| Un passo indietro.
Primo: moltissimi tra i più grandi matematici e tra i più grandi fisici sono stati anche grandi filosofi, basti pensare per es. a Piragora, uno per tutti. Vabbè. dai, te ne cito altri, più recenti: Cartesio, Kant, Galileo, Leibniz, Newton, Goethe e qualcuno che forse nemmeno hai mai sentito nominare, Poincaré, Cantor, Gödel...
Secondo: da cosa derivano la parola "fisica" e la parola "metafisica" e i rispettivi significati.
Quanto lasciatoci da Aristotele era raccolto in una serie di scritti, intitolati collettivamente "φυσικά", in latino "physikà", fisica, e venne poi diviso in due serie di libri probabilmente da Andronico di Rodi. La prima serie, di 8 libri , mantenne il titolo di "physikà" cioè "cose fisiche", nel senso di reali. Il I libro tratta dei principi del Divenire, il II è un trattato sulle Quattro cause, i libri III, IV, V, VI costituiscono uno studio organico sul concetto di mutamento e/o movimento e i concetti connessi di infinito, luogo, tempo, continuo, il VII continua, in modo peraltro autonomo, l'analisi del Movimento, introducendo il concetto di Motore, l'VIII tratta dell'esistenza di un Primo motore immobile ed eterno.
In un secondo tempo, i filosofi iniziarono a riferirsi alla seconda serie con l'espressione τὰ μετὰ τὰ φυσικά, che si trascrive in caratteri latini "ta meta ta physika", e ha un doppio significato: "Ciò che segue dopo (i libri del)la fisica" ma anche «al di là delle cose fisiche».
Lì ebbe inizio la distinzione attuale tra fisica, che si occupa anche filosoficamente, degli argomenti che noi chiamiamo "realtà", e la metafisica, che studia la realtà "considerata in quei soli caratteri universalissimi che la fanno esser tale, ed esclusi quei caratteri specifici che le conferiscono la natura di realtà determinata" (def, dalla Treccani.)
La fisica teorica e ancor di più la matematica si confondono con la metafisica. Pensa in fisica alla duplice natura della luce, alla quale ha accennato Mario_A, e ancor di più alla duplice descrizione che si può fare di qualsiasi particella elementare, che si può vedere come risultato probabilistico di una funzione d'onda o come ente materiale piccolissimo. Tuttavia, se i matematici non avessero messo a disposizione dei fisici le relative equazioni utilizzate per descrivere questi "enti", i fisici sarebbero ancora fermi a Democrito e al suo atomo indivisibile, V sec. a.C.
Spero di aver sintetizzato il tutto in maniera chiara e semplice.
Torno a noi.
No, non staremmo "parlando" TRA 4 computers/menti, staremmo "parlando" DENTRO un computer/una mente.
Qualcuno ha chiamato i chip di elaborazione e memoria "neuristori" e ha ipotizzato che una macchina che riunisca sotto il suo controllo un grande numero di neuristori possa iniziare a "pensare" in modo autonomo, senza essere programmata. Un concetto ben al di là di quello sotteso all'attuale concetto di AI. In questo caso, la macchina sarebbe dotata di pensiero autonomo, di sensazioni, di sentimenti e in questo senso sarebbe anch'essa una mente, che però sarebbe superiore, per prestazioni e capacità di rintracciare i dati memorizzati, alla mente umana. Ecco, questa sarebbe la mente capace di dare origine a un ologramma di tal fatta.
Si tratta di un esempio, sfruttato da un autore di fantascienza, Robert. A. Heinlein, per scrivere un lungo e bel romanzo (secondo me) intitolato in italiano La Luna è una Severa Maestra, quasi letterale traduzione del titolo originale The Moon Is a Harsh Mistress.
|