Perdonatemi se vado ampiamente OT, ma sapete quanto sono appassionato riguardo la lavorazione della giada in epoca Neolitica.
Quando si pensa o si parla dei "tesori" di troia, credo che tutti intendano gli ori, rinvenuti in vari strati da Schliemann.
In realtà, c'è ben altro.
Tutto quanto rinvenuto dal Schliemann venne trasportato, illegalmente e con vari sotterfugi, a Berlino. Venne recuperato e trasferito a Mosca dalle truppe sovietiche, alla fine della II GM, senza darne notizia alcuna, tanto che si credeva tutto perduto nell'incendio della Flakturm, la torre con l'apparato antiaereo che difendeva l'aeroporto di Tempelhof.
In quella torre, che resistette ai bombardamenti e venne incendiata appositamente dall'interno dai tedeschi stessi, finirono bruciate molte opere d'arte provenienti da vari musei della Germania.
Dopo la caduta del regime sovietico, il Governo russo diede la notizia che tutti i tesori troiani erano conservati in un caveau "segreto" e vennero suddivisi tra il Museo Pushkin di Mosca e l'Hermitage di San Pietroburgo.
I vari tesori rinvenuti da Schliemann vennero catalogati, ai primi del '900, da Hubert Schmidt che li etichettò con lettere dell'alfabeto da A a R, a seconda dello strato di rinvenimento.
Schliemann rinvenne il "tesoro" che Schmidt etichettò con la lettera L nel 1890. Venne rinvenuto nello strato corrispondente a Troia IIg, datato 2400 - 2200 a.C.
Non so se corrisponda a verità, ma la presentazione del Tesoro L, che si può leggere, in russo, nel sito del Museo Pushkin, dove lo stesso è conservato e parzialmente esposto, dice che proprio di quello Schliemann era particolarmente orgoglioso e lo considerava il più importante tra quelli da lui rinvenuti. In particolare si riporta che fosse fiero e ammirato da quello che si può vedere nelle foto di cui trascrivo l'indirizzo.
Si tratta di 4 incredibili accette-martello in pietra pulita, rinvenute nello strato IIg, datate 2400 - 2200 a.C.
Due di esse sono in pietra nefritoide, vale a dire serpentino con ampia presenza di giada nefrite, una è in giada giadeite e una in lapislazzuli.
Esaminandole con una fonte di luce alogena, nei recessi degli ornamenti a spina di pesce sui mozzi degli assi di quelle con n.ro di inventario Aar 165 e Aar 168, furono rilevati i resti di un sottile strato d'oro, indicando che nell'antichità queste aree erano dorate.
In russo vengono chiamate asce - martello, ma sono in realtà accette - martello.
Si tratta di riproduzioni in pietra semidura di oggetti che nella loro forma funzionale erano di bronzo.
Nessun reperto simile è stato finora rinvenuto nella vastissima zona che va dal Mar Egeo al Caucaso, dall'Anatolia alla Mesopotamia.
Ecco gli indirizzi delle immagini, clickando su + si possono ingrandire, trascrivo sotto ogni immagine la traduzione della didascalia, tra [] le mie aggiunte.
www.antic-art.ru/data/troy/7_four_axes/1_ax/index.php1. Ascia martello, [inv.] Aar 165, [pietra] Nefritoide (?) [con tracce di doratura]
L. 25,9; Spess.[max] 5, 85; Foro Ø 2,4 (in basso) - 2,46 (in alto)
www.antic-art.ru/data/troy/7_four_axes/2_ax/index.php2. Ascia martello, [inv.] Aar 166, Giadeite (?)
L. 28.2; Spess.[max] 7.66; Foro Ø 2,87 (in basso) - 3,05 (in alto)
www.antic-art.ru/data/troy/7_four_axes/3_ax/index.php3. Ascia martello, [inv.] Aar 167, [pietra] Nefritoide (?)
L. 31,1; Spess.[max] 8.62; Foro Ø 3,48 (in basso) - 3,62 (in alto)
www.antic-art.ru/data/troy/7_four_axes/4_ax/index.php4. Ascia martello, [inv.] Aar 168 Lapislazzuli [con tracce di doratura]
L. 27,8; Spess.[max] 7.2; Foro Ø 3.2 (in basso) - 3.3 (in alto)
Al di là dello splendido lustro, non difficilissimo da ottenere, dimostrano una eccezionale abilità dell'artigiano-artista le "guarnizioni" attorno ai mozzi, in particolare i piccoli rilievi semisferici.
Fine OT, spero che chi legge questo mio intervento l'abbia apprezzato, si tratta veramente di oggetti del tutto eccezionali.