peso assai maggiore della semplice attestazione del nome Ettore nelle tavolette micenee (che nulla prova, se non che nel continente ellenico il nome Ettore era noto e utilizzato già nel Tardo Bronzo). Del resto, secondo il mito, anche Paride, quando fu abbandonato da piccolo sul Monte Ida fu raccolto da pastori del luogo, che lo allevarono con il nome (tipicamente greco) di Alessandro...
... saranno stati forse anche quelli pastori micenei?