Ostraka - Forum di archeologia

Paestum, scoperto un nuovo tempio

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icon11  view post Posted on 6/10/2020, 11:42
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- Γνῶθι σεαυτόν -

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E' dell'agosto 2020 l'annuncio sulla rivista Remote Sensing della scoperta di un nuovo, probabile edificio templare nell'area archeologica di Paestum. I resti della struttura sono stati individuati lo scorso anno in un'area non ancora indagata del parco archeologico, situata nei pressi delle mura occidentali, non lontano da Porta Marina.

La pianificazione di un'accurata campagna di esplorazioni geofisiche, promossa dalla Direzione del Parco Archeologico di Paestum e Velia e dal CNR, ha infatti portato a delineare le geometrie del basamento di una possibile struttura templare, che, una volta scavata, potrebbe rappresentare una delle più importanti scoperte dell'archeologia magnogreca del nostro tempo.

Di seguito il link a cui è possibile rintracciare il testo in pdf: https://www.mdpi.com/2072-4292/12/17/2711?...qKOEGj0KWYLK1Xk.
 
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view post Posted on 10/10/2020, 13:58
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Assolutamente eccezionale questa scoperta!
Conosco abbastanza bene l'area archeologica di Paestum per averla visitata numerose volte ed avervi fatto anche delle ricerche archeoastronomiche in passato, tuttavia la zona dove sono state individuate queste rovine mi era (ed è tuttora) completamente ignota perché del tutto occupata da coltivazioni agricole.
Comunque era ovvio che la città di Paestum (antica Poseidonia) non poteva essere limitata a quella stretta fascia compresa fra il tempio di Atena e il c.d. Tempio di Nettuno: basta guardare la disposizione e l'estensione delle mura per convincersene. La città vera e propria è ancora tutta da scoprire.

La presenza poi di questo supposto tempio in prossimità di (o addirittura parzialmente sotto) un tratto delle mura meridionali fa supporre che la struttura sia molto antica, forse addirittura coeva alla prima impostazione magnogreca della città.

Interessante, ma per me ancora da verificare, risulta anche l'orientamento della struttura che viene definita dall'articolo (5. Discussione e conclusioni) come concordante "con quello dei tre templi nell'area monumentale".
Da notare (b, in Figura 10) la distanza inconsueta dell'ara sacrificale dal corpo del tempio. Argomento questo che varrebbe la pena di affrontare, almeno sul piano del'informazione.
 
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view post Posted on 13/10/2020, 08:16

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Sono in corso da qualche anno importanti lavori -sia sul campo che con modalità non invasive- per una migliore messa a punto della conoscenza di quell'antico perimetro urbano. Di mezzo ci sono anche questioni di politica vincolistica.
E fin qui bene, anzi molto bene.

Rimane solo da sperare che con l'occasione non partano ideuzze circa l'esecuzione di nuovi scavi non strettamente indispensabili. E su questo versante i segnali attuali sembrano giustificare qualche preoccupazione.
 
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view post Posted on 13/10/2020, 11:50
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CITAZIONE (LAVORI ARCHEOLOGICI @ 13/10/2020, 09:16) 
Rimane solo da sperare che con l'occasione non partano ideuzze circa l'esecuzione di nuovi scavi non strettamente indispensabili. E su questo versante i segnali attuali sembrano giustificare qualche preoccupazione.

Fammi capire meglio il tuo pensiero.
Se le prospezioni effettuate finora definissero con certezza la presenza di un tempio o altra struttura di interesse archeologico, non bisognerebbe scavarlo e restaurarlo?
 
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view post Posted on 13/10/2020, 12:48

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Sono contrarissimo a scavi non necessari.

Proprio perché ne faccio per mestiere dove di solito non si può fare diversamente so quanto siano distruttivi gli scavi archeologici.

Come chiedere ad un Chirurgo con un minimo di esperienza e di spirito etico cosa ne pensa delle amputazioni.

A occhio direi che lì siamo già in area vincolata se non addirittura demaniale.
Se così non fosse si pone un nuovo vincolo per preservare.

Poi indagini non invasive tutte le volte che ci fosse qualche soldino da spenderci.
A qualche piccolo sondaggio di controllo per tarare o confermare la strumentazione ci arrivo anche, giusto quello.

Ma nuovi scavi, che divorano stratigrafie ed espongono i poveri resti ad un maggior degrado del tempo e delle intemperie (e a rischi di ogni genere legati all'esposizione), per favore no!
 
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view post Posted on 13/10/2020, 13:56
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A tutto questo ci arrivavo da solo: hai già espresso idee del genere in passato e, in linea di massima, concordo con te. Ma non hai risposto alla domanda diretta:
"Se le prospezioni effettuate finora definissero con certezza la presenza di un tempio o altra struttura di interesse archeologico, non bisognerebbe scavarlo e restaurarlo?"
 
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view post Posted on 14/10/2020, 07:46

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CITAZIONE (Righel @ 13/10/2020, 14:56) 
Ma non hai risposto alla domanda diretta:
"Se le prospezioni effettuate finora definissero con certezza la presenza di un tempio o altra struttura di interesse archeologico, non bisognerebbe scavarlo e restaurarlo?"

Rispondo che no.
Bisognerebbe fare tutto il possibile per evitare che venisse scavato.

In un mondo che abbia un senso sistemi di prospezione tanto sofisticati servono proprio a questo: ad evitare nuovi scavi archeologici e a fornire argomenti alla comunità scientifica e ai decisori politici per impedirli: in aree già tutelate o facilmente tutelabili perché già parco o perché rientranti in contesti noti, meglio spendere qualche risorsa per indagini che lascino intatte le giaciture sepolte e le loro coperture stratigrafiche, piuttosto che spenderne molti di più per rallentare con restauri il degrado inevitabile conseguente alla messa in luce e tentare improbabilmente di giustificare con una spettacolarizzazione un poco dei danni alla miglior conoscenza futura che l'operazione scavo archeologico (e sui grandi resti monumentali solitamente ancora di più) sempre inevitabilmente comporta .

I turisti in un'area archeologica importante come quella ci vanno ugualmente e con uguale soddisfazione: vuol dire che alcune cose è meglio mostrarle a loro ed agli studiosi mediante esposizione dei dati di prospezione e magari -se l'area è già di proprietà pubblica- tracciando con deboli e poco radicate piantumazioni vegetali l'idea in situ di dove certi resti si trovino sepolti.
 
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view post Posted on 17/10/2020, 10:39
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- Γνῶθι σεαυτόν -

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CITAZIONE (LAVORI ARCHEOLOGICI @ 14/10/2020, 08:46) 
CITAZIONE (Righel @ 13/10/2020, 14:56) 
Ma non hai risposto alla domanda diretta:
"Se le prospezioni effettuate finora definissero con certezza la presenza di un tempio o altra struttura di interesse archeologico, non bisognerebbe scavarlo e restaurarlo?"

Rispondo che no.
Bisognerebbe fare tutto il possibile per evitare che venisse scavato.

In un mondo che abbia un senso sistemi di prospezione tanto sofisticati servono proprio a questo: ad evitare nuovi scavi archeologici e a fornire argomenti alla comunità scientifica e ai decisori politici per impedirli: in aree già tutelate o facilmente tutelabili perché già parco o perché rientranti in contesti noti, meglio spendere qualche risorsa per indagini che lascino intatte le giaciture sepolte e le loro coperture stratigrafiche, piuttosto che spenderne molti di più per rallentare con restauri il degrado inevitabile conseguente alla messa in luce e tentare improbabilmente di giustificare con una spettacolarizzazione un poco dei danni alla miglior conoscenza futura che l'operazione scavo archeologico (e sui grandi resti monumentali solitamente ancora di più) sempre inevitabilmente comporta .

I turisti in un'area archeologica importante come quella ci vanno ugualmente e con uguale soddisfazione: vuol dire che alcune cose è meglio mostrarle a loro ed agli studiosi mediante esposizione dei dati di prospezione e magari -se l'area è già di proprietà pubblica- tracciando con deboli e poco radicate piantumazioni vegetali l'idea in situ di dove certi resti si trovino sepolti.

Io auspicherei invece una soluzione a metà strada fra le due posizioni.

Capisco la preoccupazione per gli aspetti della tutela, ma oltre a questa c'è anche la questione della conoscenza del sito, che non è meno importante: scavare quel tempio - ammesso che realmente di un tempio poi si tratti (perché per ora è più che altro una deduzione basata solo sulle sue geometrie) - significherebbe infatti aggiungere quantomeno una nuova pagina alle nostre conoscenze del sito archeologico di Poseidonia/Paestum.

Vero è che ci troviamo all'interno di un'area protetta e già tutelata, per cui non si pone il rischio di scavi abusivi o progetti edilizi che possano compromettere l'integrità del sito e della struttura; ma è altrettanto vero che, proprio perché si tratta di uno dei grandi parchi archeologici nazionali dotati di autonomia, ci sarebbe senza dubbio la possibilità (tramite fondi interni e sponsor) di organizzare una campagna di scavo con tutti i crismi del caso, in grado di fornire una documentazione accurata ed esaustiva delle stratigrafie, e una efficiente e scrupolosa raccolta dei reperti trovati al loro interno (non solo archeologici stricto sensu, ma anche zoologici, botanici etc.).
Una indagine di questo tipo si porrebbe, peraltro, in netta controtendenza rispetto a quella che è stata per decenni la tradizione degli scavi archeologici nel Meridione d'Italia, dove i risultati delle indagini (quando la documentazione è stata prodotta) sono stati generalmente poi editi poco e male (ragion per cui oggi si fa una grandissima fatica a ricostruire scoperte e contesti).

Dall'altro lato c'è poi la questione del restauro della struttura, e magari della sua musealizzazione, che invece potrebbe anche trovarmi meno concorde. Premesso che, in generale, per qualunque monumento, le spese ingenti per i restauri si possono in parte anche evitare tramite l'adozione di programmi di manutenzione ordinaria mirata, si tratterebbe comunque di "una bocca in più da sfamare".
Si potrebbe allora anche pensare, una volta concluse le indagini, di reinterrare quanto scoperto, soprattutto nel caso in cui questa struttura non si configurasse come un sostanziale punto di interesse per i fruitori del parco: in questo caso, la terra continuerebbe così ad avere il suo ruolo conservativo per le strutture contro le intemperie e gli infestanti, senza togliere agli studiosi la possibilità di raccogliere una documentazione archeologica in base a cui poter avanzare nuove ricostruzioni dell'area sacra in età greca, lucana e/o romana, utili sia a fini accademici, sia divulgativi, e forse perfino di tutela (perché, in certi casi, alcuni monumenti possono rivelarsi veri e propri "cardini", lasciando supporre la presenza di altre strutture a essi legate nelle loro immediate vicinanze).
 
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view post Posted on 18/10/2020, 08:11

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La strategia del reinterro -dopo accurata documentazione scientifica- di resti il cui scavo è sventuratamente già stato fatto da tempo o che non si è avuta la forza e l'autocontrollo di impedire è una idea molto saggia. Si documenta e si richiude.

Ma le stratigrafie non contano proprio nulla? Quelle si distruggono malamente con tecniche modeste e ormai pressoché sempre inadeguate (spesso perché male intese sul piano metodologico, talora persino in quanto pignolamente infarcite di una esagerazione di osservazioni inutili e con ciò distorcenti) per inseguire i monumenti (eventualmente poi da reinterrare) e ci mettiamo il cuore in pace così? Siamo tornati come negli anni Settanta a pensare che valgono più i muri della terra?

Facciamo meglio se ci rassegnamo in certi casi all'idea di non scavare proprio -né archeologicamente né in alcun altro modo- e di dover resistere -dove la tutela può afficacemente essere esercitata senza scavo- alla curiosità e ad un malinteso senso di prestigio per la scoperta affidandoci -dove siamo certi che il contesto archeologico lo si può preservare sepolto- agli oggigiorno crescenti livelli di conoscenza che possono essere raggiunti mediante modalità non invasive.
 
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view post Posted on 18/10/2020, 11:27
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CITAZIONE (LAVORI ARCHEOLOGICI @ 18/10/2020, 09:11) 
Ma le stratigrafie non contano proprio nulla? Quelle si distruggono malamente con tecniche modeste e ormai pressoché sempre inadeguate (spesso perché male intese sul piano metodologico, talora persino in quanto pignolamente infarcite di una esagerazione di osservazioni inutili e con ciò distorcenti) per inseguire i monumenti (eventualmente poi da reinterrare) e ci mettiamo il cuore in pace così? Siamo tornati come negli anni Settanta a pensare che valgono più i muri della terra?

Facciamo meglio se ci rassegnamo in certi casi all'idea di non scavare proprio -né archeologicamente né in alcun altro modo- e di dover resistere -dove la tutela può afficacemente essere esercitata senza scavo- alla curiosità e ad un malinteso senso di prestigio per la scoperta affidandoci -dove siamo certi che il contesto archeologico lo si può preservare sepolto- agli oggigiorno crescenti livelli di conoscenza che possono essere raggiunti mediante modalità non invasive.

Bene. Quindi la soluzione qual è? Fermiamo tutti gli scavi "non necessari" e ingessiamo di fatto la ricerca archeologica in tutto il Paese? Se questa è la tua ricetta, posso dire che mi trova molto poco concorde. Anche perché il concetto di "necessario", in questo senso, può cambiare e di molto, a seconda del punto di vista da cui lo si guarda.

Innanzitutto, è bene ricordare che in Italia, oltre alle soprintendenze (che si occupano meritoriamente della tutela), abbiamo gli atenei, che hanno come prima missione la ricerca, e come seconda missione la didattica.
Ora, una cattedra di Archeologia che non ha scavi all'attivo, in che modo contribuisce alla creazione di nuove conoscenze sulla storia di un territorio? Dobbiamo ridurci tutti a fare solo esami non invasivi? O riesami di quanto è già stato edito? Può essere questa la sola, unica e "nuova" frontiera della ricerca archeologica? Onestamente, mi pare un po' povera come prospettiva, tanto più che, sì, le prospezioni di cui si parla nell'articolo aiutano a individuare possibili contesti archeologici, ma si limitano comunque a evidenziare eventuali strutture sepolte a livello dimensionale (es. geometrie, estensione), senza dare anche informazioni più caratterizzanti sulla loro natura (es. datazione, cultura di afferenza, funzione etc.).

Una volta ebbi modo di assistere a Firenze a una conferenza di Andrea Carandini, che auspicava che in futuro si potesse arrivare a non scavare più manualmente i contesti archeologici, indagandoli nel dettaglio senza alzare un solo pugno di terra... Io non so se arriveremo mai a disporre di una tecnologia tanto avanzata; fino a quel momento, tuttavia, l'unica conoscenza più completa di uno contesto archeologico, piaccia o non piaccia, verrà solo e soltanto dallo scavo stratigrafico. Poi, lo scavo è distruttivo? Purtroppo sì, è risaputo ed è un dato di fatto. E non tutti - su questo sono del tuo stesso parere - sono in grado di leggere e ricostruire sempre tutte le sequenze stratigrafiche nel modo corretto. Questo però non può essere il motivo per cui si fermano gli scavi, che anzi richiedono oggi una crescente mole di documentazione (scritta, grafica e fotografica), proprio per lasciare memoria di tutto quello che emerge pian piano dalla terra, di modo che non si perdano i passaggi dei lavori - e che, un domani, qualcuno, poco convinto delle conclusioni raggiunte dai colleghi, possa eventualmente tentare un riesame (e con esso una differente lettura o interpretazione) dei dati raccolti.

Non dimentichiamo poi anche l'aspetto della didattica - o meglio, della formazione. Niente a questo mondo dura in eterno, e anche gli attuali e più bravi archeologi, prima o poi, dovranno essere sostituiti per mere ragioni anagrafiche. Se togliamo agli atenei la possibilità di fare ricerca archeologica, oltre a non far progredire le conoscenze sui territori oggetto di indagine, togliamo anche ai loro studenti - che magari un domani saranno i nuovi funzionari di soprintendenze e poli museali - la possibilità di farsi un'esperienza di scavo guidata, in un contesto che è formativo, ma che non è comunque quello frenetico e molto più complesso di uno scavo urbano di emergenza (dove onestamente non credo che si potrebbe mai sbattere uno studente della triennale, che per la prima volta prende in mano una trowel...).

Direi quindi che quelli che poni possono essere in teoria problemi effettivi e dubbi condivisibili, ma dal mio punto di vista (ed evidentemente non solo il mio), all'atto pratico non sono sufficienti a bloccare tutta la ricerca archeologica di per sé. E non tirerei tanto in ballo la curiosità nella volontà di scavare una struttura archeologica come quella individuata a Paestum, quanto piuttosto chiamerei in causa la necessità di approfondire e ampliare una visione del mondo antico e del territorio che deve per sua natura progredire - pena il continuare a trasmettere agli studenti (ma anche a visitatori e turisti) nozioni e informazioni formulate sulla base di una conoscenza pregressa che, dopo una scoperta del genere, c'è il doveroso dubbio che possa essere più o meno incompleta, se non addirittura errata.
 
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view post Posted on 19/10/2020, 16:10

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CITAZIONE (Perseo87 @ 18/10/2020, 12:27) 
. . . la soluzione qual è? Fermiamo tutti gli scavi "non necessari" e ingessiamo di fatto la ricerca archeologica in tutto il Paese? Se questa è la tua ricetta, posso dire che mi trova molto poco concorde. Anche perché il concetto di "necessario", in questo senso, può cambiare e di molto, a seconda del punto di vista da cui lo si guarda.

Mettiamola così: fermiamo tutti gli scavi che si possono giuridicamente fermare e facciamolo con convinzione per vero spirito etico.

Tutto ciò di archeologico che può continuare a stare dov'è sottoterra assicuriamoci che ci rimanga.

La ricerca archeologica invece alimentiamola con l'enorme mole di scavi che non abbiamo giuridicamente la forza di impedire ma che non di rado di fatto non si fanno se non pro forma e qualche volta non si fanno proprio per niente lasciando via libera agli sbancamenti della modernità (nonostante si tratterebbe di interventi archeologici finanziabili abbastanza tranquillamente), semplicemente perché non abbiamo gli Archeologi per farli (soprattutto ci mancano Archeologi in numero sufficiente organizzati in strutture plurali ben rodate -siano private, istituzionali o di ricerca- in grado di gestire interventi complessi e di elevata difficoltà tecnica).
Trovo sia un sacrilegio sprecare Archeologi -soprattutto se bravi- e consumare depositi sepolti vera risorsa non rinnovabile- e per ultimo -lo dico veramente per ultimo- consumando allo stesso tempo anche i denari del Contribuente, per fare interventi che si potrebbe semplicemente non fare lasciando tutto come sta per i posteri.

Torniamo piuttosto ad insegnare a scavare (ormai se vuoi un opertore di scavo stratigrafico decente devi cominciare a cercare fra i sessantenni, perché ai più giovani quasi nessuno si è preso la briga di insegnare davvero) e facciamolo sui moltissimi siti che hanno bisogno urgente di essere scavati e che stanno per essere persi magari con l'ipocrisia di un "controllo ruspa" o nemmeno quello.
 
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