Ostraka - Forum di archeologia

Una "guerra civile" all'origine dell'Iliade?, (una nuova - e discutibile - teoria)

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view post Posted on 10/7/2020, 09:40
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apò ña spitha èni jinumèna aćà khàra

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CITAZIONE (Usékar @ 9/7/2020, 16:46) 
Nella tavoletta di Hattusa viene menzionato come contraente Alaksandu, corrispondente al greco Alexandros, altro nome di Paride. E viene menzionata Vilusa/Vilio: dato che il nome greco Ilio in origine era preceduto dal digamma, che si pronunciava "v", digamma che in seguito scomparve dall'alfabeto greco e quindi "cadde" da Vilio, ecco che il suo nome divenne Ilio.

In epoca classica il digamma era scomparso da molti dialetti greci, primo fra tutti l'attico-ionico, ma sopravviveva ancora, in particolare nei dialetti dorici, tanto è vero che lo zaconico, dialetto greco odierno parlato ormai da poche migliaia di persone, diretto discendente del dorico e non della koinè, ne conserva traccia ancora oggi. Il motto sotto il mio avatar "da scintilla nasce fuoco grande" è in zaconico. La pronuncia del digamma oscillava tra w/v/β.
 
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view post Posted on 10/7/2020, 12:50
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Per quanto mi è noto, l'Iliade e l'Odissea sono state scritte in una lingua chiamata omerica, che riassume molti dei caratteri dei vari dialetti greci dell'VIII sec. a.C.
Nella trascrizione a noi nota, che già esisteva al tempo di Pisistrato, VI sec. a.C., il digamma non compare mai, anche se alcuni studiosi ne hanno ricostruito la posizione in alcuni passaggi.
 
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view post Posted on 10/7/2020, 13:04
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apò ña spitha èni jinumèna aćà khàra

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Al tempo di Pisistrato nello ionico-attico il digamma era già scomparso sia nella parlata sia nella grafia.
 
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view post Posted on 10/7/2020, 16:13
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Faccio solo alcune precisazioni, in parte dovute a materiale che ho consultato, e in parte a mie personalissime idee.

CITAZIONE (Usékar @ 9/7/2020, 16:46) 
Il succo che riguarda questa discussione è che Vilusa/Vilio/Ilio durante il regno dell'ittita Muwatalli II, 1290 -1272 a.C. circa, quindi nell'epoca nella quale si situa la vicenda omerica e la Troia VI (1700 - 1250 a.C.), concluse un trattato di vassallaggio con Hattusa, la quale controllava attraverso trattati analoghi tutte le città del suo circondario, in particolare quelle della zona posta ad occidente del territorio da essa direttamente controllato.

Che la vicenda omerica fosse ambientata nell'ambito del XIII secolo a.C. ce lo dicono alcune fonti storiografiche classiche, che tuttavia scrivono in età assai successive alla (ipotetica) battaglia che si sarebbe svolta ai piedi della rocca di Priamo. Per farvi un'idea di quanto confuso sia il sistema delle proposte formulate già solo in antico, potete considerare l'elenco di date presentato in questo sito: http://iltaccuinodipan.blogspot.com/2011/0...a-di-troia.html.

Come potete vedere, c'è un ampio ventaglio di date, che spaziano dalla seconda metà del XIV secolo alla seconda metà del XII secolo a.C. - e non è neppure scritto da nessuna parte che almeno una di queste debba essere per forza quella corretta... Poi ogni archeologo segue un po' il suo pensiero e sceglie quella che ritiene più verosimile (o che magari si accorda meglio con la sua ricostruzione), ma in linea teorica le possibilità sono davvero molte e le certezze poche.

CITAZIONE (Usékar @ 9/7/2020, 16:46) 
Le prove di tutto questo vanno dalla tavoletta nella quale è riportato il testo del trattato, rinvenuta negli archivi di Hattusa, attraverso altre documentazioni scritte da circonvicini, fino a un sigillo biconvesso datato attorno al 1150 a.C., rinvenuto nel 1995 a Hissarlik, riportante su entrambi i lati una iscrizione in geroglifici ittito-luvii, quindi una lingua non greca.

Anche qui occorre stare attenti: Korfmann aveva già sostenuto in passato che questo sigillo poteva indicare che a Troia si parlasse una lingua anatolica (e che dunque la popolazione che abitava la rocca fosse una popolazione non greca); ma anche in questo caso ritengo che Hertel abbia avuto ragione a dubitare delle conclusioni del suo collega, dal momento che, proprio come "una rondine non fa primavera", così anche un solo sigillo (rinvenuto in un sito in cui non sono mai stati trovati archivi palatini o altro materiale epigrafico di pari valore) possa non essere indicativo della lingua parlata dagli antichi abitanti della rocca. L'esempio che Hertel faceva nel suo volume era tanto grossolano quanto calzante: se non avessimo avuto il materiale in Lineare B dalla rocca micenea di Tebe, e avessimo dovuto basarci unicamente sul fatto che dagli scavi della fortezza erano emersi alcuni sigilli in lingua orientale, avremmo infatti dovuto concludere che nella Tebe dell'età del Bronzo si parlasse una lingua orientale (prendendo dunque, in questo modo, un clamoroso abbaglio).

CITAZIONE (Usékar @ 9/7/2020, 16:46) 
Nella tavoletta di Hattusa viene menzionato come contraente Alaksandu, corrispondente al greco Alexandros, altro nome di Paride.

Questo è un altro grande argomento che va discusso con attenzione.
Si è infatti a lungo dibattuto se questo nome (e non solo questo) potesse essere indicativo della storicità del relativo personaggio omerico con esso assonante, poiché una conferma in tal senso avrebbe ovviamente portato a una collocazione più o meno precisa di quest'ultimo a livello cronologico (trascinandosi dietro, di concerto, anche la spinosa questione della datazione della Guerra di Troia).

Di certezze però ce ne sono ben poche: già nel 1976, nel suo Gli Ittiti, Kurt Bittel riportava questa interessante ipotesi, auspicando tuttavia che potessero emergere in futuro altre prove a sostegno di tale lettura, perché già al suo tempo essa appariva come nulla più che una intrigante suggestione. A questo aggiungo poi: ammesso che l'ittita Alaksandu sia effettivamente il nome che rende l'omerico Ἀλέξανδρος, possiamo escludere - in accordo con quanto si verifica nelle coeve liste reali ittite ed egizie - che anche a Wilusa più di un sovrano possa aver portato il nome di Alaksandu (e che magari quello omerico sia stato un successore del re menzionato nel trattato ittita)?
 
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view post Posted on 13/7/2020, 11:42

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Ciao a tutti,
mi sembra che l'articolo di Korfmann postato da Usekar sia piuttosto risolutivo rispetto alle ipotesi espresse da Godart.

Non mi soffermo sulla scarsa consistenza delle argomentazioni, su cui altri hanno già detto, tranne che per un argomento, che mi sembra finora non sia stato sollevato (e che riprendo dal testo "Tradizione micenea e poesia dell'Iliade" della filologa Luigia Achillea Stella, dell'ormai lontano 1978 e quasi introvabile): Godart nell'articolo postato da Perseo parla di stesse usanze tra Troiani e Achei, mentre la Stella si sofferma molto dettagliatamente ad analizzare le differenze, ad esempio, tra il funerale di Patroclo e quello di Ettore. Quest'ultimo presenta un rituale affatto differente che sembra corrispondere (anche nei 10 giorni di lutto - vado a memoria, non ho il testo sotto mano) ai rituali funerari attestati presso gli Ittiti.
Inoltre, lo studio dell'elenco degli contingenti presenti su entrambi i fronti in Iliade ricalca alleanze conosciute in seguito alla scoperta delle tavolette ittite di Hattusa.

Korfmann, dal canto suo, conclude il suo articolo sostenendo che, stante la mole e consistenza delle prove archeologiche emerse negli ultimi 15 anni di scavi nel sito di Hissarlik, a questo punto l'onere della prova spetta ai sostenitori della non storicità della guerra di Troia. Questo soprattutto alla luce del fatto che la città (anche Troia VIIb) era di proporzioni senza pari nell'area nord occidentale dell'attuale Turchia e rivestiva quindi un ruolo chiave nel controllo dei traffici commerciali che passavano dallo stretto dei Dardanelli (sia da ovest a est che da nord a sud e viceversa, come molto bene illustrava anche Stella);

Rimanda poi a un breve articolo di Latacz per la datazione al Tardo Bronzo del nucleo originario del testo dell'Iliade, a partire dall'uso dell'endecasillabo e dalla presenza della "w" ancora pronunciata in miceneo, che consentirebbe per l'appunto una sua corretta pronuncia rispetto al testo successivamente messo per iscritto.

Più marginalmente, Korfmann fa riferimento alle tavolette ittite che tratteggiano molto chiaramente l'alleanza di Wilusa/Troia con il regno Ittita (aggiungo io: i Cetei, brevemente citati nell'Iliade), ma soprattutto con tutto un arcipelago di regni vassalli degli Ittiti nella Turchia nord occidentale e di ripetute tensioni tra Achei e Ittiti per il possesso della costa turca durante tutto il Tardo Bronzo (e oltre, verrebbe da dire, viste le tensioni ancora vive a Cipro!).
Se non ricordo male, tra gli elementi che facevano propendere per una maggiore identificazione con Troia VIIb anziché con Troia VI (oltre al fatto che quest'ultima apparisse distrutta principalmente da un terremoto, con scarse tracce d'incendio che ne potevano essere una diretta conseguenza; e memoria del terremoto che distrusse Troia VI potrebbe essere conservata anche in parte del mito sulla caduta di Troia, con l'intervento di Poseidone lo Scuotitore), c'erano proprio le vicende del regno ittita e alleati. Di queste al momento ricordo solo che Mileto/Millawanda, era stata a più riprese occupata dagli Achei (se ne conservano tracce archeologiche e di sicuro doveva comunque ospitare una cospicua comunità micenea) e quindi il fatto che in Iliade risultasse nettamente tra gli alleati dei Troiani (e quindi sotto la sfera ittita) restringeva nettamente al periodo di Troia VIIb l'epoca di svolgimento della guerra.

Spero di non essere stata troppo logorroica e confusa. Purtroppo non ho qui con me né i testi originari né i miei appunti sull'argomento da consultare, quindi ho proceduto a memoria.
 
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view post Posted on 13/7/2020, 11:57
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Molto interessante. Grazie!
 
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view post Posted on 13/7/2020, 14:49
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Grazie, Clitemnestra!
Il lungo articolo di Korfmann, pubblicato a fine 2001 sulla rivista "concorrente" di quella che ha pubblicato l'ultimo di Godart, me lo sono riletto per bene, ma devo ancora leggere quello di Godart, appunto.

Tu hai riassunto chiaramente le conclusioni del tedesco, io ero stato troppo stringato, anche perché non è proprio la mia principale materia di studio.
 
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view post Posted on 13/7/2020, 15:14
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Ciao Clitemnestra :)

Stavo giusto finendo di leggere anch'io questo interessante commento.

CITAZIONE (clitemnestra @ 13/7/2020, 12:42) 
"Tradizione micenea e poesia dell'Iliade" della filologa Luigia Achillea Stella, dell'ormai lontano 1978 e quasi introvabile)

Questo testo non lo conoscevo. L'edizione del 1978 potrebbe certo essere un po' da rivedere per alcune cose - perché, se si considera che si situa appena 26 anni dopo la decifrazione del Lineare B da parte di Ventris, qualcosa di nuovo nel frattempo potrebbe anche essere saltato fuori... Ciò premesso, mi pare che alcune notazioni e riflessioni interessanti le riporti.
Una per tutte è senza dubbio questa:

CITAZIONE (clitemnestra @ 13/7/2020, 12:42) 
Godart nell'articolo postato da Perseo parla di stesse usanze tra Troiani e Achei, mentre la Stella si sofferma molto dettagliatamente ad analizzare le differenze, ad esempio, tra il funerale di Patroclo e quello di Ettore. Quest'ultimo presenta un rituale affatto differente che sembra corrispondere (anche nei 10 giorni di lutto - vado a memoria, non ho il testo sotto mano) ai rituali funerari attestati presso gli Ittiti.

Ci sono molti dettagli che anche secondo andrebbero analizzati attentamente, e forse questa Luigia Achillea Stella aveva fatto un lavoro assai più attento.

CITAZIONE (clitemnestra @ 13/7/2020, 12:42) 
Inoltre, lo studio dell'elenco degli contingenti presenti su entrambi i fronti in Iliade ricalca alleanze conosciute in seguito alla scoperta delle tavolette ittite di Hattusa.

(...) Più marginalmente, Korfmann fa riferimento alle tavolette ittite che tratteggiano molto chiaramente l'alleanza di Wilusa/Troia con il regno Ittita (aggiungo io: i Cetei, brevemente citati nell'Iliade), ma soprattutto con tutto un arcipelago di regni vassalli degli Ittiti nella Turchia nord occidentale e di ripetute tensioni tra Achei e Ittiti per il possesso della costa turca durante tutto il Tardo Bronzo

Ecco, qui sarebbe utile approfondire con chi di Ittitologia ne sa più di me e fare poi un'attenta riflessione, perché ipotizzare che un'opera epica messa per la prima volta per scritto forse nel VI secolo a.C. (ma fosse stato anche VIII secolo, poco importa), possa aver mantenuto una fotografia tanto nitida e attendibile di tutta una serie di alleanze geopolitiche esistite in un continente straniero di 400 (o addirittura 600) anni prima (e di cui non pare essersi manutenuto nessun documento scritto che possa esser stato di aiuto ai Greci della Dark Age), mi pare un pochettino pretenzioso.
Tutto può essere poi; però io preferisco restarmene trincerato, almeno per il momento, dietro una posizione di sano scetticismo, non per screditare le altrui idee o posizioni, ma semplicemente perché trovo questa ricostruzione un po' difficile da immaginare.
 
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view post Posted on 13/7/2020, 17:32
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OT
Luigia Achillea Stella fu professoressa all’università di Trieste. Ricordo di averla sentita nominare, credo anche per la sua severità, da mia sorella, che studiò lì tra la fine degli anni '50 è l‘inizio degli anni '60.

Edited by dceg - 13/7/2020, 19:02
 
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view post Posted on 14/7/2020, 09:24

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CITAZIONE (dceg @ 13/7/2020, 18:32) 
OT
Luigia Achillea Stella fu professoressa all’università di Trieste. Ricordo di averla sentita nominare, credo anche per la sua severità, da mia sorella, che studiò lì tra la fine degli anni '50 è l‘inizio degli anni '60.

Bellissimo!!!! XD XD XD
Questa non me l'aspettavo...

Chiaramente, Perseo, in più di 40 anni ci saranno molte novità (a partire dagli scavi tedeschi a Troia e non solo!), il testo però se lo trovi a mio avviso merita...

Io avevo fatto qualche approfondimento sugli aspetti geopolitici del regno ittita. Sempre andando a memoria, le fonti principali erano costituite dalle tavolette ittite di Hattusa che ricostruivano continue tensioni diplomatiche con i regni costieri vassalli (Lukka/Licia, Mileto/Millawanda, Wilusa/Ilio e altri meno noti e che non ricordo), che in una certa fase avevano costituito anche una realtà geo-politica autonoma (più anticamente Assua/Asia nel XV secolo, poi Arzawa nel XIV) che aveva finito per entrare in guerra con il regno ittita (se non ricordo male all'epoca di Shuppiluliuma I).

Sempre dalle tavolette ittite, risultava che il regno di Ahhiyawa (universalmente ormai riconosciuto come Achei, come ricorda anche Latacz nell'articolo citato da Korfmann) aveva a più riprese tentato d'inserirsi in queste tensioni per espandere il proprio controllo sulla costa egea orientale (culminato con l'occupazione di Mileto).

In questo contesto diplomatico, che da XIV-XV secolo si era protratto almeno fino alla fine del XIII, la storicità della guerra di Troia sembra collocarsi bene. Anche il fronte di alleanze dei troiani tratteggiato in Iliade e bene analizzato da Stella (il miceneo era stato decifrato da poco, ma Stella si rifaceva soprattutto alle tavolette ittite) sembra corrispondere alle indicazioni geopolitiche riscontrate (e comprese, molte sono ancora località sconosciute!) nelle tavolette. In particolare i regni che avevano fatto parte di Arzawa (tra cui Wilusa) compaiono tra gli alleati dei Troiani, con la notevole eccezione - di cui avevo già scritto - di Mileto/Millawanda.

Queste ricostruzioni, che ho letto per la prima volta nel testo di Stella, sono poi state riprese anche da altri studiosi più contemporanei, in aprticolare ma non solo in Troy and Homer di Latacz, del 2004.
 
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view post Posted on 14/7/2020, 10:15
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CITAZIONE (clitemnestra @ 14/7/2020, 10:24) 
Chiaramente, Perseo, in più di 40 anni ci saranno molte novità (a partire dagli scavi tedeschi a Troia e non solo!), il testo però se lo trovi a mio avviso merita...

Ma certo :)
Non fraintendiamo: sono convinto che lo studio di Stella possa essere interessante. Come ho scritto, ho apprezzato le sottili osservazioni sulle differenze fra i rituali funebri achei e troiani (e comunque non credo affatto che uno studio "datato" sia già solo per questo fatto meno attendibile di uno più recente).

CITAZIONE (clitemnestra @ 14/7/2020, 10:24) 
Sempre dalle tavolette ittite, risultava che il regno di Ahhiyawa (universalmente ormai riconosciuto come Achei, come ricorda anche Latacz nell'articolo citato da Korfmann) aveva a più riprese tentato d'inserirsi in queste tensioni per espandere il proprio controllo sulla costa egea orientale (culminato con l'occupazione di Mileto).

Confermo: anche in base a quello che avevo studiato io, il regno di Ahhiyawa era stato classificato con buon margine di sicurezza come un regno miceneo in area orientale, dalla localizzazione ancora incerta (alcuni mi pare propendessero per le coste sud-occidentali dell'Anatolia, altri per alcuni ambienti insulari dell'Egeo).

CITAZIONE (clitemnestra @ 14/7/2020, 10:24) 
Anche il fronte di alleanze dei troiani tratteggiato in Iliade e bene analizzato da Stella (il miceneo era stato decifrato da poco, ma Stella si rifaceva soprattutto alle tavolette ittite) sembra corrispondere alle indicazioni geopolitiche riscontrate (e comprese, molte sono ancora località sconosciute!) nelle tavolette. In particolare i regni che avevano fatto parte di Arzawa (tra cui Wilusa) compaiono tra gli alleati dei Troiani, con la notevole eccezione - di cui avevo già scritto - di Mileto/Millawanda.

Ecco, se queste corrispondenze potessero essere tratteggiate un po' meglio nell'ambito di questa discussione, mi farebbe piacere analizzarle e discuterle insieme (nei limiti delle possibilità di ciascuno di noi). Il fatto che io abbia una posizione di scetticismo non significa che non sia curioso di confrontarmi sulla questione e magari vedere di capirci qualcosa di più anche io.
Fammi sapere se hai modo, io un po' di tempo vedo di trovarlo volentieri! ;)
 
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view post Posted on 14/7/2020, 10:51

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Parlare di questo argomento ha per me un'attrattiva irresistibile! Quindi accetto senz'altro il tuo invito.

La prossima settimana rientro a casa e vedo se riesco a ritagliarmi un po' di tempo con i documenti alla mano. Come dicevo, finora ho proceduto a memoria (oltre tutto parecchio arruginita sul Tardo Bronzo...).

Solo una cosa: il regno Ahhiyawa era sicuramente situato a ovest del regno ittita. come riportato nei documenti. Se non ricordo male, tra le argomentazioni che più facevano propendere per una sua collocazione oltre mare c'era il contrasto tra l'evidente potenza del regno (che nei documenti ittiti veniva annoverato tra i Grandi Re, alla pari con Egitto e Babilonia) e l'impossibilità di trovargli una collocazione spaziale geograficamente significativa in Anatolia.

Nel frattempo mi sono imbattuta in internet in un testo piuttosto recente: "Manuale di epigrafia micenea: introduzione allo studio dei testi in lineare B" del 2016, di Perna e Del Freo, che a pag 31 riassume alcune interessanti considerazioni sull'argomento.
Qui, per mancanza di tempo, riporto solo quello a base più empirica e meno ipotetica: le analisi chimiche sulle ceramiche micenee trovate in Anatolia rivelano una provenienza nettamente maggioritaria dall'Argolide (informazione che si trova anche ne I Micenei di Cultraro, se non erro).
 
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view post Posted on 31/7/2020, 10:45
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Perdonatemi se vado ampiamente OT, ma sapete quanto sono appassionato riguardo la lavorazione della giada in epoca Neolitica.

Quando si pensa o si parla dei "tesori" di troia, credo che tutti intendano gli ori, rinvenuti in vari strati da Schliemann.

In realtà, c'è ben altro.

Tutto quanto rinvenuto dal Schliemann venne trasportato, illegalmente e con vari sotterfugi, a Berlino. Venne recuperato e trasferito a Mosca dalle truppe sovietiche, alla fine della II GM, senza darne notizia alcuna, tanto che si credeva tutto perduto nell'incendio della Flakturm, la torre con l'apparato antiaereo che difendeva l'aeroporto di Tempelhof.
In quella torre, che resistette ai bombardamenti e venne incendiata appositamente dall'interno dai tedeschi stessi, finirono bruciate molte opere d'arte provenienti da vari musei della Germania.

Dopo la caduta del regime sovietico, il Governo russo diede la notizia che tutti i tesori troiani erano conservati in un caveau "segreto" e vennero suddivisi tra il Museo Pushkin di Mosca e l'Hermitage di San Pietroburgo.

I vari tesori rinvenuti da Schliemann vennero catalogati, ai primi del '900, da Hubert Schmidt che li etichettò con lettere dell'alfabeto da A a R, a seconda dello strato di rinvenimento.
Schliemann rinvenne il "tesoro" che Schmidt etichettò con la lettera L nel 1890. Venne rinvenuto nello strato corrispondente a Troia IIg, datato 2400 - 2200 a.C.

Non so se corrisponda a verità, ma la presentazione del Tesoro L, che si può leggere, in russo, nel sito del Museo Pushkin, dove lo stesso è conservato e parzialmente esposto, dice che proprio di quello Schliemann era particolarmente orgoglioso e lo considerava il più importante tra quelli da lui rinvenuti. In particolare si riporta che fosse fiero e ammirato da quello che si può vedere nelle foto di cui trascrivo l'indirizzo.

Si tratta di 4 incredibili accette-martello in pietra pulita, rinvenute nello strato IIg, datate 2400 - 2200 a.C.
Due di esse sono in pietra nefritoide, vale a dire serpentino con ampia presenza di giada nefrite, una è in giada giadeite e una in lapislazzuli.

Esaminandole con una fonte di luce alogena, nei recessi degli ornamenti a spina di pesce sui mozzi degli assi di quelle con n.ro di inventario Aar 165 e Aar 168, furono rilevati i resti di un sottile strato d'oro, indicando che nell'antichità queste aree erano dorate.

In russo vengono chiamate asce - martello, ma sono in realtà accette - martello.
Si tratta di riproduzioni in pietra semidura di oggetti che nella loro forma funzionale erano di bronzo.
Nessun reperto simile è stato finora rinvenuto nella vastissima zona che va dal Mar Egeo al Caucaso, dall'Anatolia alla Mesopotamia.

Ecco gli indirizzi delle immagini, clickando su + si possono ingrandire, trascrivo sotto ogni immagine la traduzione della didascalia, tra [] le mie aggiunte.

www.antic-art.ru/data/troy/7_four_axes/1_ax/index.php
1. Ascia martello, [inv.] Aar 165, [pietra] Nefritoide (?) [con tracce di doratura]
L. 25,9; Spess.[max] 5, 85; Foro Ø 2,4 (in basso) - 2,46 (in alto)

www.antic-art.ru/data/troy/7_four_axes/2_ax/index.php
2. Ascia martello, [inv.] Aar 166, Giadeite (?)
L. 28.2; Spess.[max] 7.66; Foro Ø 2,87 (in basso) - 3,05 (in alto)

www.antic-art.ru/data/troy/7_four_axes/3_ax/index.php
3. Ascia martello, [inv.] Aar 167, [pietra] Nefritoide (?)
L. 31,1; Spess.[max] 8.62; Foro Ø 3,48 (in basso) - 3,62 (in alto)

www.antic-art.ru/data/troy/7_four_axes/4_ax/index.php
4. Ascia martello, [inv.] Aar 168 Lapislazzuli [con tracce di doratura]
L. 27,8; Spess.[max] 7.2; Foro Ø 3.2 (in basso) - 3.3 (in alto)

Al di là dello splendido lustro, non difficilissimo da ottenere, dimostrano una eccezionale abilità dell'artigiano-artista le "guarnizioni" attorno ai mozzi, in particolare i piccoli rilievi semisferici.

Fine OT, spero che chi legge questo mio intervento l'abbia apprezzato, si tratta veramente di oggetti del tutto eccezionali.
 
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view post Posted on 31/7/2020, 11:59
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Posseggo il catalogo di una mostra tenutasi a Mosca nel 1996/97 in cui sono rappresentati anche i reperti citati da Usékar. Il catalogo è in lingua tedesca.

Der Schatz aus Troja - Schliemann und der Mythos des Priamos-Goldes, Stuttgart; Zürich: Belser, 1996, ISBN: 3-7630-2333-x
 
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view post Posted on 31/7/2020, 13:39
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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:D dceg, non avevo dubbi che tu ne sapessi qualcosa...

In effetti, nel 1993 venne dato l'annuncio dell'esistenza di quel caveau con i suoi tesori e credo che l'esposizione del 1996 sia stata la prima ad essere organizzata.
Successivamente, una parte degli oggetti venne inviata all' Hermitage di San Pietroburgo, anche se il Governo di Eltsin assicurò che avrebbe organizzato una mostra itinerante, che avrebbe toccato le maggiori capitali d'Europa e non solo.

Credo che finora non se ne sia fatto niente per il timore, da parte delle autorità russe, che i reperti, una volta all'estero, vengano sequestrati, a causa delle rivendicazioni sia della Germania sia della Turchia.

In realtà, dei circa 10 mila oggetti elencati nel primo e finora unico catalogo steso da Schmidt nel 1902, appartenenti a 19 "tesori" differenti, a Mosca giunsero quelli appartenenti a soli 13 di essi, sia perché una parte era stata già dichiarata "irrecuperabile" dagli esperti tedeschi, sia perché si ipotizza che almeno un migliaio di reperti sia sparito durante il trasferimento da Berlino a Mosca, si suppone a causa di "prelievi" da parte di ufficiali dell'Armata Rossa.

Ho pubblicato tutto questo in questa discussione perché sono venuto a conoscenza dell'esistenza di queste 4 accette solo dopo aver letto l'articolo di Godart da cui la discussione ha avuto inizio.
O meglio, avevo letto qualche accenno a oggetti in nefrite rinvenuti da Schliemann e li avevo cercati, senza risultato. La giusta chiave di ricerca me l'ha data quanto scritto nell'articolo, nel riquadro "non tutti sanno che".
Le informazioni del Museo Pushkin affermano che accette di quel tipo, datate alla seconda metà del III millennio a.C., sono note, ma sono di qualità decisamente inferiore.

Personalmente, studio la lavorazione delle pietra verde pulita da più di 25 anni e non ne avevo mai sentito parlare prima d'ora.
E in effetti la cosa non deve essere molto nota, dato che Lama_su, uno dei fondatori di questo forum, ancora 7 anni fa mi chiese se avevo notizie dell'utilizzo della pietra verde pulita in area Egea e/o Anatolica, notizie che lui andava cercando da tempo. E dceg credo che capisca bene che se non ne sapeva nulla Lama_su, la cosa non doveva essere proprio notissima nemmeno nell'ambito accademico.

Se qualcuno dei lettori ha ulteriori notizie in merito, mi piacerebbe ne trascrivesse gli estremi. Grazie.
 
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